L’ epopea di The Donald, di nuovo inquilino della Casa Bianca

 

Lo abbiamo capito: che siano americane o meno, le elezioni sono teatro Kabuki, forma classica di teatro giapponese, che mescola performance drammatiche con la danza tradizionale. Il teatro Kabuki è noto per le sue esibizioni fortemente stilizzate, i suoi costumi glamour e altamente decorati e per l’elaborato trucco kumadori indossato da alcuni dei suoi artisti. Le persone che gestiscono realmente lo spettacolo spostano i pezzi per dare forma a ciò che deve essere fatto per risolvere i problemi necessari per un maggiore controllo degli attori. In questo caso, degli elettori. Il risultato delle urne è ormai noto: Donald Trump ha vinto. Gli incantesimi lanciati contro Donald Trump da maschere tragiche non sembrano essere stati efficaci: così si sono lamentate le “streghe” su un forum della nota piattaforma di discussione Reddit. Molte persone avevano preferito buttarsi su incantesimi di protezione per aiutare Kamala e i Democratici, piuttosto che attaccare l’altra parte. Non c’è stato nulla da fare. The Donald ha vinto le elezioni Usa 2024. C’è poco da ridere: la stregoneria ha una grande presa nella popolazione americana fra i giovani della generazione Millennial e Z. I segni abbondano ovunque, nella cultura popolare ma non solo. Taylor Swift, icona pop generazionale che ha dichiarato il suo voto a Kamala, ha evocato echi stregoneschi se non demoniaci nel suo tour mondiale. Una performance con rituale a base di sangue è stato inoltre visto al Premio Grammy 2024. All’Eurovi sion una sedicente strega irlandese è arrivata in finale, annunciando pubblicamente il suo scopo di “far aderire tutti alla stregoneria”. Sono questi i modelli dei giovani elettori, modelli che però non hanno impressionato nelle urne. Quella andata al voto è una nazione impaurita, non tanto dalle stragi nelle scuole o negli shopping mall, quanto dalla polarizzazione tra democratici e repubblicani, tra i quali si è scavato un canyon impossibile da colmare. Che il vento stesse per cambiare ce lo aveva fatto intendere qualche giorno fa Mr. Amazon, Jeff Bezos, patron del Washington Post: uno dei simboli del mainstream Usa non si è schierato apertamente per la candidata democratica, venendo meno alla tradizione. Che il vento stesse per cambiare ce lo aveva fatto intendere qualche giorno fa Mr. Amazon Jeff Bezos, patron del Washington Post: uno dei simboli del mainstream Usa non si è schierato apertamente per la candidata democratica, venendo meno alla tradizione. Che il vento stesse per cambiare ce lo aveva fatto intendere qualche giorno fa Mr. Amazon Jeff Bezos, patron del Washington Post: uno dei simboli del mainstream Usa non si è schierato apertamente per la candidata democratica, venendo meno alla tradizione. La storia, evidentemente, ha svoltato in una direzione imprevista. Il futuro non è più globale, ma multipolare: oggi del resto le Presidenziali Usa segnano lo spartiacque tra il globalismo di Davos e il ritorno alle origini del capitalismo democratico di Adam Smith e la predilezione della ricchezza delle nazioni. Dopo anni di indagini da parte di enti governativi statunitensi, dal Dipartimento di Giustizia all’Fbi al Congresso, il pubblico americano non ha idea se il presidente russo Vladimir Putin abbia davvero qualche informazione compromettente sul passato del 47° presidente, quello che i russi chiamano komproma sui decenni di relazioni di Trump con investitori e finanzieri russi ed ex sovietici, alcuni dei quali hanno contribuito a salvare le sue aziende in fallimento anni fa. In un’intervista rilasciata al giornalista Tucker Carlson, Trump ha accusato Biden di aver danneggiato la reputazione dell’America nel mondo. Il primo ad essere cauto su una immediata tregua con Mosca è tuttavia proprio il Vice presidente del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa, Dmitrij Medvedev: “Non abbiamo motivo di nutrire aspettative esagerate. Solo una cosa conta: quanto denaro il nuovo Presidente spenderà per la guerra lontana di qualcun altro per conto del complesso militare- industriale”. Se osserviamo i finanziatori delle campagne di Harris e Trump, riflettono infatti diverse strutture di potere: Big Tech, Big Pharma e Wall Street hanno ampiamente sostenuto Harris, mentre il complesso militare-industriale ha sostenuto Trump. Tuttavia, una figura si è distinta in questo spettacolo: Elon Musk. Lo stesso Trump ha riconosciuto che Musk ha sostenuto la sua campagna attraverso un super Pac, l'America Pac, che ha promesso quasi 45 milioni di dollari al mese. Ora bisognerà vedere se figure come Robert Kennedy jr. o Elon Musk diverranno davvero personaggi chiave nella sua amministrazione. Molti americani comuni credono di aver liberato il loro paese dal controllo delle élite corrotte, ma potrebbero non essere consapevoli di aver semplicemente sostituito un’élite con un’altra. Con il sostegno del Complesso militare-industriale, Trump potrebbe ritrovarsi a lavorare nel loro interesse e ciò potrebbe portare all’ascesa di un nuovo “Stato profondo”, un concetto dinamico e amorfo di Deep State in cui interessi contrastanti si contendono il predominio. Ciononostante, alcuni funzionari europei pensano che la vittoria di Donald Trump potrebbe essere ciò di cui l’Unione europea ha davvero bisogno per rafforzare la difesa e usare la forza nei confronti della Cina. “Il ritorno di Trump sarebbe uno shock benefico che consentirebbe all’Ue di andare avanti, come la pandemia o la crisi energetica seguita alla guerra in Ucraina”, ha affermato un alto diplomatico dell’Ue a cui è stato concesso l’a nonimato. L’opinione non nasce da un affetto per il candidato repubblicano o per le sue proposte politiche, quanto dalla “medicina amara” di cui un’Ue frastagliata ha bisogno per superare le sue divisioni e andare avanti come un blocco. Una presidenza Trump sarebbe così ostile all’Europa, si pensa, che il blocco non avrebbe altra scelta che rafforzare la sua spesa per la difesa. L’area più ovvia in cui una presidenza Trump potrebbe stimolare il cambiamento in Europa è infatti la difesa, nello specifico la guerra in Ucraina. L’ex presidente non è timido nell'accusare l'Europa di approfittare della protezione militare statunitense tramite la Nato, e a quanto si dice ha minacciato di strappare completamente Washington dall’alleanza. Coloro che spingono per gli eurobond di difesa sperano che un secondo mandato di Trump come presidente possa galvanizzare la Ue, proprio come ha fatto la pandemia, e spingerla ad accettare prestiti congiunti. Un mandato di Trump potrebbe fungere da catalizzatore e costringere i paesi riluttanti ad accettare finalmente una supervisione comune delle loro banche e dei loro mercati azionari. Sarà questa la linea della von der Leyen? Un altro gruppo che silenziosamente non si oppone al ritorno di Trump sono proprio i falchi cinesi. La Germania, in particolare, ha evitato lo scontro con la Cina su Huawei a causa dei timori che Pechino potesse vendicarsi della sua industria automobilistica. L’Europa dovrebbe comunque prepararsi a un grande cambiamento nelle relazioni Ue-Usa. Patrick Lawrence, scrittore e editorialista, che ha lavorato come corrispondente all’este ro per quasi trent’anni per l’Inter national Herald Tribune e il The New Yorker, sostiene di aver da tempo scoperto che il liberalismo americano ha al suo interno una vena di illiberalismo, essenziale per il suo carattere: “Alexis de Tocqueville vide questo arrivare due secoli fa nei due volumi di Democrazia in America. De Tocqueville, uomo lungimirante, lo chiamava dispotismo morbido. Io ho sempre preferito considerarlo autoritarismo da torta di mele”.

Elon Musk è un personaggio- chiave per il sistema America. Il “Corriere” ricorda come siano suoi tutti i missili di nuova generazione, più avanzati e assai meno costosi di quelli prodotti da Lockheed-Martin e Boeing. E suoi i satelliti militari e i satelliti spia costruiti e messi in orbita in gran segreto per conto del Pentagono (invadendo il campo degli altri nomi storici del complesso militare-industriale: Raytheon, Grumman, Northrop). Per non parlare del ruolo geostrategico dei satelliti Starlink, essenziali nel conflitto in Ucraina ed evocati come potenziale arma invisibile in altre aree calde, dai cieli di Taiwan a quelli di Gaza. Per questo - prosegue la testata - Elon ha ricevuto dai militari una clearance di sicurezza, “che gli dà accesso alle informazioni più segrete ma impone anche stretti vincoli di riservatezza. Musk, che da imprenditore ha dimostrato di saper non solo innovare, ma anche industrializzare le sue tecnologie con efficienza e a basso costo, dovrebbe applicare la stessa ricetta alla pubblica amministrazione”. Elon ha già creato anche un acronimo per il suo prossimo ruolo: Doge che sta per Department of Government Efficiency, cioè ministero dell’efficienza. Col quale promette di far risparmiare allo Stato duemila miliardi di dollari ogni anno. Doge ha lo stesso nome della sua criptovaluta.

Donald Trump ha utilizzato Bitcoin per acquistare cheeseburger e birra per i suoi sostenitori in un bar di New York City in occasione della Giornata nazionale del Cheeseburger. Bitcoin, introdotto nel 2009, è cresciuto di valore di oltre il 500% negli ultimi cinque anni. Trump e i suoi figli hanno presentato una loro iniziativa in criptovaluta, chiamata World Liberty Financial. L’Europa si sta preparando a un’approvazione trumpiana senza precedenti di una delle tecnologie più temute dagli ambienti decisionali politici: le criptovalute. Qualsiasi cosa Trump proponga metterà a dura prova i nervi di Bruxelles e Francoforte. Gran parte della preoccupazione dell’élite europea si è concentrata sulle stablecoin, token crittografici agganciati al valore di valute regolari come il dollaro e l’euro. Un supporto istituzionale potrebbe portare a un’esplosione nel trading di stablecoin, denominati in dollari. I regolatori europei farebbero fatica a frenare la marea. “In una potenziale crisi solo uno sopravviverà”, spiega Karel Lannoo, Ceo del Center for European Policy Studies. “E sarà difficile per l’euro combattere contro il dollaro”.

Raffaella Vitulano


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