Quella ragion di Stato di Stati irragionevoli

di Raffaella Vitulano

Fatemi capire: sembrava assolutamente intoccabile dagli eventi e dal tempo, ma oggi l'euro non ha più senso ? La gente si è suicidata, è fallita e/o vive in condizioni di povertà per il rispetto dei criteri di bilancio e ora il presidente Juncker dice che l'euro non ha senso se si ripristina il controllo ai confini per questioni di sicurezza? Non si può chiedere agli europei di scegliere tra euro e sicurezza. E’ antistorico in un contesto troppo fluido per poterne prevedere evoluzioni o involuzioni quotidiane. Un esempio: non era mai successo durante la Guerra Fredda che un aereo militare russo fosse preso di mira da un Paese Nato, né è mai successo l’inverso. E’ vero che Ankara ha in ballo molti affari con Mosca,  ma quando si accendono contese sulle reciproche sfere d’influenza l’economia passa in secondo piano. Gli accordi commerciali possono saldare alleanze geopolitiche ma non ne sono il perno essenziale. Ecco come si fa dunque largo l’ambiguità di tutti i players. Riferendosi allo Stato islamico e all'Arabia Saudita, lo scrittore e giornalista algerino Kamel Daoud sul New York Times li distingue tra Isis nero e Isis bianco: i primi sgozzano, uccidono, lapidano, tagliano mani, distruggono il patrimonio dell'umanità, e odiano archeologia, donne e paesi non musulmani. I secondi sono meglio vestiti, ma fanno la stessa cosa: ”Nella sua lotta contro il terrorismo, l'Occidente fa la guerra al primo mentre stringe la mano all'altro”. Questo è un meccanismo di negazione che la dice lunga quando retoricamente denunciamo il jihadismo come male del secolo ma non ci soffermiamo su ciò che lo ha creato e lo sostiene.
E così, in un video al-Qaeda ringrazia ”i ribelli moderati” per la fornitura di armi Usa; agli studenti di Harvard il vicepresidente Usa John Biden ammette quel che ufficialmente gli Usa negano: che “gli alleati” sono quelli che armano Daesh, e li nomina ( Erdogan, Sauditi, Emirati), che non c’è in Siria alcuna opposizione “moderata”, che gli Usa in Siria non possono intervenire perché non possono più essere visti come aggressori di un altro paese musulmano. Ancora, sulle ragioni di Stato: alcune informazioni rivelerebbero che il ministero della Difesa del Qatar rifornisce di sistemi di difesa aerea ucraina le organizzazioni terroristiche in Siria attraverso Bulgaria e Turchia; il sito Usa Zero Hedge riporta le dichiarazioni in conferenza stampa di un generale statunitense: gli americani, costretti dall’intervento dei russi a colpire il commercio del petrolio che sostiene l’Isis, hanno lanciato dei volantini per avvisare degli imminenti bombardamenti. Insomma, scendete dai vostri camion, scappate e salvate quel che potete. E così, nel caos di facciata ma negli interessi ben definiti, le ragioni degli stati si scontrano con gli stati senza ragioni.
Sulla base dei fatti, lucidissima è dunque l’analisi del generale italiano Fabio Mini: ”Lo schema è quello classico, in pratica una guerra antiquata e meccanicistica nella sequenza di azione e reazione uguale e contraria. Il problema di Daesh è risolvibile militarmente in poche settimane, il vero problema insolubile sono i rapporti tra gli Stati che lo sostengono e fingono di combatterlo. La strage di Parigi non è un esempio di maestria terroristica, ma di povera prevenzione”. I legami degli interessi, specialmente se sporchi, sono insomma più forti del ribrezzo dei massacri. Ma senza agire sulle matrici del terrorismo interno la caduta militare dell’Isis sarebbe priva di significato.
L’Isis è soltanto ciò che noi vogliamo che sia. Già definirlo Stato è errato, giacché é piuttosto agente del terrorismo. Sono invece Stati sponsor tutti quelli che alimentano il mercato nero del petrolio, delle armi, dei reperti archeologici, che sottostanno alle estorsioni e forniscono le compagnie di facciata per le speculazioni finanziarie e le imprese commerciali. Perfino una formale dichiarazione dello stato di guerra porterebbe a riconoscere che l'Isis sia uno Stato con tutto ciò che ne consegue a livello di diritto internazionale umanitario. Ecco perché la Russia e parte dell'Occidente insistono piuttosto sulla nozione di terrorismo internazionale. Al momento non risulta, inoltre, che le altre decine di paesi che hanno subito attacchi terroristici con danni umani e alle infrastrutture ben superiori a quelli francesi abbiano dichiarato di essere in guerra.
Concetti troppo complessi in una fase concitata alle quali nella contemporaneità è difficile dare risposte certe nello spazio dei labili confini tra “terrorismo” e “controterrorismo”. Troppe lacune e incongruenze che fanno dubitare delle ragioni degli stati e della loro risposta a colpi di “stato d’eccezione” e di azioni di guerra militare.

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