Pattinando sul ghiaccio russo

di Raffaella Vitulano

Una notizia sembra passata sotto silenzio: la lancetta simbolica del ”Bulletin of the Atomic Scientists”, che indica a quanti minuti siamo dalla mezzanotte della guerra nucleare, è stata spostata in avanti: da 5 a mezzanotte nel 2012 a 3 a mezzanotte nel 2015. Lanciano l’allarme noti scienziati dell’Università di Chicago che, consultandosi con altri (tra cui 17 Premi Nobel), valutano la possibilità di una catastrofe provocata dalle armi nucleari in concomitanza con il cambiamento climatico dovuto all’impatto umano sull’ambiente. Non è un mistero inoltre che Usa e Russia stiano procedendo all’upgrade delle rispettive forze nucleari. E gli scienziati suggeriscono azioni veloci per impedire catastrofi: sprecare tempo non è un’opzione. Quanto politica, geopolitica, tattica ed economia siano di questi tempi correlate emerge soprattutto in Europa, dove l’offensiva diplomatica di Alexis Tsipras e del suo ministro delle Finanze Yanis Varoufakis puntava ieri dritta su Roma. Senza giri di parole su una crisi sistemica che l’Europa finge solo di risolvere c’è chi, sul web, maliziosamente ricorda i consiglieri di Lazard ingaggiati a suon di milioni di dollari dal governo greco. Lazard, quell’istituto finanziario di New York che nel 2013-2014 operò con JP Morgan e Deutsche Bank per annodare l’Etiopia in una speculazione sui suoi titoli di Stato di un valore tale da mettere quel Paese e le sue risorse nelle mani di Chicago e di Wall Street per i prossimi 70 anni. Atene ha dunque scelto come advisor per rinegoziare il debito una banca d’affari in cui Gerd Häusler, con particolare abilità sui derivati, pare sia stato a un tempo consulente degli investitori del popolo greco e del governo Papademos. Documenti pubblicati dal Wall Street Journal rivelano ora che molti paesi sapevano che i prestiti dell’Fmi in realtà avrebbero salvato le banche private europee, lasciando invece la Grecia nel debito e in una situazione economica ancora peggiore. Il primo scontro tra Tsipras e la Ue, tuttavia, non ha riguardato la ristrutturazione del debito, ma le relazioni tra Europa e Russia. Per comprendere la polemica greca nata intorno alla dichiarazione pubblica del 27 gennaio scorso - in cui i leader Ue hanno convenuto che la responsabilità per l’attacco missilistico su Mariupol è della Russia - basta ricordare che la città ucraina in questione era in origine un insediamento di rifugiati greci e tartari, che parlavano ortodosso, che furono incoraggiati a stabilirsi in quella zona nel 1778. Questo reinsediamento avrebbe costituito l’asse centrale della politica russa. Ecco perchè la Grecia farà leva sulla sua posizione geopolitica, che ora si trova sulla faglia di giunzione, per massimizzare il suo potere contrattuale. Le democrazie occidentali diventano sempre più ologrammi costruiti da oligarchi mondiali con strumenti da “ingegneria sociale”. Un gioco ad alto rischio di destabilizzazione che include anche le politiche verso i Balcani e verso il Medio Oriente mentre in parallelo, sulla scacchiera militare, la situazione si fa ogni giorno più pesante, tanto da far dire a Gorbaciov che tutto potrebbe precipitare e l’Europa rischia di ritrovarsi nel bel mezzo del fuoco incrociato.

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