“Mi serve un rene, vendimelo”: il business illegale dei trapianti
Cina, Turchia ed India rappresentano il più grande corridoio del traffico di droghe. Lo ha confermato il criminologo Vincenzo Musacchio - tra i più accreditati studiosi delle nuove mafie transnazionali - in un’intervista a Rai News, che già tempo fa aveva denunciato come il traffico di esseri e organi umani insieme con quello delle sostanze stupefacenti e delle armi, per le mafie, sia il mercato più redditizio dove poter lucrare e al tempo stesso riciclare il denaro sporco. Ogni sessanta minuti un organo umano viene venduto sul mercato nero, racconta l’eccezionale documentario “Tales from organ trade”. Mediatori di strada, chirurghi disonesti e donatori disperati. L’organizzazione non governativa Global Financial Integrity stima che il valore annuo globale del traffico di organi varia tra gli 840 milioni e i 2 miliardi di dollari. Ogni anno si verificano circa dodicimila trapianti illegali, oltre ottomila sono per i reni, seguiti da fegato, cuore, polmone e pancreas. Alla luce di questi dati che a dire di Musacchio sono solo una parte dell’iceberg - il traffico illegale di organi è una terribile realtà nella quale sono proprio i grandi guadagni a confermare il coinvolgimento delle mafie. La criminalità organizzata transnazionale sfrutta la povertà e la precarietà dei donatori, e si sviluppa grazie all’incapacità dei Paesi di soddisfare i bisogni dei pazienti in materia di trapianti. Le mafie direttamente coinvolte sono quelle nigeriana, cinese, albanese, russa, indiana, pakistana. Ma in cosa consistono le truffe che alimentano il business? Alberi genealogici falsi, documenti falsi, un laboratorio diagnostico che esisteva solo sulla carta, sigilli fabbricati, una scatola di plastica etichettata come “date premium” ma piena di adesivi rossi “ufficiali” e un gruppo di 10 membri che ruotava attorno a un chirurgo di Delhi: secondo un’indagine condotta sui fascicoli del The Indian Express, finanziatori e attori prosperavano ad esempio dietro un racket internazionale di trapianti di rene che considera gli esseri umani come pezzi di ricambio per soddisfare la domanda di malati benestanti. La lotta contro questa forma di criminalità non è ancora affrontata a livello globale perché sarebbe molto sottovalutata dalle autorità locali. Un’indagine sul racket dei reni, ancora fiorente, è stato smascherato mesi fa ed ha coinvolto 11 ospedali privati in cinque stati e 34 trapianti, rivelando che uno dei principali imputati, Vijay Kumar Kashyap alias Sumit, aveva subito ingenti perdite commerciali, che lo avevano portato a prendere in considerazione l’idea di vendere il suo rene. I giornali indiani raccontano anche come il dottor Siddamshetty Avinash e il suo team abbiano eseguito trapianti di rene illegali presso l’ospedale Alakananda di Hyderabad. La povertà, la fame, spingono a gesti estremi. Le indagini hanno rivelato che l’ospedale non aveva la dovuta autorizzazione per eseguire interventi di trapianto renale. Dopo aver interrogato il dott. Guntupally Sumanth, amministratore delegato dell’ospedale Alakananda, le autorità hanno appreso che il dott. Siddamshetty Avinash e il suo teamavevano eseguito trapianti renali illegali presso la struttura negli ultimi sette mesi. A causa anche di sue crescenti difficoltà finanziarie, il medico avrebbe accettato la proposta di un certo Laxman, residente di Visakhapatnam, percondurre trapianti di rene illegali presso l’ospedale e promettendogli di occuparsi delle disposizioni per donatori, riceventi, dottori e altro personale. Al dott. Avinash fu richiesto solo di fornire la sala operatoria e le cure post-operatorie, quindi la collaborazione ebbe inizio. Una bruttissima storia finita nel penale. Il racket ha preso di mira popolazioni vulnerabili, usando inganni e false promesse di guadagni. Ma l’India non è il solo paese povero in cui la criminalità organizzata sfrutta il racket dei trapianti. Il Guardian ha contattato un commerciante di organi in Cina che pubblicizzava i suoi servizi con lo slogan “Dona un rene, compra il nuovo iPad!”. Offriva 2.500 sterline per un rene e affermava che l'operazione poteva essere eseguita entro 10 giorni. Anche in Myanmar giovani disperati hanno venduto i loro organi ai ricchi pazienti della prestigiosa catena indiana Apollo Hospitals. L’A pollo Hospitals indiano, società multimiliardaria con strutture in tutta l’Asia, si vanta di eseguire oltre 1.200 trapianti all’anno e di ricevere pazienti facoltosi da tutto il mondo, compreso il Regno Unito, per gli interventi. In India, come nella maggior parte del mondo, è illegale pagare per gli organi, ma un’inchiesta del Telegraph ha rivelato che giovani disperati abitanti di un villaggio del Myanmar sono stati trasportati in aereo al prestigioso ospedale Apollo di Delhi e pagati per donare i loro reni a ricchi pazienti birmani. La truffa prevede l’elaborata falsificazione di documenti di identità e la messa in scena di fotografie di “fami glia” per presentare i donatori come parenti di potenziali pazienti. Secondo le leggi indiane e birmane, un paziente non può ricevere una donazione di organi da uno sconosciuto in circostanze normali. L’Apollo Hospitals ha dichiarato di essere “comple tamente scioccato” dalle conclusioni del Telegraph e che avrebbe avviato un’indagine interna, negando ogni complicità volontaria o attività illegale relativa ai trapianti di organi. Il Telegraph è venuto a conoscenza per la prima volta del racket dei “soldi in cambio di reni” attraverso il caso di Daw Soe Soe, un paziente di 58 anni che ha pagato 8 milioni di kyat birmani (31 mila sterline) per un nuovo rene nel settembre 2022. Le ricevute mostrano che il suo intervento è stato eseguito all’Indraprastha Hospital, l’ospedale di punta dell’A pollo a Delhi. Il suo donatore, ha detto, era un perfetto sconosciuto: “So che sia le leggi del Myanmar che quelle dell’India non consentono agli estranei di donare gli organi. Ma poiché siamo in Myanmar, l’agente ci insegna a raccontare la falsa storia che siamo parenti”. Un reporter del Telegraph si è poi spacciato per parente di una zia malata che aveva urgente bisogno di un trapianto di rene ma non aveva familiari in grado di donarlo. Ha contattato gli uffici di Apollo in Myanmar e gli è stato detto che sarebbe stato comunque trovato uno sconosciuto per donare il rene di cui aveva bisogno. La giustificazione per la corresponsione di soldi è che il denaro non dovrebbe essere visto come un pagamento, ma come un “grazie”. Il versamento di denaro non comporterebbe in pratica un acquisto, ma un gesto di gentilezza, una liberalità, una donazione, dato che l’o spedale stesso sa che “è illegale commerciare”. “Stiamo parlando di migliaia e migliaia di organi”, spiega il dott. Trevor Stammers, professore in pensione di etica medica alla St Mary’s University ed esperto di traffico di organi. “È un commercio globale enorme” ed il Regno Unito stesso non è immune.
Oltre quattromila cadaveri sarebbero invece in Cina al centro un macabro commercio tra il 2015 e il 2023 - di ossa, spesso rubate, all’interno degli obitori, nelle agenzie di pompe funebri, nelle strutture per la cremazione dei corpi, persino nei cimiteri, a volte acquistate tramite medici e becchini compiacenti che li hanno smembrati alla bene e meglio. Il destinatario sarebbe l’in dustria Shanxi Aorui Bio-Materials, specializzata nella fabbricazione di materiali per trapianti ossei allogenici per la chirurgia ricostruttiva dentistica, un colosso che fattura mezzo miliardo di dollari a metà nelle mani dello Stato cinese. Il traffico di cadaveri è stato rilanciato dal China morning post. Per dare copertura ai prodotti, alcuni dirigenti avrebbero contraffatto i contratti dei donatori, che in realtà donatori non erano. Mentre la dissezione dei corpi sarebbe avvenuta in modo grossolano senza il minimo rispetto per le spoglie dei defunti. La procura popolare di Taiyuan ha aperto un’inchie sta giudiziaria e sequestrato 18 tonnellate di ossa umane e 34mila prodotti semi- completati nei laboratori della compagnia. Un membro della Guilin Medical University avrebbe comprato 400 corpi a 125 dollari vendendone poi 300 a un prezzo dieci volte più elevato. Un nefrologodel Nhs britannico ha detto al Telegraph che ci sono pazienti che vanno all’estero per trapianti di organi “vivi” donati da estranei. Turisti malati, che tornano a casa con reni nuovi di zecca. Il sistema manipolato è sempre lo stesso: falsi alberi genealogici, documenti di famiglia, certificati di matrimonio e fotografie per stabilire relazioni familiari tra pazienti birmani o indiani malati e donatori pagati. “Prima di andare scattiamo delle foto da presentare per il consenso informato: tu sei andato al tempio buddista con questo donatore, ad esempio”, ha detto uno degli agenti al giornalista sotto copertura. Le foto devono sembrare vecchie, spiegazzate. Questi documenti falsi, insieme a una serie di risultati di test che confermano la compatibilità ma non una relazione genetica, vengono poi presentati al comitato di autorizzazione dell’ospedale per l’approvazione automatica. Un listino prezzi prevede 315 sterline per la stesura di un albero genealogico, 200 euro a tratta per i voli e spese varie fino a 17.100 sterline per il trapianto vero e proprio. Il donatore prende tra 2.700 e 3.100 sterline. Una cifra enorme che sfrutta il caos e la povertà del Myanmar, in cui la popolazione fa di tutto per saldare i debiti.
Raffaella Vitulano


- Ottieni link
- X
- Altre app
Commenti
Posta un commento