Il tempo dell’ingegneria sociale viene esaltata dalla tecnocrazia
IRockefeller, sempre loro sì, avevano previsto tutto. Non solo la pandemia di un virus sconosciuto, ma tutto ciò che sta ancora accadendo in conseguenza. E lo avevano fatto in un documento che i cosiddetti fact checker si sono affrettati a dimostrare quanto fosse per loro lontano dallo scenario reale del covid-19. Resta il fatto che ancora oggi lo scenario “Lockstep” delineato nel documento del 2010 “Sce nari per il futuro dello sviluppo internazionale”, definisce i piani per serrare il controllo governativo in seguito a una pandemia, cui sarebbe seguita, pensate un po’, la trasformazione tecnologica del pianeta, quella distopia di cui da anni scriviamo ma i cui scenari sembrano ancora difficili da comprendere. La tecnocrazia di cui tutti oggi parlano come un gran male, non è comunque certo piombata nel mondo con l’arrivo di Trump. Perfino gli incontri del Wef a Davos sul transumanesimo avevano preparato il terreno, stabilendo fin negli anni’90 che una “pandemia” fosse la crisi ideale per consentire ai vari leader globalisti di stringere la tenaglia sui cittadini. Ricordiamo che la storica rivista della famiglia Rothschild, l’Economist, il 28 marzo del 2020 pubblicò una terribile copertina in cui l’uomo comune veniva rappresentato come dotato di guinzaglio al pari del suo cane, mosso da una mano invisibile che era evidentemente quelle delle “grandi” famiglie dell’alta finanza, quali i già citati Rothschild assieme ai sempre presenti Rockefeller, Warburg e Morgan. Il documento dei Rockefeller prevede inoltre il tramonto degli stati nazionali, progressivamente sostituiti da entità sovranazionali private, eterodirette da élites internazionali. Nessuna dietrologia, nessun complottismo, insomma se sono le stesse élite ad avercelo detto, alla luce del sole, e a rivendicarlo nell’autobiografia Memorie di David Rockefeller: per costruire un governo unico mondiale è necessario avere il controllo totale, sostenuto da repressione, senza i quali la creazione di un governo sovranazionale tra popoli e culture opposti creerebbe necessariamente conflitti. La tecnologia ci ha lavorato per interi decenni, modificando il panorama delle possibilità di scenari che ad oggi non possiamo ancora nemmeno immaginare. “Tre intuizioni chiave - scrive il documento della Fondazione Rockefeller - ci hanno colpito mentre sviluppavamo questi scenari. In primo luogo, il legame tra tecnologia e governance (...). Un secondo tema ricorrente negli scenari è che il lavoro di sviluppo richiederà diversi livelli di intervento, possibilmente contemporaneamente (...). Il terzo tema evidenzia il potenziale valore degli scenari come elemento critico dello sviluppo della strategia (...)”. Fatto sta che “le nuove innovazioni e gli usi della tecnologia saranno una parte attiva e integrante della storia dello sviluppo internazionale in futuro”. Ma le radici della tecnocrazia sono radicate da molto più tempo. Joshua Stylman ne ripercorre la lunga storia su Substack.com, partendo da Julian Huxley che nel 1957 coniò il termine “transumanesi mo”, di cui nel 2022 Yuval Noah Harari avrebbe annunciato il suo oscuro compimento: “Gli esseri umani sono ora animali hackerabili. L’idea del libero arbitrio è finita. Oggi abbiamo la tecnologia per hackerare gli esseri umani su vasta scala. Tutto viene digitalizzato, tutto viene monitorato. In questo periodo di crisi, bisogna seguire la scienza. Si dice spesso che non bisogna mai permettere che una buona crisi vada sprecata, perché una crisi è un’opportuni tà per fare anche riforme ‘buo ne’ che in tempi normali la gente non accetterebbe mai (ricordate anche le parole di Mario Monti o di Draghi sulle crisi?, ndr). Ma in una crisi non c’è possibilità, quindi è meglio fare quello che noi - le persone che capiscono - vi diciamo di fare”. I meccanismi di questa ingegneria della realtà - dalla manipolazione dei media alla programmazione sociale - sono stati esplorati in dettaglio dai plutocrati. E la forza trainante di questo mondo fabbricato è la tecnocrazia, sistema di controllo che rende possibile l’ingegneria della realtà su scala globale. L’architettu ra tecnocratica è fluitaattraverso un retaggio generazionale. Al centro di questa rete dinastica si trova Thomas Henry Huxley, noto come “il bulldog di Darwin”, che aveva contribuito a fare del materialismo scientifico una nuova religione mentre era membro dell’influente Tavola Rotonda di Rhodes. Suo figlio Leonard aveva portato avanti la fiaccola, mentre i nipoti Aldous e Julian sarebbero diventati i principali architetti dell’ordine mondiale moderno. Non si trattava di connessioni casuali, ma piuttosto dell’attenta coltivazione di reti di potere multigenerazionali. Questi legami - scrive Stylman - erano stati rinsaldati attraverso il matrimonio e le associazioni. Nel 1952, Charles Galton Darwin, nipote di Charles Darwin, aveva scritto “Il prossimo milione di anni“, in cui descriveva il controllo della popolazione attraverso mezzi tecnologici. Suo figlio sarebbe poi entrato a far parte della famiglia Huxley, creando un potente nesso di influenza che abbracciava scienza, cultura e governance. Questo progetto intergenerazionale si è evoluto insieme al progresso tecnologico. Quando Rockefeller dichiarava “abbiamo bisogno di una nazione di lavoratori, non di pensatori” mentre costruiva la sua fabbrica di informazioni educative, non aveva del tutto considerato l’intelli genza artificiale, che elimina la necessità di manodopera umana. I tecnocrati hanno così spostato l’attenzione dalla creazione di lavoratori compiacenti alla riduzione della popolazione, non con la forza, ma con una sofisticata ingegneria sociale. Andando ancora indietro nel tempo, nel 1937 lo scrittore di fantascienza britannico H.G. Wells aveva invocato in “The Open Conspiracy” un movimento “di tutto ciò che è intelligente nel mondo”, sostenendo esplicitamente un governo tecnocratico da parte di un’élite scientifica che avrebbe gradualmente assunto il controllo della società. Wells aveva delineato il suo schema per una classe di individui istruiti e razionali che avrebbero guidato questa trasformazione globale. Questo piano aveva trovato la sua espressione istituzionale nelle parole di Julian Huxley in qualità di primo direttore generale all’Unesco. La cieca deferenza nei confronti dell’autorità scientifica, proprio come previsto da Huxley, ha trasformato la scienza da metodo di indagine a sistema di credenze. Il libro “Between Two Ages” di Zbigniew Brzezinski aveva ampliato questo quadro, descrivendo un’imminente “era tecnotronica” caratterizzata dalla sorveglianza dei cittadini, dal controllo attraverso la tecnologia, dalla manipolazione del comportamento e dalle reti informative globali. Le previsioni di George Orwell sono poi diventate la nostra realtà quotidiana: il crimine di pensiero, che punisce le opinioni sbagliate, si manifesta con sistemi di credito sociale e punteggi di reputazione digitale. Si pensi alla Cina. Ma ormai anche all’Europa. “Se Orwell ci ha mostrato il bastone, Huxley - prosegue l’autore - ci ha rivelato la carota. Mentre Orwell metteva in guardia dal controllo attraverso il dolore, Huxley prevedeva il controllo attraverso il piacere. La sua distopia di caste genetiche, di droghe che alterano l’umore e di intrattenimento senza fine è parallela al nostro mondo di tecnologia Crispr, di farmaci psichiatrici e di dipendenza digitale”. Carroll Quigley, nella sua influente opera “Tragedy and Hope”, aveva fornito informazioni privilegiate sulle strutture di potere da lui osservate, notando come “i poteri del capitalismo finanziario” avrebbero dovuto creare “un sistema mondiale di controllo finanziario in mani private in grado di dominare il sistema politico di ogni Paese e l’economia del mondo nel suo complesso. Questo sistema doveva essere controllato in modo feudale dalle banche centrali del mondo che avrebbero agito di concerto, attraverso accordi segreti raggiunti in frequenti riunioni e conferenze private”. “Le agende storiche - conclude Stylman nel suo saggio - si sono realizzate con notevole precisione nei nostri sistemi attuali”.
Il “Movimento della Tecnocrazia” è un movimento sociale che sorse agli inizi del XX secolo. Nel luglio 1937, un articolo di Howard Scott su Technocracy Magazine descriveva molto dettagliatamente la Tessera di distribuzione energetica Un articolo pubblicato nel 2011 traccia una precisa tabella di marcia che all’epoca quasi nessuno avrebbe immaginato. Patrick M. Wood scrisse “I critici che pensano che il dollaro Usa sarà un giorno sostituito da una nuova moneta globale forse pensano troppo in piccolo. Sull’orizzonte mondiale si profila una nuova valuta globale , battezzata Carbon Currency (moneta carbonio), stata pensata per sostenere un sistema economico nuovo e rivoluzionario basato sull’energia (intesa come produzione e consumo) anziché sui prezzi. Il nostro attuale sistema economico basato sui prezzi, con le valute a esso associate - che hanno supportato il capitalismo, il socialismo, il fascismo e il comunismo verrà mandato al macero per lasciare spazio a un nuovo mondo basato sul carbonio. Wood ricorda inoltre che, filosoficamente, la tecnocrazia affonda le radici nell’autocrazia scientifica di Henri de Saint-Simon (1760-1825) e nel positivismo di Auguste Comte (1798-1857), il padre delle scienze sociali. Il positivismo elevava la scienza e il metodo scientifico al di sopra della rivelazione metafisica.Richard Murphy, professore part-time di Accounting Practice alla Sheffield University Management School, ricorda il discorso del canto del cigno di Joe Biden al popolo Usa quando ha messo in guardia dalla minaccia di quello che ha chiamato il complesso tecnologico - industriale, altrimenti noto come Musk e i suoi amici miliardari della tecnologia. “Ma ciò di cui stava parlando era qualcosa di sorprendentemente simile a ciò che Eisenhower descrisse nel 1961. Ciò che stava suggerendo era che il potere delle multinazionali di spostare i valori all’in -terno della società americana a proprio favore, per arricchire pochi a spese di molti, diffondendo paura, diffondendo disinformazione, diffondendo abusi. Quella minaccia rimane reale oggi come lo era 64 anni fa. Avrei voluto che ne avesse parlato molto prima del suo discorso d’addio. Avrei voluto vedere il Partito Democratico fare qualcosa al riguardo. Perché, francamente, sembra essere in debito con il potere delle corporations come lo è il Partito Repubblicano. Be’, forse un po’ meno, ma così poco meno da non fare quasi nessuna differenza”.
Raffaella Vitulano
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