Deep State, il cinismo della politica alimenta la disinformazione


Perché i cittadini non si fidano più dei media né dei politici da loro eletti? Cos’è, come e da chi è nata la vera disinformazione? C’è chi avanza l’ipotesi che nelle attuali lotte contro la disinformazione si tralasci che le moderne teorie del complotto nascono in realtà da eccessi fuorvianti di segretezza di Stato. Kathryn Olmsted (professoressa di storia presso l’Università della California) e Simon Willmetts (professore associato di intelligence e sicurezza presso la Leiden University nei Paesi Bassi) spiegano su Scientificamerican.com che “dal negazionismo elettorale fino a a QAnon, le origini della nostra era di disinformazione troppo spesso non vengono esaminate. È un peccato, perché svelare le radici di una popolare teoria del complotto, quella di uno ’stato profondo’, potrebbe rivelare qualcosa di importante sul cinismo che sta ora infettando la politica statunitense”. Le istituzioni politiche democratiche e l’opinione pubblica americane sono dilaniate da ansie che hanno trovato voce nelle dichiarazioni di Donald Trump: “O lo stato profondo distrugge l’America o noi distruggiamo lo stato profondo”, aveva annunciato durante un comizio a Waco, in Texas, nel marzo 2023. E questa linea sta seguendo ora che è stato eletto. QAnon - citiamo Treccani - è la “teoria cospirazionista diffusa negli Stati Uniti a partire dall’ottobre 2017 sul sito web 4chan dall’utente anonimo Q sulla base della quale esisterebbe un deep state globalizzato, organizzato in una rete mondiale composta da celebrità di Hollywood, miliardari e politici democratici dediti alla pedofilia e al satanismo, contro cui il presidente Trump condurrebbe una strenua lotta per smascherarne le trame occulte e stabilire un Nuovo ordine mondiale”. L’intricata apofenia nei confronti del governo federale come stato profondo “troverebbe tuttavia - aggiunge Olmsted - le sue origini nella legittima preoccupazione pubblica per le operazioni segrete della Cia nella guerra fredda. Conoscere questa storia - spiega offre alcune risposte alle domande sulla cultura della cospirazione di oggi”. Prima della disastrosa invasione di Cuba da parte della Cia nella Baia dei Porci nel 1961, i media americani evitavano consapevolmente di discutere delle azioni segrete degli Stati Uniti. Di conseguenza, molte delle operazioni più significative della Cia sfuggirono alla responsabilità popolare. “Nell’apprendere di questi interventi segreti negli anni ’60 e ’70, l’opinione pubblica divenne acutamente consapevole del divario tra la narrazione ufficiale di una politica estera puramente difensiva e la realtà di queste operazioni offensive precedentemente segrete. Questa consapevolezza spinse molti a chiedersi chi supervisionasse la politica estera americana. Erano i loro rappresentanti pubblici eletti o ufficiali segreti dell’in telligence?”. Pensiamo a cosa sta succedendo oggi con le rivelazioni su Usaid, smontata a pezzi da Trump e Musk. L’attuale spinta è quella di fonderla nel Dipartimento di Stato, non di dissolverla completamente. Forse perché nuovi strumenti di soft power internazionale sono in fase di sviluppo da tempo: l’“Everything App” di Elon Musk, X, Palantir di Peter Thiel, inclusa la Palantir Foundation for Defense Policy and International Affairs, e OpenGov di Joe Lonsdale si stanno preparando a essere la prossima generazione di diplomazia. L’intelligence basata sui dati e la diplomazia digitale diventeranno più prominenti rispetto alle ong sul campo per cui l’Usaid era nota. X Payments, che deve ancora essere lanciata ma è prevista a breve, ha il potenziale per adempiere anche al ruolo finanziario che aveva l’Usaid. In coordinamento con X, che raccoglierà quantità senza precedenti di dati,Palantir e OpenGov gestiranno l’a nalisi dei dati e utilizzeranno questi persviluppare metodi di diplomazia e politica estera precedentementeimpensabili per le organizzazioni di intelligence. Palantir sta stringendo partnership con governi stranieri da anni in preparazione a questo. I super Ceo cui si affida Trump, “ sono esattamente quelli di prima: brillanti ruffiani.Però, che piaccia o meno, i super Ceo - sostiene l’ex Ceo di New Holland,Riccardo Ruggeri - sono quelli che hanno le chiavi del futuro XXI secolo, e sono molto più sfaccettati di come appaiano o vengano descritti. Purtroppo, noi occidentali siamo entrati nel XXI secolo con una superficialità imbarazzante, facendoci guidare da consulenti-stregoni, adoratori della Dea Iside, riprodottasi in quel di Davos, al soldo di finti filantropi (...) A noi europei l’e lezione di Trump dovrebbe far capire la pochezza della costruzioneeuropea e la totale assenza di leader che ci sappiano guidare nel XXI secolo (...)”. Il confronto di Ruggeri tra il penoso destino della “Europa della baronessa Ursula Vdl e la sua cupola di vecchi maggiordomi francotedeschi” e l’America, “dove le leggi, con tutti i loro difetti, sono ancora concepite per aiutare la cultura del fare” la dice lunga. “L’elezione di Trump, in gran parte figlia delle follie del wokismo salottiero, ha messo in evidenza - conclude - cosa è diventata l’Europa: un giardinetto di semiperiferia, con panchine scrostate per vecchi pensionati rancorosi, dal destino irrimediabilmente segnato”.

Uno dei libri più influenti di quest’epoca a sollevare la questione deep state è stato “Il governo invisibile”, scritto nel 1964 dai giornalisti David Wise e Thomas Ross. Lì si racconta come nel 1971 Daniel Ellsberg fornì alla stampa una storia segreta del Pentagono sulla guerra del Vietnam, che rivelò che quattro amministrazioni successive avevano ingannato il popolo americano sul ruolo degli Stati Uniti in quel conflitto e sulla probabilità di vittoria. Nel dicembre 1974, solo pochi mesi dopo le dimissioni del presidente Nixon per il Watergate, di per sé uno scandalo sulla segretezza e la doppiezza del governo, il giornalista del New York Times Seymour Hersh pubblicò il primo di una serie di articoli su alcune delle operazioni più controverse della Cia, che portarono a tre distinte inchieste ufficiali sulle attività della Cia e dell’Fbi. “Filtrato attraverso questo ritmo costante di rivelazioni, The Invisible Government assunse un nuovo significato, con molti che arrivarono a credere che il deep state stesse erodendo le fondamenta stesse della democrazia americana” . Dubitare, mettere in discussione, è lecito. Eppure gli ultimi anni ci hanno mostrato una vera e propria istigazione contro quelle che vengono sbrigativamente tacciate come teorie del complotto: una specie di psicosi collettiva che condanna qualsiasi narrazione non ufficiale. Etichettando con disprezzo ogni versione non allineata al mainstream, “abbiamo ignorato le fonti ufficiali e le politiche governative che per prime hanno prodotto queste diffuse ansie” concludono Olmsted e Willmetts. “Chi pensa che questo sia complottismo farebbe bene a svegliarsi, perché da tempo e sempre di più la principale battaglia del mondo moderno si gioca e si giocherà sulla conquista delle menti; e chi vi lavora non sono dilettanti od opinionisti allo sbaraglio, ma gruppi altamente specializzati e dotati di risorse tecniche ed economiche pressoché illimitate”. Nessun complotto, dunque, ma piuttosto brusco risveglio su fonti un tempo accuratamente occultate dal quarto ramo del governo degli Stati Uniti, che consiste in “un centro sempre più incontrollato e irresponsabile, che lavora dietro un velo di segretezza”, citando il libro del 2014 di Tom Engelhardt. Lo stato profondo è stato esplicitamente associato al complesso militare-industriale dall’autore Mike Lofgren, che ha identificato questo complesso come la parte privata dello stato profondo. Il professore universitario e giornalista Marc Ambinder ha suggerito che un mito sullo stato profondo è che funzioni come un’entità unica; in realtà, afferma che “lo stato profondo contiene moltitudini, e spesso sono in contrasto tra loro”. E l’Europa ne conta diverse.

John J. DiIulio, professore presso l’Università della Pennsylvania, scrive su Brookings: “Piuttosto, il vero stato profondo è lo stato appaltatore. È costituito da quattro reti intersecanti: mega-corporazioni finanziariamente benestanti e politicamente ben protette guidate da grandi appaltatori della difesa; leader di governi statali e locali di entrambi i partiti che abbaiano e blaterano sulla burocrazia federale e sulle spese eccessive ma lottano per le quote di dollari federali dei loro elettori; ong sovvenzionate dai contribuenti con budget annuali multimilionari; e, ultimo e più letale per gli sforzi di riforma, i deputati di carriera di entrambi i partiti”. Per lo storico Alfred W. McCoy , l’aumento del potere dell’Intelligence dopo gli attacchi dell’11 settembre “ha creato un quarto ramo del governo degli Stati Uniti” che è “in molti modi autonomo dall’esecuti vo, e sempre di più”. In un’intervista del 2017, il leader democratico del Senato Chuck Schumer definì Trump “davvero stupido” per aver ripetutamente criticato la Cia, dicendo: “Se vi scontrate con la comunità dell’intelligence, loro hanno sei modi per vendicarsi di voi”.

Il numero di persone che percepiscono uno stipendio dal Tesoro degli Stati Uniti ma lavorano per aziende private e organizzazioni non profit è ormai più di tre volte superiore all’intera forza lavoro civile federale retribuita. Il problema dei costi va evidentemente ricercatoscrostando le ruggini del deep state. Se anche Musk volesse eliminare l’intera forza lavoro civile federale dipendente, infatti, il problema resterebbe, dato che rimarrebbero in piedi circa il 95% di tutta la spesa federale e il debito nazionale di 34 trilioni di dollari. Il nodo non è lì. Le spese più grandi del vero stato profondo vengono in realtà sistematicamente direzionate verso le mega-corporazioni del complesso militare-industriale tramite il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. E le organizzazioni non profit registrate presso l’Irs ricevono circa il 30% dei loro oltre 2 trilioni di dollari all’anno di entrate da sovvenzioni governative più commissioni per beni e servizi dal governo. I giornali americani non ne fanno mistero. E da qualche parte, soprattutto se si vogliono limitare i danni delle guerre, bisogna pur cominciare.

Raffaella Vitulano


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