Usa e Cina, scontro epico tra la boxe e il Tai Chi

di Raffaella Vitulano


Il secolo americano sta lentamente cedendo il posto al secolo cinese e in qualche modo si stanno per scontrare la boxe e il Taijiquan, la forza bruta e la suprema arte marziale di autodifesa e combattimento. Di fronte all’irresistibile avanzata della Cina sotto la pressione implacabile degli Stati Uniti, i leader della Ue si arrovellano per trovare una posizione che li mantenga in bilico. L’Unione europea sta esortando i leader dei paesi membri a prendere una posizione più dura sulla Cina; e vero è che Pechino sta realizzando, poco a poco, qualcosa che la Beltway (o Bri, Belt of Road Initiative) , da sola non avrebbe potuto ottenere: allargare la sua influenza non solo all’interno della Ue ma arrivare dentro lo spazio stesso della Nato. Morbidamente, lentamente, come le mosse, appunto, del Tai Chi.
Bruxelles sa molto bene che il Deep State a Washington punirà qualsiasi “alleato” che si avvicinerà troppo a Pechino, così come a Mosca e Berlino, forse perché consapevole che le zone che esportano più prodotti ad alto valore aggiunto al mondo sono l’area cinese e quella europea. Certo gli Usa sono il top per l’ Information technology, ma il primato sta venendo insidiato dai cinesi, e pesantemente. Senza parlare del fatto che il manifatturiero Usa va male rispetto al settore finanziario e la stessa It, ma il problema è che - con grande disappunto americano - i paesi europei del nord hanno già da tempo iniziato a guardare ad est. Rimangono saldamente alleati al mondo “nordatlantico” i paesi del sud Europa e dell’Europa occidentale. Ma quest’anno la Trans Eurasia Express arriverà sino alla Spagna, e quindi l’Italia non intende restare fuori dal giro. Sappiamo bene che da quando la Germania guarda ad Est, comprando gas e usando le ferrovie per portare la merce sino in Cina, i rapporti con gli Usa si sono deteriorati. Ora che la ferrovia arriva sino in Francia e sta completando il tratto spagnolo, questo significa che i rapporti con la Nato di Francia e Spagna andranno deteriorandosi? E si sono deteriorati i rapporti con la Nato quando i greci hanno venduto ai cinesi i porti del Pireo? Resta un altro punto di vista interessante: l’ India, che sul piano militare oscilla tra una cooperazione strettissima con la Russia e una produzione domestica di armi e che oggi è l’ultima incognita della Nuova Via Della Seta. Una volta chiusa questa incognita, il processo storico prenderà la sua via naturale, cioè portare il 70% della produzione industriale al 70% della popolazione mondiale per la via più’ breve. Del resto, era inevitabile che, prima o poi, anche l’ Italia capisse che il declino americano impone nuove visioni e nuovi scenari. Aveva visto lungo l’ex presidente della Commissione europea Romano Prodi che da tempo ci scuote sostenendo che nei rapporti con l’est è ora che l’Italia si svegli. Romano Prodi accende i riflettori su un intervento congiunto di Europa e Cina per lo sviluppo e per la regolazione dei flussi migratorio: “Serve una politica intelligente e profetica. Europa e Cina hanno interessi convergenti. Basta un minimo di intelligenza politica per capire che uno sviluppo ordinato dell’Africa garantirebbe flussi migratori ordinati. Bisognerebbe annacquare, anzi decolorare questa influenza specifica sui governi e sostituirla con un grande piano di sviluppo cino-europeo”. La Cina ha interessi molto forti in Africa per un motivo molto semplice: ha il 7% delle terre arate del pianeta e il 20% della popolazione. Dal canto suo, l’Africa ha iniziato a muovere i primi passi verso quelli che potremmo definire gli Stati Uniti d’Africa: un anno fa 27 paesi africani hanno siglato un protocollo che predispone la creazione di un’area di libero scambio che si chiama Afcfta, African Continental Free Trade Area Agreement, che interesserà 1,2 miliardi di persone e un Pil congiunto che vale duemila miliardi di dollari l’anno. L’Italia può ergersi a guida Ue nella mediazione tra Cina e il resto del mondo? Pessimista Giulio Sapelli, storico ed economista: “La nostra sovranità è stata già messa a repentaglio da precedenti accordi con la vendita di imprese, partecipazioni, asset strategici per la nostra sicurezza militare. È un problema risalente proprio al governo Prodi. Se si facesse questo accordo con la Cina, sarebbe un vulnus pericolosissimo, che ci dividerebbe dagli Stati Uniti e dall’Europa. È l’equivalente contemporaneo di Vichy, l’infame patto che nel 1940 unì la Francia sconfitta del maresciallo Philippe Pétain all’invasore nazista. D’altra parte la Cina è il sogno di ogni conservatore. Se un operaio fa sciopero lo mettono in galera, in campo di concentramento o, meglio, in un ospedale psichiatrico. E noi vogliamo fare accordi con uno stato così? ”.

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