Messaggio a Benjamin Netanyahu: ferma il tuo colpo di stato o fermeremo il Paese


Fiumi di manifestanti in tutto il paese. In eventi senza precedenti nella storia del paese, uno sciopero generale indetto dalla principale centrale Histadrut ha interrotto la vita quotidiana in Israele minacciando di paralizzare l’economia.

Dall’aeroporto principale ai negozi e alle banche - anche negli ospedali - i servizi sono stati interrotti. Il ministro della Difesa del paese è stato licenziato dal primo ministro Benjamin Netanyahu. Il punto critico di tutto questo è il controverso piano di Netanyahu di cambiare il sistema giudiziario del paese, indebolire la sua Corte Suprema e dare al parlamento israeliano la Knesset, che è attualmente controllata dal suo governo più voce in capitolo sulla nomina dei giudici. La protesta ha comunque arginato il provvedimento e il governo di Netanyahu l’ha messo in pausa, cercando di raffreddare le tensioni. I suoi rivali politici hanno guidato le manifestazioni. In modo più significativo, un numero crescente di riservisti militari - la spina dorsale delle forze armate israeliane - ha protestato rifiutandosi di presentarsi in servizio, innescando avvertimenti che la crisi minaccia persino la sicurezza di Israele, in preda a una delle crisi interne più gravi della sua storia. Netanyahu ha affermato che le modifiche impedirebbero ai tribunali di oltrepassare i propri poteri, ma i critici hanno affermato che in realtà i provvedimenti sono “ad personam” dato che lo aiuterebbero mentre deve affrontare un processo in corso per corruzione. La soluzione proposta da Netanyahu gli farà guadagnare tempo, ma non risolverà il problema: i manifestanti si sono battuti affinché questo disegno di legge venisse annullato, non ritardato. La crisi potrebbe riaccendersi in qualsiasi momento dalla fine di aprile. Il presidente israeliano, Isaac Herzog, considera il rinvio “la cosa giusta da fare”. Sul The Times of Israel, lo storico Yuval Noah Harari sostiene che Netanyahu potrebbe passare alla storia come l’uomo che ha distrutto Israele: “Se Netanyahu si fosse ritirato dopo due mandati o dopo, diciamo, otto anni, anche se non mi sono piaciute molte delle cose che ha fatto penso che sarebbe stato considerato come uno dei grandi leader di Israele”, ha detto durante un’intervista con l’Associa ted Press a Tel Aviv. Harari è tra le decine di accademici, dirigenti d’azienda e figure militari, sia attive che in pensione, che si sono pronunciate contro la riforma. Il New York Times, che cita leader che in altri paesi hanno messo in ginocchio le magistrature, taglia corto: dietro la furia delle proteste in Israele c’è la paura di un tranquillo scivolamento dalla democrazia. Tuttavia fonti del Likud hanno affermato che la modifica alla legislazione andrà avanti come previsto, dopo la sospensione. Yuval Noah Harari insiste: i funzionari pubblici e i militari devono obbedire ai tribunali e non al governo, nel caso in cui Israele finiscain una crisi costituzionale, e ha incolpato Netanyahu per quanto sta succedendo nel Paese: “Sappiamo che sei responsabile di tutto ciò che sta accadendo. Sicuramente non sei un angelo. Dopo 2000 anni, ti ricorderemo come un nuovo faraone. Non ci saranno strade, piazze o aeroporti intitolati a te, ma racconteremo la storia dell’uomo che fallendo ha cercato di renderci schiavi”. Un articolo a sua firma sul The Guardian diventa un manifesto di protesta. Rivolto al primo ministro: “Ma non capisci con chi hai a che fare. Gli israeliani non sono una buona materia prima per creare schiavi. Noi israeliani siamo testardi, abbiamo uno spirito libero e nessuno è mai riuscito a zittirci. Non vi permetteremo di trasformare Israele in una dittatura”. La democrazia è un patto - prosegue - secondo il quale i cittadini devono rispettare le decisioni del governo, a condizione che il governo rispetti le libertà fondamentali dei cittadini. Quando una parte rompe l’accordo, l’altra parte non deve continuare a fare la sua parte. Quando un governo cerca di stabilire una dittatura, i cittadini possono resistere. Questo è un test storico per i cittadini di Israele e, se falliremo, non ci verrà data una seconda possibilità. “Fermiamo il colpo di stato o fermeremo il Paese”. Lo storico teme che la riforma della giustizia trasformerà Israele in una dittatura religiosa se approvata: “Se questo tipo di potere cade nelle mani di un regime autocratico, che è anche un regime religioso fondamentalista con mire espansionistiche e con questa fede nella supremazia ebraica, si incendierà l’intero Medio Oriente”, è il monito del quarantasettenne e razionale Yuval Noah Harari, che teorizza nei suoi libri il passaggio del l’auto rità piuttosto dagli uomini agli algoritmi, tracciando la cornice ideologica entro cui si collocano le strategie di ingegneria sociale funzionali al Grande Reset elaborato dal World Economic Forum di Davos. Un progetto transumano, modellato dai tecnocrati della Silicon Valley, in cui non esisteranno più metri oggettivi per stabilire che cosa siano ad esempio l’arte o la bellezza o l’etica. Ritenendo che i sentimenti umani fossero la suprema fonte dell’autorità, l’u manesimo si basava sulla fede nel libero arbitrio, ossia sulla capacità degli umani di scegliere liberamente. Oggi, invece, gli scienziati ci dicono che il libero arbitrio non esiste perché la scienza conosce solo processi casuali. Secondo Harari, i sentimenti sono semplicemente algoritmi biochimici che servono a calcolare le probabilità di successo nei processi decisionali. La logica conseguenza è che gli algoritmi diventeranno la fonte suprema dell’autorità e il concetto stesso di libertà sarà completamente svuotato. Harari chiama dataismo questa nuova ideologia che vede nei dati la fonte suprema dell’autorità. In buona sostanza, le persone non dovranno più affidarsi alla propria ragione o ai propri sentimenti, ma piuttosto all’intelli genza artificiale. E a chi dovesse vedere in questo futuro prodromi di cospirazionismo, Harari replica schietto: ”Esistono, ovviamente, un’intera sfilza di teorie complottiste nel mondo. Individui, multinazionali, organizzazioni, chiese, fazioni e governi sono costantemente impegnati nel tramare e perseguire un complotto di qualche tipo. Ma questo è esattamente ciò che rende difficile, se non impossibile, prevedere e controllare il mondo nella sua totalità. Comprendere che non esiste un’uni ca cabala che segretamente controlla il mondo intero non è soltanto storicamente corretto, ma è anche un passo verso l’emanci pazione intellettuale. Significa essere in grado di riconoscere i diversi attori della storia mondiale e di schierarsi con uno piuttosto che con l’altro. Alla fine la politica è proprio questa.”

Raffaella Vitulano


Sminuire la magistratura serve a ferire a morte la democrazia 

La riforma proposta dal primo ministro israeliano viene paragonata a quella di altri paesi in cui sminuire la magistratura è diventato uno strumento per ferire a morte la democrazia. “Abbiamo studiato questa dimensione della cosiddetta riforma giudiziaria in Ungheria, Polonia e Turchia, ed eravamo consapevoli di ciò che stava arrivando”, ha detto Yaniv Roznai, professore di diritto alla Reichman University nella città di Herzliya, convinto oppositore del piano. Gli studiosi di diritto sottolineano che il sistema di governo israeliano manca dei controlli aggiuntivi sul potere di maggioranza che hanno gli Stati Uniti e ilCanada. Queste differenze, hanno affermato gli studiosi, spiegano perché le proposte di Netanyahu di innestare caratteristiche di altri paesi nel sistema parlamentare israeliano potrebbero avere implicazioni dannose per la sua democrazia. “Qualsiasi paragone tra Stati Uniti e Israele deve sottolineare le differenze tra di loro”, ha affermato Ran Hirschl, professore di diritto e governo presso l’Uni versità del Texas ad Austin. Anche Israele (come l'Ungheria) ha un’unica camera del Parlamento, la Knesset, invece di due camere come negli Stati Uniti, che possono controllare l’una il potere dell’altra.

Ra.Vi.


L’opposizione del sindacato Histadrut ha il sostegno di quelli internazionali 

In una conferenza stampa il presidente di Histadrut, Arnon Bar-David, ha affermato che lo sciopero generale aveva lo scopo di far abbandonare il piano al governo e “riportare lo stato di Israele alla sanità mentale”.

L’annuncio del sindacato principale israeliano Histadrut è stato sostenuto dalle associazioni dei datori di lavoro, da imprese, associazioni professionali, accademici e altre parti chiave dell’economia e della società israeliane. Massicce proteste pubbliche sono in corso da diverse settimane e la Corte Suprema e il Procuratore Generale ha descritto i cambiamenti come illegali.

Il sindacato internazionale Ituc, in totale sintonia con l’affiliato, sostiene pienamente la forte opposizione di Histadrut al piano del governo, guidata da elementi di estrema destra nella coalizione di governo.

Ra.Vi.



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