Ferragosto a caccia di Orsi

di Raffaella Vitulano

Sotto la vernice dorata di ferragosto c’è ormai quasi sicura brezza di manovra e probabilmente anche di prelievo forzoso in stile cipriota, prima di un eventuale intervento della troika. Ma questo lo sapremo non prima di dicembre. L’Europa scopre l’anticiclone Atlantico - non solo sui conti pubblici - e sullo scacchiere geopolitico s’affaccia lo spettro di una invasione russa destinata, si sussurra, a due finalità: il riarmo tedesco, inizialmente in chiave difensiva, e il rifiuto di intromissioni della Nato e degli Usa nella sfera di influenza continentale di Berlino (e questo spiegherebbe anche il suo veto all’Ucraina nella Nato). Da qualche mese Gauck, il presidente tedesco, sta infatti martellando l’opinione pubblica col messaggio che la potenza tedesca debba essere non solo economica ma anche militare. Gauck, cresciuto come Merkel nell’ex Ddr, sembrerebbe voler approfittare della debolezza imperiale americana paventando un attacco della Russia all’Europa proprio per poter sfidare le indicazioni di Yalta. Gli Stati Uniti, dal canto loro, si dicono persuasi che in Ucraina la Russia abbia violato il trattato sul disarmo del 1987. L’Alleanza Atlantica si sta così velocemente voltando verso Mosca. Segnali poco distensivi che lascerebbero supporre l’embrione di una Guerra fredda  3.0. La plutocrazia occidentale va a caccia di Orsi in pieno Ferragosto: non dimentichiamo inoltre che nel cda della neonata Burisma Holding, prima società gasifera ucraina nella storia (nata soprattutto col compito di resistere al colosso russo Gazprom, sul cui libro paga figura l’ex cancelliere tedesco Gerhard Schröder), è entrato R. Hunter Biden, figlio del vicepresidente statunitense Joe.Una vera e propria sfida su un terreno, quello del gas, piuttosto accidentato.
Stiamo assistendo alla tendenza verso un neo bipolarismo strutturale mondiale dopo molte convergenze temporanee a geometrie variabili succedutesi negli ultimi anni. Gli Usa da un lato, e dall’altro un’integrazione delle economie di Ue e Russia attraverso la Germania, che diverrebbe parte di una più estesa integrazione eurasiatica che includa la Cina. E’ in questo quadro di disegno egemonico continentale che andrebbe considerata l’imposizione teutonica di dure misure economiche ai paesi europei più deboli. Non si può parlare o scrivere del peggioramento delle condizioni di vita degli italiani, dei greci, dei portoghesi e così via senza riflettere sullo smantellamento degli equilibri democratici consolidatisi all’indomani del secondo conflitto mondiale. Oggi Washington potrebbe sperare che gli eredi del Terzo Reich possano restare alleati contro Mosca, ma l’insofferenza di Frau Merkel (che parla già di prossime dimissioni) alle ingerenze di Obama rende la crisi con Berlino molto più complessa e piena di trappole proprio mentre il presidente Usa avrebbe bisogno della piena collaborazione tedesca su temi caldi come l’Ucraina, il Medio Oriente, il negoziato commerciale transatlantico. Un conflitto militare paventato potrebbe insomma sfociare in uno reale, mentre a classi politiche deboli e corrotte continuerà a mancare - nel liquame fangoso dell’ignavia - la percezione di quale sia il vero nemico strategico e finanziario da combattere.

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