La vera guerra del grano deve ancora cominciare. Il rischio carestia


Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres sostiene che l’invasio ne russa dell'Ucraina e il blocco dei porti del Mar Nero minacciano il mondo con carenze alimentari che potrebbero durare per anni. Una delle principali pubblicazioni economiche del mondo, The Economist, ha pubblicato un numero con una copertina spaventosa: raffigura spighe di grano con teschi invece di chicchi, e il titolo recita: “L'imminente catastrofe alimentare. La guerra sta spingendo un mondo fragile verso la fame di massa”.

Quanto sono giustificate queste paure? La fame esisteva prima della guerra. Negli ultimi cinque anni, il numero di persone che muoiono di fame nel mondo è cresciuto. Il motivo principale è l’aumento dei prezzi dei generi alimentari. In totale, l’Onu stima che nel 2021 ben 193 milioni di persone nel mondo stessero morendo di fame. Secondo le stime delle agenzie delle Nazioni Unite e della Fao, l’aumento del numero di persone che muoiono di fame quest’anno sarà di 20-50 milioni di persone. Una persona su 10 nel mondo non ha già abbastanza cibo da mangiare e il coronavirus ha esacerbato il problema poiché la pandemia ha sconvolto i mercati e le reti di trasporto alimentare nei paesi in via di sviluppo, oltre a peggiorare la povertà. I prezzi del grano duro, usato per fare la pasta, sono aumentati del 90% alla fine dell’anno scorso dopo la diffusa siccità e le ondate di caldo record in Canada, uno dei maggiori produttori mondiali di cereali. Credevamo che i prezzi avessero raggiunto il picco e non sarebbero più saliti, c’era no buone prospettive per il nuovo raccolto mondiale. Ma il 24 febbraio è iniziata la guerra e abbiamo assistito a un nuovo balzo dei prezzi. I prezzi mondiali dei cereali sono già aumentati di oltre il 50% dall'inizio dell'anno. La guerra è un motivo molto importante, ma non l’unico, dell'aumento dei prezzi dei generi alimentari. Le condizioni meteorologiche sono notevolmente peggiorate. Il Sud America è stato sfortunato: la siccità ha colpito prima i raccolti dell'Argentina e poi del Brasile. La situazione del frumento invernale negli Stati Uniti è di una gravità senza precedenti. Inoltre, le prospettive di un nuovo raccolto in Europa, principalmente in Francia, primo produttore ed esportatore di grano nell’Unione Europea, sono peggiorate il mese scorso. Inoltre, non c’è abbastanza umidità e la prognosi è pessima al momento. Eppure, la guerra del grano sembra solo agli inizi. Per iniziare davvero una guerra mondiale nel settore alimentare, il Cremlino dovrebbe limitare leesportazioni russe. E non è escluso. La Russia è il più grande fornitore di grano sul mercato mondiale. Il volume mondiale del commercio di grano è di 200 milioni di tonnellate, di cui la Russia rappresenta 40 milioni. Se quel quinto esce dall’equili brio mondiale, l’aumento dei prezzi non sarà del 50%, ma molto di più in tutto il mondo. E la fame che c’è ora sembrerà solo un leggero languorino. Occorre valutare diversi scenari. In quello positivo, nei prossimi mesi ci sarà una tregua e riprenderanno le consegne da Odessa e Mykolaiv. Poi vedremo i prezzi scendere. Un brutto scenario sarebbe quello in cui la guerra continua a protrarsi almeno fino al 2023, in cui vengono causati danni ai terminal di Odessa e Mykolaiv. Quindi vedremo un discreto aumento dei prezzi rispetto agli attuali livelli record. Il terzo scenario, il più drammatico, è che le ostilità continuino, che l’Ucraina non esporti nulla, in più la Russia imponga restrizioni alle esportazioni solo per spaventare il mercato. E’ in quel momento che esploderà la vera guerra del grano. Tra le voci critiche di questo periodo sulla guerra del grano ci sono quelle di osservatori indipendenti che raccontano di forti speculazioni in corso: i mercati dei futures (la scommessa sul prezzo a data prefissata) puntano sull’aumento delle materie prime e su lucrose (per loro) carestie. Ad avere in mano la produzione ucraina ci sarebbero - spiega l’analista Roberto Pecchioli anche multinazionali in grado di esercitare pesanti pressioni sul governo di Kiev, che dipende finanziariamente dalle condizioni del Fondo Monetario e della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo, promotori della cessione delle terre agricole ai monopolisti. Tra di essi spiccano il fondo più potente del mondo, Black Rock, mentre altri squali (Monsanto, Archer Daniels Midland e Dupont) controllano l’allevamento zootecnico, gli stabilimenti di fertilizzanti agricoli, l’infrastruttura commerciale, i silos granari - a partire da quello ucraino di Odessa e la logistica dei trasporti. La Fao, che certamente non ha simpatie filo russe, ha affermato poche settimane fa che le scorte mondiali di cereali sono sostanzialmente stabili. La Banca Mondiale aggiunge che gli stock sono a livelli record e che tre quarti dei raccolti russi e ucraini sono già stati consegnati prima della guerra. Dunque, il grano è usato come arma economica per realizzare ulteriori profitti. Il cibo, dunque, sarebbe in mano a un pugno di giganti privati, in grado di affamare pezzi di mondo. Sempre la Fao lamenta che le quattro sorelle siano responsabili di buona parte della deforestazione del pianeta e del tracollo della biodiversità (-75% in dieci anni). A monte, c’è il fiorente mercato delle sementi, un oligopolio ai cui vertici vi sono Chem China, Bayer-Monsanto, Corteva e Lima Grain, più Badai (fitofarmaci). Aggiungiamo il potere dei colossi della distribuzione alimentare come Walmart, Schwartz Group, Carrefour, Nestlé e presto Amazon e ci accorgiamo che l’intera filiera del cibo è in mano a non più di dieci giganti. Sopra di loro, i soliti fondi di investimento come Black Rock, Capital Group, Vanguard Group, Sun Life Financial, State Street. Non è un caso che perfino i guru miliardari della tecnologia informatica, come Bill Gates, Jeff Bezos, George Soros, hanno acquistato nel tempo e in ogni continente vasti territori ad uso agricolo.

Raffaella Vitulano














Abcd, le 4 sorelle che controllano l’intermediazione del commercio 

Se controlli il petrolio, controlli le nazioni, se controlli gli alimenti, controlli i popoli”. Così Henry Kissinger, Premio Nobel per la Pace nel 1973. Frédéric Mousseau, economista francese e policy director dell’Oakland Institute, ribadisce: “Non si prospetta una carenza imminente ma forti speculazioni sui mercati dei futures che scommettono su aumento dei prezzi e carestie future per ottimizzare i guadagni”. Per Mousseau, viste l’e stensione del Paese e la qualità delle sue infrastrutture, l’Ucraina “rappresenta il maggior terreno di conquista potenziale per l’agrobusiness privato”. I grandi gruppi che commercializzano materie prime del mondo hanno inevitabilmente un impatto significativo sul moderno sistema agroalimentare. Secondo il report di Oxfam “Cereal Secrets”, i maggiori intermediari di cereali dell’agricoltura globale sono le aziende statunitensi Archer Daniels Midland , Bunge, Cargill e la francese Louis Dreyfus - chiamate collettivamente Abcd e che ne controllano tra il 70 e il 90% del commercio mondiale, ma nonostante la loro centralità nel sistema alimentare, il loro ruolo “è poco conosciuto” perché “le informazioni pubbliche su di loro e sulle loro attività sono limitate”.

Ra.Vi.



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