I sonnambuli di Bruxelles risvegliano fantasmi storici

di Raffaella Vitulano

Il modello Cipro sembra avvicinarsi anche per l’Italia. Di indizi ce ne sono molti, come briciole di Pollicino, e il rischio è che a fine sentiero ci sia più di un orco. Primo indizio su tutti, la Banca d’Italia ha chiarito ulteriormente come stanno realmente le cose con un tweet sull’account ufficiale dell’Ufficio Stampa: ”Le banche devono informare la clientela che potrebbero dover contribuire al risanamento di una banca”.
Il Governatore Ignazio Visco ha dunque esortato il sistema bancario italiano a mettere al corrente i clienti in occasione dell’audizione del 22 aprile scorso alla VI Commissione permanente Finanze e Tesoro del Senato, in ottemperanza a quanto disposto dai Meccanismi di vigilanza e di risoluzione che costituiscono i veri pilastri su cui si basa l’Unione Bancaria e che entreranno a regime dal gennaio del 2016. la direttiva 2014/59/ue dell’Europarlamento e del Consiglio del 15 maggio 2014 fa esplicito riferimento ad un rischio di fallimento, e forse questa eventualità potrebbe destare ancora maggiori preoccupazioni del fallimento stesso. Un piano di risanamento viene infatti approntato anche se l'azienda (in questo caso la Banca) non è ancora insolvente, e dunque ben prima del fallimento i clienti italiani potrebbero esser chiamati direttamente a contribuirvi a farne fronte. Apriti cielo. Sul web un esempio spopola: ”Praticamente come dire che d’ora in poi chi affida la propria automobile a un parcheggio privato per la custodia, nel caso di rischio di fallimento del garagista, se la vede venduta coercitivamente”. 
Questo accade quando la politica perde di vista il bene dei cittadini e si affida ai burocrati: l’euro regni incontrastato, si fermi il diritto di critica, scendano i passeggeri. A guardia della preziosissima valuta sta indiscutibilmente la Germania. Un lungo coraggioso articolo del settimanale tedesco Der Spiegel affronta lo spinoso tema del passato nazista della Germania e dei sempre più aperti riferimenti al ritorno di un quarto Reich. Dopo una rassegna del dibattito nei vari paesi europei (Italia inclusa), lo Spiegel sembra riconoscere che, attraverso l’euro, la Germania sta effettivamente rivivendo la sua antica tendenza all’egemonia, questa volta economica, per la quale però le mancherebbe, strutturalmente, la necessaria grandezza e magnanimità. Ogni decisione dipende dai tedeschi e dalla loro ideologia secondo la quale l’inflazione è figlia di Satana e un debito è una “colpa”. Tutto sta - spiegano dall’Università di Padova - in una parolina, Schuld, che in tedesco vuol sì dire debito ma significa anche “colpa”. 
Se in inglese esistono due parole, debt e guilt, in francese dette e faute, in italiano debito e colpa, in tedesco esiste solo Schuld: i due concetti sono indissolubilmente legati dal vocabolario, il che rende difficile a chi abita tra le sponde del Reno e quelle dell’Oder il pensare alla crisi dell’euro in modo razionale. La favola della cicala e della formica è diventata la Road Map per risolvere il problema. Già nel corso del Novecento, uomini spregiudicati cavalcarono le crescenti tensioni sociali per innestare nel cuore dell’Europa il virus fascista, e non sono pochi quelli che sospettano della disinvolta leggerezza con la quale gli euro-burocrati consegnano la Grecia al default, esperimento funzionale all’arrivo al potere di Alba Dorata, esperimento neonazista da esportare poi nel resto del Vecchio Continente.
 E’ un’ipotesi, certo, ma i tecnonazisti sono all’opera. Dalle colonne del The Guardian, il giornalista d’inchiesta australiano John Pilger ci va giù ancora più duro, ricordando che ”iniziare una guerra di aggressione…”, dissero nel 1946 i giudici del tribunale di Norimberga, ”non è soltanto un crimine internazionale, maè il crimine internazionale supremo, che differisce dagli altri crimini di guerra solo in quanto contiene in sé l’accumulo di tutti i mali”. Così, le menzogne mediatiche si prestano alla progenie del fascismo moderno, ”svezzato dalle bombe, dai bagni di sangue e dalle menzogne, che sono il teatro surreale conosciuto col nome di informazione. Comedurante il fascismo degli anni ’30 e ’40, le grandi menzogne vengono trasmesse con la precisione di un metronomo grazie agli onnipresenti, ripetitivi media e la loro velenosa censura per omissione”. Il riferimento di specie è la Libia e le ”invenzioni delle milizie islamiche che stavano per essere sconfitte dalle forze governative libiche”.
 Di nuovo, è la guerra delle valute a scuotere le iniziative o a determinare la paralisi dei governi. Gheddafi aveva dichiaratamente ammesso di voler smettere di vendere in dollari Usa le più grandi riserve di petrolio dell’Africa, e si sa che il petrodollaro è un pilastro del potere imperiale americano. Gheddafi aveva tentato con audacia di introdurre una moneta comune in Africa, basata sull’oro, voleva creare una banca tutta Africana e promuovere l’unione economica tra i paesi poveri ma con risorse pregiate. Nel suo elogiato e più volte citato libro ‘La Grande Scacchiera: il Primato Americano e i suoi Imperativi Geostrategici’, Zbigniew Brzezinski, il padrino delle politiche americane dall’Afghanistan ad oggi, scrive che se l’obiettivo dell’America è quello di controllare l’Eurasia e di dominare il mondo, non può reggere una democrazia popolare, perché ”la ricerca del potere non è un obiettivo che richiede passione popolare ... la democrazia è nemica dell’impegno imperiale.”

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