Davos, fratture sociali acuite dalla pandemia Covid

di Raffaella Vitulano

Crisi climatica, aumento delle divisioni sociali, impennata dei rischi informatici e una ripresa globale irregolare: sono questi i rischi principali individuati dalla diciassettesima edizione del Global Risks Report del World Economic Forum di Davos, che analizza le tensioni che deriveranno da una ripresa economica divergente creata dalla pandemia. Sarà difficile per i paesi in rapida e lenta ripresa superare divari economici e sociali per ripristinare la coesione sociale e aumentare l’occupazione, ma il dossier lo reputa assolutamente necessario. In base a un sondaggio condotto a livello globale, solo un esperto su sei è ottimista e solo un esperto su dieci ritiene che la ripresa globale accelererà. Un certo scetticismo, insomma, permea i mercati. Secondo il Global Risks Report 2022, se da un lato i principali rischi a lungo termine riguardano il clima, dall’altro i maggiori timori a livello globale nel breve termine sono rappresentati proprio dalle fratture sociali, dalle crisi dei mezzi di sussistenza e dal deterioramento della salute mentale. Pandemia uguale povertà, insomma, soprattutto se la maggior parte degli esperti ritiene che la ripresa economica globale sarà volatile e irregolare nei prossimi tre anni.

Lo studio invita i leader a pensare fuori dagli schemi dei report trimestrali e a creare politiche che gestiscano i rischi e definiscano il programma degli anni a venire. La serie di rapporti sui rischi globali tiene traccia delle percezioni dei rischi globali tra gli esperti di rischio e i leader mondiali nel mondo degli affari, del governo e della società civile. Esamina i rischi in cinque categorie: economici, ambientali, geopolitici, sociali e tecnologici. Il World Economi Forum identifica un rischio quando c’è un grado molto elevato di fiducia tra i partecipanti al mercato in un risultato specifico che non si concretizza. Quindi, identificando gli imprevisti, i rischi globali per gli investitori nel 2022 riguardano carenze che si trasformano in sovrabbondanza; aumenti dei tassi più lenti del previsto; la Cina passa dalla repressione al sostegno; le ondate di Covid potrebbero non assomigliare a quelle del 2021; sorprese geopolitiche. Il rischio geopolitico è del resto una parte regolare dell’inve stimento. Dopo che il mondo ha superato la crisi del Covid senza conflitti nel 2021, i rischi di conflitto potrebbero ora essere più elevati di quanto previsto dai mercati nel 2022.

La fame può portare a disordini sociali. I prezzi dei generi alimentari sono vicini ai massimi storici, secondo l’Indice Fao dei prezzi alimentari delle Nazioni Unite, che traccia la variazione mensile dei prezzi internazionali per un paniere di cereali, latticini, carne, zuccheri e olio/grassi. I picchi passati del prezzo del cibo ai livelli attuali hanno contribuito a innescare periodi di disordini sociali, come la Primavera araba nel 2011. E sebbene le rivolte popolari siano eventi raramente localizzati, spesso coinvolgono però le potenze del mondo sviluppato in risposta al crollo del governo e rischiano una più ampia instabilità. Pensiamo anche a potenziali nuovi leader in Europa, alla Brexit divampata, ai conflitti militari potenziali come quello tra Cina e Taiwan, tra Ucraina e Russia, che potrebbe indurre le potenze mondiali a imporre nuove sanzioni, che potrebbero aumentare l’inflazione dei costi energetici. O anche alla frustrazione dell’Iran per la mancanza di progressi nell’aboli zione delle sanzioni imposte sul suo programma nucleare. Tensioni mai sopite, che nel 2022 rischiano di diventare incandescenti. Sul fronte sociale, le tensioni riguardano anche le strategie dei governi sul Covid, di cui abbiamo già parlato. L’aumento delle disparità all’interno e tra i paesi non solo renderà più difficile controllare il Covid e le sue varianti, ma rischierà anche di bloccare,se non di invertire, l’azione congiunta contro le minacce condivise che il mondo non può permettersi di ignorare.

L’edizione dello scorso anno del Global Risks Report ha avvertito di potenziali rischi economici a catena che ora sono chiari e presentano pericoli. Interruzioni della catena di approvvigionamento, inflazione, debito, divari del mercato del lavoro, protezionismo e disparità educative stanno spostando l’economia mondiale in acque agitate che i paesi in rapida e lenta ripresa dovranno attraversare per ripristinare la coesione sociale, aumentare l'occupazione e prosperare.

Il Global Risks Perception Survey (Grps), che è alla base del rapporto dal 2006, è stato aggiornato quest’anno e coinvolge oltre 12.000 leader economici a livello nazionale che hanno identificato rischi critici a breve termine per i loro 124 paesi, raccolti attraverso l'Executive Opinion Survey del World Economic Forum. Partner nello sviluppo del rapporto sono Marsh McLennan, SKGroup e Zurich Insurance Group. E poi i partneraccademici: la National University of Singapore,la Oxford Martin School presso l'Università di

Oxford e il Wharton Risk Management and Decision Processes Center presso l'Università della Pennsylvania. Il rapporto attinge e supporta anche le piattaforme del World Economic Forum dedicate a catalizzare una nuova economia e società, accelerare l’azione per il clima per le persone e il pianeta, sfruttare le tecnologie della Quarta Rivoluzione Industriale, guidare le trasformazioni del settore e rafforzare la cooperazione globale e regionale. Le fratture sociali, le crisi dei mezzi di sussistenza e il deterioramento della salute mentale sono tra i rischi che sono peggiorati maggiormente dall’inizio della pandemia e restano al top delle preoccupazioni immediate. Che ci siano tensioni sociali, ma anche emotive e psicologiche è del resto sotto gli occhi di tutti. Il punto è cosa propongono i leader di governo e gli esperti di Davos per risolvere i problemi delle persone. Concentrati a raggiungere i loro obiettivi di medio e lungo termine, lasciano per strada chi è già fragile da un punto di vista economico ma anche psicologico. Famiglie intere sotto stress, individui sull’orlo del suicidio, eppure gli intervistati del Global Risks Perception Survey si concentrano sul “fallimento della sicurezza informatica” che continuerà a testare i sistemi digitali mondiali nei prossimi due anni. La dipendenza dai sistemi digitali, e sempre più da quelli supportati dalle infrastrutture dello spazio, sta peggiorando l’esposizione ai rischi informatici in un mondo con ancora molte lacune di governance e sicurezza. Non mettiamo in dubbio questa gravità, ma la minaccia alla tenuta sociale di paesi stremati da due anni di Covid ci sembra dannatamente più urgente.

Raffaella Vitulano




Forever boosting? Il Nyt batte sui dubbi della popolazione 

Da più parti sembra che la gente stia imparando a convivere con il coronavirus. Lo si vede dalle attività, cominciano a sostenerlo virologi e governi. Insomma, è quasi endemia. E’ bene ricordare allora che il Financial Times lo aveva ormai dato per scontato già lo scorso 22 novembre, aprendo a una prospettiva nuova, con cenno seguito a breve dall’autorevole interventodell’Oms e da quello non meno interessante dell’onnipresente Bill Gates. L’idea di fondo del Ft è che l’eliminazio ne del Covid semplicemente non è possibile, neppure con un’efficace campagna vaccinale: non importa quante volte un paese elimini la malattia, tornerà e continuerà a tornare. Sia l’Oms che Gates avevano dichiarato che la pandemia avrebbe avuto termine nel 2022. Una prospettiva che pian piano sta trovando autorevoli convergenze. Resta ora da vedere (o prevedere) se tale convivenza col virus sarà basata su una vaccinazione infinita, riprendendo un titolo del New York Times (“Fore ver boosting?”), o se sia possibile convivere col virus senza punture perpetue.

Ra.Vi.

Credevate di stare meglio nel 2022? Ci pensa Schwab a iniettarvi realismo 

Per il secondo anno consecutivo, il World Economic Forum di Davos si sta svolgendo in modalità virtuale a causa della pandemia fino a venerdì 21 gennaio. Tra gli interventi più attesi, quello in video-conferenza del presidente cinese, Xi Jinping, e del fondatore e presidente esecutivo del Forum, Klaus Schwab. Il Wef è la prima piattaforma globale dell’anno a offrire l'opportunità di riflettere sullo 'stato del mondo' ai principali capi di stato e di governo, agli amministratori delegati e ai leader della società civile e delle organizzazioni internazionali. Un inizio d’anno, insomma, destinato ad alimentare il dibattito. Soprattutto sul transumanesimo, tanto caro a Schwab. E infatti lui, col consueto ottimismo, spegne gli entusiasmi e spiega: “Tutti sperano che nel 2022 la pandemia e le crisi che l’hanno accompagnata inizino finalmente a recedere. Ma ci aspettano grandi sfide globali, dal cambiamento climatico alla ricostruzione della fiducia e della coesione sociale. Per affrontarli, i leader dovranno adottare nuovi modelli, guardare a lungo termine, rinnovare la cooperazione e agire in modo sistematico”.

Ra.Vi.




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