Aziende Usa sostengono indirettamente la modernizzazione militare di Pechino

 di Raffaella Vitulano

Nello sforzo di conquistare i mercati cinesi e aumentare i loro profitti, le aziende americane hanno sempre di più sostenuto la modernizzazione militare di Pechino, lo stato di sorveglianza, la sicurezza interna e le relative violazioni dei diritti umani, sostiene il rapporto del gruppo di difesa Victims of Communism Memorial Foundation (VoC), con sede a Washington, e del gruppo di consulenza Horizon Advisory. Il dossier fa i nomi delle aziende coinvolte. Otto grandi aziende tecnologiche statunitensi che hanno legami commerciali con l’apparato militare e di sicurezza cinese: Amazon, Apple, Dell, Facebook, GE, Google, Intel e Microsoft, in cerca di legami commerciali “che possono sostenere direttamente o indirettamente la sorveglianza statale cinese, la modernizzazione militare e le violazioni dei diritti umani”. Il settore privato statunitense si trova sempre più al centro della tensione geopolitica Usa-Cina. Come risultato di questa crescente dipendenza dal Dragone, alcune società si impegnano in attività di lobby politica negli Stati Uniti che alla fine serve gli interessi di Pechino mentre potenzialmente mina i valori e i principi che stanno alla base dell’ordine democratico occidentale. Parole durissime, documentate nel dossier, che rievocano altri intrecci commerciali tra Usa e Cina, come quelli che emersero sulla ricerca di gain of function (guadagno di funzione) nello studio sui vaccini, che modificano, su un organismo, il prodotto genico così da determinargli l’acquisizione di una nuova funzione o il potenziamento di una preesistente. I guadagni di funzione, in pratica, modificano il prodotto genico e si è scritto di studi comuni quanto pericolosi tra Usa e Cina nei rispettivi laboratori. Finora, il controllo della complicità degli attori industriali statunitensi con lo stato cinese è stato abbastanza lacunoso. Questo rapporto colma tale lacuna, presentando valutazioni ad ampio spettro sulla natura del coinvolgimento delle società americane in Cina e classificandole sulla base di una nuova metodologia trasparente e replicabile. La ricercanon presuppone che fare affari in Cina sia intrinsecamente sbagliato. Tuttavia, il sostegno alla modernizzazione militare di Pechino, allo stato di sorveglianza e alle violazioni dei diritti umani può contraddire l’eti ca aziendale più volte dichiarata, fuorviare i consumatori e rischiare di violare le leggi pertinenti negli Stati Uniti e altrove. Non è corretto insomma trattare con entità cinesi sanzionate dagli Stati Uniti come lo Xinjiang Construction and Production Corps, violando magari leggi statunitensi come lo Us Trafficking Victims Protection Act. Quasi tutte le aziende esaminate nel rapporto hanno avuto una storia di rapporti d’affari con le società statali, ad eccezione di Ge, Intel e Microsoft che avrebbero fornito “sup - porto diretto” alle organizzazioni militari o di sicurezza dello stato cinese. La critica verte dunque soprattutto su quella fusione comunista militare- civile che American Tech avrebbe concesso al “ne mico”. “Le leadership di Apple e Intel si sono incontrate più volte con i vertici del Ministero dell’Industria e dell’In formation Technology (MiiT), un’importante entità statale cinese incaricata di attuare la strategia di fusione militare- civile di Pechino”, dice ilrapporto. La fusione militare- civile si riferisce a una strategia in cui tutta la società è mobilitata per partecipare al “grande ringiovanimento” della nazione cinese, modernizzando l’ala militare del Pcc e l’Esercito Popolare di Liberazione. Questo presenta un problema reale per qualsiasi azienda impegnata nello sviluppo tecnologico o nella ricerca in Cina. Intel - dal canto suo - fornisce, investe e si impegna in una cooperazione tecnologica con la società cinese di progettazione di processori e chip Lanqi Technology, che è fortemente finanziata da China Electronics Corporation, una società statale della difesa che il Dipartimento dellaDifesa degli Stati Uniti ha identificato come entità militare. Intel si è anche impegnata in un progetto congiunto da 2 miliardi di dollari con Lanqi per sviluppare processori ad alte prestazioni. Allo stesso modo, Ge è stata individuata nel rapporto per essersi impegnata in partnership tecnologiche che coinvolgono attorichiave in tutto il complesso militare-industriale della Repubblica Popolare

Cinese, esponendola sistematicamente a rischi associati al lavoro forzato e ad altre atrocità dei diritti umani nel paese”. Tra le aziende citate: la società statale di difesa Aviation Industry Corporation of China, elencata dagli Stati Uniti come un’entità militare, e l’Harbin Electric Group. Anche l’Innovation Hub della Microsoft, un centro di ricerca focalizzato sull’intelligenza artificiale, intanto, conta tra i suoi membri China Telecom, un gigante delle telecomunicazioni di proprietà statale la cui licenza per operare negli Stati Uniti è stata revocata nel 2021 per problemi di sicurezza nazionale. Microsoft ha anche lanciato accordi di cooperazione strategica con altre aziende che il governo degli Stati Uniti ha identificato come legate all’esercito cinese o comunque sotto esame per le restrizioni alle esportazioni, secondo il rapporto. Ipocrisia in casa, autoritarismo all’estero, insomma. Fare affari in Cina, del resto, significa correre sempre più rischi. Esistono molteplici leggi e organizzazioni cinesi che raccolgono dati di proprietà e li mettono al servizio del Pcc, in quanto il Pcc considera i dati stessi una “risorsa nazionale”.

Raffaella Vitulano




Imprese straniere manipolate per servire gli interessi di Pechino 

Già da tempo i legislatori repubblicani del Comitato permanente selezionato per l'intelligence della Camera hanno avvertito che il Partito Comunista Cinese (Pcc) sta manipolando le aziende americane per raggiungere i suoi obiettivi di plasmare l'opinione pubblica, influenzare le decisioni del governo e acquisire tecnologia statunitense. I membri del Partito comunista, che siedono nei consigli di amministrazione o ricoprono posizioni dirigenziali in aziende americane, sono noti per “pro muovere le iniziative della Cina nell’acquisizione di tecnologia e nella penetrazione nei mercati statunitensi”, secondo i risultati provvisori. Secondo i risultati, le aziende statunitensi sono state “manipolate e/o costrette a condividere tecnologie chiave con la Cina e ad aiutare Pechino ad acquisire proprietà intellettuale sensibile, il che avvantaggia le aziende con sede in Cina a spese dell’industria statunitense”. Apple, You-Tube, Hollywood, Nike e la Nba sono tra le entità statunitensi che hanno attirato critiche negli ultimi anni per il loro inchino al Pcc e le sue richieste di censura.

Ra.Vi.

Venditori di armi cinesi in aumento Secondi solo agli Stati Uniti 

Secondo un nuovo rapporto dello Stockholm International Peace Research Institute (Sipri), cinque società cinesi hanno rappresentato circa il 13% di tutte le vendite di armi effettuate dai 100 maggiori produttori di armi del mondo. Le cinque società, Norinco, Avic, Cetc, Casic e CsgC, hanno rappresentato circa 66,8 miliardi di dollari l’anno scorso, con un aumento dell'1,5% rispetto al 2019. Tutte e cinque le società sono di proprietà statale e conducono la loro attività per conto del partito comunista cinese . Altre società cinesi potrebbero avere vendite di armi abbastanza alte da classificarsi tra le prime 100. Le vendite di armi sono aumentate dell’1,3% in tutto il mondo anche se l’economia globale è stata colpita dalla pandemia, sebbene l'economia globale si sia contratta del 3,1%. In gran parte del mondo, la spesa militare è cresciuta e alcuni governi hanno persino accelerato i pagamenti all’industria delle armi per mitigare l'impatto della crisi del Covid-19. Il più grande venditore di armi della lista è Lockheed Martin, con 58,2 miliardi di dollari di vendite di armi nel 2020.

Ra.Vi.

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