Il saccheggio Ue è troppo goloso per i plutocrati americani


Quell’ottimista di Klaus Schwab (Wef), ha detto a Davos che “dato che l'umanità si muove verso un futuro post co2, la gente deve accettare che cose come mangiare carne e proprietà immobiliare, sono insostenibili”. L’era dell’e lettricità costante in casa sta finendo, rincara la dose il capo dell’energia elettrica del Regno Unito” “Le famiglie dovranno abituarsi a usare l’elettricità solo quando è disponibile”. Certo non possiamo contare sulla nobile di famiglia, la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, la cui essenza anni fa balzò in un articolo sul Foreign Policy del 30 aprile 2021 dal titolo “L’inettitudine aristocratica di Ursula Von Der Leyen - Come i legami familiari del presidente dell’Ue spiegano la sua ascesa al potere e i fallimenti nell’uso di esso durante la pandemia”. Secondo Schwab i recenti risultati delle elezioni statunitensi sono la prova che l’America non è più in grado di governarsi da sola e la Ue deve costringere gli Usa ad inchinarsi all’autorità dell’agenda globalista. Nel suo agghiacciante discorso plenario a Davos, Schwab non ha usato mezzi termini: il World Economic Forum governa il mondo e ora è il momento di far sì che il popolo americano si conformi. La guerra tra Usa e Ue alza i toni. Davos non cederà così facilemnte. L’élite del Vecchio continente coi suoi privilegi non accetta le mosse del presidente Trump e stringe i tempi e serra le fila per accelerare sull’Agenza 2030 dell’Onu. Trump, dal canto suo - spiega il corrispondente dell’Irish News Conor Gallagher - ha dietro le spalle interessi finanziari totalmente contrari a un ritiro degli Stati Uniti dall’Europa per il semplice fatto che stanno facendo soldi sfruttando la dipendenza europea dagli Stati Uniti per energia, difesa e tecnologia. I plutocrati statunitensi stanno guadagnando somme esorbitanti dall’Europa con una crisi che, non dimentichiamolo, è il risultato delle sanzioni della guerra in Ucraina e della separazione dell’Europa dalla Russia. Ma l’i ronia della sorte è che è stata proprio la scarsa lungimiranza di Davos a spingere Bruxelles tra le braccia di Washington. Gallagher dedica un lungo paragrafo della sua analisi al rapporto tra Mario Draghi, l’oligarchia tecnologica e il Consiglio Atlantico. “Thierry Breton, ex Commissario per il Mercato interno dell’Unione Europea, era solito affermare - scrive - che è necessario realizzare rapidamente un cambiamento radicale per gestire la transizione digitale ed evitare dipendenze esterne nel nuovo contesto geopolitico. Non è chiaro se Breton la pensi ancora allo stesso modo dopo aver assunto di recente il suo nuovo ruolo presso Bank of America”. L’Ue è già dominata dalle aziende informatiche statunitensi che forniscono software, processori, computer e tecnologie cloud e possiamo aspettarci che ciò accada sempre di più, poiché l’Europa resta sempre più indietro a causa del suo mercato energetico non competitivo e dell’in capacità di tenere il passo con gli investimenti statunitensi e cinesi. “I funzionari Ue parlano molto di soluzioni, ma a meno che non mi sfugga qualcosa, nessuno di loro affronta il problema più spinoso: l’ex banchiere centrale Ue, dirigente di Goldman Sachs e presumibilmente economista serio Mario Draghi è uno dei peggiori trasgressori. Ha pubblicato il suo grande rapporto l’anno scorso, che ha rapidamente sorvolato sulla questione principale che condanna la competitività europea: la perdita del gasdotto russo, che ha fatto schizzarealle stelle i costi energetici. Invece Draghi continua per centinaia di pagine a parlare della necessità di un’au torità più centralizzata nell’Ue, della necessità di maggiore concentrazione, di meno diritto del lavoro, ecc. È tipico del genere: fondamentalmente, la realizzazione del sogno neoliberista-autoritario a lungo coltivato per il blocco. Vale la pena di esaminare brevemente come questo processo si sta sviluppando attraverso il triangolo formato dall’oligar chia statunitense, dai suoi lacchè dei think tank e dalle figure chiave in Europa: Mario Draghi e Ursula von der Leyen”.

Due dei più grandi sostenitori del rapporto Draghi sono proprio la Commissione von der Leyen, che ha richiesto il rapporto, e i think tank statunitensi. Ora, perché i think tank americani, finanziati dai plutocrati americani - come abbiamo spiegato in un articolo dettagliato qualche giorno fa - sono così preoccupati di aiutare l’Ue a competere? Un recente articolo dell’Atlantic Council elogia le raccomandazioni di Draghi. E chi sono alcuni dei maggiori sostenitori dell'Atlantic Council? Li si poteva intravedere seduti e sorridenti nella “Billionaires Row” all’in sediamento di Trump. L’Atlantic elogia Draghi e non potrebbe essere diversamente dato che l’o biettivo di aumentare la competitività Ue, come delineato nel rapporto, non è in contrasto con la necessità di rafforzare la cooperazione economica transatlantica. “Certo che no! Gli oligarchi della tecnologia - prosegue Gallagher stanno tenendo d’occhio i miliardi dall’Ue in investimenti tecnologici per scopi militari e di sorveglianza”. Cosa piace all’Atlantic Council del rapporto di Draghi? Un sacco di elementi, come l’ac celerazione nella creazione dell’Unione dei mercati dei capitali, che creerebbe uno spazio paneuropeo per il finanziamento di investimenti ad alta tecnologia che in genere richiedono capitale proprio piuttosto che credito come fonte di finanziamento. Il rapporto Draghi sostiene inoltre che l’Ue debba adattare le norme sulla concorrenza per favorire l’espansione delle imprese in settori strategici, come la produzione avanzata e la robotica. Tra le regole sulla concorrenza e le altre leggi che hanno bisogno di essere riviste, aggiungiamo poi uno sbrigliamento dal diritto del lavoro per le aziende “innovative”; il via libera alle start-up di intelligenza artificiale e tecnologia; una minore sovranità; la tanto decantata distruzione creativa; l’in telligenza artificiale che decimerà la manodopera riconvertendo i lavoratori in strumenti più produttivi per il capitale; maggior sostegno da soldi pubblici a tutta questa “innovazione”. Tutte queste proposte - per il giornalista - aprirebbero opportunità per gli investimenti privati statunitensi nel nascente mercato digitale europeo. Allo stesso tempo, la cooperazione transatlantica in ambito scientifico e di ricerca e sviluppo, ad esempio attraverso iniziative congiunte Usa-Ue in settori quali intelligenza artificiale, semiconduttori, biotecnologia e aerospaziale, rafforzerebbe sia la resilienza economica che la sicurezza. C’è un sacco di ricchezza inutilizzata (prima su tutte quella privata dei cittadini europei nei depositi bancari) a cui attingere. Come ha detto Ursula parlando a Davos, i risparmi delle famiglie europee raggiungono quasi 1,4 trilioni di euro, rispetto ai poco più di 800 miliardi di euro degli Stati Uniti. Tutta questa ricchezza investita aiuterà l’Ue a superare la sua dipendenza strutturale dalle aziende straniere per materie prime e componenti oppure si limiterà a canalizzare denaro verso i giganti statunitensi? In particolare, “l’armonizzazione dei quadri normativi transatlantici in materia di fissazione del prezzo del carbonio, standard sulle emissioni e integrazione delle energie rinnovabili sarebbe essenziale affinché le aziende possano operare su entrambe le sponde dell’Atlantico e immettere sul mercato gli investimenti tanto necessari” soprattutto per Washington. Il Consiglio per il commercio e la tecnologia Ue-Usa sta già lavorando duramente per allineare le normative Ue con gli interessi americani. “È altamente discutibile se tutto ciò andrebbe a vantaggio delle economie Ue o contribuirebbe a consolidare la loro dipendenza dagli Usa”distogliendo i soldi dagli investimenti in spese militari ed in qualsiasi sviluppo tecnologico interno.

Quanto hanno guadagnato negli ultimi tre anni le compagnie energetiche americane? È difficile dirlo con certezza, ma è sicuro dire che è molto. Un rapporto del 2023 di Global Witness sostiene che le cinque major petrolifere occidentali (tra cui ExxonMobil e Chevron dagli Stati Uniti) hanno guadagnato 134 miliardi di dollari solo nel 2022 dall’Eu ropa, dopo la separazione parziale dal petrolio e dal gas russi. Nel 2023, gli Stati Uniti hanno fornito il 50 per cento delle importazioni totali di Gnl all’Ue, triplicando i volumi di esportazione rispetto al 2021, e l’Europa si è anche bloccata in decine di contratti Gnl a lungo termine con le aziende statunitensi che le porteranno ad acquistare gas americano per due decenni o più.La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, facendo del suo meglio per dimostrare il suo valore, ha elaborato un piano poco dopo l’elezione di Trump per acquistare ancora più gas dagli Stati Uniti, il che aumenterebbe la dipendenza dagli Stati Uniti e contemporaneamente distruggerebbe ulteriormente le economie degli stati dell’Ue.

Mentre lottano a causa degli alti costi energetici e delle economie stagnanti da tempo, guidate in gran parte dall’ossessione Ue per l’austerità, sempre più aziende europee stanno diventando il focus degli specialisti di fusioni e acquisizioni degli Stati Uniti. Le esportazioni di armi degli Stati Uniti hanno poi raggiunto un livello record nel 2024, con un aumento del 29% fino a un record di 318,7 miliardi di dollari, considerato come un regalo di addio di Biden, la cui amministrazione aveva promesso investimenti per oltre un trilione di dollari per il welfare sociale, ma li ha invece dati alle aziende produttrici di armi. Lockheed Martin, General Dynamics e Northrop Grumman prevedono che le loro vendite continueranno a salire sotto Trump 2.0, e l’Europa è una parte importante della “ instabili tà globale” che citano come ragione. Trump chiede che i membri non americani della Nato spendano il 5% del loro pil per la difesa. Ciò sarà improbabile, ma anche aumenti più piccoli fino al 2,5 o 3% significherebbero miliardi per le aziende di armi statunitensi e un dolore indicibile per milioni di europei che saranno costretti a soffrire attraverso tagli alla spesa sociale per finanziare la militarizzazione.


Raffaella Vitulano



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