Eremiti contemporanei L’enigmistica degli Hikikomori

 di Raffaella Vitulano

Possono restare chiusi in casa per giorni, per mesi. Si autoisolano, in una solitudine per altri devastante, me che per loro rappresenta un guscio protettivo. Escono solo quando hanno la certezza di non incontrare conoscenti, oppure fingono di recarsi a scuola. Sono gli hikikomori, termine giapponese che indica chi ha scelto di ritirarsi dalla vita sociale, giungendo a livelli estremi d’isolamento, con abbandono della scuola nella fascia 15-19 anni. Gli hikikomori sono giovani e adulti che vivono la propria esistenza rintanati in casa, nascondendosi dalla civiltà, dalla socialità, passando il proprio tempo quanto più lontani dalle responsabilità del mondo esterno e dagli eventi.

Un fenomeno presente anche in Occidente. Nel Regno Unito, ad esempio, si utilizza la sigla Neet (not in employment, education or training) per indicare quanti non impegnati in attività lavorative o educative. Negli Stati Uniti si utilizza il termine adultoscelent per indicare quei giovani adulti che ancora vivono con i loro genitori e che non sembrano avviarsi verso una vita propria, indipendente dalla famiglia. Detto così fa pensare che si tratti semplicemente di persone pigre e demotivate, ma in realtà questi giovani vivono una profonda angoscia, secondo alcuni studi ricollegabile alla depressione, che li corrode ed è per questo si allontanano dal mondo esterno in cerca di un luogo che trasmetta loro sicurezza. Quale luogo migliore del proprio appartamento?

L’hikikomori e`tuttavia cosa diversa in Oriente, una pulsione all’isolamento che si innesca come reazione alle eccessive pressioni di realizzazione sociale, tipiche delle societa`capitalistiche economicamente piu` sviluppate. Del Giappone, soprattutto. Definiti anche “eremiti dei tempi moderni”, o dell’era tecnologica, il loro non è ancora un disturbo riconosciuto a livello scientifico. Il fenomeno hikikomori, però, è in progressivo aumento in tutto il mondo. E non è un caso. L’impennata di casi è stata registrata, in particolare, durante il lockdown per la pandemia da Coronavirus. Un individuo ogni 250 è soggetto a comportamenti a rischio di reclusione sociale. Nel 2013, secondo la Società Italiana di Psichiatria, anche 3 milioni di italiani tra i 15 e i 40 anni soffrivano di questa patologia.

Tuttavia il disturbo è spesso associato o confuso con la cultura nerd e geek, o, più frequentemente, con una semplice dipendenza da Internet (le stime parlano di 240 mila adolescenti italiani che trascorrono più di tre ore al giorno tra il web e i videogiochi), limitando il fenomeno a una conseguenza del progresso della società e non a una chiara scelta volontaria del soggetto. Niente di più errato, se si studia la nascita nipponica del fenomeno. Nella descrizione dettagliata operata dallo psichiatra Saito (1998), numerosi studi sono stati condotti in Giappone per capire le variabili familiari legate a relazioni disfunzionali e la copresenza di disturbi psicopatologici associati. Da un punto di vista sociologico, invece, si sono indagati soprattutto i fattori legati al particolare sistema culturale giapponese, basato sul confucianesimo, e ad un atteggiamento di anomia sociale e di rifiuto verso le severe regole morali e sociali su cui si basa la cultura tradizionale giapponese.

L’ipotesi che ne è scaturita è quindi che questi giovani, pressati dai valori sociali basati sull’estremo perfezionismo e sulla tendenza a voler sempre primeggiare sia a scuola che al lavoro, non si sentano all’altezza degli standard loro richiesti e preferiscano quindi rinchiudersi in casa per evitare di affrontare una realtà quotidiana che avvertono come opprimente. Di noto c’è che l’iso - lamento può durare alcunimesi o anni, ma una cosa, sostengono gli esperti, è certa: non si risolve mai spontaneamente. Curare l’hikikomori è difficile perché difficile è intervenire sul meccanismo di difesa messo in atto come reazione alle eccessive pressioni di realizzazione sociale tipiche delle società capitalistiche economicamente più sviluppate. Si va dai buoni voti scolastici, alla realizzazione personale, alla bellezza fino alla moda. E di certo Instagram, il social d’immagine, non aiuta a colmare il gap che si viene a creare tra la realtà e le aspettative di genitori, insegnanti e coetanei.

Impotenza, perdita di controllo e di fallimento: l’hiki komori ha grandissima incidenza anche nella fascia di popolazione over 40. Questo perché, sebbene l’hikikomori insorga principalmente durante l’adolescenza, tende a cronicizzarsi con molta facilità e può dunque durare potenzialmente tutta la vita, nel disagio adattivo sociale che riguarda tutti i paesi economicamente sviluppati del mondo. Gli hikikomori sono spesso intelligenti, ma anche particolarmente sensibili e inibiti socialmente. Questo temperamento contribuisce alla loro difficoltà nell’in staurare relazioni soddisfacenti e durature, così come nell'affrontare con efficacia le inevitabili difficoltà e delusioni che la vita riserva. Tra i motivi familiari la documentazione rileva l’assenza emotiva del padre e l’eccessivo attaccamento con la madre. Il rifiuto della scuola è uno dei primi campanelli d’allarme dell’hikikomori, dietro cui si nasconde una storia di bullismo. Sebbene la dipendenza da internet venga spesso indicata come una delle principali cause, essa rappresenta una possibile conseguenza dell’isolamento, non una causa.

Raffaella Vitulano




Milioni di persone in disparte vivono rintanati nella propria stanza 

Al momento in Giappone ci sono di oltre 500.000 casi accertati, ma secondo le associazioni che se ne occupano il numero potrebbe arrivare addirittura a un milione (l’1% dell’intera popolazione nipponica). Si tratta dunque di un fenomeno incredibilmente vasto, un numero destinato ad aumentare se non si riuscira` a dare al fenomeno una precisa collocazione clinica e sociale. Non è depressione, non è dipendenza dai videogames, non è solo un disturbo d’an sia, ma qualcosa di più complesso e sconosciuto, quasi “invisibile” come i soggetti che ne soffrono. “Hikikomori” in giapponese significa “stare in disparte” e colpisce più persone di quanto si possa immaginare. Non li vediamo perché la loro vita si svolge interamente in una stanza: la loro camera da letto. Si rifiutano di uscire, di vedere gente e di avere rapporti sociali. In quella stanza leggono, disegnano, dormono, giocano con i videogiochi e navigano su Internet. Ma soprattutto proteggono loro stessi dal giudizio del mondo esterno.

Ra.Vi.

L’isolamento sociale nasce anche dalla retorica dei governi 

Saito Tamaki, uno dei massimi esperti in materia,vede gli hikikomori come persone perbene che sitrovano in una situazione difficile. La società giapponese ha molti problemi, come la mancanza di posti di lavoro regolari, il costante aumento dell’età media della popolazione e le difficoltà che hanno le persone a reinserirsi nel mondo del lavoro dopo essere state costrette a lasciare il lavoro per occuparsi dei genitori anziani. Bisogna dire che non è una società facile in cui vivere. “C'è ancora una mancanza di rispetto per le persone”, spiega Saito. “Le persone che non sono utili alla società o alla loro famiglia sono viste come prive di valore. Quando gli hikikomori sentono la retorica del governo sulla promozionedell’impegno dinamico di tutti i cittadini, sono inclini a pensare che la loro incapacità di essere “coinvolti dinamicamente” li renda inutili. Secondo un sondaggio del governo pubblicato a marzo, ci sono quasi 1,2 milioni di persone che si identificano come hikikomori, circa un giapponese su 60 di età compresa tra 15 e 64 anni. Ma gli esperti dicono che questa cifra molto probabilmente sottovaluta l’intera portata del problema.

Ra.Vi.


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