La lunga guerra alla Russia nel futuro della Nato globale

 di Raffaella Vitulano

Domani il Segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, aprirà il vertice della gioventù della Alleanza dal titolo “ Assicurare il nostro futuro condiviso”. Organizzato in collaborazione con il Centro per l'analisi delle politiche europee (Cepa), il vertice della gioventù della Nato esplorerà le questioni fondamentali per la sicurezza globale, grazie a contributi di voci diverse e non tradizionali, da attivisti e artisti a leader tecnologici e funzionari della Nato. L’evento è particolarmente interessante in questo periodo di guerra in Ucraina, soprattutto alla luce del fatto che Francia e Germania hanno deciso di smarcarsi da Usa e Nato: “Non saremo cobelligeranti”. Netto Macron: “La Ue sostenga Kiev, ma parli con Putin”. E come primo atto della sua riconferma, il presidente francese non incontrerà il presidente Draghi (con cui pure aveva sottoscritto un Memorandum) ma quello tedesco. Una lettera aperta di importanti personalità tedesche chiede a Scholz di fermare le consegne di armi all’Ucraina mentre Macron ha bloccato il nucleare di quarta generazione. Due indicazioni piuttosto chiare. Il terreno più scivoloso su cui si gioca il dibattito sul futuro dell’Alleanza atlantica è senza dubbio quello di eventuali nuovi ampliamenti della Nato. Il Trattato di Washington, all’articolo 10, stabilisce infatti che “le parti possono, con accordo unanime, invitare ad aderire a questo Trattato ogni altro Stato europeo in grado di favorire lo sviluppo dei principi del presente Trattato e di contribuire alla sicurezza della regione dell’Atlantico settentrionale”. Questo articolo, nella sua attuale formulazione, presenta due punti di criticità. Il primo consiste nel fatto che l’articolo prevede dunque l’invito da parte dei Paesi membri ad altri Stati, mentre sembra non essere contemplata l’ipotesi che siano invece questi Stati a chiedere di aderire all’Alleanza. E questo dovrebbe far riflettere sulla richiesta dell’Ucraina, ma soprattutto su quella di Svezia e Finlandia, che con effetto domino potrebbero trascinare anche Svizzera e Austria fuori dalla neutralità. Per l’Europa questo comporterebbe un aumento dei rischi. Ambedue le signore primi ministri di Svezia e Finlandia compaiono nella rete del World Economic Forum di Klaus Schwab, il cui programma Mission serve a suo dire per “plasmare i programmi globali, regionali e industriali”. In tale contesto la Nato sembra così destinata a diventare una sorta di alleanza politico-militare delle democrazie contro le autocrazie, modificando la sua natura originaria difensiva. Ma questo non può avvenire con uno schiocco di dita. Alla luce di questo il Jens Stoltenberg (cui potrebbe succedere Mario Draghi), ha presentato ai ministri degli Esteri un cosiddetto “non paper” (un documento non ufficiale e molto riservato) che ridisegna i confini e gli obiettivi dell’Alleanza. “La guerra - ha spiegato a Bruxelles - può durare mesi, anche anni. Dobbiamo essere pronti ad un lungo confronto”. La Nuova Carta Atlantica, firmata il 10 giugno 2021 a Londra dal Presidente degli Stati uniti e dal Primo ministro britannico Boris Johnson, ha aperto un “nuovo capitolo” nella storia della Alleanza, basato sull’agenda Nato 2030 che rafforza il legame transatlantico tra Stati uniti ed Europa su tutti i piani, con una strategia che spazia su scala globale, dal Nord e Sud America all’Europa, dall’Asia all’Afri ca. Le premesse per la situazione attuale c’erano tutte: il Summit G7 svoltosi in Cornovaglia qualche giorno dopo la firma aveva intimato alla Russia di “porre fine al suo comportamento destabilizzante e alle sue attività maligne, compresa la sua interferenza nei sistemi democratici di altri paesi”, e accusato la Cina di “pratiche non di mercato che minano il funzionamento equo e trasparente dell'economia globale”.

Da qui la decisione del Summit di accrescere ulteriormente la spesa militare. Le principali minacce per la stabilità dell’area euro-atlantica sono rappresentate nel documento Nato 2030 in 14 punti, ove sono anche formulate raccomandazioni di cui gli Stati avrebbero dovuto tenere conto nel successivo decennio. Il comunicato stampa finale del 14 giugno le aveva dettagliate nella bellezza di 79 punti in cui lo scopo fondamentale e duraturo della Nato è individuato nel “salvaguardare la libertà e la sicurezza di tutti i suoi membri con mezzi politici e militari”. A Mosca venivano formulate precise accuse nell’arti colo 12 già un anno fa: “Oltre alle sue attività militari, la Russia ha anche intensificato le sue azioni ibride contro alleati e partner della Nato, anche tramite delegati. Ciò include tentativi di interferenza nelle elezioni alleate e nei processi democratici; pressioni e intimidazioni politiche ed economiche; campagne di disinformazione diffuse; attività informatiche dannose; nonché crimini informatici che operano dal suo territorio, compresi quelli che prendono di mira e distruggono le infrastrutture critiche nei paesi della Nato. Comprende anche attività illegali e distruttive dei servizi di intelligence russi sul territorio alleato, alcune delle quali hanno causato la morte di cittadini e causato danni materiali diffusi”. La Cina osserva preoccupata l’aumento senza precedenti dell’interesse della Nato per gli affari dell'Asia e del Pacifico: “Questo significa - scrive il Global Times - che la Nato potrebbe tentare di affermarsi come organizzazione globale, e in effetti recentemente sono stati notati segni di questa tendenza. Se la Nato si espandesse ulteriormente verso est in Eurasia, non solo verso la Russia ma anche verso l'Asia centrale, allora sì che diventerebbe una minaccia diretta per la Cina e le potenze europee ne trarrebbero vantaggio. Dobbiamo osservare con molta attenzione i successivi progressi. La Cina dovrà inoltre affrontare molte incertezze in futuro, la più importante delle quali è il tipo di meccanismo che la Nato utilizzerà durante la sua espansione”.

Raffaella Vitulano


Stoccolma riluttante all’adesione sarà costretta a seguire Helsinki 
Sembra sempre più probabile che l’invasione russa dell'Ucraina porti Finlandia e Svezia a candidarsi per aderire alla Nato. Ma Stoccolma si sta avvicinando all’alleanza militare occidentale con maggiore riluttanza. E’ quanto riporta il Financial Times, aggiungendo che il governo di centro- sinistra svedese, a sua volta profondamente diviso sulla Nato, sembrava inizialmente sperare di poter respingere la questione dell’adesione. Ha iniziato a prenderla sul serio solo quando la Finlandia ha indicato che probabilmente si sarebbe unita indipendentemente da ciò che avrebbe fatto la Svezia, privando Stoccolma della sua unica alternativa credibile: un'alleanza di difesa con Helsinki. Per la Svezia, la neutralità fa parte da tempo del suo Dna nazionale, il che le conferisce un record invidiabile di non essere stata coinvolta in un conflitto per più di 200 anni. I socialdemocratici, che hanno confermato la loro opposizione alla Nato a novembre, stanno discutendo se invertire la loro posizione con una decisione in scadenza il mese prossimo, proprio mentre verrà pubblicato un rapporto governativo frettolosamente scritto sulla politica di sicurezza.

Ra.Vi.

Allargamento ad Est, aumento spesa Così l’Alleanza rivede la sua strategia 

Per l’ ambasciatore Douglas Lute, un tenente generale dell’esercito americano che dal 2013 al 2017 ha servito come rappresentante permanente degli Stati Uniti presso la Nato, uno degli effetti della prossima strategia dell’Alleanza atlantica sarà che questa posizionerà le forze sul territorio più a est, e in numero maggiore, rispetto a prima. Dopo l’invasione russa nel 2014, la Nato ha posizionato forze modeste nei tre stati baltici e in Polonia. Con molta certezza ora punterà a sud di quei quattro paesi, e più precisamente in Polonia, Slovacchia, Romania e Bulgaria. Il secondo Step è che è del tutto probabile che al Vertice Nato di fine giugno di quest'anno, Svezia e Finlandia saranno formalmente invitate ad aderire. Inoltre è probabile che la spesa per la difesa e gli investimenti nella difesa tra i 30 alleati aumenteranno. La più importante sarà la spesa per la difesa tedesca. Infine, al di fuori della Nato ma comunque significativo in termini di sicurezza, Lute pensa che assisteremo a un costante allontanamento dalle fonti energetiche russe.

Ra.Vi.

Commenti

Post più popolari