Pechino e quella voglia irrefrenabile di de-dollarizzare il sistema finanziario


Cinesi e russi stanno escogitando un modo per usare il regime delle sanzioni statunitensi come una manovra di judo per abbattere l’intero sistema del dollaro. Ma davvero siamo entrati nel periodo della storia in cui il centro di potere globale si sposterà dagli Stati Uniti alla Cina? Questo è l’obiettivo che Csi, Eaeu (Unione economica eurasiatica), Sco (Organizzazione per la cooperazione di Shanghai) e Brics si sono dati pochi giorni fa a Mosca al 15° Forum economico internazionale degli Stati membri della Csi (la Comunità degli Stati Indipendenti che conta nove membri: Russia, Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan, Moldavia, Tagikistan e Uzbekistan). Culmine dell’evento è stata la sessione plenaria dedicata al processo di integrazione delle quattro associazioni. Passetti in avanti per l’integrazio ne non sembrano tuttavia ancora minacciare il dollaro, per quanto Putin abbia annunciato l’accordo affinché lo yuan diventi la nuova valuta di riserva globale. “Siamo favorevoli all’uso dello yuan cinese negli insediamenti tra la Russia e i paesi dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina. Sono sicuro che queste forme di accordi in yuan saranno sviluppate tra i partner russi e le loro controparti nei paesi terzi”ha confermato il presidente Vladimir Putin anche durante i colloqui con il suo omologo cinese Xi Jinping. Due terzi dell’attuale commercio tra Mosca e Pechino viene effettuato in valute nazionali: lo yuan e il rublo, ha osservato il presidente russo. Il commercio della Cina con la Russia ha raggiunto un livello record nel 2022, crescendo di quasi un terzo a causa delle sanzioni occidentali contro Mosca. Il commercio bilaterale è sulla buona strada per superare i 200 miliardi di dollari quest'anno. L’Ame rica è un paese ricco perché il dollaro come valuta di riserva globale, accanto al dollaro come petrodollaro (concetti correlati ma distinti), consente agli Stati Uniti di prelevare ricchezza dal resto del mondo, mantenendo una centralizzazione del potere e dell’influenza globali sotto quella che chiamiamo egemonia. La Cina probabilmente sarà in futuro - ammesso che gli Usa glielo consentano solleticando Hong Kong e Taiwan - il centro dell’economia globale, ma sembra al momento non avere alcun interesse a fare il gendarme del mondo. La sua tradizione di crediti sociali non ne ha bisogno. Difficile tuttavia immaginare che la Cina, con le sue migliaia di anni di storia, occuperà l’A merica per costringere le persone a ballare TikTok mentre i loro organi da vendere vengono prelevati da pipistrelli mutanti. Tuttavia Pechino sa bene il fatto suo e sa giocare abilmente come il gatto col topo. I media, inoltre, sottovalutano l’accor do tra Arabia Saudita e Iran mediato dalla Cina, che è di importanza strategica assoluta per quanto sembri di poco appeal. L’annuncio russo di standardizzare lo yuan come valuta commerciale globale è la minaccia più significativa all’egemonia degli Stati Uniti, ma i media sembrano distratti. Aspettiamo tempi maturi per un annuncio congiunto da parte di Cina, Russia, Arabia Saudita e Iran sul futuro dell’economia globale perché la gravità della situazione cominci ad essere ben compresa. Bisogna dire che l’amministrazione Biden ha davvero aiutato molto Xi minacciando costantemente di guerra la Cina a e imponendo sanzioni alla Russia per la guerra in Ucraina. Non sarà cosa semplice, ma è probabile che la Cina sarà in grado di superare i danni della dedollarizzazione. La Russia ha già dedollarizzato, quindi è pronta salpare dopo aver ristrutturato l’intera economia. Molti analisti suggeriscono che il crollo del dollaro non sarà come i giochi di Fallout, ma seguirà piuttosto le dinamiche del crollo dell’Urss, con lentezza. La Unione economica eurasiatica (Eaeu) e la Commissione economica eurasiatica (Cee) sono attualmente impegnate nella creazione di una serie di accordi di libero scambio con nazioni dall’Asia occidentale al sud-est asiatico per aumentare il commercio bilaterale nelle proprie valute, come nei casi Russia-Cina, Russia-India, Iran-India, Russia- Iran e Cina-Iran. Ma non sarà la Russia ad assumere un ruolo di leadership nella creazione di un nuovo sistema finanziario globale. Ciò potrebbe semmai ricadere sulla Global Security Initiative della Cina. La divisione in due blocchi sembra inevitabile: la zona dollarizzata - con la sua eurozona incorporata - in contrasto con la maggioranza del Sud del mondo, che godrà di un nuovo sistema finanziario e una nuova valuta per il commercio internazionale. A livello nazionale, le singole nazioni continueranno a fare affari nelle proprie valute nazionali. Per la Russia, la sfida principale della politica monetaria sarà la modernizzazione del credito. E per prevenire l'impatto negativo delle fonti finanziarie estere, la chiave sarà la monetizzazione interna, mediante l’espansione del rifinanziamento a lungo e medio termine delle banche commerciali e la sostituzione sistematica dei prestiti esteri di banche e società controllate dallo Stato con fonti di credito nazionali. Anche i paesi del Golfo stanno seriamente pensando alla dedollarizzazione. Uno dei punti salienti dell’ultimo incontro annuale del World Economic Forum a Davos, in Svizzera, è stato infatti quando il ministro delle finanze saudita Mohammed al-Jadaan ha chiarito che Riyadh “prende rà in considerazione il commercio di valute diverso dal dollaro Usa”. Il petroyuan è finalmente a portata di mano? Forse. Le banche centrali di Iran e Russia stanno intanto studiando l’ado zione di una “moneta stabile” per gli accordi commerciali con l’estero, in sostituzione del dollaro Usa, del rublo e del rial. I tifosi delle criptovalute spingono per una valuta digitale per il commercio emessa dalla banca centrale (Cbdc) ma sostenuta dall’oro, che dovrebbe di fatto essere impermeabile al dollaro. Ma questa è un’altra storia.

Raffaella Vitulano



Il dominio del dollaro e la perdita del potere d’acquisto 

Gli Stati Uniti divennero, quasi da un giorno all’altro, la principale potenza finanziaria dopo la prima guerra mondiale. Il paese entrò in guerra solo nel 1917 e ne uscì molto più forte delle sue controparti europee. Di conseguenza, il dollaro iniziò a soppiantare la sterlina come valuta di riserva internazionale e anche gli Stati Uniti divennero un destinatario significativo di afflussi di oro in tempo di guerra. Il dollaro ha poi acquisito un ruolo maggiore nel 1944, quando 44 paesi hanno firmato l’accordo di Bretton Woods, creando un regime di cambio valuta internazionale collettivo ancorato al dollaro Usa che era, a sua volta, ancorato al prezzo dell’oro. Alla fine degli anni ’60, le esportazioni europee e giapponesi divennero più competitive rispetto alle esportazioni statunitensi. C’era una grande offerta di dollari in tutto il mondo, rendendo difficile sostenere i dollari con l’oro. Il presidente Nixon cessò così la convertibilità diretta dei dollari Usa in oro nel 1971. Ciò ha posto fine sia al gold standard che al limite sulla quantità di valuta stampabile. Sebbene sia rimasta la valuta di riserva internazionale, da allora il dollaro ha perso sempre più il suo potere d'acquisto .

Ra.Vi.


Ma il biglietto verde occupa ancora il 60% delle riserve valutarie mondiali 

Dall’invasione russa nel 2022, il commercio rublo-yuan è aumentato di ottanta volte. Russia e Iran stanno anche lavorando insieme per lanciare una criptovaluta sostenuta dall’oro, secondo l’agenzia di stampa russa Vedmosti. Inoltre, le banche centrali (soprattutto russe e cinesi) hanno acquistato oro al ritmo più veloce dal 1967 mentre i paesi si muovono per diversificare le loro riserve lontano dal dollaro. Ma come altri paesi stanno riducendo la dipendenza dal dollaro? Negli ultimi mesi, Brasile e Argentina hanno discusso la creazione di una moneta comune per le due maggiori economie del Sud America. In una conferenza a Singapore a gennaio, numerosi ex funzionari del sud-est asiatico hanno parlato degli sforzi di dedollarizzazione in corso. Gli Emirati Arabi e l’India sono in trattative per utilizzare le rupie per scambiare materie prime non petrolifere in un allontanamento dal dollaro. Per la prima volta in 48 anni, l’Arabia Saudita ha affermato di essere aperta al commercio di valute diverse dal dollaro Usa. Nonostante questi movimenti, pochi si aspettano di vedere presto la fine dello status sovrano globale del dollaro. Attualmente, le banche centrali detengono ancora circa il 60% delle loro riserve valutarie in dollari.

Ra.Vi.


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