Domani il Segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, aprirà il vertice della gioventù della Alleanza dal titolo “ Assicurare il nostro futuro condiviso”. Organizzato in collaborazione con il Centro per l'analisi delle politiche europee (Cepa), il vertice della gioventù della Nato esplorerà le questioni fondamentali per la sicurezza globale, grazie a contributi di voci diverse e non tradizionali, da attivisti e artisti a leader tecnologici e funzionari della Nato. L’evento è particolarmente interessante in questo periodo di guerra in Ucraina, soprattutto alla luce del fatto che Francia e Germania hanno deciso di smarcarsi da Usa e Nato: “Non saremo cobelligeranti”. Netto Macron: “La Ue sostenga Kiev, ma parli con Putin”. E come primo atto della sua riconferma, il presidente francese non incontrerà il presidente Draghi (con cui pure aveva sottoscritto un Memorandum) ma quello tedesco. Una lettera aperta di importanti personalità tedesche chiede a Scholz di fermare le consegne di armi all’Ucraina mentre Macron ha bloccato il nucleare di quarta generazione. Due indicazioni piuttosto chiare. Il terreno più scivoloso su cui si gioca il dibattito sul futuro dell’Alleanza atlantica è senza dubbio quello di eventuali nuovi ampliamenti della Nato. Il Trattato di Washington, all’articolo 10, stabilisce infatti che “le parti possono, con accordo unanime, invitare ad aderire a questo Trattato ogni altro Stato europeo in grado di favorire lo sviluppo dei principi del presente Trattato e di contribuire alla sicurezza della regione dell’Atlantico settentrionale”. Questo articolo, nella sua attuale formulazione, presenta due punti di criticità. Il primo consiste nel fatto che l’articolo prevede dunque l’invito da parte dei Paesi membri ad altri Stati, mentre sembra non essere contemplata l’ipotesi che siano invece questi Stati a chiedere di aderire all’Alleanza. E questo dovrebbe far riflettere sulla richiesta dell’Ucraina, ma soprattutto su quella di Svezia e Finlandia, che con effetto domino potrebbero trascinare anche Svizzera e Austria fuori dalla neutralità. Per l’Europa questo comporterebbe un aumento dei rischi. Ambedue le signore primi ministri di Svezia e Finlandia compaiono nella rete del World Economic Forum di Klaus Schwab, il cui programma Mission serve a suo dire per “plasmare i programmi globali, regionali e industriali”. In tale contesto la Nato sembra così destinata a diventare una sorta di alleanza politico-militare delle democrazie contro le autocrazie, modificando la sua natura originaria difensiva. Ma questo non può avvenire con uno schiocco di dita. Alla luce di questo il Jens Stoltenberg (cui potrebbe succedere Mario Draghi), ha presentato ai ministri degli Esteri un cosiddetto “non paper” (un documento non ufficiale e molto riservato) che ridisegna i confini e gli obiettivi dell’Alleanza. “La guerra - ha spiegato a Bruxelles - può durare mesi, anche anni. Dobbiamo essere pronti ad un lungo confronto”. La Nuova Carta Atlantica, firmata il 10 giugno 2021 a Londra dal Presidente degli Stati uniti e dal Primo ministro britannico Boris Johnson, ha aperto un “nuovo capitolo” nella storia della Alleanza, basato sull’agenda Nato 2030 che rafforza il legame transatlantico tra Stati uniti ed Europa su tutti i piani, con una strategia che spazia su scala globale, dal Nord e Sud America all’Europa, dall’Asia all’Afri ca. Le premesse per la situazione attuale c’erano tutte: il Summit G7 svoltosi in Cornovaglia qualche giorno dopo la firma aveva intimato alla Russia di “porre fine al suo comportamento destabilizzante e alle sue attività maligne, compresa la sua interferenza nei sistemi democratici di altri paesi”, e accusato la Cina di “pratiche non di mercato che minano il funzionamento equo e trasparente dell'economia globale”.
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