L’Europa? Un carrarmato arrugginito ormai uscito di produuzione

 

L’Europa non è uno Stato, e questo è un problema, soprattutto economico. Ecco perché è in guerra con la Russia. L’analisi di Curro Jimenez pubblicata su Naked Capitalism va dritta al punto: la forza dell’euro ne è compromessa e proprio per questo è molto più facile immaginare la disgregazione dell’Europa che quella degli Stati Uniti. E oggi questa disintegrazione appare come una possibilità concreta, ma disordinata. L’Unione Europea vorrebbe che l’Europa diventasse uno Stato. Questa era l’essenza del Piano Pleven, che proponeva sia un’unione politica che un patto di difesa. Questo si rivelò troppo ambizioso, così i primi architetti come Jean Monnet e Robert Schuman tracciarono un percorso graduale: dall’integrazione economica a quella politica, con l’idea di un’Unione Europea come salvaguardia contro un’al tra guerra civile europea. Ciò che non avevano previsto era che, affinché l'Europa diventasse uno Stato nazionale, sarebbe stata nuovamente necessaria la violenza. Oggi è ampiamente riconosciuto che altre potenti forze spingevano verso lo stesso obiettivo, sebbene per ragioni diverse. Ad esempio proprio gli Stati Uniti, attraverso la Cia, sarebbero stati uno di questi. L’American Committee on United Europe (Acue) fu infatti fondato nel 1948 come organizzazione privata e finanziata segretamente per promuovere il federalismo europeo e contrastare il comunismo. Documenti declassificati mostrano che tra il 1949 e il 1960, l’intelligence statunitense fornì circa 4 milioni di dollari al Movimento Europeo. Alcuni sostengono che, nel 1958, oltre la metà (53,5%) dei suoi finanziamenti provenisse dall’Acue. Per Washington, l’obiettivo primario era unificare l’Europa contro l’Unione Sovietica e, in secondo luogo, rispondere alla famosa domanda di Kissinger: “Chi chiamo in Europa?”. Un altro potente fattore che ha influenzato la creazione dell’Ue è stato - bisogna ammetterlo - il Gruppo Bilderberg.Fondata nel 1955 per promuovere il dialogo transatlantico, l’organizzazione, oggi non più così segreta, è un nome familiare tra le élite globali. I verbali delle sue prime riunioni confermano che i piani per un’unio ne monetaria europea erano all’ordine del giorno fin dall’ini zio. Étienne Davignon, ex commissario europeo, ha poi riconosciuto in un’intervista a EUobserver che il gruppo ha svolto un ruolo fondamentale nella creazione di una moneta unica: l’eu ro. Purtuttavia, l’euro soffre di un problema ontologico, che tutti gli attori sopra menzionati hanno cercato, senza riuscirci, di risolvere: rappresenta una sovranità che costituzionalmente non esiste. Dopo i Trattati di Roma del 1957 (che istituirono la Comunità Economica Europea) e di Maastricht del 1992 (che crearono l’Unione Europea), il passo logico successivo avrebbe dovuto essere una costituzione europea che ne garantisse la legittimità politica. Gli europei, tuttavia, l’hanno respinta per ben due volte. Le élite europee hanno cercato di aggirare il rifiuto attraverso il Trattato di Lisbona (2009), ma il vuoto costituzionale permane. Poiché l’Unione Europea non è uno Stato, non può affermare di essere la legge suprema del Paese, né può esigere il massimo sacrificio civico. Non ha inoltre l’autorità di imporre tasse, poiché la sovranità fiscale rimane ai governi nazionali, le uniche entità che possono affermare di incarnare la volontà popolare costituita nello Stato. Il progetto dell’Unione Europea e, soprattutto, dell’euro – è decisamentemonco. Il crollo dell’Unione, tutt’altro che mera ipotesi - significherebbe il crollo della moneta unica. E la scomparsa dell’euro porrebbe scuoterebbe il sistema finanziario globale. L’euro manterrebbe il suo valore senza unaBanca Centrale Europea sovrana? Certamente no. Ma la minaccia al progetto Ue, spiega l’articolo, proviene tanto dall’interno quanto dall’esterno. Per preservare il progetto economico dell'Unione Europea, e con l’obiettivofinale di creare uno Stato unico, l’Ue ha introdotto politiche che erodono le fondamenta dei suoi Stati membri, influenzata dalle teorie postmodernedell’“indi viduo liquido”: le élite europee hanno sottovalutato il potere dello Stato-nazione di plasmare la soggettività dei suoi cittadini. “Affinché un individuo si senta partecipe della nazione e accetti lo Stato come incarnazione della propria sovranità, deve pensare alla nazione come a una famiglia allargata. Un attacco alla nazione viene quindi percepito come un attacco all’io. L’Unione Europea attacca la nazione perché, per diventare uno Stato, deve eliminare la legittimità di altri Stati più piccoli. Ma i cittadini percepiscono correttamente che coloro che detengono il vero potere - la Commissione Europea e la Banca Centrale Europea - non sono eletti e non sono tenuti a rendere conto del loro operato. I politici opportunisti sfruttano questo risentimento attraverso narrazioni nazionalistiche. Ma non è questo il punto. L’Unione Europea è un progetto economico che ha bisogno di uno Stato, e farà di tutto per realizzarlo, perché altrimenti svanirà. Per raggiungere questo obiettivo, ha due strumenti: la guerra e la valuta digitale (Cbdc) della Bce. Una guerra totale contro la Russia non è forse necessaria; basta la sua minaccia. Ma se la guerra dovesse scoppiare, forgerebbe una “vo lontà europea” più forte di qualsiasi trattato. L’esito del conflitto è pressoché irrilevante: la chiave è che da esso emerga un’idea di Europa, con la sensazione di essere stati liberati da un tiranno. Quel momento giustificherebbe una costituzione, che a sua volta autorizzerebbe un parlamento a imporre tasse, trascendendo i governi nazionali”. L’indignazione selettiva nei confronti di Mosca fa parte di questa disciplina interna, ma la gente non è stupida. Le guerre degli Stati Uniti e della Nato che hanno violato il diritto internazionale - Jugoslavia, Iraq, Libia hanno causato enormi sofferenze, ma non hanno portato a una mobilitazione morale totale in Europa. L’immagine del nemico Putin è invece già lì, gli schemi interpretativi sono pronti, il modello è appropriato. Eppure gli europei non si appassionano alla guerra con Mosca. Anzi. La leadership dell’Ue è terrorizzata dalla possibilità che gli americani se ne vadano. Fa spallucce sulpresidente americano ma ne teme le mosse. E intanto non affronta mai il punto focale: la moneta- debito. I padroni della moneta si nascondono nei fondi come Blackrock, Vanguard, State street, Norges bank, Jp Morgan ecc. Sono le “famiglie” che hanno creato nel 1698 la Bank of England che hanno cominciato a prestare note di banco garantite dalle tasse a vantaggio degli azionisti della City di Londra e poi della Federal Reserve. Sono loro che finanziano e controllano il deep state, tramite la massoneria e il signoraggio. Senza il debito non esisterebbero la finanza predatoria, la geopolitica imperialista, la speculazione. La Pace di Westfalia chiarì che all’inter no dei confini di una nazione non esiste un ordine superiore a quello dello Stato. È legge e come osservava il sociologo Gianfranco Poggi in “Lo sviluppo dello Stato moderno”, solo un atto di violenza riuscito contro un agente oppressore - la volontà del popolo dichiarata attraverso una costituzione - può rovesciare quella legge. L’atto di violenza che libera la nazione dal tiranno diventa la nascita della nazione stessa, il suo mito fondativo, e tale atto legittima lo Stato che ne consegue, il quale, una volta costituito, rivendica la totalità dello spazio politico - anzi, la totalità dello spazio esistenziale poiché diamo per scontato che nessuno possa vivere al di fuori della cittadinanza, ed essere cittadino significa identificare se stesso con lo Stato come rappresentazione sovrana della propria nazione. Poggi ha letteralmente cambiato la sociologia politica mondiale, dimostrando che non è possibile capire la società contemporanea se si ignora la centralità (e l’originalità) dello sviluppo dello stato occidentale moderno. Evidenzia come lo stato di diritto sia il fragile prodotto di una serie di circostanze storiche forse irripetibili, che andrebbe quindi maneggiato con cautela invece di darlo per scontato. La baronessa vdL dovrebbe tenerne conto anziché muoversi come un arrugginito carrarmato di guerra uscito di produzione.

Viviamo in una situazione asimmetrica tra narrazioni di intelligence, disinformazione e autoinganno morale”, riassume la situazione il giornalista tedesco Peter Wahl. In tale asimmetria, la questione della fonte diventa secondaria: ciò che conta è l’accusa collegabile. Questo meccanismo è esemplificato nelle pratiche di comunicazione occidentali e ci riporta al punto di partenza dell’a nalisi economica di Hofbauer. La paura non serve solo a mobilitare, ma anche a finanziare. Crea sostegno per l’aumen to dei bilanci della difesa, che difficilmente otterrebbero il sostegno della maggioranza senza una carica morale. Il nemico inventato - si potrebbe allora riassumere - non è l’avversario che si sta combattendo, ma l’idea che senza di lui non si saprebbe più chi si è. Hofbauer ha ragione: i soldi che oggi finiscono nei cannoni mancheranno nel pane domani. Intanto Trump se ne lava le mani. L’Ue era, è e sarà il progetto americano per l’Europa. È l’espressione dell’e gemonia americana in questa regione, e vedremo se sopravvivrà alla fine di tale predominio. Quando sono stati creati l’Ue e l’euro, i debiti dei vari paesi non sono stati consolidati. “Creare le condizioni per un conflitto sembra così ormai essere l’unica logica che spiega l’attuale narrativa di guerra promossa dalle élite europee”. Ora non servono pandemie, ma tensioni, per poter tenere in vita la Ue. “La crisi generata dalla guerra, reale o immaginaria, sarebbe anche l’occasione perfetta per introdurre la valuta digitale della Bce, il cui palcoscenico è già pronto con le carte d’i dentità digitali. A quel punto, lo Stato europeo sarebbe pienamente emerso e l’euro, forse, sarebbe salvo. SabieneJahn su Global Bridge scrive ne “L’Occidente ha perso la sua sovranità” di un nemico inventato: “Negli ultimi anni, l’immagine nemica della Russia è diventata il grande modello della politica di sicurezza europea. Funge da sfondo su cui proiettare praticamente qualsiasi dossier di politica di sicurezza. Al centro di questo modello ci sono una promessa e una rivendicazione: la promessa è di stabilire la sicurezza attraverso il riarmo. La rivendicazione è che la Russia sta pianificando un attacco all’Europa. Senza questa seconda rivendicazione, la giustificazione politica della prima crollerebbe”.


Raffaella Vitulano



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