Come si costruisce un colpo di Stato

 di Raffaella Vitulano

John Bolton, ex consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, ha candidamente ammesso di aver contribuito a pianificare colpi di stato in diversi paesi. Probabilmente oggi queste cose non sembrano più fare notizia in una società assuefattasi a catastrofi di ogni genere e a colpi di scena che sollecitano solo uno sbadiglio e un batter di ciglia. Tuttavia, se ancora la nostra etica sociale e politica manifesta un sussulto di vitalità, sarebbe opportuno dedicare qualche minuto in più alla lettura di certe dichiarazioni. In un’intervi sta con la Cnn, il giornalista Jake Tapper ha detto a Bolton che “non devi essere necessariamente brillante per tentare un colpo di stato”. John Bolton è stato consigliere per la sicurezza nazionale dell’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump dal 2017 al 2021. Prima aveva ricoperto posizioni di vertice per diverse amministrazioni dagli anni ’80, lavorando come assistente procuratore generale dell’ex presidente Ronald Reagan, funzionario del Dipartimento di Stato sotto Bush padre e successivamente come ambasciatore delle Nazioni Unite per Bush figlio. Bolton ha fatto le sue osservazioni mentre discuteva dell’assalto del gennaio 2021 a Capitol Hill da parte di una folla di sostenitori di Trump, un evento su cui un comitato del Congresso sta indagando. Alla obiezione del giornalista, ha risposto: “Non sono d’accordo. Dato che ho aiutato a pianificare colpi di stato, non qui, ma in altri paesi, posso dire che richiede molto lavoro” prima di aggiungere quanto sia risibile credere che Trump, con il quale è oggi in pessimi rapporti dopo essere stato da lui licenziato, “non abbia nemmeno la metà della competenza che aveva l’oppo sizione venezuelana” per organizzare un colpo di stato. Bolton ha in pratica sostenuto che l’ex presidente Donald Trump non avesse la lungimiranza per compiere un golpe in casa propriainsistendo sul fatto che l’allora ex comandante in capo non avrebbe potuto mettere a segno un “colpo di stato accuratamente pianificato”, poiché “non è così che Donald Trump fa le cose”. L’ex funzionario statunitense si riferiva solo al Venezuela e sosteneva che in Bolivia i tentativi di Washington in questo campo “non hanno avuto successo”. Affinché un colpo di stato abbia successo insomma serve un’opposizione che cerchi di rovesciare un presidente eletto illegalmente. Il riferimento è alle azioni dell’opposizione venezuelana che nel 2019 ha provato a rovesciare il governo di Nicolás Maduro dato che il governo degli Stati Uniti di cui faceva parte aveva riconosciuto il leader dell’opposizione Juan Guaidó che il 23 gennaio si è autodichiarato “presidente ad interim” del Venezuela. “Fa rebbe una grande differenza economicamente per gli Stati Uniti se potessimo farein modo che le compagnie petrolifere americane investano e producano le capacità petrolifere in Venezuela”, aveva ammesso Bolton a Fox News inun’in tervista. Il presidente venezuelano Nicolas Maduro aveva ribattuto che gli Stati Uniti volevano solo impossessarsi delle risorse petrolifere eminerarie del Venezuela e questa fosse la ragione dietro il sostegno al colpo di stato e all’intervento nel paese latinoamericano. Le grandi riserve di coltan, diamanti, alluminio, ferro, le riserve di acqua potabile su tutto il territorio nazionale, energia e risorse naturali avrebbero fatto gola. Quanto agli interventi in altri paesi - sia rivendicati in precedenza dai funzionari nordamericani, come ha fatto anche Hillary Clinton nel suo libro a proposito del golpe contro Manuel Zelaya in Honduras, sia provati a distanza di anni dai documenti desecretati, come per l’intervento della Cia contro Salvador Allende in Cile - Bolton è rimasto vago. Perfino un generale venezuelano in pensione identificato come Cliver Alcalá ha rivelato lo scorso gennaio che alti funzionari della Central Intelligence Agency (Cia) degli Stati Uniti erano a conoscenza dei piani di colpo di stato per rovesciare Maduro. Alla Cia sarebbero stati attribuiti anche il colpo di stato del 1953 in Iran, orchestrato da Stati Uniti e Regno Unito; l’inva sione della Baia dei Porci a Cuba nel 1961 e il sostegno al rovesciamento di Sukarno da parte del generale Suharto in Indonesia. All’epoca, tuttavia, riferendosi al Venezuela Bolton aveva affermato che “questo chiaramente non è un colpo di Stato”, sostenendo che Guaido era il leader “legittimo” del Venezuela. Ecco perché la sterzata della scorsa settimana suscita qualche perplessità. Mentre il conduttore della Cnn insisteva ulteriormente sul colpo di Stato dicendo “Sento che ci sono altre cose che non mi sta dicendo”, Bolton si è limitato ad annuire: “Sono sicuro che ci siano” ma non ha offerto altri dettagli. Secondo quanto raccontato dai media americani, il noto falco avrebbe anche spinto per lo scontro con l’I ran, e ad un certo punto sarebbe pure riuscito ad ottenerlo: dei caccia bombardieri erano in volo sul Golfo Persico per “punire” Teheran relativamente ad una controversia. L’allora comandante in capo Donald Trump, preso dai dubbi, telefonò al giornalista TV Tucker Carlson, che gli disse, parafrasando, “Presidente, questo non è ciò per cui il popolo americano l’ha eletta”. Trump richiamò allora i caccia che erano in volo a pochissimi minuti dagli obiettivi. Lo scorno di Bolton fu immane, tanto da essere canzonato anche dal sito satirico The Onion.

Raffaella Vitulano

750 miliardi di $ per la ricostruzione All’Italia spettano le macerie del Donetsk 

La conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina sarà “crucia le per il Paese”, sostiene la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. “Servo no 750 miliardi di dollari”, ha detto a Lugano il primo ministro ucraino Denis Shmigal mostrando un grafico, per illustrare ai partner presenti il piano messo a punto. Una stima che da noi è passata abbastanza sotto silenzio, forse perché l’Occiden te ancora brancola nel buio sul come reperire questi miliardi. L’Italia insieme alla Polonia si occuperà di far rinascere il Donetsk, Usa e Turchia di Kharkiv, il Regno Unito di Kiev, la Francia di Odessa, il Canada di Sumy, la Grecia di Mariupol, la Germania di Chernihiv e così via. Il Donetsk conta circa 1 milione di abitanti a maggioranza russofona, dal 2014 è de facto amministrata dai separatisti filo-russi: paradossalmente sarebbero da ricostruire degli edifici che sono stati bombardati dagli ucraini nel tentativo di riprendere il controllo dell’impor tante centro. Al momento è metà in mano alla Russia e non si capisce come farebbe l’Italia a ricostruirla. Dettagli. Eppure è la zona dove in questo momento si stanno concentrando i maggiori combattimenti.

Ra.Vi.

Kissinger: i leader europei hanno perso il senso dell’orientamento 

Kissinger mette in guardia Biden dal confronto senza fine con la Cina. E osservando il nostro Continente, allarga le braccia sostenendo che i leader europei hanno perso il senso dell’orientamento.

Brancolano nel buio dei tecnicismi i leader europei, depotenziati dalle tensioni sociali alimentate dalle sanzioni imposte a Mosca che si stanno rivelando un boomerang. Presi dalle rispettive beghe interne, gli europei avrebbero smarrito il senso stesso delle loro azioni, non riuscendo più a controllarle in una politica che fatica ad avere il senso complessivo della realtà globale,stretta ormai in farsesche faziosità di cui non riconoscono neppure l’improvviden za storica. L’ex segretario di Stato americano Henry Kissinger a 99 anni suonati ha avvertito che la geopolitica oggi richiede una 'flessibilità nixoniana' per aiutare a disinnescare i conflitti tra gli Stati Uniti e la Cina, nonché tra la Russia e il resto d’Europa. Gli esempi di vera leadership a suo dire? Il tedesco Konrad Adenauer, il francese Charles de Gaulle, Nixon, l’egiziano Anwar Sadat, il primo ministro britannico Margaret Thatcher e l’influente primo primo ministro di Singapore, Lee Kuan Yew.

Ra.Vi.



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