Draghi sconfessato dall’anglosfera non si è sottratto al pilota automatico Ue

 di Raffaella Vitulano


Se Draghicidio c’è stato, non è avvenuto per mano dei partiti italiani ma per mano di poteri internazionali che gli avrebbero tolto il sostegno. È l’ipotesi suggestiva del docente e storico Giulio Sapelli, intervistato da Libero: “Draghi è entrato anche lui nel caos perché privato degli appoggi internazionali: quando, insieme a Francia e Spagna, ha elaborato l’accordo con cui si apprestava a negoziare sia con la Russia che con l’Ucraina, è stato sconfessato duramente dall'influente politologo americano Ian Bremmer, che lo ha richiamato a una visione più atlantista, dato che gli Usa non vogliono la negoziazione. E Bremmer non avrebbe mai detto ciò senza l’assenso del segretario di Stato Blinken e di Biden. Draghi quindi è entrato in contraddizione con l’anglosfera a cui ha sempre fatto riferimento e che era stata la carta più forte che aveva spinto Mattarella a chiamarlo per quell’incarico”.

Un ragionamento abbastanza inedito, che non trova radici in complottismi di maniera ma nella conoscenza degli ambienti giusti. Mario Draghi stava rischiando di “diventare un nuovo Gerhard Schröder” era la critica di Ian Bremmer, presidente di Eurasia Group e politologo americano di fama: “L’i dea che in mezzo a tutto questo (la guerra in Ucraina, ndr.) Draghi cerchi di parlare con Putin per discutere di diplomazia del gas e che l’Italia stia cercando di trattare in Europa per escludere dalle sanzioni europee i suoi beni di lusso fa letteralmente a pezzi la reputazione del premier”. Ian Bremmer, del resto, non era stato tenero neppure col presidente Usa, assegnando una “B meno” alla politica estera dei primi cento giorni di Joe Biden: “ Debole con Putin, bravo a contenere la Cina, un successo geopolitico la campagna vaccinale. Ma la vera tempesta deve ancora arrivare”.

Draghi è stato insomma colpito da forze ben più grandi di lui. “La stessa Bce - prosegue Sapelli - pur continuando le politiche draghiane del whatever it takes con l'acquisto dei titoli di Stato, per altri versi ha sconfessato Draghi: ha fatto una politica di aumento del costo del denaro, contraddicendo quella dell’ex governatore della Bce, e pure lo scudo anti-spread appena varato è pieno di vincoli che Draghi non sarebbe mai riuscito a imporre al Parlamento. Quello della Bce è un implicito cartellino rosso al nostro premier uscente, che si fonda anche su ragioni politiche. La Bce aveva paura della maggioranza troppo eterogenea che appoggiava Draghi: la scissione dei 5 Stelle, favorita dallo stesso presidente del Consiglio, ha lasciato sbalorditi la Bce e i mercati internazionali, che non vogliono frammentazione”. Quella mossa di Draghi è stata insomma “un autodafé incredibile, un atto di un’ingenuità politica enorme. Pari a quella del suo discorso al Senato che sarà ricordato negli annali della costituzionalità come uno sfregio al Parlamento e che avrebbe meritato un richiamo del capo dello Stato”. Difficile trovare un analista così schietto come il professor Sapelli. Ma studiare il contesto internazionale, e solo alla luce di quello valutare i fatti italiani, è per lui molto lineare e logico. Pressioni internazionali anticinesi e antitedesche sostenevano Draghi. E oggi sono deluse. Non dimentichiamoci del resto le conclusioni di Limes, la rivista diretta da Lucio Caracciolo, dopo l’incontro Biden-Draghi: “Dalla visita a Washington non si può concludere che Draghi sia completamente schiacciato sulle posizioni americane”. Risulta tuttavia interessante evidenziare quanto scrive il Financial Times, quotidiano della city londinese e storico foglio di riferimento per i mercati dell’an glosfera, che pure aveva magnificato all’inverosimile Mario Draghi lo scorso gennaio: ”Il primo ministro italiano Mario Draghi ha rassegnato le dimissioni, mettendo fine al governo di unità nazionale formato per affrontare riforme impopolari e creando problemi all'Europa in un momento di gravi difficoltà economiche”. Oggi, con il declino delle grandi imprese e dei partiti, “la mucillagine del potere emerge come peristaltica ricerca di equilibri instabili tra piccole imprese, banche in crisi e partiti delegittimati”. Ed ecco che poteri internazionali si stanno contendendo l'economia italiana. In una sovranità sempre più limitata l’egemo nia Usa è stata sostituita da quella tedesca (vedi la lettera aperta del 1996 di Helmut Schmidt, ex-Cancelliere tedesco, a Hans Tietmeyer, allora Presidente della Bundesbank.). Sapelli approfondisce l’attualità del dopo Merkel anche sul “Sussidiario”: “Draghi non ha saputo sottrarsi al pilota automatico Ue, proprio quando ne avrebbe avuto la possibilità, gestendo, grazie al plusvalore politico anglosferico accumulato nel tempo, il Pnrr con creatività e intelligenza politica, allargando la base di consenso e non invece restringendola a favore degli eredi del Britannia, come ha fatto con il decreto concorrenza, anziché di nuovi adepti al solo blocco di potere politico che avrebbe potuto sostenerlo: quello dei penultimi e degli ultimi” scegliendo di sdraiarsi “sulle multinazionali finanziarie neo-schiavistiche invece che con i lavoratori”. Al Monti filotedesco, il Draghi filoamericano avrebbe dovuto opporre maggior coraggio nelle scelte sociali. Mario Draghi diceva “bisogna fare debito” ma era un gioco di specchi e c’era caduto anche Sapelli,che confessa a La Verità: “Ho pensato che dietro ci fossero gli americani che hanno sempre sponsorizzato Draghi. Poi ho notato: il presidente della Bundesbank Jens Weidman tace, la Frankfurter Allgemeine tace, da Le Monde e le Figaro niente siluri. Allora ho capito che Draghi parlava per i tedeschi”. Non poteva insomma che finire com’è finita. “Del resto, l’anglosfera non permette errori. L’inderogabi le necessità della ricostituzione di un potere di deterrenza anti- russo e anti-cinese insieme impone in tutta Europa, impegnata nella guerra anti-russa, la continuità dei Governi quali che siano le condizioni e le ambizioni personali. Perché è giunta l’ora della verità”. Sapelli conclude: “Insomma, Mario Draghi non ha portato un bel nulla di quell’aria fresca di rinnovamento che tutti decantavano. L’unica sconvolgente novità è il passo di corsa che ha assunto ora il calpestio della nostra Costituzione e della nostra democrazia parlamentare”.

Raffaella Vitulano

L’Italia è esposta allo shopping estero 

La Borsa italiana non sprofonda, lo spread è sotto controllo. “Guardi - spiega Sapelli - i vertici dei mercati sono molto più intelligenti di chi interpreta le loro possibili conseguenze. I mercati sono bipartisan e cercano sempre di adeguarsi alle situazioni. Né i mercati né l’Ue, insomma, temono la vittoria del centrodestra. Nessuno ha interesse a mollare l'Italia. Questa drammatizzazione è scientificamente sbagliata”. Più che di spie russe e ritorno del fascismo, c’è ben altro che aleggia in queste giornate estive e che poco preoccupa i partiti. C’è aria di shopping al discount Ftse Mib: Money.it segnala che mentre Telecom cala al minimo storico di 21 centesimi per azione e la capitalizzazione di mercato italiana tocca lo 0,53% su base mondiale, il Copasir sembra vigilare solo sul Cremlino. Che significa? Che la Consob, autorità di vigilanza di mercato, dovrebbe far sentire la sua voce: sfruttando il caos elettorale, qualche soggetto estero potrebbe fare incetta di ciò che resta del nostro sistema industriale e strategico. L’osservazione di Money è impeccabile: gli stessi servizi segreti, infatti, avevano messo nel loro mirino possibili incursioni straniere sul nostro sistema bancario.

Ra.Vi.


Pennisi sul Tpi: “Il nostro paese sia consapevole dei rischi” 

Lo scudo anti-spread Tpi approvato dalla Bce è molto simile allo Stand-By Arrangement del Fmi, cui fece ricorso la Grecia nel 2010-11. Il Consiglio direttivo della Banca centrale europea del 21 luglio 2022 verrà ricordato come quello di una “svolta” della politica monetaria europea non solo per il primo, e consistente, aumento dei tassi d’interesse, ma anche per l’introduzione di un nuovo strumento anti-frammentazione, denominato Transmission Protection Instrument (Tpi). Giuseppe Pennisi (già Ilo) sul Sussidiario suggerisce che il Governo studi con cura la materia prima di pensare di trarre vantaggio dal Tpi. Da quello che si è letto assomiglia molto agli Stand-By Arrangement (Accordo Stand-By) del Fondo monetario internazionale di cui l’Italia beneficiò per l’ultima volta nel 1974 e che fu creato nel giugno 1952 per fornire finanziamenti ai Paesi richiedenti aiuto con problemi di bilancia dei pagamenti. “L’Italia deve essere consapevole che l’accesso al Tpi può avere implicazioni analoghe a quelle avute in Grecia. Deve essere consapevole che il vento o è già cambiato o sta cambiando rapidamente”.

Ra.Vi.








Commenti

Post più popolari