Nani in un mondo di gigantesche imposture

 di Raffaella Vitulano
 
Il 'Brussels Group', che comprende tre istituzioni europee (Commissione Ue, Bce e il Meccanismo europeo di Stabilità - Mes) oltre all’Fmi, dovrebbe progressivamente diventare il sostituto della famigerata Troika. Non solo questione semantica, dato che l’ulteriore stretta del Mes - che ha ormai assunto veste di organizzazione intergovernativa - stritolerà i paesi Ue come una tenaglia con una lattina vuota. Philippe Legrain, ex membro della Commissione Europea e membro della London School of Economics, taglia corto: così com’è, l’euro non è compatibile con la democrazia. Negare ai cittadini di poter decidere il proprio destino e mettere nell’angolo nazioni debitrici ha già portato conseguenze estremamente nefaste. E a chi sopravvaluta la portata dell’operazione Draghi col Quantitative Easing, occorre ricordare che se le banche non veicoleranno la massa di liquidità attivata dal Qe verso famiglie e piccole medie imprese, non si incrementeranno né consumi né investimenti e la liquidità sarà assorbita completamente dai mercati finanziari, andando ad aumentare il volume d’affari delle banche e della finanza, incrementando così i rischi di bolle speculative. E questo tanto più in presenza del Fiscal compact, che di certo non sostiene l’attivazione di politiche fiscali espansive a sostegno della domanda, soprattutto interna. Diciamocelo, il groviglio è sempre più intricato, e governare le dinamiche del capitalismo finanziario contemporaneo mediante la fiducia nella capacità di autoregolazione del mercato è più un atto di fede che una teoria. La democrazia viene tanto più sfidata e sfaldata dall’affermazione che le regole dell’eurozona sono scolpite nella pietra: la menzogna di chi ha ripetutamente abusato della propria influenza sulle istituzioni per riscrivere regole e Trattati per violarle con impunità, barricandosi dietro l’oltraggioso ”Tina” (There is no alternative). Privare gli elettori del diritto a legittime scelte economiche e politiche è insostenibile. E poco importa che la signora Merkel si paralizzi dietro un’unica paura, quella che l’élite tedesca sia accusata di “rompere l’Europa”, come avvenne già nel 1914 e nel 1939. In realtà, Berlino ha già capito dove si dirige il mondo. Non è un caso che solo il 40% delle sue esportazioni stiano abbandonando la Ue e il tanto declamato progetto comunitario. La vera crescita è in Asia e questo spiegherebbe la ragione del gioco duro della Germania nei confronti della Grecia, di colpo di fondamentale importanza strategica dopo gli accordi russi sul “Gasdottistan” di Putin. La Germania sta utilizzando la propria leadership per accaparrarsi un ruolo primario nel nuovo scacchiere globale. Le uniche vie al suo surplus commerciale passano anch’esse dalle interconnessioni con Russia, Cina ed estremo oriente. Se poi aggiungiamo che la Nuova Banca per lo Sviluppo dei Brics (Ndb) - alternativa all’Fmi che permetterà alle nazioni in via di sviluppo di sbarazzarsi del dollaro come valuta di riserva - sarà operativa dalla fine di quest’anno, si capisce quanto le amenità di casa nostra ci vedano nani in un mondo di gigantesche imposture.

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