Darwin, la smart city australiana “catturata” dalla tecnologia


Una trasformazione “sistemica” del mondo ispirata al modello cinese. E' la teoria auspicata a Tian Wei, conduttore della televisione statale China Global Television Network di Pechino, da Klaus Schwab, fondatore del World Economic Forum, l’organizzazione globalista che ospita le conferenze di Davos e forma molti leader mondiali. Schwab ha descritto il dittatore cinese Xi Jinping e il suo governo del Partito Comunista come un “mo dello da seguire” e ha espresso il suo “rispetto” per gli “enormi” risultati ottenuti dal Paese negli ultimi 40 anni. Un po’ come sta accadendo per il Qatar, anche della Cina viene dimenticato l’autoritarismo per apprezzarne altre caratteristiche, come in questo caso il sistema di crediti sociali, criticato a parole ma ispiratore nei fatti. La democrazia è un concetto superato. Di fondo c’è sfiducia nella capacità dei leader eletti e dei legislatori dei governi costituzionali occidentali nel risolvere i problemi in modo indipendente. Tecnici ed esperti non eletti hanno dunque immaginato un passaporto vaccinale internazionale, un’identità digitale, un sistema di credito sociale e una valuta digitale della banca centrale (Cbdc) destinati a guidare le future scelte di governi, i cui leader preferibilmente abbiano frequentato Davos. Il riconoscimento facciale è una parte essenziale della struttura di controllo, poiché sarà la “pas sword” della nostra identità digitale. Tutti questi dati verranno poi utilizzati per assegnare a ogni persona un punteggio individuale, basato sul suo comportamento e sui consumi di anidride carbonica. Piace molto il sistema di credito sociale cinese, al punto tale che sembra stia già arrivando in Australia, dove il progetto della “città intelligente” di Darwin comincia a sperimentare sorveglianza e controllo. Ad occuparsene è il sito australiano di architettura Architectureanddesign. com, che racconta come il consiglio comunale di Darwin sostiene che il progetto da 10 milioni di dollari australiani “Switching on Darwin” stia fornendo una tecnologia intelligente per incoraggiare soluzioni innovative e migliorare la vita della comunità. Una delle tante smart city, insomma. Bella cosa, in apparenza. Eppure gli autori dell’articolo meglio lo definiscono come progetto di sorveglianza e controllo, incorporato in una lunga storia di urbanistica coloniale. Sia i giornalisti che i membri della comunità erano da tempo preoccupati per il progetto. La portata e la rapida implementazione del progetto, sostenevano alcuni, significava che avrebbe eroso la privacy dei darwiniani attraverso una sorveglianza digitale intensificata. Per i governi e le aziende, la visione della città intelligente significa che un “pubblico” generico gode di maggiore convenienza, che i pianificatori godono di maggiori informazioni ed efficienza e che i politici godono di maggiore crescita e sicurezza. “È una visione allettante, ma si basa su presupposti errati. Questa visione - spiegano Jathan Sadowski, ricercatore presso l'Emerging Technologies Research Lab, Monash University; Anna Carlson, ricercatrice, School of Political Science & International Studies, The University of Queensland; e infine la docente Natalie Osborne, School of Environment and Science, Griffith University - presuppone che le smart cities ed i sistemi intelligenti siano semplicemente una questione di gestione tecnocratica o di outsourcing aziendale e si concentrino sulla presunta interruzione senza precedenti delle tecnologie emergenti. “In questo modo, trascurano importanti connessioni tra le operazioni dell’urbani -stica intelligente e pratiche molto più antiche di controllo coloniale nascoste e giustificate dall’analisi algoritmica. Non c’è motivo di credere che ora le cose andranno diversamente perché i promotori dell’urbanistica intelligente rilasciano alcune parole d’ordine e fanno alcune nobili promesse. In effetti, queste tecnologie forniscono allo stato strumenti ancora migliori per monitorare e controllare la sua popolazione, spesso in base alla progettazione. La neutralità percepita della tecnologia delle città intelligenti utilizza non a caso storie di progresso, modernità e innovazione “per consolidare e mascherare le ingiustizie urbane esistenti”. In definitiva, la “città intelligente” allo studio in Australia è meglio intesa non come una rottura con le vecchie modalità analogiche di governo dello spazio urbano. La privacy non è stato un argomento scottante nelle recenti elezioni australiane, ma avrebbe dovuto esserlo, dato che la città di Darwin sta adattando elementi del sistema di credito sociale cinese per utilizzarli in Australia. Il monitoraggio del comportamento dei cittadini da parte del sistema cinese è stato ampiamente condannato come “orwelliano”, con frequenti confronti con la fantascienzadistopica. Ma agli australiani è stato presentato come un progresso verso un futuro integrato digitalmente, incorporato innocuamente nei piani “Switching on Darwin” per una città più intelligente. Per capire perché questo è uno sviluppo preoccupante per la democrazia australiana, bisognerebbe pensare forse che una delle sei “città sorelle” di Darwin è Haikou, capitale della provincia insulare cinese di Hainan. I collegamenti stabiliti attraverso le relazioni tra città gemellate sono comunemente considerati un trampolino di lancio per reti più ampie di accordi cooperativi. Tali connessioni possono fornire opportunità di scambio culturale, ma anche per lo scambio tecnologico. Il budget del governo del Territorio del Nord 2019 stanzia inoltre 1,4 milioni di dollari australiani per espandere la rete Cctv locale nell’ambito di “Investire in un territorio più sicuro”. Darwin e Palmerston hanno anche acquistato cinque nuove unità Cctv mobili ad alta definizione con 635 mila dollari in finanziamenti dal Fondo per le comunità più sicure del governo australiano. La polizia del Territorio del Nord li dispiegherà in entrambi i comuni. I sistemi di telecamere saranno utilizzati per controllare “la criminalità e il comportamento antisociale” e per “proteggere le organizzazioni che potrebbero dover affrontare rischi per la sicurezza”.

Due delle principali preoccupazioni per i critici di Switching on Darwin sono inoltre il possibile utilizzo del software di riconoscimento facciale e il potenziale coinvolgimento della società tecnologica cinese Huawei. In pratica, la smart city è molto diversa dalla visione comune. È meglio inteso come la città conquistata, “catturata”, sia dalla sorveglianza che raccoglie i dati sia dalle autorità che controllano il territorio. Come modello per la governance urbana, spesso include l’importazione di strumenti e idee dall’intelligence militare. Darwin è sulla buona strada per diventare una città catturata, ma non sarà la sola.

Raffaella Vitulano


L’ortodossia della biosicurezza ha da tempo pervaso l’Unione europea 

Con l’ ortodossia della biosicurezza, l’Unione europea si impegna ad applicare lockdown, passaporti vaccinali, obbligo di mascherine con un accordo “legalmente vincolante” sulle pandemie globali che prevedono altre misure restrittive per contenere la diffusione del Covid-19, e si è anche impegnata a creare un trattato “legal mente vincolante” sulle pandemie globali con al centro “un’Oms rafforzata”. Il documento, intitolato “Risposta dell’Ue alla Covid-19: prepararsi per l’autunno e l’inverno 2023”, è stato preparato dalla Commissione europea e inviato al Parlamento europeo. Il documento raccomanda di introdurre preventivamente restrizioni al lavoro a domicilio e agli incontri prima dell’aumento delle infezioni, per evitare la necessità di “misure più dirompenti come i lockdown, la chiusura di aziende e scuole, la raccomandazione di rimanere seduti e le restrizioni di viaggio”. Il documento si pronuncia contro le restrizioni ai viaggi. Tuttavia, raccomanda l’uso del certificato di vaccinazione digitale dell’Ue (cioè il certificato di vaccinazione, sebbene sia riconosciuta anche l’immunità naturale) ogniqualvolta le restrizioni ai viaggi siano “necessarie”.

Ra.Vi.


Oms, nuovi poteri di sorveglianza entro maggio 2024 col nuovo Trattato 

L'agenzia sanitaria globale potrebbe ottenere nuovi poteri di sorveglianza entro maggio 2024. L’Organizzazione mondiale della sanità sta infatti esaminando la bozza di un controverso trattato internazionale sulla pandemia. Anche l’Oms ha inizialmente elogiato la risposta della Cina al Covid, che fa molto affidamento sulla sorveglianza digitale, e solo di recente ha cambiato posizione per criticare la politica cinese zero-Covid. Molte nazioni sostengono questa presa di potere dell’Oms, inclusi Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Australia, Nuova Zelanda e il Consiglio europeo dei 27 Stati membri Ue. Questo trattato riconosce anche “il ruolo centrale dell’Oms” e la considera “l’autorità di direzione e coordinamento del lavoro sanitario internazionale”. Sebbene la densa prima bozza di 32 pagine non menzioni il tracciamento dei contatti e i test, questi erano due dei principali strumenti di sorveglianza utilizzati per tracciare la diffusione di Covid-19 durante la pandemia per creare una rete di sorveglianza di massa. Ciò non solo ha portato molti cittadini a utilizzare app e dispositivi di sorveglianza, ma i dati sono stati spesso oggetto di abusi da parte di governi e terze parti .

Ra.Vi.



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