Diamanti insanguinati, la sanzione Kimberley applicata alla Russia

 

Acquistati nel quartiere dei diamanti di New York sulla 47esima Strada, negli anni ’80 i gioielli vistosi ed assolutamente veri venivano indossati dalle professioniste di Wall Street come indicatore di uno status nelle stanze dei capi. Su tutti i gioielli, il must era il perfetto doppio filo di perle di Clare Boothe Luce. Un podcast pubblicato sul Naked Capitalism da John Helmer, il corrispondente estero più longevo in Russia e l’unico giornalista occidentale a dirigere il proprio ufficio indipendentemente da singoli legami nazionali o commerciali, spiega bene come quando si tratta di combattere i diamanti russi, il commercio ebraico dei diamanti e la De Beers sono in netto contrasto. L’autore spiega innanzitutto come la Mazal u’ Bracha sia da centinaia di anni l’e spressione ebraica per suggellare le transazioni nel commercio internazionale di diamanti: ad Amsterdam fino alla seconda guerra mondiale e da allora ad Anversa. Letteralmente significa “fortuna e benedizione”. Sociologicamente, “significa che in caso di inadempienza, la comunità dei diamanti ebrei imporrà la sanzione della legge religiosa, ridimensionerà il tuo credito e non potrai accettare beni previa approvazione, né acquistare, prendere in prestito, scambiare o continuare l’attivi tà”. Nei principali centri ebraici del commercio dei diamanti - Anversa, Ramat Gan (Tel Aviv), New York - la potenza di questa benedizione è andata scemando sotto la pressione del calo della domanda dei consumatori, dell’aumento dei costi di finanziamento, dei fallimenti aziendali, delle sanzioni governative e della violazione delle sanzioni. E questo prima che iniziasse la guerra in Palestina. Il 1° marzo, dopo forti pressioni da parte dei diamanti israeliani e americani - e nonostante la resistenza delle imprese belghe - sono state imposte nuove restrizioni con l’obiettivo di cacciare i diamanti russi dai principali mercati di gioielleria di Europa e Stati Uniti. Il nuovo schema, tuttavia, presenta un problema. Ora è il servizio doganale degli Stati Uniti a cui gli acquirenti e i commercianti di diamanti devono rivolgersi. In una norma emessa il 1 marzo prosegue Helmer - il governo degli Stati Uniti richiede agli importatori di firmare una dichiarazione in cui dichiarano: “Certifico che i diamanti non industriali contenuti in questa spedizione non sono stati estratti, prodotti o fabbricati interamente o in parte nella Federazione Russa, indipendentemente dal fatto che tali diamanti siano stati sostanzialmente trasformati in altri prodotti al di fuori della Federazione Russa”. Il servizio doganale americano non parla ebraico e non ha autorità talmudica. Anche se così fosse, tra gli avvocati del settore crescono i dubbi che esista qualcosa di equivalente alla tradizionale sanzione della comunità ebraica. L’impegno di Israele in quello che la Corte Internazionale di Giustizia (Icj) ha stabilito essere un “genocidio plausibile” espone tuttavia - avverte Helmer - anche il traffico Tel Aviv-New York all’accusa di favoreggiamento per crimini di guerra e crimini contro l’umanità. “ Si tratta dei diamanti israeliani che finanziano il contestato genocidio di Gaza e la guerra contro gli arabi mentre tentanoallo stesso tempo di cacciare dal mercato i produttori di diamanti concorrenti e i commercianti di diamanti rivali. La cosiddetta sanzione sui diamanti insanguinati del processo di Kimberley, che inizialmente era intesa a ridurre la fornitura di diamanti dell’Africa centrale e occidentale dal 2003,viene ora applicata ai diamanti russi dalle comunità ebraiche impegnate nelcommercio di diamanti e dal governo degli Stati Uniti”. Martin Rapaport, un commerciante di diamanti di Tel Aviv-New York ed editore di una bibbia del settore, ha pubblicato un avvertimento secondo cui il nuovo sistema sarebbe in realtà un subdolo piano per incanalare la certificazione dei diamanti tramite scappatoie ad Anversa, a scapito di canali alternativi e più rigorosi a Tel Aviv e New York; e anche per favorire il gruppo diamantifero anglo-sudafricano De Beers rispetto al minatore rivale russo Alrosa e ad altri minatori di diamanti in Africa. La questione diamanti insanguinati da guerre e da sfruttamenti potrebbe dunque non riguardare più solo l’Africa.

Helmer scrive che “in precedenza, i beni 'sostanzialmente trasformati' (cioè fabbricati) in paesi come l’India erano tecnicamente legali negli Stati Uniti”, secondo quanto riferito l’11 marzo da Joshua Freedman del gruppo Rapaport. L’industria non è ancora sicura di come funzionerà il divieto sia a breve che a lungo termine. I rivenditori hanno iniziato a inviare merci negli Stati Uniti con dichiarazioni di autodichiarazione, ma c’è incertezza su cosa accadrà se le autorità doganali chiederanno prove su una particolare spedizione e se gli Stati Uniti aggiungeranno requisiti più complessi in seguito. Il sospetto è anche che il Belgio sia usando le sanzioni a vantaggio del proprio settore dei diamanti. I certificati di origine singola Kimberley Process (Kp) - o origine mista per le merci De Beers Dtc (Diamond Trading Company) - si qualificano come prova di origine accettabile. Tuttavia, vi è un avvertimento importante: le prove documentali sono accettate solo “a condizione che i diamanti grezzi con un peso pari o superiore a 1 carato siano presentate senza indugio” all'Ufficio dei diamanti di Anversa. In un mercato internazionale in cui la debole domanda di diamanti sta già mettendo a dura prova la redditività del commercio nei principali centri di produzione di gioielli in India e Cina (Hong Kong), la strategia russa è quella di rompere le sanzioni, sconfiggere De Beers e le ostili operazioni israelo-americane creando strutture aziendali alternative. Naturalmente, i dettagli ora sono segreti ma l’opi nione comune è che l’azienda mineraria di diamanti dominante in Russia, Alrosa, avrà lo stesso successo degli esportatori russi di petrolio, gas e carbone che sono soggetti a sanzioni da più tempo. “Il mercato sarà sotto shock per i primi mesi”, commenta un commerciante russo di diamanti ora residente a Dubai. “Mol to probabilmente il costo delle pietre potrebbe aumentare dal 10% al 20%, ma dopo il primo shock si verificherà una correzione. Alla fine si troveranno soluzioni alternative per l’esportazione di diamanti russi. Stabilire importazioni parallele - dalla Russia verso l’esterno - non sarà così difficile”. La Russia è anche l’unico stato in grado di fare, a proprio vantaggio, ciò che De Beers ha tradizionalmente fatto per proteggere e trarre profitto dal proprio cartello sui prezzi dei diamanti: acquistare e vendere grezzi estratti con le scorte statali, noto in Russia come il Gokhran. A partire dal 2022, la borsa dei diamanti di Dubai, negli Emirati Arabi Uniti (EAU), ha superato Anversa come principale hub di import-export o di scambio tra le miniere, i tagliatori e lucidatori e l’industria della gioielleria nel commercio mondiale. La rivalità tra Dubai e Anversa è, tuttavia, attenuata da entrambe le parti, coperta dal tradizionale doppio gioco degli affari: le sanzioni di Kimberley anti-Russia; e ora la vulnerabilità politica e militare degli Emirati Arabi Uniti nella guerra di Israele e degli Stati Uniti contro gli arabi. “Lo dico in modo educato - conclude Helmer -. Quanto più Alrosa viene sommersa a Dubai e poi scambiata dal Dde, tanto più efficacemente le sanzioni israelo- americane verranno sconfitte, e con loro tramonterà la tradizionale prosperità dei venditori di diamanti belgi ed ebrei di Anversa”. Per quanto i diamanti siano visibili nel commercio globale del lusso, e per quanto dominante sia Alrosa nel settore dell’e strazione mineraria, il valore dei diamanti nelle esportazioni di materie prime della Russia è minimo. Anche se le sanzioni Usa-Israele dovessero essere efficaci, la riduzione dell’export non avrebbe un impatto significativo sulla bilancia dei pagamenti russa. Come riportato di recente da Forbes Russia, “naturalmente ciò potrebbe incidere negativamente sulla performance finanziaria di Alrosa, che produce la maggior parte dei diamanti russi, ma tutti capiscono che il fallimento dell’azienda statale non è in pericolo. Anche alla notizia della sospensione delle vendite di diamanti nell’autunno del 2023 a causa della situazione della domanda, le azioni della società sono crollate solo del 2,5%”. Nel settore dei diamanti c’è piuttosto rancore nei confronti dei venditori di Anversa dopo l’inasprimento Ue delle sanzioni dal primo marzo scorso; particolarmente ostili sono i minatori africani e i produttori indiani. In una lettera inviata al G7 sostengono che tale processo potrebbe incoraggiare il contrabbando. I diamanti insanguinati sono diamanti grezzi provenenti da regioni, in particolare dell’Africa, che soggiacciono al controllo di movimenti ribelli. La vendita di questi diamanti ha contribuito a finanziare l’acquisto di armi e, di conseguenza, ad alimentare conflitti civili. Per impedire che questi diamanti entrino nel mercato legale, i principali Paesi produttori e commercianti di diamanti grezzi hanno elaborato un sistema internazionale di certificazione per il commercio di diamanti grezzi. Il processo di Kimberley è iniziato nel maggio del 2000 nel Sud Africa e i negoziati si sono conclusi il 05.11.2002 a Interlaken con l’adozione di un sistema internazionale di certificazione per i diamanti grezzi estratti e commercializzati legalmente. Questo sistema è entrato in vigore il 01.01.2003. Da allora, tutte le partite di diamanti grezzi esportate devono essere accompagnate da un certificato non falsificabile in cui si attesti che la spedizione non contiene diamanti insanguinati. Gli Stati che non applicano questo sistema di certificazione sono esclusi dal commercio di diamanti grezzi. Il sistema di certificazione stabilito nel processo di Kimberley è una mera intesa politica e non è quindi giuridicamente vincolante.

Raffaella Vitulano


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