Siete davvero pronti per l’euro digitale? Il riarmo finanziato coi soldi dei cittadini


Per il think tank Cep, il nostro è il Paese che ci ha rimesso di più in termini di prosperità economica dall’introduzione della moneta unica con una perdita pro capite di 73 mila euro in 20 anni. Con l’euro l’Italia ha perso complessivamente 4.300 miliardi, sostiene lo studio tedesco “Vent’anni di euro: vincitori e perdenti”. In compenso, la Germania ha guadagnato quasi 1,9 trilioni di euro tra il 1999 e il 2017. Ciò equivale a circa 23 mila euro per abitante. L’imminente rivoluzione nei pagamenti digitali in Europa, l’euro digitale, un progetto ambizioso che promette di trasformare il sistema finanziario del continente senza però rinunciare al contante, ci darà la mazzata finale? La nuova valuta elettronica, sviluppata dalla Banca Centrale Europea (Bce), sarà uno strumento complementare, gratuito e accessibile a tutti, progettato per funzionare sia online che offline. L’o biettivo principale sulla carta è di rafforzare la sovranità monetaria europea, riducendo la dipendenza da infrastrutture di pagamento estere e dalle stablecoin legate al dollaro. L’arrivo di Trump ha offerto un’ottima possibilità per i fautori dell’euro digitale. La valuta digitale sarà sbloccata dal proprio Id digitale, sulla falsariga del sistema cinese. In tutto il mondo, i governi si stanno muovendo in questa direzione. Come ha ammesso recentemente lo spregiudicato quanto sempreverde Tony Blair, anche il pubblico britannico avrà bisogno di “un po’di costrizione” per essere convinto ad abbracciare l’Id digitale. Questo tipo di “coercizione digitale” - termine diffuso dal giornalista finanziario tedesco e attivista per i diritti digitali, Norbert Häring - è in aumento un po’ ovunque. Come ha riferito Häring lo scorso settembre, questo non dovrebbe sorprendere, dato che le aziende e partner del World economic forum spingono per il rapido lancio di infrastrutture pubbliche digitali (Id digitale, pass sanitari digitali, sistemi di pagamento istantanei, valuta digitale della banca centrale...). Un problema importante con l’Id digitale è la sicurezza, ma questa sembra essere totalmente ignorata. La realtà è che i sistemi di identità digitale sono inoltre intrinsecamente esclusivi. Come ammette il Wef, mentre le identità verificabili “creano nuovi mercati e linee di business” per le aziende, in particolare quelle nel settore tecnologico che aiuteranno a gestire i sistemi mentre raccolgono tutti i dati, esse inoltre “aprono (o chiudono) il mondo digitale per gli individui”. Non è solo il mondo digitale che potrebbe finire per essere chiuso; potrebbe finire anche gran parte del mondo analogico, dato che un sistema di identità digitale completo potrebbe finire per toccare praticamente ogni aspetto della nostra vita, dalla nostra salute ai nostri soldi, alle nostre attività commerciali, alle nostre comunicazioni private e pubbliche, alle informazioni a cui siamo in grado di accedere, ai nostri rapporti con il governo, al cibo che mangiamo e ai beni che acquistiamo. Potrebbe inoltre offrire ai governi e alle aziende con cui collaborano poteri di sorveglianza e controllo senza precedenti. Una cosa che infatti viene raramente menzionata è il ruolo che l’identità digitale svolgerà come gateway per le Cbdc. Nel 2021, il Financial Times ha ammesso che senza un sistema di identità digitale supportato dal governo, le Cbdc sarebbero impraticabili. E questo spiega ad esempio la necessità della carta d’identità elettronica. Ci sono ben pochi esempi migliori di Tina (il “There is No Alternative” di Margaret Thatcher) in funzione oggi rispetto all’identità digitale e alle valute digitali delle banche centrali (Cbdc) a cui sono inesorabilmente legate. Uno dei motivi principali per cui non c’è (apparentemente) alternativa all’iden titàdigitale è che ci sono semplicemente troppi interessi potenti allineati dietro di essa. È la chiave di volta del nuovo panopticon dell’infrastruttura pubblicadigitale (Dpi) che si sta costruendo attorno a noi. Per i governi, le banche centrali e le agenzie di sicurezza nazionale, i vantaggi sono chiari. Ma per icittadini restano nebulosi. La Bce ha comunque deciso: lancerà il cosiddetto“Central Bank Digital Currency” (Cbdc) a partire dal mese di ottobre e l’ini ziativa sarebbe connessa alla necessità di finanziare il riarmo. In pratica, i cittadini avrebbero l’op portunità di aprire un conto corrente direttamente presso la Bce e senza passare più per le banche commerciali. In cambio, riceverebbero un certo tasso di interesse e potrebbero effettuare i pagamenti elettronici in alternativa ai circuiti internazionali gestiti da colossi come Visa e MasterCard. Una soluzione che non piace, ovviamente, al sistema bancario.C’è il rischio che fiumi di denaro vadano persi in favore della Bce, verosimilmente percepita più sicura. Giuseppe Timpone - su Investire Oggi - spiega che questa accelerazione sembra conseguire alla necessità dell’Ue di reperire risorse per finanziare il famoso riarmo europeo di cui si discute. La Commissione ha proposto un piano da 800 miliardi di euro in 4 anni, ma tutto a debito. Da Bruxelles fanno presente che sui conti correnti europei esistono 10 mila miliardi di euro, il 70% dell’intero risparmio privato. Solamente per il 30% esso risulta investito in asset fruttiferi. Come farebbero i risparmi privati a finanziare programmi pubblici, a meno di immaginare una qualche forma di coazione a cui non vogliamo dare credito? “Il meccanismo può rivelarsi più semplice di quanto pensiamo. Il cittadino porta alla Bce il proprio denaro, convinto che serva a diffondere un nuovo metodo di pagamento alternativo ai cattivi oligopolisti americani. Ottiene un minimo interesse e non sa che i suoi risparmi finirebbero probabilmente per essere prestati dalla Bce all’Ue, così che questa possa disporne come meglio crede. Un simile schema, però, sancirebbe la nascita di un rapporto di credito tra Bce e Ue. La seconda dovrà restituire il denaro alla prima, per cui il problema del debito si sposterebbe dai mercati finanziari a quello istituzionale. In ogni caso, non ci sarebbe l’assillo di come reperire le risorse e il tutto avverrebbe verosimilmente a basso costo. La Bce si limiterebbe anche solo a prestare all’Ue allo stesso tasso o poco più alto di quello offerto ai risparmiatori. L’euro digitale si trasformerebbe in un finanziamento occulto al governo comunitario, come se i soldi alle Poste finissero nelle mani del Tesoro per farne ciò che desidera. L’euro digitale servirebbe insomma per accaparrarsi il risparmio privato. Una volta vinta la concorrenza delle banche commerciali, che si rintanerebbero al solo mercato dei servizi, Francoforte avrebbe la possibilità di azzerare i tassi senza per questo perdere depositi. Anzi, nell’ipotesi estrema dei tassi negativi riuscirebbe a drenare ricchezza dai risparmiatori. A quel punto, girerebbe il denaro all’Ue a costo zero, con cui questa potrebbe finanziare ogni presunta emergenza a debito e senza rendere conto a nessuno”. I cittadini dell’area euro dovrebbero essere cauti. Spiega bene il perché Nick Corbishley su Naked Capitalism: “Immaginate una tecnologia che potrebbe facilitare un’espansione senza precedenti del potere totalitario nelle mani della Bce e della Commissione Ue. Cosa potrebbe mai andare storto?”. Non è facile vendere un progetto che è ampiamente visto, persino da molti politici e da alcuni addetti ai lavori delle banche centrali in tutto il mondo, come una soluzione piena di rischi. Persino l’eurodeputato tedesco nominato per guidare la spinta legislativa del Parlamento europeo per un euro digitale, il relatore Stefan Berger, è diventato uno dei suoi più accaniti critici, dimettendosi infine dall’incarico. Ecco la prima grande bugia: un euro digitale funzionerebbe in modo molto simile al denaro contante, consentendo alle persone di effettuare pagamenti diretti al dettaglio senza dover ricorrere a un fornitore di servizi di carte. Ciò non potrebbe essere più lontano dalla verità.

Cinque ragioni per essere molto cauti sul lancio dell’euro digitale della Bce: 1) Potrebbe essere utilizzato come strumento di sorveglianza e controllo finanziario. Le multe potrebbero essere imposte sui conti in tempo reale, se i conti Cbdc fossero collegati a una rete di sorveglianza “smart city”. Il denaro programmabile potrebbe anche essere utilizzato per scoraggiare o persino prevenire consumi sbagliati. 2. Probabilmente accelererà la scomparsa del denaro contante e, per estensione, della privacy finanziaria. 3. Non ci si può fidare di chi viola costantemente anche le proprie regole e normative, come nello scandalo Pfizergate, senza subire alcuna conseguenza. 4. La Commissione europea ha annunciato il lancio di un’altra unione, la “Savings and Investment Union”, volta a incanalare trilioni di euro di risparmi europei nelle casse di una nuova generazione di aziende europee innovative, principalmente nel settore delle armi. Euronews scrive di un piano di Bruxelles per canalizzare meglio fino a 10 mila miliardi di euro di depositi bancari in tutta l’Unione verso investimenti strategici. 5. Entro il 2026 tutti i paesi saranno tenuti a offrire almeno un portafoglio di identità digitale dell’Ue a tutti i cittadini, residenti e aziende.

Come riportato dal Financial Times fin dal 2021, le Cbdc dovranno quasi certamente andare di pari passo con le Id digitali. La giustificazione più comunemente citata per il lancio di Cbdc - già risalente al 2019 - è quella di un mezzo per contrastare i rischi posti dalle cosiddette “stablecoin” come la moneta Libra proposta da Meta. Ma l’arrivo di Trump ha impresso un’accelerazione. E la digitalizzazione renderà quasi sicuramente i pagamenti più vulnerabili agli attacchi informatici e alle interruzioni della rete elettrica e della comunicazione dati. La Svezia non è l’unica economia in gran parte priva di contanti che sta lottando contro un’ondata di furti digitali. Il Brasile, una delle economie più prive di contanti dell’America Latina, sta subendo un’epidemia di furti di cellulari e frodi informatiche, riporta El País: secondo un sondaggio, nell’ultimo anno un brasiliano su dieci ha subito il furto del telefono cellulare, mentre la criminalità informatica è in forte crescita e il costo economico è stimato in 34 miliardi di dollari.


Raffaella Vitulano



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