C'era un cinese in cima. Ai nostri pensieri


di Raffaella Vitulano

C’era un cinese in cima ai pensieri dei romani intrappolati nel traffico di ieri: il Presidente, sulle cui mire espansionistiche è stato detto e scritto di tutto nelle ultime ore.  Il mondo è troppo complesso per esser approcciato a sensazioni, dunque teniamoci ai fatti. Snocciolando dati dal web, ad esempio, si legge che il primo paese occidentale ad aderire con finanziamenti alla Belt Road Initiative prendendo tutti gli altri in contropiede fu la Gran Bretagna. Ma poi aderirono anche Germania, Australia, Francia, Italia. Ne fanno parte oggi tutti gli alleati degli Usa (incluso Canada ed Israele), tranne gli Usa. I cinesi hanno poi partecipazioni o controllo nei porti di Pireo-Atene, Anversa, Bruges, Rotterdam, Bilbao, Valencia e Marsiglia e negli scali ferroviari a Madrid e Saragozza; in Turchia hanno investito sul terminal di Kumport così come nell’area della foce del Nilo in Egitto (Porto Said). I cinesi hanno inoltre acquisito licenza di 25 anni per gestire il principale porto israeliano di Haifa in cui ci sono moli dedicati e riservati per la Marina Usa, ed hanno anche vinto la gara d’appalto per la costruzione di quello che sarà il nuovo più grande porto israeliano, Ashod. Negli ultimi 10 anni la Cina ha fatto 227 acquisizioni in Gran Bretagna, 225 in Germania, 89 in Francia, 85 in Italia. In Israele ha creato un fondo il Sino Israeal Technology Fund con 16 miliardi di dollari, che finanzierà le start up israeliane. Duisburg in Germania è il terminale della Via della Seta ferroviaria, circa 30 treni a settimana arrivano dalla Cina (80% di quelli che arrivano in Europa). La Germania sta trattando l’inclusione di Huawei nella gara sul 5G che curerà in esclusiva l’upgrade di Gelsenkirken a rango di smart city. L’interscambio (2017) con la Cina vede con 179 mld US$ prima la Germania, 54,6 la Francia e solo 42 l’Italia. Nel gennaio 2018 Macron si è recato in Cina, dove ha siglato 20 accordi economici, commerciali e infrastrutturali su settori strategici come l’aviazione e l’energia nucleare. Coi francesi, i cinesi stanno costruendo centrali nucleari in Gran Bretagna. Ovvio che Washington sia particolarmente nervosa con Berlino, anche perché i tedeschi si stanno ulteriormente legando coi russi in un settore strategico quale quello dell’energia, nella costruzione del raddoppio del North Stream con società a capitale misto a cui capo c’è l’ex cancelliere Schroeder. Quel flusso di gas, in realtà, doveva passare qui da noi col South Stream ma l’Ue ha invalidato la gara d’appalto.  Ora, vaglielo a dire all’americano in cima ai giornaloni (Steve Bannon, in visita anche lui a Roma) , proprio a lui che pensa  ”Huawei è il cavallo di Troia della Cina nella fortezza europea, il braccio dell’Armata di liberazione popolare cinese” che forse Roma si è mossa anche con troppo ritardo, a sentire Prodi. Bannon immagina il 5G alla stregua del peggior bazooka di guerra, perché ”il 5G non è la progressione lineare del 4G, il 5G è il 4G alla decima potenza. E’ la base della computazione dei ‘quanti’ e di qualsivoglia sviluppo tecnologico futuro”. Insomma, è un punto G troppo sensibile per gli interessi italiani, meglio evitare di toccarlo per non concedere a Roma e ai sovranisti convulsioni di piacere commerciale. Il 5G è piuttosto strumento di dominazione dell’armata di liberazione popolare cinese, vibrazioni dannose ”come il plutonio”. Ora consideriamo un altro fatto.  Il riavvicinamento delle due Coree grazie a potenziali progetti di cooperazione economica spiega come piani di integrazione economica stiano progredendo ovunque, persino prima che la questione nucleare sia stata risolta, che le sanzioni siano state revocate o che sia stato firmato un trattato formale che pone fine alla guerra. Il commercio, insomma, come volano di pace e di sviluppo. Ecco cosa spinge Sergio Romano a ricordare che nel 1984 gli Usa imposero agli alleati di non finanziare il gasdotto transiberiano per portare il gas russo in Europa. Gli europei andarono avanti lo stesso e alla fine gli Usa di Reagan cambiarono atteggiamento e la loro politica verso l’Urss, senza attuare alcuna ritorsione sui partner. Una piccola lezione di storia, valida per il presente, che ci ricorda la forza trasformatrice delle idee e delle azioni coerenti. Ed ecco cosa spinge il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, a ricordare come il lavoro della Chiesa cattolica in Cina ”non può essere separato da una posizione di rispetto, stima e fiducia nei confronti del popolo cinese e delle sue legittime autorità statali”. Nel suo intervento non vengono sottaciute differenze, difficoltà o resistenze che vengono frapposte a questo dialogo, ma si riconosce l’interlocutore senza la pretesa di delegittimarlo, come la gran parte dei media e politici contrari all’accordo tra Italia e Cina hanno provato a fare in questi giorni.

Commenti

Post più popolari