Fake News, se provassimo a guardare oltre?

di Raffaella Vitulano

Ma sì, apriamo le finestre e diamo aria alle polemiche italiane, guardando piuttosto agli scenari internazionali in cui il nuovo governo si incastona come una tessera in bianco e nero di un mosaico a colori, perché la geopolitica non è mai stata così fluida come in questi giorni. Guardiamo a Washington, ad esempio, dove - parola di Trump - il ceo di Exxon Mobil, Rex Tillerson, scelto come prossimo Segretario di Stato Usa ”sosterrà gli interessi americani nel mondo dando una svolta alla politica estera dove per anni sono stati compiuti errori grossolani e disastri”. Il neo presidente è determinato a rottamare le politiche interne e internazionali delle precedenti amministrazioni Bush e Obama. Ammesso che non inciampi in qualche ostacolo: quaranta membri del Collegio Elettorale - che il 19 dicembre deve designare ufficialmente Trump alla presidenza - hanno infatti firmato una lettera chiedendo un briefing di intelligence su interferenze russe che avrebbero tentato di modificare l’esito delle elezioni a favore di Hillary Clinton. A Washington e a Bruxelles cominciano ad andare di moda le Fake News e la Fake Intelligence. Tutti giù per terra a modificare, manipolare e rettificare notizia o bufale. C‘è chi si sostiene che Donald Trump non avrebbe conquistato la presidenza degli Stati Uniti se non avesse beneficiato di una propaganda fuorviante via internet. E c’è chi dice il contrario. Il fenomeno dei media alla guerra, che inizialmente poteva far sorridere, si sta rivelando un fattore in grado di condizionare le consultazioni elettorali in vari Paesi. E distinguere tra True e Fake diventa impresa ardua.
Per il giornalista investigativo Wayne Madsen, i media degli Stati Uniti, in poche ore, sono passati dalle “notizie false” su innocue pizzerie legate alla pedofilia all’“intelligence falsa” sulla presunta operazione di cyber-spionaggio della Russia volta ad eleggere il Presidente Donald Trump. Ma l’intelligence della Cia - insinua Madsen - sul coinvolgimento della Russia nelle elezioni presidenziali degli Stati Uniti è così scadente che il Federal Bureau of Investigation (Fbi), in risposta alle domande dei congressisti testimoniava alla commissione Servizi Segreti della Camera che l’affermazione della Cia sulla Russia è “confusa e ambigua”affermando che mancano “fatti e prove tangibili”. Chi non vede l’ora di sabotare la nomina di Trump del Ceo di Exxon Rex Tillerson a Segretario di Stato è la “coppia neocon” dei senatori John McCain e Lindsey Graham. Troppo amico di Putin, quello che con Assad ha attaccato i ”ribelli moderati in Siria”. Nel polverone mediatico alza una mano pure Robert Fisk, dell’Independent, annunciando che stiamo per apprendere molti più particolari sui ”ribelli” che noi stessi in Occidente - negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e nei Paesi “tagliatori di teste” del Golfo - avremmo foraggiato. Ciononostante, l’Unione europea ha adottato nuove sanzioni contro la Siria per la sua offensiva anti-terrorismo nella città di Aleppo. Così, mentre il nostro ombelico è concentrato su Palazzo Chigi, scopriamo nientedimeno che il più grande successo di soft power di Vladimir Putin sarebbe addirittura il film natalizio ” Masha e orso”e ci scateniamo a capire cosa c’è dietro all’Animaccord, la società di animazione con quartier generale a Mosca. Tremino anche i social, dove la propaganda del Cremlino avrebbe conquistato il sesto video più visto su YouTube con “Masha e il porridge”. Ad ogni modo, gli eventi di Washington avranno un indiscutibile impatto sul mondo intero, Europa compresa. Berlino sa che l’euro sarà a forte rischio se ingaggerà una contrapposizione con gli Usa, e Parigi sta cercando di arraffare tutto quanto possibile prima del 20 gennaio prossimo, giorno dell’insediamento di Trump. Così molti analisti spiegherebbero anche l’attacco a Mediaset, pochi giorni dopo l’annuncio che Crédit Agricole ha acquistato Pioneer, l’asset manager di Unicredit che un Ad francese, messo al comando del gigante bancario italiano, ha venduto non casualmente alla prima banca francese. C’è chi sa leggere le minacce di Pechino e Mosca, ma non quelle di tedeschi e francesi per operazioni non proprio gradite agli alfieri del politicamente corretto. Asse che pensa di sostituirsi a Washington in Europa, fino a pensare di costruire un proprio esercito ed un proprio arsenale strategico alternativo a Russia ed Usa. E’ in Europa la vera resa dei conti. E’ qui che dovremmo evitare i tentativi di destabilizzazione. Soprattutto con il governo Gentiloni, ex ministro sul quale si scrissero fiumi di inchiostro per l’intesa che in base a una convenzione Onu del 1982 aggiornava l’estensione delle acque territoriali con la Francia.

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