Intelligenza artificiale, piattaforme e diritti dei lavoratori


Gerard Rinse, Digital Policy Analyst for the Foundation for European Progressive Studies, ha un master in politica sociale europea presso la London School of Economics e un Llm in diritto privato presso l'Università di Leiden . Un curriculum di tutto rispetto dunque per fargli dire che non solo l’AI (intelligenza artificiale) Act, ma la direttiva sul lavoro su piattaforma sarà fondamentale per i controlli umani sulla gestione automatizzata. Le proposte dei mesi scorsi del Consiglio Ue sulla direttiva sul lavoro in piattaforma potrebbero incrociarsi con quelle del Parlamento europeo sull’IA act. Ormai di intelligenza artificiale si scrive (anche troppo e senza conoscenze particolari) e si legifera (senza conoscerne gli sviluppi). Un bene, ma anche un male se la fretta è cattiva consigliera. Il mese scorso è stato un momento di svolta per la rivoluzione dell’intelli genza artificiale.Rinse sostiene che ancora una volta, l’Unione Europea si sta dimostrando all’avan guardia nella regolamentazione delle Big Tech. Il Parlamento europeo ha infatti concordato la sua posizione sulla legge sull’IA a giugno con un voto quasi unanime mentre i leader in Consiglio hanno concordato per una direttiva in materia per affrontare questioni sociali più urgenti, come le implicazioni sociali dell’intelligenza artificiale sul posto di lavoro. Come ha ben spiegato un pezzo del New York Times, l’intelligenza artificiale rivoluzionerà il lavoro, ma nessuno è d’accordo su come e quanti posti di lavoro saranno interessati. L’Ue ha molto da perdere. L’e conomia europea si basa su solide relazioni industriali tra lavoratori e datori di lavoro e su un sistema sociale che protegge i lavoratori. Ciò mette anche l’Europa nella posizione migliore per correggere la regolamentazione degli algoritmi e dell’intelligenza artificiale sul posto di lavoro. E il voto sull’AI Act in parlamento è arrivato con importanti novità sulla regolamentazione dell’IA dal Consiglio Ue. Gli Stati membri, dicevamo, hanno anche finalmente concordato una posizione sulla direttiva sul lavoro nelle piattaforme, sebbene ciò si concentri solo su una parte specifica della forza lavoro, i riders ed i fornitori di servizi nella gig economy tramite algoritmi. E mentre circa la metà di questa direttiva si occupa della presunzione di un contratto di lavoro per stabilire l’uso improprio dello status di “indi pendente” dei lavoratori su piattaforma, l’altra metà approfondisce la gestione algoritmica e quali guardrail sono necessari. Il consiglio è favorevole a regole rigide sulla gestione algoritmica, per consentire ai lavoratori e ai loro rappresentanti di avere un controllo sui sistemi implementati: maggiore trasparenza, monitoraggio umano, diritto alla revisione e, soprattutto, regole in materia di rischi per salute e sicurezza (psicologica). Trasparenza significa che i lavoratori dovrebbero essere informati dei sistemi di gestione automatica e, in particolare, di quale comportamento viene preso in considerazione e dei fattori che influenzano le decisioni dell’algorit mo. Abbiamo visto tutti film e documentari che trattano dei riders, ad esempio, osservando scandalizzati i meccanismi perversi imposti ai lavoratori dagli algoritmi. Ma scandalizzarsi non basta per capire la vita di quei lavoratori in bici o in moto. Occorre agire e subito: “Se il monitoraggio umano, unito alle risorse necessarie, è essenziale per valutare l’impatto delle scelte individuali, è indispensabile la condivisione di tale valutazione con i rappresentanti dei lavoratori, come i sindacati e i consigli di fabbrica. Richiede inoltre, senza indebito ritardo, la spiegazione di una decisione significativa presa dal sistema di gestione automatico - per chiarire i fatti contestuali, le circostanze e le motivazioni - e il diritto di chiedere un intervento umano, con risarcimento del danno connesso”. L’analisi di Rinse è puntuale, soprattutto laddove scrive che l’obbligo previsto di valutare i rischi del monitoraggio automatizzato o dei sistemi decisionali per la sicurezza e la salute dei lavoratori delle piattaforme, in particolare gli incidenti sul lavoro e i rischi psicosociali, rappresenterà una grande vittoria: “Le piattaforme non dovrebbero solo introdurre adeguate misure preventive e protettive: i sistemi decisionali automatizzati non possono, in alcun modo, esercitare pressioni indebite sui lavoratori delle piattaforme o comunque mettere a rischio la loro salute fisica e mentale. La gravità di ciò è evidente dalla ricerca che mostra che le collisioni stradali sono più probabili per i corrieri delle consegne da asporto che lavorano nella gig economy e dalle segnalazioni di incidenti che coinvolgono i motociclisti per retribuzioni più alte”. Un’ultima misura che conferirà poteri ai lavoratori sarà “l’obbligo per le piattaforme di informare e consultare i loro rappresentanti sulle decisioni che potrebbero portare a sistemi automatizzati di monitoraggio o decisionali o a modifiche del loro utilizzo. A causa della natura altamente tecnica di tali sistemi, i sindacati potrebbero richiedere l’as sistenza di un esperto di loro scelta per formulare un parere, con il costo che ricadrebbe sulla piattaforma”. Per ora questa è solo la posizione del Consiglio e bisognerà attendere la triangolazione con il Parlamento e la Commissione europea per concludere la direttiva. Ma questa legislazione creerà un precedente sostanziale, con misure concrete per affrontare l’IA sul posto di lavoro anche al di fuori delle piattaforme. Le proposte del parlamento affrontano l’IA sul posto di lavoro: chiedono trasparenza per i lavoratori e la consultazione dei rappresentanti dei lavoratori. Ma si potrebbe cercare un’ulteriore mitigazione dei rischi per la salute e la sicurezza della gestione algoritmica, prendendo in prestito dalle proposte per salvaguardare i lavoratori della piattaforma. Questi due fascicoli entreranno in triangolazione nei prossimi mesi sotto la presidenza spagnola, consentendo la traduzione di concetti, formulazioni e accordi tra un fascicolo e l’altro. Possiamo già vedere come i sistemi di gestione automatica possono influenzare il lavoro quando guardiamo al lavoro su piattaforma. Dovremmo utilizzare questa esperienza per aiutare a guidare l’impatto che la rivoluzione dell’IA avrà sul lavoro e sui luoghi di lavoro in settori più tradizionali.

I lavoratori delle piattaforme come Glovo, Just Eat o Deliveroo potrebbero presto diventare dipendenti di queste aziende, mentre ora lavorano per loro come autonomi. Va proprio in questa direzione, infatti, l’accordo per una nuova direttiva Ue in materia raggiunto dai ministri del Lavoro dei Paesi membri, che mira a introdurre nuove regole a tutela della categoria. La proposta di direttiva sarà ora oggetto di negoziati con il Parlamento. Basteranno tre su sette criteri per stabilire la dipendenza di autisti, riders, domestici o altro: la determinazione da parte della piattaforma dei limiti massimi di retribuzione, l’imposizione di un abbigliamento specifico, la supervisione del lavoro, la limitazione della facoltà di scelta degli orari di lavoro e dei giorni di assenza, la restrizione alla possibilità di rifiutare incarichi, di costruire la propria clientela o di svolgere prestazioni cper la concorrenza. La direzione è chiara: non è accettabile che la maggior parte dei 28 milioni di lavoratori del settore sia inquadrata come autonomi, considerato che, nei fatti, essi devono per lo più attenersi a regole tipiche di un lavoro subordinato. Ec’è già chi intende bypassare la direttiva affidandosi ai robot per le consegne. E’ il caso di Uber, il colosso dei transfer e della consegna di cibo, che ha registrato un aumento impressionante del prezzo delle sue azioni nel 2023 grazie ad utenti in crescita, alla rapida espansione dell'intelligenza artificiale e l’annuncio di un accordo con il produttore di robot Serve Robotics che fornirà al primo 2 mila sofisticati robot basati sull'intelligenza artificiale che verranno utilizzati per la consegna del cibo. Uber Eats utilizzerà i robot di Serve in vari mercati di consegna statunitensi non specificati entro la fine di quest’anno. L’accordo rappresenta un’espansione della partnership iniziale del 2022 tra le due società, che comprendeva più di 200 ristoranti a Los Angeles. Serve Robotics ha affermato che le sue consegne robotiche sono aumentate del 30% su base mensile da quando ha iniziato le consegne lo scorso anno. Da quando è stata annunciata l’espansione della partnership di Uber Eats, il prezzo delle azioni della società è aumentato di oltre il 10,4%. Da quel periodo, la società di taxi ha aggiunto quasi 8 miliardi di $ alla sua capitalizzazione di mercato.

Raffaella Vitulano


Commenti

  1. Grazie per l'impegno profuso per rendere questo blog così utile e informativo

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