Zero hamburger e latticini nel 2030. Così New York combatte le emissioni


New York City ha preso di mira le emissioni di edifici e automobili, e ora il sindaco Eric Adams mette sotto osservazione l’impronta di carbonio da una nuova fonte: il cibo. Adams e Rohit Aggarwala, chief climate officer della città e commissario del Dipartimento per la protezione ambientale, pochi giorni fa hanno pubblicato il primo inventario integrato dei gas serra della città, che incorpora le emissioni derivanti dalla produzione e dal consumo di cibo. Il sindaco autodefinitosi vegano (sebbene mangi pesce) di New York vuole in pratica tagliare il budget della città per la carne. E dunque dimenticatevi gli hamburger di New York. Lui sostiene che “una dieta a base vegetale è migliore per la tua salute fisica e mentale”. Dopotutto, questa è la sua dieta, e chi meglio di Eric Adams sa cosa fa bene a te? La città stima che i suoi acquisti di cibo producano tanto carbonio quanto lo scarico di 70.000 auto alimentate a gas. Da pochi giorni il milione di studenti delle scuole pubbliche di New York City ha potuto pranzare con “pizza all’aglio e formaggio”, fagiolini e insalata. Ma non arrosto di manzo. E così i pazienti degli ospedali pubblici di New York City potrebbero cenare con la paella vegetariana - frutti di mare non inclusi ovviamente - o un tagine di ortaggi a radice marocchino. Ma niente petto di pollo col purea. Nelle strutture gestite da New York City, la carne manca sempre più dal menu. L’obiettivo è di ridurre le emissioni legate agli acquisti di cibo in città del 33% entro il 2030, svelando i dati che mostrano che a New York City il consumo di cibo rivaleggia con il trasporto come fonte di gas che riscaldano il pianeta. Nel 2021, durante l’ulti mo anno del sindaco di Bill de Blasio, la città si era impegnata a ridurre le emissioni legate al cibo del 25% entro il 2030. Il nuovo annuncio ha aumentato tale impegno al 33%. Il cibo rivaleggia dunque con i trasporti in termini di impronta di carbonio: con il 20% delle emissioni della città, è appena dietro ai trasporti, con il 22%. Gli edifici di New York producono il 34% delle emissioni della città. “Se vuoi davvero fare la differenza, ci sono due cose principali che fai per il cibo, una delle quali è cercare di ridurre la quantità di carne bovina”, sostiene Richard Larrick, professore di management alla Duke University. E così la bistecca e gli hamburger salgono sul banco degli imputati. L’al tro è fare i conti con gli sprechi alimentari, che ora finiscono in gran parte nelle discariche producendo metano, un gas serra particolarmente potente. Per affrontare questo problema, New York City ha promesso di lanciare un programma di compostaggio in tutta la città entro la fine del 2024. “Avere 20 grammi di proteine dalla carne bovina - che è una specie di porzione di proteine di un pasto, è come bruciare un litro di benzina”, ha tuonato Larrick. Sensi di colpa davanti alla tavola? Il sindaco Adams ha addirittura scritto un libro di cucina, “Healthy at Last”, che vanta ricette esotiche. Il fanatismo vegetale di Adams è stato paragonato alle crociate per la salute dell’ex sindaco Michael Bloomberg, che includevano il divieto di fumare nei bar e nei ristoranti e la messa al bando degli ingredienti grassi trans nei ristoranti. Tuttavia, alcuni hanno criticato l’iniziativa di Adams, affermando che ci sono questioni più urgenti da affrontare, in particolare nelle strutture mediche della città che si stanno ancora riprendendo dalla devastante pandemia di Covid 19. Le scuole di New York si astengono già dal servire carne il lunedì e il venerdì. Gli ospedali pubblici hanno reso i piatti vegetariani l’opzione predefinita, anche se i pazienti che vogliono la carne possono ancora ottenerla. Ma è solo l’inizio della messa al bando. Gli ospedali cittadini sono sulla buona strada per servire 850.000 pasti a base vegetale quest’anno, riducendo le loro emissioni alimentari complessive del 36% a partire da febbraio 2023. E se il paziente ha bisogno di proteine animali? Non è un problema del sindaco. Ora dobbiamo parlare di manzo. I newyorkesi possono aiutare il pianeta mangiando più frutta, verdura, cereali e fagioli. Oltre a ridurre le emissioni di origine alimentare all’interno di agenzie come la rete ospedaliera pubblica della città e il sistema scolastico pubblico, Adams chiede alle aziende del settore privato di ridurre le proprie emissioni del 25% entro il 2030. Nonostante l’immagine diAdams come audace narratore di verità, i sostenitori di un futuro ancora con la carne insistono sul fatto che questa sia solo pura paranoia. Un recente saggio su New Republic di Jan Dutkiewicz e Gabriel Rosenberg presenta una perfetta illustrazione degli attivisti che insistono sul fatto che l’unico modo per arrestare il cambiamento climatico sia limitare l’assunzione di proteine da parte del pubblico, insistendo sul fatto che è una follia. La bistecca trasformata in una questione di guerra culturale, insomma. Gli attivisti per i quali il consumo di carne rappresenta un assalto all’Eden in cui siamo stati concepiti spesso insistono sul fatto che le conclusioni logiche della loro teologia sono invenzioni fantastiche dei loro oppositori, attingendo da un decennio di attivismo travestito da ricerca scientifica al servizio dei suoi sponsor, che chiedono di tracciare le spese alimentari e altre spese personali per promuovere gli obiettivi climatici. Ed è sempre il World Economic Forum ad aver proposto di tracciare il consumo personale di Co2 e le quote di Co2 nel suo famigerato articolo sull’agenda “My Carbon“. In genere ci viene insegnato che i conflitti di interesse dovrebbero farci dubitare delle intenzioni di chi promuove idee legate a tali conflitti. Nel caso della Covid- 19 o del cambiamento climatico, ci viene chiesto di gettare via queste precauzioni e di riporre cieca fiducia nei mega miliardari che traggono grandi benefici dalla pandemia o dai loro investimenti nel cambiamento climatico. Come pensatori critici, dovremmo riflettere sui promotori che si ergono per trarre benefici finanziari dalle loro idee. Il tracker del consumo domestico delineerà ora la quantità di gas serra rilasciati dal consumo di cibo, principalmente carne, pollame, pesce, uova e latticini. E il cibo sarà incluso nell’inventario annuale della città delle fonti di emissione da una serie di fonti, dall’assistenza sanitaria ai viaggi.

Raffaella Vitulano


Razionamenti in tutto il mondo Tre abiti l’anno e un’auto per 50 anni 

Al progetto C40 Cities, deciso dai soliti signori del World Economic Forum, hanno aderito diverse città. Nel sito leggiamo Barcellona, Milano, Londra (membri del comitato direttivo), ma anche Roma, Madrid, Lisbona, Rotterdam, Amsterdam, Berlino, Varsavia, Istanbul, Atene, Tel Aviv, Copenhagen, Stoccolma, Oslo, Tokyo, Singapore, Hanoi, Rio de Janeiro, Lima, Bogotà. I 96 sindaci aderenti al progetto mireranno a ridurre a zero il consumo di carne entro il 2030, così come di latte e latticini, non superando le 2500 calorie al giorno. Come da tabella, ci saranno concessi non più di 3 capi di vestiario all’anno col recupero del 75% di scarti produttivi. Le auto private dovranno essere ridotte a zero, o se non si riesce, a 190 per ogni mille abitanti. Quella che eventualmente avrete vi dovrà durare 50 anni. I viaggi aerei saranno limitati a lunghezze di 1500 chilometri a persona ogni 3 anni entro il 2030. E così via, in un sistema di razionamenti finanziato, tra gli altri, da American Express, governo inglese, ministeri tedesco e danese, Ikea, L’Oreal, Open Society Foundations. FedEx, Google, Mayor Migrations Council, Velux, Clinton Foundation, Banca mondiale e tante fondazioni di filantropi mondiali che hanno a cuore la salute del pianeta. Un po’ meno quella dei cittadini.

Ra.Vi.


Carbonio, Ncba: la carne bovina responsabile solo del 2% 

Il principale gruppo industriale della nazione che rappresenta i produttori di carne bovina degli Stati Uniti ha replicato al sindaco democratico di New York City Eric Adams dopo il suo annuncio per promuovere i pasti a base vegetale. La National Cattlemen’s Beef Association (Ncba), che rappresenta gli allevatori e le organizzazioni affiliate in tutti i 50 stati, ha accusato Adams di aver fuorviato i dati sull’impronta di carbonio e sul profilo delle emissioni dell’industria americana della carne. Il gruppo ha osservato che i bovini da carne rappresentano una piccola frazione delle emissioni a livello nazionale, ”solo il 2% delle emissioni negli Stati Uniti'”. Il vicepresidente degli affari governativi Ethan Lane ha dichiarato a Fox News Digital che tutta l’agricoltura rappresenta circa l’11% delle emissioni degli Stati Uniti: “I produttori di bovini migliorano continuamente le loro pratiche di sostenibilità e continueranno a produrre carne bovina di alta qualità per nutrire il mondo intero, contribuendo solo in piccola parte alle emissioni degli Stati Uniti. Il sindaco Adams otterrà una certa copertura mediatica infangando il buon nome del manzo, ma speriamo che la prossima volta citi informazioni accurate”.

Ra.Vi.

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