L’“atelier di Lenin” nel distretto di Donetsk

 di Raffaella Vitulano


Lo ha definito in un suo reportage “L’atelier di Lenin”. Tessuti, creatività, ma anche resilienza al conflitto tutt’intorno. Sara Reginella è una psicologa a indirizzo clinico e giuridico, psicoterapeuta, regista e autrice di reportage di guerra. Ha incontrato per la prima volta la stilista Svetlana Topalova nel 2016, durante uno dei suoi viaggi in Donbass. Lei le aveva mostrato l’atelier dove, anche durante i bombardamenti più feroci, aveva continuato a creare i suoi abiti, protagonisti di tante sfilate. In quell’atelier custodiva anche un ritratto di Lenin, per non dimenticare la sua storia. Navigando all’interno del suo sito, le silhouette delle sue collezioni ricordano il New Look di Christian Dior ma anche il modernismo di Chanel. Praticità, femminilità e romanticismo. Mai dimenticato, neppure in tempo di guerra. Di sé racconta che è del Kazakistan e nel suo immaginario non ha mai dimenticato gonne, fazzoletti e grembiuli primordialmente russi. “Uno dei ricordi più dolorosi è forse il momento in cui nel 2014 hanno preso d’assalto il Donbass e per la prima volta abbiamo sentito l’artiglieria. I nostri ragazzi erano in prima linea e noi avevano paura per loro. E, naturalmente, i primi colpi, le morti. I volti spaventati dei nostri bambini nelle cantine, gli animali abbandonati in strada e condannati così a morte certa. Lo ricordo con un groppo in gola”.

“Negli ultimi giorni, purtroppo, la situazione a cui ci siamo più o meno abituati negli ultimi otto anni si è fatta particolarmente tesa. Il numero di colpi è diventato più frequente. I suoni delle esplosioni provengono ormai da diversi giorni dalla periferia della città. Solo due giorni fa è esplosa un’au to in centro. Viviamo alla giornata, senza fare progetti”. E’ strano accostare l’immagine di abiti in tulle rosa fotografati al Donetsk Museum of Art per una patinata rivista francese a quelle di carri armati. Ma la realtà della guerra è questa, per Svetlana, che nel pizzo cerca la leggerezza contrapposta al fragore dei bombardamenti. Putin ha riconosciuto unilateralmente l’indipendenza dei distretti filorussi del Donetsk e del Lugansk, creando uno Stato cuscinetto nel Donbass, nella cui regione sul confine russo- ucraino è in atto un conflitto che ha visto l’Ucraina spezzarsi in due. Attraversando le terre martoriate del bacino del fiume, tra aeroporti distrutti e villaggi devastati, dai campi profughi alla spettrale colonia penale abbandonata di Chernukhino, Sara Reginella racconta la dimensione umana e psicologica di questa guerra “fan tasma” combattuta da miliziani atipici: gente comune, donne e uomini che si sono opposti al cambio di governo del 2014, da una parte ritenuto un golpe, dall’altra una rivoluzione democratica. Nel suo atelier nel Donetsk, Svetlana le spiega il suo punto di vista: “Mentre in Occidente è in atto il tentativo di manipolare coscienze attraverso sistemi di disinformazione basati sulla paura e sulla semplificazione della realtà del conflitto bellico, in Donbass, alla luce dei crescenti bombardamenti, il presidente della Repubblica Popolare di Donetsk ha invitato donne, anziani e bambini all’evacua zione verso la Federazione Russa. Negli scorsi giorni, colonne di pullman si sono diretti verso i centri profughi nella regione di Rostov”. Anche Svetlana avrebbe potuto fuggire, magari nelle Marche dove aveva sfilato e dove vive Sara. Non ha voluto farlo, per non lasciare senza lavoro le ragazze che lavorano per lei nell’atelier. E spiega che esiste una realtà che la guerra non può uccidere. La dignità.Donne slave coraggiose e orgogliose. In Donbass tra le combattenti al fronte ce ne sono molte operaie, insegnanti, che hanno abbracciato le armi. Di Svetlana, Sara dice che ha “l’energia di una sciamana” e che resta tra le protagoniste della scena culturale di Donetsk. Una grande stilista di fama internazionale, con capelli corvini, che disegna abiti e accessori in cui ricorre la colomba, segno di pace. ”So norimasta nella mia città dall’inizio della guerra.Siamo sopravvissuti nel 2014 - anno di inizio del conflitto - e sopravvivremo anche ora. L’amore per la nostra patria, la solidarietà e la fiducia ci aiutano da otto anni a vivere in queste difficili condizioni”. Anni fa Svetlana ha realizzato un progetto artistico in cui ha vestito donne che hanno sfilato tra le macerie della città sulla neve tra le esplosioni in strada. In tempi di guerra non si trovano materiali ma lei si arrangia con qualsiasi cosa sia disponibile nelle Repubbliche popolari. “Nono stante le difficoltà”, afferma nell’intervista, “non abbiamo smesso di organizzare eventi. Non dimenticherò mai la volta in cui tante donne presero parte alla sfilata legata alla mia collezione Donetsk Vive. A sfilare non c’erano modelle professioniste, ma infermiere, madri, studentesse. Si sentivano gli spari per strada, ma la gente non ha avuto paura, è venuta lo stesso”. E tutto il ricavato lo ha dato in beneficenza. Dall’intervista emerge come nonostante il logorio del conflitto bellico, Donetsk sia una città vivace e le parole di Svetlana spiegano bene come la vita culturale rappresenti un antidoto alla morte che porta con sé ogni guerra: “La cultura vive e vivrà in ogni momento. La vita creativa, la gioia di andare a teatro, di recarsi alla Filarmonica ci aiuta a cambiare rotta, almeno per un po’, ci aiuta a non precipitare nello sconforto”.

Raffaella Vitulano




“Tutto è nelle nostre mani. Non dovremmo mai abbassarle” 

E’ durante la Donetsk Fashion Days 2014 dopo la presentazione della sua collezione “On the Edge”primavera - estate che Svetlana Topalova racconta a un blogger di essere orgogliosa di se stessa: “ Ho messo da parte tutte le mie paure e ho seguito con coraggio il mio sogno. Come ha detto Chanel, tutto è nelle tue mani, quindi non dovrebbero mai essere abbassate. È stata Chanel a essere la mia ispirazione e musa ispiratrice. La sua vita è per me un esempio da seguire, quando, come una fenice, è tornata alla moda dopo i fallimenti. Quanto spirito ha questa donna fragile, quanto è fedele ai suoi ideali e principi”. Tra le icone di stile, Svetlana cita Jacqueline Kennedy, la Principessa Grace, Audrey Hepburn, Marilyn Monroe. In loro onore, ha chiamato gli abiti della collezione. Tra i designer che sente affini, Oscar de la Renta. Rispetto ad Elie Saab, “ le sue collezioni sono molto brillanti, glamour, ma i fuochi bruciano”. Di Donetsk, infine, cita altri designer: Olga Sakhno, di incredibile forza di volontà, e Leonid Krasnopolsky.

Ra.Vi.




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