L’Europa sonnambula pronta a sacrificare la coesione sociale

 

Non si può negare che Trump stia gettando l’Europa sotto un autobus, spingendola a reagire alla casta di Davos. “Angela Merkel - scrive Wolfgang Münchau è direttore di Eurointelligence e editorialista di UnHerd - lo aveva previsto nel 2018, quando tenne un discorso agitato in una tenda della birra bavarese poco dopo aver incontrato Trump. Allora disse che l’Euro pa doveva diventare meno dipendente dagli Stati Uniti. Ma poi non fece nulla, come tutti gli altri. E così eccoci qui, con i leader dell’Ue che si incontrano per sedersi attorno a un altro tavolo. Sono le Norma Desmonds della geopolitica, convinte di essere ancora le star”.

Non c’è più alcun dubbio che Europa e America si stiano separando. La fine della relazione transatlantica - spiega l’analista - è stata predetta più volte, ma alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco di Baviera di pochi giorni fa, è finalmente compiuta. I media europei e numerosi accademici continuano a sostenere la narrazione sempre più improbabile secondo cui l’Ucraina può vincere la guerra solo se l’Occidente mantiene il suo sostegno. “Ma è così che la gente parla senza comprendere alcuna posta in gioco”, dimenticando “un’importante lezione dello storico militare tedesco Carl von Clausewitz: non andare in guerra se non sai come porvi fine. Per gli europei, la guerra è uno sport per spettatori. Il loro sostegno all’Ucraina era tutto basato su principi e promesse; non c’era pianificazione strategica, nessun finale, nessun accordo sui secondi risultati migliori, nessuna pianificazione concreta per gli scenari postbellici. L’Ucraina aveva bisogno di sostenitori coraggiosi. Invece ha avuto delle cheerleader”. Il grande divorzio americano-europeo si sta svolgendo in tre aree: Ucraina, libertà di parola e commercio. E su tutte Bruxelles sembra in difficoltà. Ma quanto ancora è disposta a perdere l’Europa con la sua ottusa cocciutaggine ben poco realistica? Conor Gallagher su Naked Capitalism ribadisce che “mentre Washington inizia a contemplare la sua uscita dal Progetto Ucraina, i funzionari europei continuano a fuggire dalla realtà. Tutti i sacrifici fatti sull’altare del Progetto Ucraina ora rendono molto più difficile per l’Europa ammettere la sconfitta. E non si tratta solo di tutti i danni economici che gli europei continuano a subire; la struttura di governance dell’Ue e i valori sociali sono cambiati in modo importante man mano che le priorità del blocco sono state capovolte. Per certi versi l’Ue è quasi irriconoscibile rispetto a tre anni fa”. Pensiamo ad uno dei bastioni centrali dell’intera idea di un’Europa unita: i fondi di coesione. Sì, proprio quei fondi che un tempo hanno aiutato i popoli europei a sopravvivere a molte crisi. I governi europei finanziano questo sforzo per rafforzare la coesione economica, sociale e territoriale dell’Ue. Il denaro, 78 miliardi di euro nel 2025, va in gran parte all’ambiente, ai trasporti e ad altre infrastrutture per le regioni sottosviluppate. Sembra che questo sia un ricordo del passato. La Commissione europea starebbe ultimando i piani per consentire al denaro di fluire invece verso progetti militari. Il Financiat Times scrive che ciò includerà l’autorizzazione dei finanziamenti per incrementare la produzione di armi e munizioni, sebbene rimarrà il divieto di utilizzare fondi Ue per acquistare tali armi. Un portavoce della Commissione europea addolcisce la medicina amara spiegando che i fondi di coesione potrebbero essere utilizzati per l’industria della difesa a condizione che contribuiscano alla “missione complessiva di migliorare lo sviluppo regionale”, inclusa la mobilità militare. Ma non diciamo sciocchezze. Il tessuto sociale ne farà le spese inevitabilmente. Il cambiamento di politica volto a rafforzare la spesa per la difesa sarà accolto con favore soprattutto dai contribuenti netti del bilancio Ue, come Germania, Paesi Bassi e Svezia, che ritengono preferibile l’utilizzo dei fondi esistenti rispetto all’emissione di debito congiunto o all’erogazione di maggiori finanziamenti da parte europea.Vedremo se un riorientamento dei fondi di coesione riporterà gli Eurobond sul tavolo. La la situazione è complessa. La Commissione e la Banca centrale europea non hanno smesso di farsi strada verso il debito congiunto per finanziare l’acquisto e/o la produzione di armamenti. Sia i bond per la difesa che i fondi di coesione militarizzati sarebbero stati derisi solo qualche anno fa; ora ci sono solo pochi paesi che vi si oppongono. Entrambe le idee probabilmente significherebbero più soldi che escono dalle tasche degli europei per arricchire Northrop Grumman, Bae Systems e Lockheed Martin. Lo Stockholm International Peace Institute riporta che il 55% delle importazioni di armi da parte degli stati europei fornite dagli Usa nel 2019-23 ha rappresentato un aumento sostanziale rispetto al 35% del 2014-18. I successivi maggiori fornitori della regione sono stati Germania e Francia, che hanno rappresentato rispettivamente il 6,4% e il 4,6% delle importazioni. “Che si tratti di una revisione della spesa per la coesione o di Eurobond, entrambi - prosegue Gallagher - implicherebbero una maggiore centralizzazione dei finanziamenti lontano dalle autorità locali. Questa è una continuazione dell’acca parramento di potere della Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen degli ultimi tre anni. Utilizzando la guerra in Ucraina come un’op portunità, Ursula ha ricevuto in dono la Direttiva sulla due diligence sulla sostenibilità aziendale, il Regolamento sui sussidi esteri, lo Strumento per gli appalti internazionali, uno Strumento anti-coercizione e l’Eu Critical Raw Materials Act . Gli strumenti di Ursula sono stati ampiamente utilizzati per mantenere i governi europei in linea con il Progetto Ucraina, rafforzando al contempo la dipendenza del blocco dagli Stati Uniti e assicurandone il tempestivo pagamento del tributo. Se l’Ue viene abbandonata dai suoi ormeggi atlantisti, queste potenze torneranno alle nazioni del blocco o potenzieranno questo processo in nome della lotta alla Russia?”. Nel frattempo, l’Ue è già dominata dalle aziende IT statunitensi che forniscono software, processori, computer e tecnologie cloud e possiamo aspettarci di più di questo nell’Ia. Nel 2022, la Banca europea per gli investimenti ha iniziato a finanziare progetti a duplice uso. La banca è di proprietà degli stati membri dell’Ue ed esiste per finanziare progetti che promuovono gli obiettivi politici europei, con tutti gli stati membri che contribuiscono alla banca in proporzione ai rispettivi pil. Anche in questo caso la quota di prestiti destinata a mitigare il cambiamento climatico o a promuovere la crescita economica è costantemente diminuita poiché più denaro è destinato all’Ucraina e ai progetti militari. A seguito di una richiesta simile avanzata lo scorso anno, la banca con sede in Lussemburgo ha modificato le sue regole sul finanziamento di beni a duplice uso per consentire il flusso di denaro verso progetti con uno scopo prevalentemente militare piuttosto che civile.

Claude-France Arnould, ex direttore esecutivo dell'Agenzia europea per la difesa, spiega una questione operativa fondamentale che ruota attorno al Quartier generale supremo delle potenze alleate Nato in Europa (Shape): lo shock delle guerre in Jugoslavia e un’umile dipendenza dagli Stati Uniti portarono alla Dichiarazione franco-britannica di Saint-Malo. “Non eravamo in grado di mantenere la pace nel nostro vicinato. Ma l’Ue doveva essere in grado di svolgere tali operazioni in modo autonomo. I dettagli furono stabiliti nell’accordo Berlin Plus, che consentiva agli europei di utilizzare Shape per missioni all’interno di un quadro Ue. Se uno stato membro viene attaccato, ad esempio. Diciamo uno stato baltico, o la Polonia, o la Romania, o uno stato non ancora nella Nato, come l’Ucraina, che spera di entrare nell’Ue il prima possibile. In tali scenari, ci troviamo a dover difendere uno stato membro dell’Ue con le nostre risorse”. La classe dirigente europea potrebbe non avere i soldi, la manodopera, la tecnologia, la capacità operativa, il sostegno pubblico, ma è convinta di avere la mentalità giusta. Se guardiamo a ciò che i neocon, i think tank dei plutocrati su entrambe le sponde dell’Atlantico e i politici europei hanno detto, questo sembra essere sempre stato il piano dell’influente Center for Strategic and International Studies ( Csis) che all’inizio di quest’anno ha scritto su Foreign Affairs su come l’Europa debba guidare la lotta contro la Russia affinché gli Stati Uniti possano concentrarsi sulla Cina. I governi europei hanno già impegnato 241 miliardi di euro in aiuti per l’U craina ( rispetto ai 119 miliardi degli Stati Uniti) dal 2022. Hanno speso quasi un trilione per la crisi energetica autoinflitta. Sono anche impegnati a continuare a ristrutturare completamente le loro società per acquistare più armi. Ora sono spinti a spendere un enorme 5% del pil per acquistare armi ( per lo più di fabbricazione americana). Che accadrà ora che la baronessa Von der Leyen prevede di innescare una clausola di emergenza che consentirà ai governi europei di aumentare significativamente la loro spesa militare senza che questa venga conteggiata nei limiti di deficit di bilancio imposti dall’Ue? In sostanza, questo significherà far morire di fame altri servizi pubblici per acquistare armi.

Raffaella Vitulano


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