Qatar, riflessioni su autoritarismi e democrazia


Basket, il mondiale del 2027 si giocherà in Qatar. Il Qatar tornerà inoltre ad ospitare anche il primo GP moto nel 2024. L’emirato aveva affrontato feroci critiche per l’imponente progetto di costruzione durato 12 anni in preparazione della Coppa del mondo di calcio tenutosi lo scorso anno. Ma neppure i nuovi scandali all’Europarla mento sembrano averlo scalfito. Come mai? Perché l’emira to esce indenne da ogni tempesta provocata in altre regioni? Alcuni analisti suggeriscono che il modo definito di pensare alla geopolitica dello sport - secondo cui l’autorita rismo e la democrazia sono una questione di territori e governi, non attori e istituzioni significa che il confortante senso di superiorità morale continua a prevalere tra osservatori occidentali. Occorre però andare oltre le etichette e capire perché ad esempio i paesi del Golfo, un tempo marginali nel plasmare la geopolitica del Mediterraneo meridionale e orientale, sono in effetti diventate un motore centrale della politica di Tunisia, Egitto, Libia e Siria sin dalle rivolte della Primavera araba del 2011. Il tumulto politico che ha travolto questi stati ha creato sia minacce che opportunità per il Qatar, gli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita. Da più parti si parla inoltre di un nuovo ordine che potrebbe emergere in Medio Oriente, ma il modo in cui sta emergendo non sembrerebbe adattarsi alla narrativa centrale scritta da Washington. Le cronache riferiscono che recentemente la Cina ha mediato l’ini zio della normalizzazione delle relazioni tra Iran e Arabia Saudita. La Russia starebbe cercando di avvicinare la Siria e la Turchia ed è coinvolta tra i colloqui tra Arabia Saudita e Siria. L’Arabia Saudita e lo Yemen sono in trattative per la normalizzazione e le parti yemenite in guerra stanno discutendo di uno scambio di prigionieri. Siria e Tunisia si scambieranno ambasciatori un decennio dopo che Tunisi ha interrotto i legami. Qatar e Bahrain riprendono le relazioni diplomatiche. E i vicini della Siria sono pronti a invitare Damasco a rientrare nel mainstream del Medio Oriente arabo, e potrebbe presto ricongiungersi alla Lega Araba forse già a maggio. Inevitabile leggere in questi movimenti un consolidamento dell’area del Golfo, che potrebbe preoccupare Washington in quanto offre sollievo a Iran e Siria, e perché i mediatori, Cina e Russia, emergeranno più influenti. Se le tensioni nell’area si allentano e il commercio aumenta, la natura del rapporto degli Stati Uniti con la regione cambierà, poiché diventerà principalmente un fornitore di armi e la Marina degli Stati Uniti garantirà le rotte di esportazione di petrolio e gas naturale, sollevando la Cina dallo sforzo di proteggere il petrolio che compra nel Golfo. Ma gli Stati Uniti saranno visti come una guardia di sicurezza enon saranno più un partner di alto livello nella pianificazione delle prossimefasi di sviluppo economico e adozione della tecnologia della regione. Quel ruolo è passato alla Cina, in gran parte grazie alla leadership cinese nellabanda larga mobile 5G e nella sua applicazione a settori che vanno dallaproduzione all’assistenza sanitaria, mentre negli Stati Uniti il 5G è ampiamente visto come un prodotto di consumo. La ricchezza del Qatar, con redditi pro capite fra i più elevati al mondo, si fonda sull’estrattivismo del gas. E le alleanze hanno memoria storica: i bombardamenti sulla Libia per sette mesi nel 2011 videro il Qatar in prima fila insieme ai paesi della Nato, come forza aerea dei ribelli. Nel regime change libico, Al Jazeera ebbe un grande ruolo mediatico per via del prestigio dell’e mittente, che la rendeva più credibile agli occhi delle popolazioni arabe rispetto ad altri organi. Inoltre, non solo Doha ma altre capitali del Golfo e l’Egitto hanno inviato armi e addestrato milizie che hanno combattuto a sostegno di uno dei due fronti interni libici durante la guerra civile post- 2011. Il Qatar è attualmente l’unico paese del golfo a opporsi alla riammissione della Siria nella Lega araba e alla normalizzazione dei rapporti con Damasco. E anche questo pesa a smorzare critiche atlantiche. Una pubblicazione dell’Ispi (Istituto Italiano per gli Studi di Politica Internazionale) delinea il futuro del Qatar come principale alleato non Nato degli Stati Uniti (Mnna) e spiega bene cosa significhi esserlo. Lo stato di Mnna conferisce vantaggi e privilegi significativi ai titolari, compreso l’accesso preferenziale alla tecnologia militare avanzata degli Stati Uniti e alle attrezzature di difesa. In Afghanistan, il ruolo del Qatar è stato essenziale per il salvataggio dei cittadini statunitensi e dei rifugiati afghani operando voli passeggeri per coloro che fuggivano e fungendo da paese ospitante temporaneo mentre l’America elaborava i visti. Militarmente, la cooperazione per la difesa è un fondamento della loro forte relazione bilaterale da quando le truppe del Qatar hanno combattuto con le forze statunitensi nella liberazione del Kuwait nel 1990. Il Qatar è un partner militare fondamentale per l’America in Medio Oriente e nel 2013 i due paesi hanno rinnovato il loro accordo decennale di cooperazione nel settore della difesa. Doha ospita anche la base aerea di Al-Udeid, la più grande e importante base militare statunitense in Medio Oriente, alla quale ha contribuito con oltre 8 miliardi di dollari di espansione. Inoltre, nel 2014, il Qatar ha firmato un contratto da 11 miliardi di dollari con gli Usa per elicotteri d’attacco Apache e altri sistemi di difesa aerea. Successivamente, nel 2016, Washington ha ulteriormente approvato la vendita di 72 caccia F-15QA al suo partner del Golfo in un accordo del valore di 21,1 miliardi di dollari. Dal punto di vista economico, gli Stati Uniti sono il più grande investitore diretto estero del Qatar e Doha è il secondo partner americano per le vendite militari all’estero a livello globale. Infine, l’Mnna fornirà all’America una maggiore garanzia di avere a bordo il Qatar, il secondo più grande esportatore di gas naturale liquefatto, per ricevere energia. Sarà interessante vedere se e come questa decisione influirà sulle relazioni degli Stati Uniti con altri attori chiave del Golfo come gli Emirati Arabi Uniti, con i quali la loro alleanza un tempo forte ora sembra essere in declino e come l’Ara bia Saudita, che è vicina a ottenere lo status di Mnna.

Raffaella Vitulano


Ispi: “La geopolitica dello sport oggi può creare confusione” 

Achi si meraviglia ancora del successo del Qatar, è sempre l’Ispi a dare una chiave di lettura: “La geopolitica dello sport può creare confusione oggi perché non rientra in categorie semplici come durante la Guerra Fredda , quando si immaginavafacilmente che ilcampo comunista guidato dai sovietici stesse gareggiando in una sorta di guerra sportiva per medaglie e convalida politicacontroil campocapitalistaguidato dagli Stati Uniti.(...) Ora, siimmagina chel’autorita rismo sia nettamente compartimentato all’in terno dei confini di uno stato autoritario, e si immagina che la democrazia inizi quando inizia il confine di uno stato democratico. (...) I flussi dello sport globalizzato collegano atleti, tifosi, istituzioni sportive, organi di governo, media e finanziamenti attraverso i confini, senza curarsi delle mappe morali della democrazia e dell’autorita rismo che sono spesso applicate alla geopolitica nelle sfere dei media e della politica. Quindi, anche se i politici, i giornalisti e gli appassionati di sport (...) continuano a sentirsi notevolmente a loro agio nell’immaginare il mondo attorno a unsempliceassedemocratico-autoritario,(...)alla lucedeglieventisportivi del 2022,questavisione geopolitica di una mappa globale nettamente divisa tra stati autoritari e democratici sarà ormai particolarmente difficile da sostenere”.

Ra.Vi.

Soft power e Sportswashing Gli alibi dell’Occidente 

Il 2022 ha smentito la confortante idea dei confini territoriali che separano la democrazia dall’autoritarismo e gli eventi sportivi in calendario per i prossimi anni potrebbero riservare qualche sorpresa. A complicare ulteriormente la rappresentazione semplicistica dell’autoritari smo del Qatar, un numero enorme di aziende occidentali ha tratto profitto da affari redditizi nel periodo precedente la Coppa del Mondo. Come in Cina, una questione importante da tenere d’occhio sarà se le aziende con sede in Occidente continueranno a sfuggire a qualsiasi serio rimprovero per aver raccolto ricompense finanziarie sulle spalle del lavoro sfruttato, o se media e politici occidentali si accontenteranno di risolvere il problema colpa ai governi. Assisteremo sicuramente a discussioni più ampie su come i regimi autoritari utilizzino lo sport per esercitare una forma di “soft power” o si impegnino in “sportswashing” per dare una svolta positiva ai loro problemi di diritti, interpretazioni sono spinte da coloro che si avvicinano allo sport come piattaforma chiave per avanzare richieste di democrazia, libertà e concezioni occidentali dei diritti umani.

Ra.Vi.



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