Il Trattato sulle pandemie in un mondo distopico


di Raffaella Vitulano

E meno male che parlando lo scorso maggio al Global Health Summit di Roma il premier Mario Draghi indulgeva all’ottimismo: “Dopo un anno e mezzo, stiamo iniziando a vedere la fine di questa tragedia. Per la prima volta, la normalità si avvicina” delineando già, accanto alla pandemia, la sfida del cambiamento climatico. A spegnere gli entusiasmi è la tre giorni di seduta straordinaria dell'Assemblea mondiale della sanità - il più alto organo decisionale dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) - finalizzata a delineare i passaggi necessari per un trattato internazionale sulle pandemie. Perché “ci saranno altre pandemie e altre gravi emergenze sanitarie. Il punto non è se succederà, ma quando”. Ecco, chi pensava di aver passato il peggio, si prepari ad affrontare il futuro. Del resto, ci aveva già pensato il presidente del World Economic Forum, Klaus Schwab, a sgombrare gli equivoci sull’or mai passato: “Molti si stanno chiedendo quando le cose ritorneranno alla normalità. La risposta in breve è: mai”. Era il 30 marzo 2021 quando i leader di tutto il mondo si sono associati al presidente del Consiglio europeo Charles Michel e al direttore generale dell’Or ganizzazione mondiale della sanità Tedros Adhanom Ghebreyesus nel richiedere apertamente un trattato internazionale sulle pandemie, sulla base degli insegnamenti tratti. Oggi Tedros sentenzia: c’é voluto “l‘emergere della minacciosa nuova variante Omicron” a mostrare quanto sia importante per il mondo porre fine all’attuale “ciclo di panico e abbandono” della pandemia da Covid-19. Si tratta della seconda sessione speciale convocata dalla fondazione dell’Oms; una sessione straordinaria convocata per discutere proprio dell’avvio dei negoziati verso un trattato internazionale sulle pandemie, che vincoli gli stati a strategie comuni nella prevenzione e nella risposta a minacce come quella rappresentata dal Covid. L’accordo, che dovrebbe essere implementato entro maggio 2024, prevede la condivisione dei dati relativi al diffondersi dei possibili virus, la condivisione delle sequenze del genoma dei virus emergentie anche la condivisione di qualsiasi potenzialevaccino e farmaco sviluppati per il contrasto delle pandemie. I paesi dell’Unione europea, del Regno unito e altri 70 stati membri dell’Oms hanno sostenuto la necessità di creare un trattato vincolante già dallo scorso maggio, data in cui è stata convocata l’assemblea straordinaria. Dall’altra parte invece paesi come gli Stati Uniti, il Brasile o l’India, avevano dimostrato forti resistenze nel legarsi a un trattato di questo tipo, reticenze finalmente svanite con l’accordo sul testo trovato negli ultimi giorni. Ora sono 114 gli stati favorevoli a avviare i negoziati e tra le ultime adesioni ci sarebbero anche quelle di Usa e Giappone. Tra gli assenti, invece, spiccano i nomi dei principali oppositori al trattato, Cina e Russia. E’ soprattutto il quotidiano francese Le Figaro a spiegare come ormai il trattato internazionale dell’organizzazione mondiale della sanità sia delineato per “le prossime pandemie che sicuramente arriveranno”. E rieccola, la certezza sottolineata dalla stampa oltralpe che altre pandemie siano in arrivo. Il trattato supererebbe le regole attuali fissate nell’International Health Regulation (Regolamento internazionale sulla salute, Ihr), una convenzione dell’Oms firmata nel lontano 1969 e profondamente rivista nel 2005. L’Ihr però non ha dato prova di efficacia durante questa pandemia. L’Oms dal canto suo non è stata in grado di coordinare la risposta internazionale al virus e molto spesso i governi hanno fatto scelte autonome in contraddizione con le raccomandazioni internazionali. È successo anche con la variante Omicron, che ha portato diversi Stati a chiudere i voli con l’Africa meridionale nonostante l’invito dell’Oms a evitare misure “non basate su evidenze scientifiche”. Secondo le regole attuali, i Paesi non sarebbero nemmeno obbligati a condividere le informazioni su nuovi patogeni, a meno che la minaccia internazionale non sia già stata certificata da un’agenzia locale. La Cina non era vincolata ad alcun obbligo, ad esempio, quando ha comunicato all’Oms le prime informazioni sul nuovo coronavirus. E la vicenda del mancato aggiornamento del piano anti-pandemico italiano mostra al tempo stesso quanto la vigilanza internazionale sugli impegni locali sia ad oggi poco vincolante. La bozza di accordo é stata formalmente convalidata tra dubbi e incertezzedei partecipanti. Fino ad ora, gli Stati Uniti (primo ‘finanziatore’ Oms, seguito dal miliardario-filantropo Bill Gates e dal Regno Unito) non vedevano di buon occhio un trattato - preferendo un processo più rapido ma hanno alla fine dato il via libera. Il progetto di accordo prevede ora l’istituzione di “una delegazione negoziale intergovernativa” negoziale aperta a tutti gli Stati membri e ai membri associati per redigere e negoziare una convenzione, un accordo o un altro strumento internazionale delle Nazioni Unite sulla prevenzione, la preparazione e la risposta alle pandemie. Tale delegazione negoziale dovrà riunirsi per la prima volta entro il 1° marzo prossimo al fine di “eleggere due co-presidenti, bilanciando paesi sviluppati e in via di sviluppo, e quattro vicepresidenti, ciascuno in rappresentanza di una delle sei regioni dell’Oms”. Dovrà quindi avviare la preparazione di un progetto preliminare da sottoporre alla sua seconda riunione, che dovrà aver luogo entro e non oltre il 1° agosto. Tuttavia, i risultati dell'organismo intergovernativo non dovrebbero essere pubblicati fino alla 77a Assemblea mondiale della sanità nel 2024, dopo una relazione sui progressi compiuti nel 2023. Una volta adottato a livello internazionale dall'Assemblea, il trattato dovrebbe essere ratificato dal numero richiesto di paesi per poter entrare in vigore. Diventerebbe giuridicamente vincolante solo per i paesi che lo ratificheranno a livello nazionale. Tre anni di attesa, insomma. Tutto questo proprio in dispregio della ‘celerità’ e delle ‘urgenze’ della pandemia in corso.

Raffaella Vitulano




La scheda: cronologia prima della decisione dell’ Oms 

La proposta di un trattato internazionale sulle pandemie é stata ufficialmente annunciata dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel in occasione del Forum di Parigi per la pace nel novembre 2020. Tale richiesta è stata anche sottolineata dai leader del G7 nella loro dichiarazione del 19 febbraio 2021. Il 25 febbraio 2021 i leader Ue hanno convenuto di lavorare a un trattato internazionale sulle pandemie. Il 30 marzo 2021 i leader di tutto il mondo si sono associati al presidente del Consiglio europeo e al direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus nel richiedere apertamente un trattato internazionale sulle pandemie, sulla base degli insegnamenti tratti durante la pandemia di Covid-19. Il 31 maggio 2021, in occasione dell’Assemblea mondiale della sanità, i 194 membri dell’Oms hanno deciso di discutere di un nuovo trattato internazionale sulle pandemie durante la sessione speciale conclusasi qualche giorno fa. Il 20 maggio 2021 il Consiglio europeo aveva adottato una decisione che sosteneva l’avvio dei negoziati, in vista della possibile adesione dell’Ue al trattato.

Ra.Vi.

Il certificato vaccinale al centro degli studi globali 

I l certificato di vaccino digitale dovrebbe essereuno dei piatti forti nel menù elaborato dai bigdell’Oms all’interno del ‘Trat tato pandemico’. La coalizione che sta già fornendo i green pass é chiamata Vaccine Credential Initiative (Vci) e comprende Microsoft, Salesforce, Oracle e grandi colossi della farmaceutica. Stand aperti e interoperabilità nel mondo ne sono le caratteristiche. Per Wired, in Europa l'idea di un passaporto sanitario digitale è sul tavolo da ben prima dell'epidemia, così come lo sono il progettoper una carta d'identità globale e i massicci investimenti per lo sviluppo delle tecnologie biometriche in generale. Secondo l'inchiesta di Vox Europe, il piano delineato da Bruxelles per sviluppare un passaporto sanitario digitale risalirebbe a prima dell’esplosione della pandemia di Covid-19, con la Roadmap on vaccination del 2018. L’Ansa riferiva dal canto suo già due anni fa che il libretto delle vaccinazioni potrebbe un giorno essere anche'scritto' sotto pelle, grazie a un inchiostro smart che penetra durante l’iniezio ne: invisibile a occhio nudo, resisterebbe per almeno 5 anni ed essere letto con la fotocamera dello smartphone privata del filtro per gli infrarossi. L’idea, sviluppata dai ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (Mit), è stata realizzata manco a dirlo - grazie al sostegno della inossidabile Fondazione di Bill e Melinda Gates e del National Cancer Institute.

Ra.Vi.


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