Finanziamento Ue ai partiti. Allarme corruzione per le elezioni


Per combattere la corruzione e per assicurare una migliore gestione delle risorse del PNRR l’Italia avrebbe dovuto emanare il nuovo piano nazionale anticorruzione, la legge sul conflitto di interesse, la legge sull’attività di lobbying. Inoltre, avrebbe dovuto varare strumenti per il controllo e la trasparenza dei finanziamenti ai partiti politici. Sono diversi gli ambiti su cui si sono concentrare le raccomandazioni della Commissione europea all'Italia in occasione della pubblicazione del terzo rapporto sullo Stato di diritto: “Le norme sul finanziamento dei partiti politici - si legge nel capitolo del rapporto relativo all'Italia - e delle campagne elettorali mostrano alcune 'scappatoie' significative”.

È a fronte di queste ultime che la Commissione ha avviato “indagini su diversi casi e pronunciate condanne in primo grado”. Nel testo si legge che “la pratica di incanalare le donazioni ai partiti politici attraverso fondazioni e associazioni politiche rappresenta un serio ostacolo alla responsabilitàpubblica, poiché le transazioni sono difficili da tracciare”. Ma il dossier della Commissione europea invita l'Italia anche a “adottare norme esaustive sul conflitto di interessi e una regolamentazione delle lobby per istituirne un registro operativo”. Nel testo, infine, si raccomanda al nostro Paese anche di “creare un'istituzione nazionale per i diritti umani”. Il rapporto sulla Rule of Law è uno strumento di cui si è dotata l’Ue da alcuni anni per favorire un dialogo tra le istituzioni europee, gli Stati membri e la società civile allo scopo di rafforzare il rispetto dei principi dello stato di diritto. L’Unione vigila sui sistemi giudiziari, sui sistemi anticorruzione, sul rispetto dei diritti fondamentali e predispone un rapporto per ogni Stato dell’Unione. Nella sezione dedicata al nostro Paese, vengono citate le riforme che Bruxelles attendeva entro la fine di quest’anno, ma che non saranno portate a termine a causa della crisi del governo Draghi. Tra queste, il nuovo piano nazionale anticorruzione, la legge sul conflitto di interesse, la legge sull’attività di lobbying, oltre al varo di strumenti per il controllo e la trasparenza dei finanziamenti ai partiti politici.

Nelle trentacinque pagine del report, viene evidenziato come “il 2022 ha visto lo svolgersi di diversi casi di corruzione, in fase di indagine, azione penale e giudizio, per violazione della legge sui finanziamenti pubblici dei partiti politici, che hanno coinvolto anche figure politiche di alto livello. In tale contesto, la pratica di incanalare le donazioni attraverso fondazioni e associazioni politiche prima che vengano trasferite ai partiti rappresenta un ostacolo per la responsabilita`pubblica, perché si tratta di operazioni difficili da tracciare e monitorare”. Viene quindi spiegato come le norme in vigore dal 2019 sulla trasparenza dei finanziamenti alle organizzazioni politiche che obbligano i partiti a pubblicare i dati sulle donazioni (quelle superiori ai 500 euro, in denaro o in natura, devono essere pubblicate insieme all’identita` del donatore entro un mese dalla data della percezione. Le donazioni estere sono attualmente vietate), perdono di efficacia in quanto “le informazioni accessibili al pubblico sono conservate in formati diversi e non sono strutturate in modo uniforme, limitando cosi` le possibilita`di un monitoraggio pubblico. Non esiste un registro centralizzato, unico e leggibile automaticamente, che contribuirebbe a rendere disponibili tali informazioni sul finanziamento dei partiti e delle campagne in modo coerente, comprensibile e tempestivo”. Quanto alle donazioni estere di cui parlavamo prima, i deputati europei vogliono estendere il campo di applicazione della legge sui partiti politici europei per consentire loro di registrarsi e ottenere finanziamenti in paesi al di fuori dell’Ue, in base a una proposta adottata mercoledì 13 luglio scorso. Lo scorso novembre la Commissione Europea ha presentato i suoi piani per rinnovare la legge che regola le attività e il finanziamento dei partiti politici europei e delle fondazioni affiliate, con l’obiettivo di renderli finanziariamente più sostenibili, ridurre la burocrazia e facilitare loro il contributo e la partecipazione nelle campagne nazionali. Una delle proposte della Commissione è quella appunto di consentire ai partiti e alle fondazioni politiche europee di raccogliere contributi dai partiti membri o dalle organizzazioni con sede in paesi appartenenti al Consiglio d’Europa, l’organizzazione con sede a Strasburgo che promuove la democrazia e i diritti umani. Secondo la Commissione, questi contributi potrebbero valere fino al 40% dei bilanci totali. I piani di revisione delle regole sul finanziamento ai partiti politici europei potrebbero rischiare di vederli soggetti all’interferenza di organizzazioni al fuori dell’Ue, ha tuttavia avvertito la Corte dei conti europea. La Corte sostiene anche che sarebbe difficile assicurarsi che i contribuenti esteri condividano i ‘valori europei’.

La questione dell’interferenza straniera nelle campagne elettorali dell’Ue, e in altri luoghi, è aumentata di importanza dopo i tentativi della Russia e di altre entità di influenzare le elezioni. La Corte dei conti ha concluso che “non sarebbe consigliabile permettere il finanziamento delle campagne di referendum nazionali da parte dei partiti politici europei”, sostenendo che sarebbe troppo difficile determinare quali campagne siano state finanziate da fondi nazionali o Ue. I partiti politici europei sono diventati indipendenti nel luglio del 2004, quando nuove regole Ue hanno permesso loro di ricevere fondi annuali dal Parlamento europeo. Nel 2007 sono state aggiunte le fondazioni e le regole possono coprire ora fino al 90% delle spese di un partito. L’am montare complessivo di fondi Ue a disposizione dei partiti politici europei è aumentata da 6,5 milioni di euro nel 2004 a 46 milioni nel 2021, e quello per le fondazioni è passato da 5 milioni a 23 nello stesso periodo di tempo. La parte restante è coperta dalle risorse proprie, come le quote d’iscrizione e le donazioni.

Raffaella Vitulano


Transparency International: donazioni rappresentano il 37% del volume 

Bruxelles focalizza opacità: la pratica italiana di incanalare le donazioni attraverso fondazioni e associazioni politiche prima che vengano trasferite ai partiti genera difficoltà di tracciamento e di trasparenza nei confronti dell’opinione pubblica. Secondo i dati raccolti da Transparency International, le donazioni fatte ad associazioni terze hanno rappresentato quasi 10 milioni di Euro e cioè il 37% del volume totale dei finanziamenti politici nel 2019. A dicembre 2021 l’Espresso aveva pubblicato i dati sulle donazioni ai partiti politici, dall’agosto 2020 all’otto - bre 2021, rilevando che 47 milioni di Euro erano stati devoluti da entità private e singoli donatori, fra cui 400 imprese ed imprenditori del settore edile e sanitario e università private. Non esiste ancora un registro centralizzato, unico e leggibile automaticamente, nel quale i cittadini possano consultare le informazioni sul finanziamento delle campagne elettorali, e permangono preoccupazioni sulla capacità di verifica e vigilanza della Commissione per la trasparenza ed il controllo dei rendiconti dei partiti della Corte dei conti e del Consiglio regionale di garanzia elettorale.

Ra.Vi.





La risoluzione sulle ingerenze straniere da parte del Parlamento europeo 

Il Parlamento europeo ha approvato a larghissima maggioranza lo scorso marzo la risoluzione sulle ingerenze straniere nella vita politica dei Paesi Ue e sulla disinformazione frutto del lavoro svolto dalla speciale commissione Inge sulle interferenze straniere nei processi democratici dell’Ue e dei suoi stati membri istituita dal Pe. I voti a favore sono stati 552, i contrari 81 e 60 gli astenuti. Il testo è arrivato in Aula a Strasburgo proprio nei proprio nel primo mese dello scoppio della guerra in Ucraina e dello scontro tra Unione e Russia, e giunge alla conclusione che in Europa c’è una “larga impreparazione” sulla gravità della minaccia rappresentata dai regimi autocratici stranieri, in particolare Russia e Cina. La relazione chiede quindi a Bruxelles un giro di vite sulle ingerenze straniere. Il testo si focalizza anche sulla disinformazione digitale guidata da potenze straniere e raccomanda, tra l’altro, di “vietare donazioni e finanziamenti a partiti, fondazioni e agli esponenti politici che ricoprono cariche pubbliche o elettive da parte di potenze straniere” extra-europee. A favore del testo anche la delegazione Fdi al Parlamento Ue.

Ra.Vi.

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