Le implicazioni commerciali della guerra tra Israele ed Hamas


Ogni guerra ha implicazioni commerciali. Anche quella di Israele con Hamas non fa eccezioni. Paddy Cosgrave, fondatore e amministratore delegato della più grande conferenza tecnologica annuale d'Europa, Web Summit, si è dimesso dopo che diverse grandi aziende si sono ritirate dall’evento in programma dal 13 al 16 novembre a Lisbona. Cosgrave, imprenditore irlandese che ha co-fondato il Web Summit nel 2009, ha dovuto affrontare una significativa reazione negativa per aver criticato il sostegno occidentale alla risposta militare di Israele all’attacco del 7 ottobre da parte dei terrortisti di Hamas. “I crimini di guerra sono crimini di guerra, anche quando commessi da alleati”, aveva scritto Cosgrave sui social media il 13 ottobre, riferendosi agli attacchi aerei in corso da parte di Israele e al blocco della Striscia di Gaza, che secondo l’Onu potrebbe portare alla fame di massa di 2,3 milioni di persone. Le scuse non sono state sufficienti a influenzare un elenco di importanti sponsor, tra cui i pesi massimi della tecnologia Meta, Google, Intel, Siemens e Amazon. Boicottare eventi e aziende può essere strumento di guerra. Secondo il Jerusalem Post, il sito cinese Shein è stato recentemente criticato per vendere bandiere palestinesi ma non israeliane. E i consumatori israeliani hanno espresso indignazione e hanno avviato un diffuso appello a boicottare la piattaforma. In un gruppo Facebook israeliano in cui gli utenti consigliano o criticano gli acquisti di Shein, un consumatore ha scritto: “Sostenendo un’organizza zione terroristica come Hamas, che attacca il mio paese Israele, avete perso i nostri soldi. Hamas è anche peggio dell’Isis”. In seguito alla protesta, Shein ha rimosso le bandiere palestinesi dal loro catalogo. In quella che sembra essere una vittoria per la pressione dei consumatori, la bandiera palestinese è ora etichettata come “esaurita” e la ricerca porta a una pagina che dice “Abbiamo rimosso l’articolo. Il vostro aiuto è importante per il nostro servizio, grazie mille”. Tuttavia, per ritorsione, il rivenditore online ha deciso di interrompere la sua partnership con influencer israeliani. Gli influencer di tutto il paese hanno ricevuto un’e-mail di massa: “Grazie per il tuo supporto e amore per Shein. A causa di problemi tecnici, la data di pubblicazione della campagna è stata posticipata. Per favore astieniti dal pubblicare post su Shein. Forniremo presto un aggiornamento con maggiori dettagli e una nuova data di pubblicazione”. Inoltre, tutte le consegne gratuite verso Israele sono state annullate. Di certo, oltre alla controversa vendita delle bandiere, ci sono altri aspetti di Shein di cui abbiamo scritto e di cui i consumatori dovrebbero essere consapevoli: gli abiti di Shein sono prodotti in serie utilizzando tessuti generalmente scadenti che contribuiscono anche all’inquinamento atmosferico, al consumo eccessivo di acqua, all’emissione di anidride carbonica. Inoltre, le condizioni di lavoro e i salari dei lavoratori nella catena di fornitura di Shein sono disastrose, con orari impossibili e lavoro forzato insieme all’u so eccessivo di imballaggidi cartone e ai frequenti voli internazionali per trasportare merci dalla Cina. Del resto Shein carica più di 6.000 nuovi prodotti sul suo sito web ogni giorno e ha in magazzino circa 600.000 articoli. Zara riesce a lanciare “solo”circa 10.000 capi diversi all'anno. Anche i prodotti di Shein sono economici, alla pari di Primark e fino alla metà del prezzo di H& M, rendendo difficilecompetere con tutti coloro che appartengono allo spettro del fast fashion.Questa tuttavia non è la prima volta che Shein viene criticato per i suoi prodotti antiebraici. Nel 2020 il sito ha offerto collane con pendenti con la svastica, che ha definito un simbolo buddista, antica figura religiosa e culturale eurasiatica, il cui nome in sanscrito significa “favorevole al benessere”. Il suo utilizzo più recente come simbolo del nazismo è molto più noto in Occidente e, dopo che è stata esercitata la pressione dei consumatori, l’azienda ha smesso di venderlo. Ma un altro marchio sembra essere finito nel tritacarne delle polemiche commerciali. Stiamo parlando di Starbucks, che rischia il boicottaggio dopo che i lavoratori appoggiano Hamas. L’azienda ha infatti ripudiato il messaggio del sindacato interno: “Condanniamo inequivocabilmente questi atti di terrorismo, odio e violenza”. Le richieste di boicottaggio di Starbucks hanno iniziato a fare tendenza sui social media dopo che il sindacato dell’azienda ha pubblicato un messaggio pro-Hamas su X. SB Workers United, che rappresenta baristi e altri dipendenti dei servizi di circa 350 filiali in tutto il paese, ha scritto: “Solidarietà con la Palestina!” su una foto di uno dei bulldozer di Hamas che sfonda la barriera di sicurezza il 7 ottobre, giorno del massacro di oltre 1.400 israeliani da parte di Hamas il 7 ottobre. Il giorno successivo Israele ha dichiarato guerra a Hamas chiamandola Operazione Spade di Ferro. La didascalia chiariva quali fossero i loro sentimenti, dicendo: “Bulldozer gestito dalla Resistenza di Gaza che abbatte il recinto di occupazione israeliano eretto al confine. Facendo letteralmente a pezzi la prigione di massa creata da Israele nella Striscia”. Il post è stato presto cancellato, ma gli utenti della rete indignati avevano già catturato lo screenshot e la risposta è stata l’appello a “Boicottare Starbucks”. “È ora di boicottare @starbucks e i suoi sindacati a sostegno del terrore. #HamasIsISIS”, ha scritto Brooke Goldstein, fondatrice e direttrice di The Lawfare Project, che fornisce servizi legali per proteggere i diritti civili e umani degli ebrei e delle comunità filo-israeliane in tutto il mondo.Starbucks si è affrettata a prendere le distanze dal suo sindacato, pubblicando mercoledì: “Condanniamo inequivocabilmente questi atti di terrorismo, odio e violenza e non siamo d’accordo con le dichiarazioni e le opinioni espresse da Workers United e dai suoi membri. Le parole e le azioni dei Workers United appartengono a loro, e solo a loro”. In una nota ai dipendenti, la vicepresidente esecutiva di Starbucks, Sara Kelly, ha ribadito la condanna, ma ha riconosciuto anche la sofferenza dei palestinesi: “Come gruppo dirigente, vogliamo esprimere ancora una volta la nostra più profonda solidarietà per coloro che sono stati uccisi, feriti, sfollati e colpiti a seguito degli atroci atti di terrorismo, dell’esca lation di violenza e di odio contro gli innocenti in Israele e a Gaza questa settimana”. Il sindacato ha anche sostenuto manifestazioni pro-Hamas in tutti gli Stati Uniti. Tra coloro che sono accorsi invece in difesa di Israele c’è Ronald Lauder, il miliardario erede dell'impero cosmetico Estée Lauder e presidente del World Jewish Congress. Recentemente ha minacciato di interrompere le sue donazioni all’Università della Pennsylvania per la sua gestione dell’antisemitismo e di un evento sulla letteratura palestinese. In privato, ha lanciato appelli a un gruppo bipartisan di legislatori e leader mondiali per creare sostegno agli sforzi di sicurezza. Un gruppo variegato di donatori, attivisti e alleati si sono mossi rapidamente nelle ultime due settimane per aiutare Israele. Per farlo hanno sfruttato il loro peso politico, i loro rapporti con i legislatori e le loro reti di raccolta fondi.Il loro lavoro sottolinea - scrive Politico. com - anche quanto la lotta politica attorno alla guerra nascente venga condotta al volo; e quanto viene rappresentato in teatri non convenzionali: campus universitari, sale riunioni aziendali, uffici di K Street e soffocanti ristoranti di Capitol Hill. L’American Israel Public Affairs Committee (Aipac) ha speso più di 2,2 milioni di dollari per ottenere sostegno ad Israele. La legislazione mirata include l’Hamas International Financing Prevention Act, misura che sanzionerebbe coloro che sono collegati ad Hamas o alla Jihad islamica palestinese. Membri di entrambi i partiti hanno espresso il loro sostegno al Paese in seguito agli attacchi di Hamas. Ma far passare gli aiuti potrebbe essere un compito completamente diverso. Biden ha chiesto al Congresso un pacchetto di 106 miliardi di dollari che includerebbe soldi per la guerra in Ucraina, la messa in sicurezza del confine meridionale dell’A merica e fondi per le armi israeliane e gli aiuti umanitari a Gaza.Al di fuori di Washington, il sentimento attorno alla guerra tra Israele e Hamas è più teso. Nei campus universitari, gli studenti hanno invitato i dirigenti scolastici a denunciare Israele e hanno organizzato proteste per la liberazione della Palestina. Studi legali - riferisce Politico hanno annullato le offerte di lavoro agli studenti di giurisprudenza che hanno denunciato Israele. Il deputato Rashida Tlaib , l’unico deputato palestinese americano al Congresso, ha detto pubblicamente a Biden che i palestinesi e i musulmani americani “ricorderanno la sua posizione” nel conflitto. I leader musulmani e arabi hanno criticato duramente l’amministrazione Biden. Il presidente negli ultimi giorni si è mosso per affrontare queste preoccupazioni. Ha parlato della necessità di assistenza umanitaria e ha messo in guardia contro la diffusione dell’islamofobia. Rechnitz, imprenditore immobiliare di Los Angeles, ha descritto la sua missione in modo leggermente diverso. Il suo lobbismo sarebbe uno sforzo non per moderare la retorica ma per impedire che i sentimenti negativi nei confronti di Israele mettano radici.

Raffaella Vitulano




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