Vincitori e perdenti della guerra economica contro l’Ucraina


Chi vince e chi perde la guerra economica contro l’Ucraina? La risposta è difficilmente univoca, di fronte ad un evidente stallo. Ma dopo il primo anniversario dall’i nizio della guerra è doveroso interrogarsi. Molti servizi e sondaggi in questi giorni hanno evidenziato un cambiamento nel cosiddetto zeitgeist, ovvero nello spirito del tempo, espressione adottata nella storiografia filosofica otto-novecentesca per indicare la tendenza culturale predominante in una determinata epoca. Rispetto all’anno scorso, alla gente - spiegano Medea Benjamin e Nicholas Davies, autori di ”War in Ukraine: Making Sense of a Senseless Conflict” - appare chiaro che i russi non hanno ottenuto una vittoria militare, ma nemmeno l’Occidente ha raggiunto i suoi obiettivi sul fronte economico. Quando la Russia ha invaso l’Ucraina, gli Stati Uniti e i loro alleati europei hanno promesso di imporre sanzioni paralizzanti che avrebbero messo in ginocchio la Russia e l’avrebbero costretta a ritirarsi. Le sanzioni occidentali avrebbero dovuto erigere una nuova cortina di ferro isolando una Russia sconfitta e in bancarotta da un Occidente riunito, trionfante e prospero. Non solo la Russia ha resistito all’assalto economico, ma le sanzioni sono esplose, colpendo proprio i paesi che le hanno imposte. Le sanzioni occidentali alla Russia hanno ridotto l’offerta globale di petrolio e gas naturale, aumentandone i prezzi. Quindi la Russia ha approfittato dei prezzi più alti, anche se il volume delle sue esportazioni è diminuito. Il Fondo monetario internazionale (Fmi) riferisce che l’eco nomia russa si è contratta solo del 2,2% nel 2022, rispetto alla contrazione dell’8,5% prevista, e prevede che l’econo mia russa crescerà addirittura dello 0,3% nel 2023. E l’Fmi non è esattamente filorusso: qualcosa non ha funzionato dunque, nella strategia delle sanzioni. D’altra parte, l’eco nomia ucraina è diminuita del 35% o più, nonostante i 46 miliardi di dollari di aiuti economici da parte dei generosi contribuenti statunitensi, oltre ai 67 miliardi di dollari di aiuti militari. Anche le economie europee stanno subendo un duro colpo. Dopo essere cresciuta del 3,5% nel 2022, l’econo mia dell’area euro dovrebbe ristagnare e crescere solo dello 0,7% nel 2023, mentre l’e conomia britannica dovrebbe contrarsi dello 0,6%. Per la Germania, che era più dipendente dall’energia russa importata rispetto ad altri grandi paesi europei, si prevede una crescita trascurabile dello 0,1% nel 2023 dopo essere cresciuta di un misero 1,9% nel 2022. L’industria tedesca pagherà però circa il 40% in più per l’energia nel 2023 rispetto al 2021. E forse questo era anche da tempo uno degliobiettivi di Washington: frenare la locomotiva tedesca. Ne ha parlato spesso anche il professor Sapelli. Eppure, per quanto gli Stati Uniti sono decisamente meno colpiti direttamente dalla guerra rispetto all’Europa, la loro crescita è scesa dal 5,9% nel 2021 al 2% nel 2022 e si prevede che continuerà a ridursi, all’1,4% nel 2023 e all’1% nel 2024. Nel frattempol’India, che è rimasta neutrale pur acquistando petrolio dalla Russia a un prezzo scontato, manterrà il suo tasso di crescita del 2022 di oltre il 6% annuo per tutto il 2023 e il 2024, surclassando come si prevede il Dragone. La Cina ha anche beneficiato dell’acquisto di petrolio russo scontato e di un aumento complessivo del commercio con la Russia del 30% nel 2022. E cosìl’economia cinese dovrebbe crescere del 5% quest’anno. Altri produttori di petrolio e gas hanno raccolto profitti straordinari dagli effetti delle sanzioni.

Pensiamo all’Arabia Saudita, il cui pil è cresciuto dell’8,7%, il più veloce di tutte le grandi economie, mentre le compagnie petrolifere occidentali hanno depositato 200 miliardi di dollari di profitti: ExxonMobil ha guadagnato 56 miliardi di dollari, un record di tutti i tempi per una compagnia petrolifera, mentre Shell ne ha guadagnati 40 e Chevron e Total 36 miliardi ciascuno. Bp ha guadagnato ’solo’ 28 miliardi, chiudendo le sue operazioni in Russia, ma ha comunque raddoppiato i profitti del 2021. Per quanto riguarda il gas naturale, i fornitori statunitensi di Gnl (gas naturale liquefatto) come Cheniere e società come Total che distribuiscono il gas in Europa stanno sostituendo la fornitura europea di gas naturale russo con gas fracking proveniente dagli Stati Uniti, a circa quattro volte i prezzi pagati dai clienti statunitensi e con i terribili impatti climatici del fracking. 850 miliardi di dollari di sussidi governativi europei a famiglie e aziende hanno aiutato a riportare i prezzi dell’e nergia al dettaglio ai livelli del 2021, ma solo dopo essere aumentati di cinque volte nell’e state del 2022. E il sabotaggio dei gasdotti sottomarini Nord Stream che portavano il gas russo in Germania sta favorendo - oltre agli Usa - anche la Norvegia come fornitore di gas naturale in Europa. Gli altri grandi vincitori della guerra in Ucraina sono ovviamente i produttori di armi, dominati a livello globale dai 'cinque grandi' statunitensi: Lockheed Martin, Boeing, Northrop Grumman, Raytheon e General Dynamics. La maggior parte delle armi finora inviate in Ucraina proviene da scorte esistenti negli Stati Uniti e nei paesi della Nato. L’autorizzazione a costruire nuove scorte ancora più grandi è volata attraverso il Congresso a dicembre, ma i contratti non sono ancora comparsi nei dati di vendita. Mentre alcuni paesi e aziende hanno tratto profitto dalla guerra, i paesi lontani dalla scena del conflitto hanno tuttavia vacillato per le ricadute economiche. La Russia e l’Ucraina sono state fornitori fondamentali di grano, mais, olio da cucina e fertilizzanti in gran parte del mondo. La guerra e le sanzioni hanno causato carenze di molti prodotti, così come del carburante per trasportarli. E i prezzi alimentari globali sono schizzati ai massimi storici. Ne risente il Sud del mondo che dipende dalle importazioni di cibo e fertilizzanti dalla Russia e dall’Ucraina per nutrire le loro famiglie, come Turchia, Bangladesh, Pakistan e Laos, Benin, Ruanda e Somalia. La Black Sea Grain Initiative, mediata da Onu e Turchia, ha alleviato in parte la crisi alimentare, ma al momento ancora si discute dell’accordo, che dovrà essere rinnovato dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite prima che scada il 18 marzo 2023.

Raffaella Vitulano


Colossi petroliferi e industria armi sempre più fiorenti 

Dopo un anno di massacri e distruzioni in Ucraina, possiamo dichiarare vincitori economici di questa guerra Arabia Saudita; ExxonMobil e i suoi colleghi colossi petroliferi; Lockheed Martin e Northrop Gruman. L’ emendamento sostitutivo Reed-Inhofe al National Defense Authorization Act FY2023 ha autorizzato contratti pluriennali “in tempo di guerra” senza appalto per “ricostitui re” le scorte di armi inviate in Ucraina, ma le quantità di armi da procurare superano quelle spedite in Ucraina fino a 500 a uno. Nel 2022 i prezzi delle azioni sono così salite: Lockheed Martin del 37%; Northrop Grumman del 41%; Raytheon del 17%; e General Dynamics del 19%. I perdenti sono, prima di tutto, il popolo ucraino sacrificato, su entrambi i lati della linea del fronte, tutti i soldati che hanno perso la vita e le famiglie che hanno perso i loro cari. Ma nella colonna dei perdenti ci sono anche i lavoratori e i poveri di tutto il mondo, soprattutto nei paesi del Sud del mondo che dipendono maggiormente dalle importazioni di cibo ed energia. Tra questi il Brasile, il cui presidente brasiliano Lula, che spinto dal presidente Biden a inviare armi in Ucraina ha risposto: “Non voglio unirmi a questa guerra, voglio farla finita”.

Ra.Vi.


Come i lobbisti di Washington traggono vantaggi dal conflitto 

Alcuni dei più potenti lobbisti di Washington stanno fornendo i loro servizi all’Ucraina gratuitamente, ma allo stesso tempo stanno prendendo milioni di compensi dagli appaltatori del Pentagono che trarranno vantaggio dalla guerra del paese con la Russia. E’ quanto denuncia un’inchiesta del “The Guardian” che spiega come una delle industrie più cruciali che sono venute in aiuto dell’Ucraina sia la potente industria del lobbismo di Washington. L’in vasione ha portato alcuni dei più grandi attori del settore del lobbying a fare l'impensabile: fare lobby gratuitamente. Ma dietro le ragioni altruistiche, alcune società di lobbismo hanno anche incentivi finanziari per aiutare l’Ucraina: guadagnano milioni facendo pressioni a vantaggio dei produttori di armi. La legge degli Stati Uniti richiede che gli agenti di committenti stranieri impegnati in attività politiche diano periodicamente informazioni pubbliche sulla loro relazione ai sensi del Foreign Agents Registration Act (Fara). 25 dichiaranti rappresentano gli interessi ucraini dall’invasione russa dell'Ucraina. Prima della guerra, solo 11 iscritti a Fara lavoravano per conto degli interessi ucraini. Molti di questi nuovi lobbisti ucraini stanno spingendo per un maggiore sostegno militare degli Stati Uniti all’esercito ucraino.

Ra.Vi.

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