Myanmar, il cauto disinteresse dei marchi internazionali di abbigliamento
Ormai la Birmania, al pari della Cina o del Vietnam, è solo una enorme fabbrica che produce per il fast shopping di tutto il mondo. Sì, arrivano ordini anche da imprese del lusso, ma in misura molto minore. Dal 1° febbraio 2021, quando il mondo ha assistito allo svolgimento di un colpo di stato militare ed il governo eletto è stato rovesciato e sostituito da una giunta militare, molte cose sono cambiate. Secondo un rapporto dell’ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite pubblicato nel settembre 2024, da allora sono stati uccisi almeno 5.350 civili. Inoltre, più della metà della popolazione vive ora al di sotto della soglia di povertà, principalmente a causa della violenza perpetrata dalle forze armate nazionali. Come riporta Birmania Democratica, “centinaia di migliaia di lavoratori del Myanmar in Thailandia devono consegnare parte del loro stipendio alla giunta che governa il loro Paese o rischiano di perdere il lavoro a causa di una nuova norma introdotta dall'esercito, volta a raccogliere valuta estera e a perpetuare il regime militare. Da quando i militari hanno rovesciato il governo eletto all’inizio del 2021, la valuta kyat è crollata da circa 1.350 per dollaro prima del colpo di stato a circa 4.500 per dollaro ora, alimentando l’inflazione. La giunta, alle prese con una crescente insurrezione e una diffusa opposizione al suo governo, ha risposto con diverse misure, tra cui la repressione dei commercianti di oro e riso per impedir loro di aumentare i prezzi e del settore immobiliare per impedire alle persone di acquistare appartamenti all’estero. In un ulteriore tentativo di incrementare le riserve estere, alla fine dell’anno scorso la giunta annunciò che i cittadini del Myanmar che vivevano e lavoravano in Thailandia erano tenuti a pagare l’imposta sul reddito del Myanmar e iniziò anche a fare pressione sui lavoratori migranti affinché inviassero a casa i loro stipendi”. In una direttiva entrata in vigore lo scorso 1° agosto, la giunta ha affermato che i circa 250.000 lavoratori migranti in Thailandia, nell’ambito di un programma di lavoro concordato dai due governi, devono pagare un quarto del loro stipendio, o almeno 6.000 baht (170 $ Usa), tramite banche e agenzie di proprietà della giunta, nei tre mesi precedenti alla richiesta di rinnovo della documentazione che consente loro di rimanere in Thailandia e devono rinnovare il permesso dopo quattro anni trascorsi in Thailandia. Questo novembre, il Consiglio di amministrazione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo) ha preso la rara decisione di invocare l’arti colo 33 della Costituzione Ilo contro la giunta militare,sospendendola dalle sue riunioni di governance e ponendo fine a tuttal’assistenza tecnica, dato che il Myanmar non ha fatto rispettare nessunadelle raccomandazioni del rapporto della Commissione d’inchiesta del 2023sulla sua inosservanza delle convenzioni sulla libertà di associazione e sul lavoro forzato. Il Consiglio di amministrazione discuterà una bozza dirisoluzione sulle misure da adottare a marzo 2025, prima che venga presauna decisione finale alla Conferenza Internazionale del Lavoro a giugno 2025. Dopo decenni di regime militare repressivo, nel 2000 l’Ilo ha intrapresoun’azione senza precedenti contro il paese per le sue gravi violazioni del lavoro forzato. L’invocazione dell’articolo 33 ha avuto un impatto potente, aumentando la pressione e rafforzando l’isola mento diplomatico contro il regime militare. I leader sindacali in Myanmar ritengono che le sanzioni internazionali e le azioni dell’Ilo potrebbero accelerare un cambiamento politico significativo in Myanmar. Il procuratore capo della Corte penale internazionale (Cpi), Karim Khan, ha chiesto inoltre ai giudici un mandato di arresto per il capo della giunta militare al potere in Myanmar, Min Aung Hlaing, per presunti crimini contro l’umani tà commessi contro la minoranza musulmana dei Rohingya. Khaing Zar Aung, presidente dell’Industrial Workers Federation of Myanmar (Iwfm) e membro del comitato della Confederation of Trade Unions Myanmar (Ctum), è la vincitrice 2024 del prestigioso Arthur Svensson International Prize for Trade Union Rights. Ad Equal Times racconta che situazione in Myanmar sta peggiorando. “Ci troviamo di fronte a una terribile oppressione (come torture, uccisioni, sparizioni, sfollamenti e incendi di case); alcuni dei nostri leader sono stati privati della cittadinanza e sono stati costretti a nascondersi. Molti membri si nascondono anche loro, sia all’in terno del paese che ai confini dei paesi vicini come la Thailandia. Alcuni sono stati arrestati e messi in prigione, subendo danni fisici e abusi sessuali durante la custodia. Quelli rimasti nelle fabbriche non possono identificarsi apertamente come membri del sindacato. Stiamo molto attenti a proteggerli. I direttori delle fabbriche controllano spesso i telefoni dei lavoratori per sapere chi hanno contattato. A volte, dopo aver preso i loro telefoni, li restituiscono con un avvertimento: Sappiamo cosa stai facendo. Fai attenzione”. Eppure prima del colpo di Stato il lavoro dei sindacati era riuscito a apportare cambiamenti positivi nella vita dei lavoratori. Nelle fabbriche di abbigliamento, migliaia di persone hanno migliorato la propria vita con un aumento dei loro stipendi. “Nel 2015, abbiamo contribuito a introdurre il primo salario minimo in assoluto e abbiamo reso possibile ai giovani l’accesso all’istruzione universitaria. Abbiamo garantito che i benefici della previdenza sociale fossero applicati a ogni lavoratore. Ero così felice perché i lavoratori avevano un giorno libero a settimana. Dovevano lavorare solo otto ore più due ore di straordinario. Questo ha dato alle persone più tempo da trascorrere con le loro famiglie. Non ho mai avuto il tempo o i soldi per viaggiare da nessuna parte, ma i nostri lavoratori potevano”. A causa del conflitto armato, molti contadini sono stati costretti a fuggire dalle loro case e dai loro campi. Il Myanmar ha ora più di tre milioni di sfollati interni. Anche per i contadini rimasti nelle loro case, l’in flazione ha reso quasi impossibile coltivare i raccolti a causa dell'alto costo dei fertilizzanti e di altri beni essenziali. Nel settore edile, i lavoratori perdono il lavoro dal 2021. L’esercito controlla le banche e limita la quantità di denaro che può essere prelevata, e molte aziende non possono continuare a operare. Con il conflitto armato, il settore edile è completamente crollato, così come il settore alberghiero e turistico.
Raffaella Vitulano
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