Stiamo vivendo in un mondo creato dalle banche centrali


I banchieri centrali amministrano sempre più politiche che fanno bene ai mercati ma sono pessime per l’econo mia reale e per le persone reali. E’ l’argomentazione che Nomi Prins - economista, giornalista ed ex dirigente di Wall Street - spiega in un’intervista con Lynn Parramore, analista di ricerca senior presso l’Insti tute for New Economic Thinkinganalista di ricerca senior presso l'Institute for New Economic Thinking. Vi siete mai chiesti, del resto, perché per la maggior parte del 21 ° secolo, non importa chi sia alla Casa Bianca, non importa lo stato dell’e conomia, e indipendentemente da ciò che la gente comune sta soffrendo, il denaro viaggia inesorabilmente verso l’alto?

Nel suo ultimo libro “Permanent Distortion: How the Financial Markets Abandoned the Real Economy Forever”, Prins fa un resoconto altamente leggibile e chiaro di come il regno finanziario, abitato dai mega ricchi, si sia separato dall’economia reale, il luogo abitato da lavoratori regolari che comprano e producono cose. E da questo deriva un fatto innegabile: i bisogni delle persone vengono sempre più ignorati a favore delle richieste del mercato. Prins indica la crisi finanziaria del 2008 e la risposta della Federal Reserve come il momento cruciale in cui siamo saltati su una tigre che sembra che non riusciamo più a cavalcare. Quella che doveva essere una risposta di emergenza a una crisi è finta per trasformarsi in un’inarrestabile dipendenza dal denaro a buon mercato che, sostiene Prins, ha dato inizio a un circolo vizioso di mercati finanziari gonfiati, disuguaglianze destabilizzanti, una sinistra devastata e un sistema politico sempre più incapace di compiere reali progressi su priorità a lungo termine. Dopo la crisi finanziaria, lo snodo è il rapporto tra denaro e potere, una distorsione che quest’ulti mo ha creato tra i mercati e l’economia reale in modo permanente. A luglio 2020 la Federal Reserve aveva raddoppiato le sue dimensioni, o anche di più. Aveva creato circa 5 trilioni di dollari in denaro in un periodo di tempo molto breve. L’alta finanza si è sganciata dall’eco nomia, si è disconnessa dal capitalismo stesso. Quando Prins parla di capitalismo in questo senso, lo collega all’idea di mercati finanziari presumibilmente creati per aggregare denaro per poi incanalarlo nelle aziende, e quindi nei progetti, e poi nell’economia reale. Quindi l’idea, tecnicamente, dal punto di vista del mercato dei capitali, è che prendere in prestito denaro per fare qualcosa ha valore per gli azionisti, che sarebbero disposti a investire efficacemente i loro soldi affinché un’azienda faccia profitti, di cui parte potrebbe essere stipendi, parte potrebbero essere prodotto, ma in una relazione sempre più o meno trasparente a livello teorico. Ma con maggior denaro che viene gettato nei mercati da una fonte esterna come la Banca centrale, questa trasparenza si opacizza. e crea disancoraggio tra finanza ed economia reale. Il 2008 ha accresciuto il potere delle banche centrali. Eppure a Ben Bernanke, l’economista responsabile della Fed in quel momento, fu assegnato il premio Nobel. Per Prins - che ha la capacità di vedere chiaramente il meccanismo politico/economico del nostro attuale sistema finanziario corrotto e di tradurre la sua comprensione in un linguaggio accessibile a molti - l’attribuzione di quel Nobel a Bernanke fu una scelta bizzarra. Prima che diventasse evidente che si stava verificando una crisi finanziaria nel 2008, c’era un’enorme quantità di leva finanziaria nel sistema bancario su cui Bernanke aveva la responsabilità di regolamentare. Eppure nel 2007, quando le cose si stavano sgretolando e persino le azioni immobiliari stavano precipitando, quando i rapporti dell’Fbi arrivarono alla Fed segnalando problemi, Bernanke non ha saputo fare altro che utilizzare lo strumento del quantitative easing, che in pratica crea moneta elettronica in cambio del prelievo di quel debito dal mercato e della sua custodia nei libri contabili della Fed iniettando tutto quel denaro nel mercato augurandosi di salvare l’economia reale. Ciò che è effettivamente accaduto è stato che Wall Street è cresciuta precipitosamente nel corso di tutti gli anni successivi mentre l’economia reale ha inciampato sull’eccessivo indebitamento nel mercato immobiliare. In un solo anno di pandemia, il 2020, sono stati creati 500 nuovi miliardari, proprio mentre le persone normali stavano perdendo il lavoro, perdendo la salute e perdendo la vita. Il rapporto Oxfam del 2022 afferma che i primi 10 miliardari guadagnavano 15 mila dollari al secondo. Ciò che è stato offerto ai mercati dalla Fed fa impallidire ciò che effettivamente è andato nelle tasche di persone reali nell’economia reale. Trilioni di dollari sono stati creati non solo dalla banca centrale degli Stati Uniti, ma dalle banche centrali di tutto il mondo. E questo è stato accumulato nel sistema finanziario e nei mercati finanziari. La forza esterna del denaro distorce tutte le decisioni della politica, ad esempio. Il fatto che il denaro possa moltiplicarsi così rapidamente nei mercati rende più difficile che rimanga in una di quelle aree durature: costruire cose fisiche necessarie, ad esempio. La Fed sta contemporanemante e rapidamente alzando i tassi, così come altre banche centrali in tutto il mondo. L’economista pensa che questo stia creando un’incom bente crisi del debito per i consumatori, in particolare con il costo del denaro che diventa così alto per loro così rapidamente. Stiamo iniziando a vedere insolvenze, insolvenze e altri problemi che ne derivano. Come ne usciamo? Prins non è affatto ottimista. Non possiamo, tutto qui. “Quello che abbiamo visto è in realtà più denaro creato di quello che era ragionevolmente necessario per salvare l’economia, e ovviamente non sta entrando nell’e conomia reale”. “Dobbiamo capire che la Fed non ha gonfiato il denaro per pagare alla gente assegni da 600 dollari o aiutare a finanziare prestiti. Non è questo che sta causando l’inflazione. Una delle cose che penso possiamo fare è almeno farci la domanda: pensi che questo organismo monetario a Washington abbia la capacità di fare qualsiasi cosa che possa effettivamente far diminuire le mie bollette elettriche in virtù dell’aumento del costo della mia carta di credito o dei miei prestiti personali o il mio mutuo? La risposta dovrebbe essere no. Dobbiamo capire e pensare a queste relazioni almeno non accettando ciò che è falso e non diventare ciechi di fronte a ciò che sta accadendo”.

Raffaella Vitulano



Quando BlackRock (la grande finanza) sfidò l’industria energetica convenzionale 

Nel gennaio 2020, alla vigilia del lockdown di Covid, devastante dal punto di vista economico e sociale, l’amministratore delegato del più grande fondo comune di investimento al mondo, Larry Fink di Blackrock, pubblicò una lettera ai colleghi amministratori delegati di Wall Street e delle aziende sul futuro dei flussi di investimento. Nel documento, intitolato “A Fundamental Reshaping of Finance”, Fink annunciava un radicale allontanamento da investimenti aziendali. Il denaro sarebbe “diventato verde” con una significativa riallocazione del capitale da alcuni investimenti ad alto contenuto di carbonio come il carbone, petrolio e gas. La lettera di Fink del gennaio 2020 è stata una dichiarazione di guerra della grande finanza contro l’industria energetica convenzionale. Il cambiamento climatico sarebbe diventato un fattore determinante per le prospettive a lungo termine delle aziende ed una trasformazione fondamentale della finanza. Da quel momento in poi i cosiddetti investimenti Esg (enviroment, social, green), sono diventati di gran moda tra gli hedge fund, le banche di Wall Street e i fondi comuni di investimento come State Street e Vanguard. Un potere immneso, quello di Blackrock.

Ra.Vi.


Vanity Fair la considerò la Blackwater del mondo finanziario 

Nello stesso anno, il 2020, Fink è stato inserito da BlackRock nel consiglio di amministrazione del distopico World Economic Forum di Klaus Schwab, struttura economica e politica dell’Agenda 2030 dell’Onu a zero emissioni di carbonio dopo la firma di un quadro di partenariato strategico nel 2019. BlackRock ha poi compilato una lista nera di 244 società che stanno facendo progressi insufficienti. Nei 53 casi più gravi, tra cui Chevron, Volvo e Lufthansa, il gruppo di asset management Usa ha votato contro in assemblea. Tra i clienti più importanti di BlackRock ci sono i fondi previdenziali di tutto il mondo. Dopo i salvataggi del 2008, BlackRock è diventata “troppo grande per fallire”, proprio come le banche che ha salvato. Il governo americano dipende dalla Fed per le decisioni economiche, ma questa lavora a stretto contatto con BlackRock, definita nel 2010 da Vanity Fair la “Blackwater del mondo finanziario”. Un confronto ardito, criticato e tuttavia interessante se si pensa che Blackwater (oggi Academi) è una compagnia militare privata che fornisce soldati, armi e logistica. Contractors assunti dai governi per fare operazioni mercenarie.

Ra.Vi.



Commenti

Post più popolari