Questo Trattato non s’ha da fare Lo stop all’Oms. Restano i Regolamenti


Due anni di negoziati conclusi senza una bozza finale di un accordo globale su come gestire al meglio la prossima pandemia che, secondo i funzionari della sanità pubblica, arriverà sicuramente. La domanda sorge spontanea: sicuramente, ma perché? Dopo la pandemia di covid-19, all’Orga nizzazione Mondiale della Sanità (Oms) è stato chiesto di scrivere un accordo su come rispondere all’inevitabile prossima pandemia. Trattato grazie al quale gli Stati delegherebbero all’organiz zazione tutti poteri in materia di pandemie, rinunciando ad ogni autonomia. La delusione tra i vertici è ampia, ma si cerca di mascherarla puntando ora tutto sul riordino dei Regolamenti internazionali, che dovrebbero diventare il cavallo di Troia per recuperare i contenuti del Trattato per ora messo da parte. “Non siamo dove speravamo di essere quando abbiamo avviato questo processo”, commenta Roland Driece, co-presidente del comitato negoziale Oms per l’accordo in vista dell’Assemblea Mondiale della Sanità, l’incontro annuale dei ministri della Sanità a Ginevra. “Questo non è un fallimento”, taglia corto il capo dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, al termine dei colloqui. Driece e Precious Matsoso, i co-presidenti del comitato negoziale, non sono entrati nei dettagli su dove i colloqui sono stati ostacolati. Ma altri hanno sottolineato le differenze nella condivisione delle informazioni sugli agenti patogeni, sui diritti di proprietà intellettuale e sull’accessi bilità economica dei vaccini. Secondo un rapporto dell’Associa ted Press, i paesi in via di sviluppo avrebbero dovuto preoccuparsi di fornire campioni di virus da utilizzare nello sviluppo di vaccini che poi non avrebbero potuto economicamente permettersi. Alcuni senatori repubblicani degli Stati Uniti hanno protestato con l’amministrazione Biden affermando che la bozza di trattato conteneva questioni relative ai “diritti di proprietà intellettuale”. E la Gran Bretagna ha affermato che accetterà il trattato solo se “rispetterà l’interesse nazionale e la sovranità britannica”, ha riferito l’Ap. “Forse l’ambizione di realizzare questo obiettivo in due anni era un passo troppo lontano, il trattato delle Nazioni Unite negoziato più velocemente di sempre”, ha detto all’agenzia di stampa francese Ellen’t Hoen, avvocato della Ong Medicines Law and Policy. Invece di un trattato sulla pandemia, la soluzione per rafforzare l’architettura sanitaria internazionale per combattere tali epidemie transfrontaliere sarebbero gli emendamenti al regolamento sanitario internazionale vecchio di quasi due decenni, che i paesi hanno in linea di principio accettato. 68 gruppi della società civile non vogliono tuttavia un trattato One Health (comprensivo di Trattato pandemico e Regolamenti), dato che gli stati membri dell’Oms non hanno coinvolto i ministeri governativi competenti e non hanno valutato le sue implicazioni. One Health significherebbe inoltre riconoscere le interconnessioni tra la salute degli esseri umani, degli animali e dell’ambiente in generale e come la sua salvaguardia sia fondamentale per prevenire le pandemie. Ha acquisito slancio sulla scia della pandemia di covid- 19. Nel 2022, l’Oms, il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, l’Organizzazione mondiale per la salute animale e l’ Organizzazione per l’alimenta zione e l’agricoltura si sono riuniti per collaborare a questo compito. Lo stop al trattato Oms rappresenta una chiara battuta d’arresto per i globalisti, scrive il New York Times. Una volta adottato, il trattato stabilirebbe politiche legalmente vincolanti per i Paesi membri dell’Oms, compresi gli Stati Uniti, in merito alla sorveglianza degli agenti patogeni, alla rapida condivisione dei dati sulle epidemie, alla produzione locale e alle catene di approvvigionamento di vaccini e trattamenti. E questo non piace a tutti. I negoziatori si erano affrettati per ratificare il trattato prima delle elezioni negli Stati Uniti e in molti Paesi europei, dato che se Trump verrà eletto, probabilmente silurerà i negoziati e si ritirerà persino dall’Oms. Tra i maggiori punti di discussione della bozza di trattato c’è una sezione denominata Pathogen Access and Benefits Sharing (Accesso agli agenti patogeni e condivisione dei benefici), in base alla quale i Paesi sarebbero tenuti a condividere rapidamente sequenze genetiche e campioni di agenti patogeni emergenti. Queste informazioni sono fondamentali per il rapido sviluppo di test diagnostici, vaccini e trattamenti. I Paesi a basso reddito, compresi quelli africani, vogliono essere compensati per le informazioni con un accesso rapido ed equo ai test, ai vaccini e ai trattamenti sviluppati. Hanno anche chiesto che i produttori farmaceutici condividano le informazioni che consentirebbero alle aziende locali di fabbricare i prodotti a costi inferiori. Isolato in patria, il presidente Joe Biden sembra essere rimasto l’unico a favore del Trattato. Per il nuovo Regolamento sanitario internazionale dovrebbe tuttavia essere più semplice ottenere il via libera. Se infatti nel primo caso serviva una maggioranza dei due terzi per l’approvazio ne, per i Regolamenti basta la maggioranza semplice e si procede per silenzio assenso. Se gli Stati non esplicitano il proprio No, il testo passa. Le case farmaceutiche nel frattempo scaldano i motori. L’Oms ha già fatto dichiarazioni in merito ad una nuova possibile pandemia di aviaria. Il rischio di diffusione dell’aviaria all’uomo non è imminente ma nonostante ciò bisognerebbe prestare la massima attenzione, al punto tale che le autorità federali statunitensi - secondo quanto riporta Usa Today - hanno offerto 75 dollari ciascuno, cifra notevole per questi lavoratori, agli operai dei allevamenti e pollerie che accettino di sottoporsi al test per l’aviaria. I lavoratori del settore – per lo più migranti – non hanno accettato, con la motivazione che se risultassero positivi sarebbero obbligati a non andare al lavoro o addirittura sarebbero licenziati. L’Oms spaventò già tutti nel 2005 con l’influenza aviaria costringendo i governi a comprare quantità enormi di un antivirale, il Tamiflu, peraltro di incerta efficacia, le cui dosi dovettero essere buttate via perché si verificarono in tutto il mondo poche centinaia di casi. In Italia per esempio dovettero andare al macero 25 milioni di dosi. La stessa situazione si verificò con la suina del 2009, dopo 28 mila casi confermati di una malattia influenzale che si rivelò non più letale della comune influenza nonostante il virus fosse il medesimo della spagnola. Agenzie governative e finanziatori privati come la Fondazione Bill & Melinda Gates starebbero nel frattempo finanziando la temibile ricerca con guadagno di funzione per rendere i virus dell’influenza aviaria più letali e trasmissibili tra i mammiferi: il medico Brian Hooker ha fatto eco agli avvertimenti dell’ex direttore del Cdc Robert Redfield, che ha suggerito che la prossima pandemia sarebbe scatenata da una fuga da un laboratorio che lavora per umanizzare i virus dell’influenza aviaria. Indizi dal Ground Zero dell’influenza aviaria giungono già dagli allevamenti lattiero-caseari nel Texas Panhandle. A marzo, sembra che i virus abbiano fatto l’autostop verso altri stati mentre le mucche venivano spostate tra le fattorie. I limitati dati genomici disponibili collegano direttamente l’epide mia in Texas ad altre nel Nuovo Messico, Kansas, Ohio, Carolina del Nord e Dakota del Sud. Thomas Peacock, un virologo del Pirbright Institute of England che studia l’influenza aviaria, ha affermato che le analisi genomiche dei virus H5N1 indicano il Texas come il punto zero per l’epi demia del bestiame, emersa alla fine dello scorso anno. Allacciate le cinture, preparate il braccio. Si riparte.

Intanto, uno dei principali consiglieri di Anthony Fauci si è vantato di “come far sparire le e-mail” ed eliminare “pistole fumanti” per evitare controlli, hanno rivelato i legislatori che indagano sulle origini del covid-19. I commenti scioccanti provenivano dal funzionario sanitario governativo David Morens, consigliere senior di Fauci dal 1998 al 2022, e sono stati letti in un’udienza dal presidente della House Oversight, James Comer. Morens, che lavora presso il National Institute of Allergy and Infectious Diseases (Niaid) di Fauci, ha scritto di aver cancellato le sue comunicazioni con Peter Daszak per evitare di consegnarleal pubblico ai sensi del Freedom of Information Act (Foia). All’organizzazione di Daszak, EcoHealth Alliance, sono stati sospesi i finanziamenti federali per il suo ruolo nel subappaltare la controversa ricerca sul coronavirus all’Istituto di virologia di Wuhan. Fauci e i suoi consulenti al Niaid sono finiti sotto i riflettori dopo che è emerso che Niaid ha finanziato la EcoHealth Alliance per condurre esperimenti che hanno alterato i coronavirus per renderli più pericolosi. EcoHealth ha subappaltato il lavoro al laboratorio cinese di Wuhan, il che potrebbe aver portato ad un incidente che avrebbe causato la pandemia globale. Se poi la prossima pandemia non fosse aviaria, potremmo sempre contare sulla Spars. Il Johns Hopkins Center for Health Security ha pubblicato il rapporto Spars Pandemic, 2025-2028: A Futuristic Scenario for Public Health Risk Communicators fin nell’ottobre 2017. Così, tanto per prepararsi meglio, alla faccia di chi ancora pensa che le case farmaceutiche non fossero pronte per il covid- 19. La simulazione è il racconto di qualcuno nel 2030, guarda indietro a una pandemia che ha invaso il mondo tra il 2025 e il 2028. “Diversi gradi di accesso alle tecnologie dell’informazione” e una maggiore “frammentazione tra le popolazioni in base agli orientamenti sociali, politici, religiosi, ideologici e culturali” spaccheranno il dibattito. Così come accaduto a quello sul Trattato pandemico, no? A metà ottobre del 2025 saranno segnalati tre decessi in una chiesa a St. Paul, Minnesota per colpa di due membri della chiesa rientrati da un viaggio nelle Filippine. I Cdc confermeranno un Coronavirus della Sindrome Respiratoria Acuta. I produttori dei vaccini diranno che non esistono dati disponibili sugli effetti a lungo termine chiedendo una esenzione di responsabilità. Il resto è storia nota.


Raffaella Vitulano



Commenti

Post più popolari