La guerra in Ucraina sta provocando un ecocidio


In Ucraina, oltre al dramma umano, ci sono anche gravi conseguenze ecologiche della guerra. Il conflitto che da otto anni sta devastando le regioni più orientali del Paese ha assunto una dimensione e una brutalità di cui tutto il mondo è testimone diretto. Un terzo della biosfera europea passa dall’Ucraina, ma il conflitto sta minando la sopravvivenza di migliaia di piante e animali. Incendi, campi minati e metalli pesanti nel suolo hanno messo in ginocchio l’agricoltura. E le emissioni sono in impennata. La fine della guerra è di vitale - e vitale in questo caso è l’aggettivo più appropriato - importanza, sia in termini di costi umani che di costi ambientali, per tutto il pianeta. E’ quanto si legge su Bo Live, progetto editoriale dell'Ufficio comunicazione, Area Comunicazione e marketing dell’Universi tà di Padova. Pur rappresentando circa il 6% del territorio europeo, l’Ucraina ospita - secondo i dati forniti dalla Convenzione per la Diversità Biologica - ben il 35% della diversità biologica del continente. Il 29% del paese è coperto da aree naturali e l’U craina ospita ben 50 siti di cui è stata riconosciuta l’“importan za internazionale”. Guardare all’impatto che questo conflitto ha - e avrà ancora a lungosull’ambiente naturale ucraino e sull’Europa tutta, non significa ignorare il pesantissimo tributo finora versato dalla popolazione, né sminuire le drammatiche conseguenze sociali ed economiche della guerra. Al contrario, comprendere la gravità delle ferite che un anno di combattimenti hanno inferto alla diversità naturale del paese è essenziale anche da un punto di vista sociale: “La biodiversità e il resto del patrimonio naturale sono risorse vitali per le società umane: che se ne stimi il valore da un punto di vista economico, estetico o etico, l’importanza della natura per gli esseri umani è indiscussa. Da oltre un anno, il ministero ucraino della Protezione Ambientale e delle Risorse Naturali stila rapporti settimanali nei quali si fa il punto dei danni ambientali. L’ultima pubblicazione, risalente a fine febbraio, riporta un dato calcolato dall’Ispettorato ucraino per l’ambiente, che quantifica in circa 48.500 miliardi di euro i danni ambientali causati finora dalle ostilità. Più di 280.000 m2 di terreno sono stati contaminati da sostanze pericolose; circa 14 km2 di territorio sono disseminati di resti di oggetti distrutti e munizioni esplose; 687.000 tonnellate di prodotti petroliferi sono bruciate a causa dei bombardamenti, inquinando l’aria con sostanze pericolose; oltre 59.000 ettari di foreste e di altre aree agricole sono stati bruciati da razzi e granate. Lo spostamento delle truppe con i mezzi corazzati pesanti ha messo in ginocchio i boschi, con alberi spesso tirati giù per favorire l’avan zata. I black out elettrici continui si sono poi tradotti in un’im pennata nell’abbattimento di legna per la combustione domestica, un’erosione delle foreste che è conseguenza indiretta dei raid. E la gran parte di questi territori sono ora minati e ricoperti di crateri, dunque compromessi anche a causa della contaminazione dei suoli dai metallipesanti presenti nelle munizioni. E a proposito di scorie, rifiuti e contaminazioni, occorre dire che è altissimo il rischio di contaminazione da scorie nucleari, dovuto alle attività russe nei dintorni della centrale nucleare di Zaporizhzhia e, in particolare, vicino alla centrale idroelettrica di Kakhovka: la mancanza di manutenzione ha causato un rapido calo del livello dell’acqua nella riserva idrica della centrale, situazione che mette a rischio la stabilità della centrale nucleare di Zaporizhzhia. A causa dei bombardamenti che, fin dall’inizio del conflitto, hanno colpito moltissimi centri industriali, la contaminazione di suoli, acque e aria prosegue

senza tregua. Come ha stimato l’Euro pean journal of soil science, l’a gricoltura ucraina potrebbe risentire della guerra in corso per almeno 100 anni. Un’esperien za già vissuta dal paese, dopo il disastro nucleare di Chernobyl. E oggi come allora il problema rischia di essere globale. L’Ucrai na è il quarto esportatore mondiale di grano, ma le difficoltà alle coltivazioni così come i container carichi di cereale bloccati nei porti del mar Nero a causa delle minacce russe sono la fotografia più chiara della criticità della situazione. L’economia ucraina è largamente basata sull’industria pesante (con infrastrutture petrolifere, metallurgiche, chimiche, aerospaziali, di produzione energetica, per citare solo alcuni dei settori di sviluppo industriale del paese), sviluppatasi negli ultimi 30 anni soprattutto nelle regioni orientali. Si tratta di settori produttivi dal pesante impatto ambientale, le cui infrastrutture, che producono grandi quantità di rifiuti tossici, hanno bisogno di una costante manutenzione per evitare danni ambientali di vasta portata. Simili livelli di manutenzione, tuttavia, sono difficili da mantenere con una guerra di occupazione in corso. Inoltre, i bombardamenti hanno causato, nel corso dei mesi, sversamenti di materiali tossici nei corsi d’acqua e nelle falde acquifere, e incendi che hanno intossicato l’aria generando conseguenze avverse sia per la salute della popolazione, sia per l’am biente. Come specifica il dispaccio del ministero, questi incendi hanno conseguenze su ampie porzioni di territorio, poiché i venti diffondono anche a grande distanza le sostanze nocive rilasciate. I combattimenti generano danni diretti e indiretti agli ecosistemi del paese. Si stima che, dall’inizio del conflitto, siano stati neutralizzati più di 320.000 dispositivi esplosivi; circa il 30% del territorio nazionale è considerato potenzialmente in pericolo per via della presenza di questi ordigni nel terreno. Circa il 15% del territorio agricolo ucraino è ad oggi contaminato dalle mine; questo, insieme alla contaminazione dovuta a metalli pesanti e derivati dal petrolio, renderà probabilmente inutilizzabili per molto tempo ampie aree agricole. Non bisogna poi dimenticare che i bombardamenti generano un’incre dibile quantità di rifiuti: secondo quanto riportato dal ministro dell’Ambiente, “il volume dei rifiuti da demolizione generati in Ucraina dall’inizio dell’aggressione militare russa può già essere paragonato alla quantità media di rifiuti solidi domestici generati nel Paese ogni anno: circa 10-12 milioni di tonnellate. Secondo un calcolo del Conflict and environment observatory unit (Ceobs), il comparto militare è responsabile del 5,5 per cento delle emissioni di gas serra”. E una guerra su larga scala e temporalmente estesa come quella in Ucraina sta contribuendo in maniera decisiva a questo dato. E poi c’è tutto il capitolo del costo ambientale della ricostruzione, i cui calcoli andranno fatti a guerra finita.

Raffaella Vitulano


La diplomazia dell’ambiente L’esclusione della Russia non aiuta 

Tra i più preoccupanti effetti a lungo termine del conflitto tra la Federazione Russa e l’Ucraina c’è la possibilità che la cooperazione internazionale per l’ambiente venga drammaticamente indebolita dalle tensioni diplomatiche. L’Università di Padova cita un Policy Brief pubblicato a febbraio 2023 sulla rivista scientifica Frontiers in Conservation Science: l’isola mento della Russia potrebbe avere conseguenze molto negative per il raggiungimento degli obiettivi internazionali in materia di mitigazione e adattamento al cambiamento climatico (Accordo di Parigi) e di tutela della biodiversità (Global Biodiversity Framework). La Russia è stata, ad oggi, esclusa da diversi organismi internazionali di conservazione della biodiversità; molte collaborazioni scientifiche con ricercatori di nazionalità russa sono state sospese come conseguenza delle sanzioni; i contributi economici destinati ad attività di conservazione in territorio russo sono stati considerevolmente ridotti. Molti progetti di conservazione in fase di avvio nei territori russi e ucraini sono stati sospesi. Molte delle risorse che, prima della guerra, erano destinate ad attività di tutela della natura sia a livello locale che internazionale, sono state spostate verso il sostegno delle attività belliche o il rafforzamento della sicurezza.

Ra.Vi.

Emissioni di gas, il conflitto armato ha sospeso ogni iniziativa a contrasto 

Come gli altri paesi firmatari dell’Accordo di Parigi, l’Ucrai na aveva aggiornato, nel luglio 2021, le proprie Nationally Determined Contributions, impegnandosi a ridurre le emissioni di gas del 65% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030, e aveva individuato una serie di obiettivi di adattamento. È difficile, tuttavia, che il Paese riesca ad onorare questi impegni. Tralasciando le grandi quantità di emissioni rilasciate da bombardamenti, incendi, demolizione di edifici e operazioni militari, se anche la guerra cessasse domani, è probabile che il solo impatto ambientale della ricostruzione rimarrebbe per anni un ostacolo al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione e sostenibilità. Inoltre, la già difficile transizione verso sistemi di produzione di energia più puliti (l’Ucraina è grande produttrice - e consumatrice - di petrolio e carbone) è stata ulteriormente frenata dal conflitto. Come riportato dal Wwf, la maggior parte dei sistemi di energia rinnovabile esistenti sta subendo gravi danni; inoltre, gli investimenti che erano stati programmati per il prossimo futuro sono sospesi. Allo stesso modo, è sospesa la maggior parte delle attività di tutela ambientale.

Ra.Vi.

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