Il laboratorio Israele tra mea culpa e isterismi

 di Raffaella Vitulano

Era il gennaio 2021, ormai un anno fa, quando l’allora primo ministro Benjamin Netanyahu promise al popolo che se si fosse presentato subito ai centri di vaccinazione, Israele sarebbe stato il primo paese a vedere la fine della pandemia, guidando il mondo e agendo da modello globale per gestire il Covid. Ma non è andata così. Mentre il Paese ha iniziato ad aprirsi e la vita ha iniziato a tornare gradualmente a una parvenza di normalità, Israele, come gran parte del mondo, è stato duramente colpito dalla variante Omicron. Lo ammette, in Beyond the Headlines (Emirati arabi) di questa settimana, il conduttore James Haines Young dando uno sguardo alla situazione del Covid in Israele, un tempo leader mondiale per le vaccinazioni e ora terra di crescenti ricoveri con una raffica di nuovi casi più di sei volte il picco giornaliero precedente. L’aumento degli anticorpi prodotti da una quarta dose di vaccino contro il Covid- 19 non è sufficiente a prevenire le infezioni dalla variante Omicron, conferma una ricerca preliminare presso un ospedale israeliano.

I risultati mettono inoltre in discussione la pratica di somministrare dosi di richiamo quando gran parte del mondo si trova ad affrontare una carenza di vaccini. Il primo ministro Naftali Bennett cerca di calmare gli israeliani preoccupati invitando le persone ad assumersi la responsabilità personale di proteggere se stesse, i propri figli e i genitori: “Non c’è posto per il panico. Non c’è posto per isterismi. Lo supereremo insieme”, raccomandando alle persone di provare a utilizzare i test antigenici domestici, meno accurati ma che alleggeriscono il carico sui centri di test. La politica sulla pandemia è cambiata radicalmente negli ultimi mesi, causando confusione nell’opinione pubblica sulle politiche aeroportuali, i test, le quarantene e se e come mandare i bambini a scuola. In un nuovo sondaggio dell’Israel Democracy Institute, il 54% degli israeliani afferma che la pandemia ha causato loro di cambiare la loro routine quotidiana. Del campione, il 45% ha risposto di aver ripensatoalla propria vita, come la propria carriera o gli studi, mentre il 50% ha risposto di no. Tra la popolazione araba, il 71% nella fascia di età 35-44 anni ha ripensato alla propria vita a causadella pandemia di Covid. Coloro che avevano segnalato un cambiamento di routine a causa del Covid erano più propensi a risponderedi aver ripensato alla propria vita. Il sondaggio ha anche posto domande sui sentimenti personali sullo stato economico e sui sentimenti verso la sicurezza del lavoro. Tra gli ebrei, il 39% definisce la propria situazione economica come buona, poco meno del 43% come media e solo il 17% come non buona. Tuttavia, tra gli intervistati arabi, solo il 24% definisce buona la propria situazione economica, mentre il 38% la definisce non buona. Il professor Ehud Qimron, capo del Dipartimento di Microbiologia e Immunologia dell’Università di Tel Aviv e uno dei principali immunologi israeliani, ha scritto una lettera aperta al Ministero della Salute criticando aspramente la gestione israeliana - e quindi per certi versi globale - della pandemia di coronavirus. Già il professor Qimron nell’agosto 2020 aveva rilasciato un’intervista al quotidiano israeliano Yediot Ahronot dicendo che “la storia giudicherà la follia”.

Quimron taglia corto: è tempo di ammettere il fallimento. Nel suo testo, si legge che “alla fine, la verità sarà sempre rivelata e la verità sulla politica del coronavirus sta cominciando a essere rivelata. ... Con due anni di ritardo, ti rendi finalmente conto che un virus respiratorio non può essere sconfitto e che qualsiasitentativo del genere è destinato a fallire. Non lo ammetti, perché negli ultimi due anni non hai ammesso quasi nessun errore, ma in retrospettiva è chiaro che hai fallito miseramente in quasi tutte le tue azioni, e anche i media stanno già facendo fatica a coprire la tua vergogna. ... Hai rifiutato di ammettere che l’infe zione arriva a ondate che svaniscono da sole, nonostante anni di osservazioni e conoscenze scientifiche” e “fal sa propaganda”. E ancora, “hai rifiutato di ammettere che i test di massa sono inefficaci”, “hai rifiutato di ammettere che la guarigione è più protettiva di un vaccino”, “hai rifiutato di ammettere che i vaccinati sono contagiosi”, “hai rifiutato di adottare la ’Dichiarazione di Barrington’, firmata da più di 60.000 scienziati e professionisti medici, o altri programmi di buon senso. Hai scelto di ridicolizzarli, calunniarli, distorcerli e screditarli”. “I medici evitano di collegare gli effetti collaterali al vaccino, per non essere perseguitati come hai fatto con alcuni dei loro colleghi”. Invece, “hai scelto di pubblicare articoli non obiettivi insieme ai dirigenti senior di Pfizer sull’effi cacia e la sicurezza dei vaccini. Tuttavia, dall’alto della tua arroganza, hai anche ignorato il fatto che alla fine la verità verrà rivelata. E comincia a rivelarsi”. E ancora: “Hai distrutto l’educazione dei nostri figli e il loro futuro”, “hai danneggiato i mezzi di sussistenza, l’economia, i diritti umani, la salute mentale e fisica”; “hai bollato, senza alcuna base scientifica, le persone che hanno scelto di non vaccinarsi come nemici del pubblico e come propagatori di malattie”, “promuovi, in un modo senza precedenti, una politica draconiana di discriminazione, negazione dei diritti e selezione delle persone, compresi i bambini, per la loro scelta medica. Una selezione priva di qualsiasi giustificazione epidemiologica”.

“Questa emergenza deve finire!”. La tensione è alta nel paese.

In un editoriale su Haaretz, Ido Efrati dal canto suo si chiede se “I grandi investimenti in infrastrutture, manodopera e attrezzature stanno davvero aiutando a ridurre il carico sugli ospedali e si sono tradotti in salvare vite umane? Le risorse saranno destinate alla protezione e alla diagnosi delle popolazioni immunocompromesse e a garantire operazioni efficaci all'interno del sistema sanitario? Questo è un approccio che richiede di affrontare la malattia e non la pandemia. Vale anche la pena chiedersi se sia un po' ingenuo chiedere al pubblico israeliano di fare uno sforzo personale per prevenire la diffusione, chiedendo a chi non si sente bene di restare a casa, soprattutto senza un meccanismo di compensazione per dipendenti e datori di lavoro”.

Raffaella Vitulano

(21 gennaio 2022)






Green Pass, a breve sarà modificato o abolito nel paese 

Scienziati del paese hanno dichiarato al New York Times che vaccini aggiuntivi potrebbero causare più danni che benefici: ”Troppe iniezioni potrebbero causare una sorta di affaticamento del sistema immunitario”. Il professor Hagai Levine, epidemiologo e presidente dell’Associazione israeliana dei medici di salute pubblica, ha confermato al New York Times che non ci sono prove scientifiche pubblicate che sia necessaria una quarta dose. Israele dovrebbe inoltre eliminare a breve il suo sistema Green Pass, stando a quanto dichiarato dal ministro delle Finanze Avigdor Liberman al The Jerusalem Post: “Non c'è alcuna logica medica ed epidemiologica nel Green Pass, come molti esperti concordano. Ma c'è un danno diretto all'economia, al funzionamento quotidiano e inoltre crea significativamente panico tra la popolazione”. Il direttore generale del ministero della Salute, prof. Nachman Ash, sostiene che il sistema del pass verde dovrebbe essere mantenuto in vigore. Tuttavia, ha recentemente riconosciuto che a un certo punto potrebbe essere necessario riesaminare la questione.

Ra.Vi.

Dibattito vivace anche in Danimarca “Autorità e politici devono essere onesti” 

Non solo Israele. Dibattito vivace anche in Danimarca. Un giornale danese si è scusato pubblicamente per aver riportato le narrazioni del governo sulla pandemia di Covid-19 senza metterle in discussione. “Abbiamo fallito”, si legge in un titolo dell’Ekstra Bladet, il tabloid più antico di Danimarca, che ammette che “per quasi due anni, noi - la stampa e la popolazione siamo stati quasi ipnoticamente preoccupati dai dati quotidiani delle autorità sul coronavirus”. “Non siamo stati abbastanza vigili a chiedere chiarimenti quando le autorità ci hanno detto cosa significasse effettivamente che le persone sono ricoverate in ospedale con il coronavirus e non a causa del coronavirus. Fa differenza, perché i numeri ufficiali dei ricoveri hanno dimostrato di essere del 27% superiori alla cifra effettiva. Lo sappiamo solo ora”.

“Sono in primo luogo politici e autorità ad avere la responsabilità di informare la popolazione in modo corretto, accurato e onesto. I loro messaggi in questa crisi storica lasciano molto a desiderare. E quando mentono, la popolazione perde fiducia in loro”.

Ra.Vi.


Commenti

Post più popolari