Il Big Business ha in pugno il mondo

di Raffaella Vitulano 

L'intervista: Alberto Forchielli
 
Ironico, caustico, diretto. Ma lui si definisce ”pragmatico, passionale e ossessivo”. Partner fondatore di Mandarin Capital Partners, Alberto Forchielli è un manager di lunga esperienza. Non ama i sindacati, ”ma i sindacati non sono il problema” dell’Italia, che avrà un futuro molto buio se i giovani non smetteranno di andare in discoteca e di giocare alla PlayStation. Ricette miracolose tuttavia non esistono, per nessun governo (”Negli anni '70 i problemi erano gli stessi”). Forchielli è un vero globetrotter, un cittadino del mondo. Agli italiani rimprovera un distratto provincialismo che li fa accartocciare sulle pagliuzze senza far loro vedere la vera trave della grande evasione internazionale. Quella dei derivati, delle grandi imprese, delle multinazionali, soprattutto quelle legate a internet e alla vendita online. In diverse interviste lui batte su questo tasto, fondamentale. ”L’elusione su tali fronti è colossale. Le multinazionali, in sostanza, non pagano più le tasse”. Il suo sguardo è sempre a 360º, con un occhio attento al Big Business.
 
Forchielli, che ne pensa del recente accordo sul Tpp?
Serve al Big Business, sopratutto pharma e hi-tech ed al Governo Usa per contenere la Cina nel Pacifico dettando un template più avanzato di regole commerciali. I lavoratori Usa hanno sofferto dopo Nafta, Wto e Fta con la Korea e finiranno penalizzati probabilmente anche con il Tpp. Quanto ai presunti vantaggi geo-politici sono tutti da verificare sul terreno. Dubito che serva a contenere e normare la Cina, un elefante che può solo inciampare su sé stessa, ma che nessuno può fermare.
In Germania c’è stata di recente una grande manifestazione contro il Ttip tra Europa e Usa. La Germania spesso si è allineata a Washington, ma non esita a prendere iniziative contro Trattati che rischiano di penalizzare i suoi prodotti. Anche la sua Corte di giustizia attaccò il Fiscal Compact. E le critiche di Berlino non si fanno mancare. Questo potrebbe giustificare il timing dello scoppio dello scandalo Volkswagen?
No, non credo ai complotti. I Tedeschi sono senza scrupoli, sopratutto quando si muovono all'estero, i peggiori corruttori, il caso VW è emblematico, ma poteva solo scoppiare negli Usa. Qualunque altro governo se la sarebbe fatta sotto.
I sindacati americani, per quanto legati al partito democratico,  hanno duramente contestato Obama sul Ttip. Coraggiosi o irrealistici?
I sindacati Usa hanno fatto terribili esperienze nel passato (vedi sopra al punto 1), sanno a cosa di male vanno incontro con il Tpp che farà perdere altri posti di lavoro in patria. Sono realistici e combattivi, ma nessuno può nulla contro il Big Business Usa che ha il Congresso in pugno.
Lei spesso mette l’accento sulla grande evasione, quella dei derivati, delle grandi imprese, delle multinazionali, soprattutto quelle legate a internet e alla vendita online. Quanta responsabilità hanno le multinazionali nella crisi attuale?
Le Multinazionali hanno accumulato un potere esagerato che ha piegato la politica nazionale ed ha travolto l'equilibrio delle società civili. La crisi attuale ha molti padroni e le multinazionali sono uno si essi. La crisi di sovrapproduzione mondiale e le crescenti diseguaglianze di reddito nei paesi sviluppati sono in gran parte a loro imputabili. Il connubio Cina-multinazionali ha fatto il resto, ma uno spazio sul podio va riservato alla Grande Finanza ed alle grandi Società di Media Internazionali che hanno avuto un ruolo perverso di sostegno. Nessun trattato commerciale come il Wto, il Nafta sarebbe passato senza le lobby dell'industria e della finanza internazionale. Per chi era fuori dal giro era impossibile capire, per chi era dentro non era rilevante analizzare l'impatto sociale.
Ormai l’Italia è così poco competitiva e così tanto tar-tassata che anche per un’azienda del ricco settore chimico industriale diventa più economico delocalizzare in America. E le aziende estere con sedi in Italia le chiudono (come la famosa Basf) perché costa meno tornare a far produrre direttamente negli Stati Uniti. Da dove comincerebbe per rimettere le cose a posto?
Mille cose, ma se me ne chiede una Le dico che dobbiamo investire gli ultimi stracci nella tecnologia e nella scuola, far sì che università, ospedali, banche, imprese, cittadini, consumatori, risparmiatori, istituzioni la promuovano armonicamente in tutte le forme possibili anche se ciò comportasse aumentare le tasse.
Parliamo di lavoro: i giovani devono fuggire all’estero? Lo suggerisce nel titolo di un suo libro
Non credo più a niente ed a nessuno in Italia, quando un giovane mi chiede che fare, non posso mentire.
Ha lavorato con Beniamino Andreatta e Romano Prodi.  Anche lei è tra quelli che chiedono “più Europa”?
Questa Europa è pezzente. Sognavamo un Europa diversa, ma col senno di poi, ci siamo fatti ingannare dalle nostre speranze ed illusioni di un'Europa unita che unita non era ed un'Italia moderna che moderna non era. Inebriati dal sogno di un'EU grande solo nelle statistiche abbiamo pensato si dovesse accelerare con € e allargamento anziché consolidare i risultati raggiunti.
Lei sostiene che quelli del Bilderberg sono dei “pensionati sfigati che hanno del tempo da perdere”.  Insomma, chi sono i poteri forti, quelli che contano davvero?
Conta chi ha i soldi, ma sopratutto chi li gestisce, ossia fondi, banche e grandi famiglie che direttamente e indirettamente controllano industria, finanza e stampa. Un discorso a parte meritano banche centrali e fondi sovrani che il più delle colte si muovono di concerto
Nelle sue arringhe televisive è bipartisan. Nel suo mirino sono finiti un po’ tutti.  Su, ci dica cosa dovrebbero fare i sindacati, in Italia e a livello globale.
I sindacati dovrebbero: a) proteggere con modulazione diversa i lavoratori a seconda del loro impegno e della loro professionalità; b) favorire una cultura del merito; c) spingere per l'ammodernamento tecnologico del paese.
I lavoratori europei diventeranno presto la manodopera cinese a basso costo di un tempo?
Alcuni sì, altri finiranno sotto un ponte, al resto penseranno gli immigrati insieme ai nuovo padroni stranieri, in gran parte cinesi, che rimodelleranno nuovi contratti sociali in tutta Europa.
Le imprese italiane che esportano in Cina sono a rischio in questo periodo?
A rischio no, ma cresceranno poco e guadagneranno ancora meno.
Eni, Enel, Snam, Terna, Telecom, Fca-Fiat. Gli investimenti cinesi in Italia si moltiplicano: qual è la strategia di Pechino nei confronti del nostro Paese e dell’Europa?
Adesso comprano a saldo, un domani ci daranno ordini, del resto le civilizzazioni hanno sempre avuto dei cicli, noi siamo alla fine del nostro, loro solo all'inizio e l'Italia rimane sempre un gran bel paese in cui si vive bene se hai i soldi.
L'atteggiamento assertivo della Cina in politica estera crea, come sappiamo, malumori con gli altri Paesi vicini. Gli americani sfruttano questa situazione spingendosi verso oriente. Il quadro geopolitico oggi è  teatro di straordinarie tensioni.  Che previsioni belliche azzarda?
Prima o poi Pakistan e India si menano. Gli USA lasceranno alla Cina lo spazio nel Pacifico che la Cina sarà in grado di prendersi in funzione di quanto sarà in grado di sciogliere le proprie contraddizioni interne. In teoria USA, Cina e Russia possono imporre un nuovo ordine mondiale e placare il mondo musulmano anche se la Russia rimane una grande incognita. L'Europa rimarrà soggetto passivo, stanza di compensazione di gran parte dei rigurgiti internazionali creati da conflitti locali e dall'effetto serra.

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