Scacco al Re. La Regina è Ursula von der Leyen


La probabile candidatura della presidente della Commissione europea per un secondo mandato sembra più un’inco ronazione che una delibera democratica. Nicholas Vinocur, editorialista di Polìtico, sferza “la regina Ursula” invitando re Carlo III a spostarsi più in là. Alla Von der Leyen basterebbe una maggioranza semplice in Parlamento per essere confermata per un secondo mandato. Eppure l’Unione Europea si prepara a incoronarla come la propria monarca. “Ma non c’è niente di simbolico nel potere che esercita. Come presidente del braccio esecutivo del blocco, von der Leyen dovrebbe servire fino al 2024, quando l’Ue eleggerà un nuovo Parlamento europeo. Il voto ha lo scopo di aiutare a determinare, almeno in teoria, chi le succederà nel ruolo di potere. Tuttavia con le elezioni a più di un anno di distanza, le stelle si stanno già allineando attorno a un secondo mandato per von der Leyen, che deve ancora confermare di essere interessata a continuare il lavoro”. Il Partito popolare europeo di centrodestra, che controlla la fazione più numerosa al Parlamento europeo, la appoggia, così come i partiti conservatori tedeschi. La coalizione di governo del cancelliere Olaf Scholz a Berlino invia segnali positivi, mentre il presidente francese Emmanuel Macron deve ancora esprimersi pubblicamente su un secondo mandato della signora. Von der Leyen è stata abile nel coltivare sia i Verdi che i Socialisti e Democratici - gli altri due maggiori gruppi in Parlamento - offrendo loro vittorie legislative come il Green Deal dell’Ue. Di conseguenza, i loro sforzi per mettere in campo un’alternativa credibile a von der Leyen per il posto al vertice della Commissione sono stati nella migliore delle ipotesi poco brillanti, spingendo alcuni addetti ai lavori dell’Ue a chiedersi se ci sarà persino una campagna adeguata per il ruolo più potente nella burocrazia europea. Di certo, se ci sarà una seria sfida frontale per lei, è probabile che proverrà dall’estrema sinistra e dall’estre ma destra. “In effetti, con così tanta potenza di fuoco politica a sostegno di von der Leyen, il suo ritorno al vertice inizia a sembrare più un’incoronazione che una determinazione democratica. Il che sarebbe appropriato per un leader che, grazie al suo pedigree e al suo portamento personale (sembrava a suo agio partecipando all’incoronazione di re Carlo III a Londra), è quanto di più vicino possibile alla regalità dell’Ue - se mai una cosa del genere dovesse esistere”. Dopo aver ricordato come il padre di von der Leyen, Ernst Albrecht, sia stato uno dei primissimi funzionari pubblici dell’Unione europea, l’editoriali sta puntella la sua critica. Ursula ha trascorso i primi 13 anni della sua vita nel quartiere Ixelles di Bruxelles, all’ombra delle istituzioni Ue. Ha frequentato la Scuola Europea, frequentando i figli delle élite dell’Ue ed imparando francese e tedesco, le lingue del potere Ue. Dopo aver conseguito una laurea in medicina, aver cresciuto sette figli e aver prestato servizio come ministro della Difesa tedesco sotto l’ex cancelliere Angela Merkel, von der Leyen è tornata a Bruxelles nel 2019, “ma non è stato attraverso un viaggio democratico. È stata scelta dai leader Ue durante un negoziato a porte chiuse in cui hanno rifiutato il cosiddetto Spitzenkandidat o candidato capolista presentato dai conservatori - quella scelta era Manfred Weber - conferendo a lei l’incari co”. “Pur non ereditando del tutto il titolo, la scelta di Ursula von der Leyen si avvicina al processo con cui i nobili polacchi scelsero il loro re nel medio e tardo medioevo”. Una volta al potere, von der Leyen ha scelto di vivere in un appartamento all’ultimo piano dell’edificio Berlaymont che ospita la Commissione europea, piuttosto che tra la gente comune di Bruxelles. “Sceglie con cura i suoi incontri con i giornalisti e il suo stile di leadership - pettinato, controllato e diligentemente distaccato - ricorda un monarca illuminato, piuttosto che un leader democratico che cerca l’approva zione del popolo. I rari scorci nella vita privata di von der Leyen sembrano solo sottolineare l’analo gia reale. Dopo che il suo pony preferito, Dolly, è stato aggredito da un lupo vicino alla sua casa di campagna a Burgdorf-Beinhorn in Germania, von der Leyen ha ordinato alla Commissione europea di rivalutare le norme che proteggono i lupi in tutta l’Ue. Il suo ufficio nega di aver intrapreso alcuna azione per l’uccisione di Dolly, ma il lupo che ha ucciso il suo pony è stato inserito in una lista in Germania. I monarchi non hanno mai visto di buon occhio il bracconaggio”. Negli ultimi anni la Commissione ha gradualmente accumulato più potere di quanto inizialmente previsto. “E sotto von der Leyen, quei poteri si sono espansi a un livello senza precedenti. Scossa dalla pandemia di Covid-19 e dall’invasione russa dell’Ucraina, la sua Commissione si è incaricata di coordinare la politica sanitaria e di difesa, in precedenza appannaggio esclusivo degli Stati membri dell’Ue. Ciò ha portato a chiedere più democrazia nel modo in cui viene scelta la persona per il posto di vertice nella Ue”. A partire dal 2014, i cittadini europei hanno del resto iniziato ad avere voce in capitolo nella scelta del presidente della Commissione attraverso il cosiddetto Spitzenkandidat, o sistema del candidato capofila, in base al quale il gruppo che ottiene il maggior numero di voti alle elezioni parlamentari presenta il proprio candidato per il posto di vertice. Eppure, neppure cinque anni dopo, i leader hanno abbandonato il sistema dello Spitzenkandidat scegliendo von der Leyen - che non si era candidata per un seggio in Parlamento - al posto di Weber, che era il principale candidato del suo partito. “La mossa ha annullato ore di dibattito televisivo tra i candidati principali e si è presa gioco della promessa di più democrazia. Di conseguenza, questa volta i leader conservatori sono determinati a far funzionare il sistema dello Spitzenkandidat”. Con le forze anti Ue all’offensiva in Polonia e Ungheria e Marine Le Pen pronta a fare un’altra candidatura per la presidenza francese nel 2027, l’Unione europea non può permettersi accuse di essere un superstato non eletto.

Raffaella Vitulano




Qatargate, pressioni esterne ma soprattutto problemi all’interno 

La commissione del parlamento Ue incaricata di indagare sulle accuse di corruzione non sembra in grado di decidere su cosa concentrarsi: all’esterno, sulle pressioni che riceve da governi e lobbisti, o piuttosto all’interno, su doppi lavori dei parlamentari? La vera minaccia proviene dall’esterno o dall’interno? In vista delle elezioni europee del prossimo anno, i deputati hanno tenuto un dibattito su una relazione riguardante la risposta del Parlamento alle accuse di uno schema di cash-for-favors che coinvolge attuali ed ex Parlamentari Ue, a nome degli interessi di Qatar, Marocco e Mauritania. Gli eurodeputati cercano un equilibrio tra misure che proteggano l’istituzione democraticamente eletta da influenze extra Ue potenzialmente nefaste, offrendo al contempo ulteriore trasparenza. Le loro proposte includono requisiti più severi per i gruppi di interesse per inserire i dettagli nel database dei lobbisti dell’Ue, una maggiore sicurezza informatica e limiti alla misura in cui i deputati possono parlare come rappresentanti del Parlamento durante i viaggi ufficiali. Il Parlamento dovrebbe infine vigilare nel periodo in cui i deputati lasciano l’incarico e possono iniziare a fare pressioni sugli ex colleghi.

Ra.Vi.



Corruzione, la percezione del reato varia da paese a paese nella Ue 

Nuove regole per reprimere la corruzione sulla scia del Qatargate. La settimana scorsa la Commissione ha invitato i paesi membri ad adottare norme comuni contro la corruzione, migliorare la cooperazione per le indagini transfrontaliere e facilitare la cattura dei criminali istituendo organismi anticorruzione dedicati in tutti i paesi dell’Ue. Anche il braccio diplomatico Ue, il Servizio europeo per l’azio ne esterna, ha proposto le proprie misure volte a rafforzare la capacità di sanzionare paesi terzi per problemi di corruzione. L’esecutivo Ue ha invitato gli Stati membri ad aggiungere nuovi reati nelle legislazioni come l’appropriazione indebita, il commercio di influenza, l’abuso di funzione, l’ostruzione della giustizia e l’arricchi mento illecito legato alla corruzione. Le regole proposte si applicherebbero automaticamente alle istituzioni e al personale Ue. Secondo un sondaggio Eurobarometro del 2022 , il 63% dei cittadini nei paesi Ue considera la corruzione inaccettabile. Ma quel numero varia ampiamente da paese a paese, dal 78% che lo considera inaccettabile in Irlanda contro solo il 34% in Lettonia e il 30% nella Repubblica ceca.

Ra.Vi.




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