Il gruppo dei Brics non è un’alternativa al globalismo, ma una sua creatura


Il gruppo dei Brics (un raggruppamento delle economie mondiali di Brasile, Russia, India e Cina, formato dall’aggiunta del Sudafrica nel 2010 al precedente Bric) non sarebbe un gruppo alternativo al globalismo, ma anzi una sua creatura. Dopo essersi riunita a Johannesburg per il suo annuale incontro, l’alleanza ha ricevuto la richiesta di Argentina, Egitto, Etiopia, Iran, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, che dal gennaio 2024 aderiranno al gruppo. La geopolitica spinge per avere un impatto maggiore sui legami economici e la continua espansione offre ai Brics l’opportunità di avere una voce potente su questioni come il controllo dei sistemi finanziari globali. Secondo Euronews, i nuovi arrivati potrebbero vedervi un modo per diversificare le loro opportunità commerciali (ed essere meno dipendenti dai Paesi occidentali), con la promessa di condizioni commerciali preferenziali tra i membri e altri incentivi per aumentare il commercio e gli investimenti transfrontalieri. Gli attuali membri del blocco rappresentano circa il 42% della popolazione mondiale e oltre 27.000 miliardi di dollari di prodotto interno lordo accumulato. Il gruppo allargato rappresenterà il 46,5% della popolazione mondiale e, utilizzando i dati del Fmi sul Pil del 2022, possiamo calcolare che rappresenterà 30,8 trilioni di dollari del Pil globale di 100 trilioni di dollari. Il nuovo raggruppamento sarà difficile da ignorare, poiché i suoi membri detengono il 45% della produzione mondiale di petrolio e possiedono importanti settori di minerali di ferro, carbone e bauxite, per non parlare del ruolo chiave che hanno nell’agricoltura mondiale. Tuttavia, alcuni analisti non vedono nel nuovo gruppo in crescita un punto di rottura con le politiche liberiste. Anzi, sostengono che la creatura che dovrebbe sfidare il G7 sia in realtà un rafforzamento di alcune logiche finanziarie. Basti pensare che anche l’Urss che fu creata attraverso i finanziamenti di Wall Street ai bolscevichi fu ad un certo punto dismessa per poter lasciare una immensa prateria alla finanza a stelle e strisce. In questo senso, i Brics sarebbero parte del disegno originario del globalismo in quanto essi non sarebbero altro che il risultato della strategia del colosso della finanza mondiale Goldman Sachs. Tale tesi si fonderebbe sul fatto che nel novembre del 2001 la banca newyorchese scrisse un documento intitolato “Costruire una migliore economia globale: Brics”, redatto dall’economista Jim O’Neill. I grandi poteri che hanno partorito tale visione quali il mondo delle banche e delle mega- corporation avevano in mente una governance globale nella quale il sistema economico dominante era quello del neoliberismo. E poter lanciare il suo assalto all’in dustria occidentale, le lobby neoliberali avevano bisogno di un enorme bacino di prodotti a basso costo per deindustrializzare l’Euro pa e gli Stati Uniti e creare un’eco nomia dove la classe media venisse letteralmente spazzata via. Era del tutto naturale dunque che Goldman predicesse l’esplosione dei mercati indiani e cinesi, insomma. GoldmanSachs creò dunque l’acronimo Brics nel suo documento del 2001, ma l’alleanza geopolitica fondata dalla Russia negli anni successivi tentò di minare le aspettative e i propositi del colosso bancario, parlando già sedici anni fa dell’esigenza di costruire un mondo multipolare che fosse fondato non sulla supremazia di un impero ma piuttosto sul rispetto della sovranitànazionali. Un blocco che non fosse fondato sull’ipocrita principio dell’espor tazione del culto liberale dei diritti umani ma su quello del rispetto delle culture di ogni singolo Paese del pianeta. È così che nel 2009 nascono ufficialmente i Brics. Nell’intenzione di Mosca, per cercare di mostrare al mondo un’alternativa che non sia quella del vassallaggio ma dove le nazioni hanno la possibilità di potersi sviluppare e poter dire la loro sui tavoli internazionali. Ambizioni effimere, secondo Iurie Rosca, che in un suo articolo parla addirittura del vertice Brics come “ultimo chiodo nella bara del multipolarismo”. La chiave di lettura di questo conglomerato visto da alcuni come garanzia di un futuro luminoso e non imperialista, in realtà ha come missione principale l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. “Questa strategia di reimpostazione del mondo nell’interesse dell’élite globalista, che nasce dalle elaborazioni del Club di Roma nei documenti ufficiali del Vertice della Terra di Rio de Janeiro del 1992, trova la sua continuazione in un altro evento delle Nazioni Unite che si è svolto nella stessa città sudafricana due decenni fa. Cito dal sito ufficiale delle Nazioni Unite: ’La piena attuazione dell'Agenda 21, il Programma per l’ulteriore attuazione dell’Agenda 21 e gli impegni per i principi di Rio sono stati fortemente riaffermati al Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile (Wssd) tenutosi a Johannesburg, in Sudafrica, dal 26 agosto al 4 settembre 2002’. Infine, c’è stata l'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2015 che ha rinfrescato la strategia globalista di imporre un'unica direzione a tutti i Paesi del mondo, nota colloquialmente come Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Tutte queste cose noiose che ho invocato sopra sono ben note a un pubblico informato. Ma le cito qui solo per dimostrare che il Brics non si è discostato di una virgola dal piano generale di instaurare il nuovo ordine mondiale profetizzato dai globalisti, e nelle funzioni di un governo mondiale non dichiarato ha preso il controllo dell’Onu nella sua interezza. Cosa resta dunque della pretesa di una nuova architettura delle relazioni internazionali? Qual è la grande frattura geopolitica compiuta dai Brics? E cosa può significare qualsiasi cambiamento cosmetico nel sistema internazionale se il gioco è condotto dalle stesse entità private globaliste che controllano le Nazioni Unite? La regola dell'aritmetica ci insegna che cambiare il posto dei termini non cambia il risultato. E le stesse premesse portano agli stessi risultati. Soprattutto quando la forza motrice rimane la stessa”. Rosca cita poi di nuovo la megacorporazione transnazionale Goldman Sachs, uno degli attori principali nel mondo degli squali finanziari ed uno dei principali proprietari della Fed, che a un certo punto ha capito che i Brics potevano rappresentare un’enorme opportunità per nuovi investimenti. “L’intenzione stessa di lanciare una possibile nuova moneta che sostituisca il dollaro negli scambi tra i Paesi Brics (ipotesi per la verità sostenuta solo dal presidente brasiliano Lula, ndr.) , anche se rappresenterebbe un pericolo per il dominio americano, non metterebbe necessariamente in pericolo la plutocrazia mondiale. Tale valuta potrebbe avere un valore se, a differenza del dollaro, fosse convertibile in oro. E il primo controllore dell’oro al mondo è ancora il clan Rothschild. La cleptocrazia mondiale è per eccellenza apolide, e nel corso della storia del capitalismo è migrata con successo dalle città italiane ai Paesi Bassi, poi al Regno Unito e, dopo la seconda guerra mondiale, agli StatiUniti. Quindi cosa ci fa credere che queste entità extraterritoriali non possano avere lo stesso successo verso la Cina e gli altri Paesi Brics?”. Analizzando il “multilateralismo inclusivo”, l’autore ricorda che l’aggettivo ’inclusivo’ è stato recentemente promosso dai leader del capitalismo corporativo insieme a nozioni come ’partenariato pubblico-privato’ come espressione della definitiva subordinazione degli Stati agli interessi privati dei ’padroni del denaro’ che si preparano a diventare padroni del mondo. Il cosiddetto Consiglio del Capitalismo Inclusivo è stato creato l’8 dicembre 2020 e riunisce tutti i principali attori del Big Money. Quanto al ’multilateralismo’, l’autore ricorda che nel campo delle relazioni internazionali Henry Kissinger lo ha fatto suo per molto tempo.“L’imposizione infida e morbida di un’agenda comune a tutti gli Stati attraverso tali organizzazioni è una tecnica verificata dei globalisti.  Pertanto, date le circostanze sopra menzionate, sottolineo ancora una volta che i Brics non sono un’alternativa allagovernanceglobaledeiglobalisti, ma una parte integrante di essa. E l’esisten za di grandi rivalità e persino di guerre tra i vari gruppi di Stati non contraddice affatto la loro agenda comune tracciata dall'alto attraverso l’Onu ol’Oms. IlrecenteverticedeiBricshamesso l’ultimo chiodo sulla bara del multipolarismo. Il resto è solo illusione, confusione tra la realtà e il desiderabile o talvolta pura propaganda”. Non tutti sono convinti tuttavia di questa analisi, soprattutto ricordando che Mosca ha ospitato il vertice Russia-Africa a fine luglio e che Pechino, con Xi in persona, ha trascorso una giornata a Johannesburg con decine di leader africani facenti parte del nuovo Movimento dei Non Allineati: il G77 (in realtà 134 nazioni), presieduto da un cubano, il presidente Diaz-Canel. Nessuna influenza di Goldman Sachs, dunque, ma piuttosto la doppia elica Russia-Cina in atto, che offre sicurezza e infrastrutture ad alta tecnologia (Russia) e finanza, esportazioni di manufatti e infrastrutture stradali e ferroviarie (Cina). In questo contesto, una moneta Brics non sarebbe necessaria quanto, piuttosto, uno strumento di regolamento per le Banche Centrali per tenere sotto controllo gli squilibri nel commercio e negli investimenti. Inoltre, non ci sarà bisogno di una nuova valuta di riserva, poiché un numero sempre maggiore di Paesi abbandoneràil dollaro statunitense nei propri regolamenti. I Brics 11 fanno paura e gli Usa emettono l’ordine di “salvare” l’industria ittica del fedelissimo Giappone. Peccato che la Ue abbia revocato le norme sulle importazioni di prodotti alimentari dal Giappone proprio quando le acque reflue del nucleare di Fukushima stavano per essere riversate nell’oceano.

Raffaella Vitulano


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