Gli interessi di Londra, Parigi e Berlino per spartirsi le ricchezze ucraine
"Il vostro mercato azionario è in rialzo negli ultimi giorni a causa delle ’terribili notizie’ di negoziati e di una potenziale pace. So che questa prospettiva di una pace negoziata è stata accolta con puro orrore in queste camere, ma questa è la migliore notizia che potreste ricevere. Ho cercato di contattare alcuni dei leader europei. Ho detto, non andate a Kiev, andate a Mosca. Negoziate con le vostre controparti. Siete l’Unione Europea. Siete 450 milioni di persone e un’economia da 20 trilioni di dollari. Comportatevi di conseguenza”: così il professor Jeffrey Sachs all’Europarlamento, in occasione di un evento intitolato “La geopolitica della pace”, ospitato dall’ex assistente del Segretario generale delle Nazioni Unite e attuale parlamentare europeo Michael von der Schulenburg. “Ho osservato gli eventi molto da vicino nell’Eu ropa orientale negli ultimi 36 anni, nell’ex Unione Sovietica, in Russia e in Ucraina. Sono stato consigliere del governo polacco nel 1989, del team economico del presidente Gorbachev nel 1990 e 1991, del team economico del presidente Eltsin dal 1991 al 1993 e del team economico del presidente Kuchma in Ucraina dal 1993 al 1994. Ho contribuito a introdurre la moneta estone. Ho aiutato diversi paesi nell’ex Jugoslavia, in particolare la Slovenia. Dopo Maidan, il nuovo governo mi ha chiesto di andare a Kiev, e ho imparato molte cose in prima persona. Conosco anche da vicino la leadership politica americana. La nostra precedente Segretaria del Tesoro, Janet Yellen, è stata la mia meravigliosa insegnante di macroeconomia 52 anni fa. Siamo amici da mezzo secolo. Conosco queste persone. Dico questo perché ciò che voglio spiegare dal mio punto di vista non è ideologia. È ciò che ho visto con i miei occhi e sperimentato durante questo periodo”. Invita gli europei ad essere razionali e realistici, il professor Sachs: “La cosa più importante è smettere di urlare, smettere di fomentare la guerra e discutere con le controparti russe. E non supplicate di essere al tavolo con gli Stati Uniti. Tu sei l’Europa. Non affidare la tua politica estera a nessuno, né agli Stati Uniti, né all’Ucraina, né a Israele. Mantieni una politica estera europea. Questa è l’idea di base”. Gli europei avrebbero potuto da decenni ergersi come una forza indipendente, come De Gaulle e pochi altri avevano sollecitato, fungendo da ponte tra il mondo atlantico di cui facevano parte e il grande Oriente che era il loro vicino. Ma ora che le circostanze costringono finalmente gli europei ad andare per la loro strada, partono in ritardo e vanno esattamente nella direzione sbagliata, aggrappandosi con tutte le loro forze ai vecchi binari. Per Sachs, l’Unione Europea dovrebbe ancora essere il principale partner commerciale della Russia. “A proposito, se qualcuno volesse discutere di come gli Stati Uniti hanno fatto saltare in aria il Nord Stream, sarei felice di parlarne anche di questo”.
Pragmatico fino all’inverosimile, Sachs boccia isterismi o posizioni che lui reputa “infantili”. Da quando, del resto, la diplomazia è schiava delle nevrosi? L’Ordine Mondiale sembra infranto ma a Bruxelles e Londra la dissonanza cognitiva è forte. Il politologo ucraino Ruslan Bortnik parla sul proprio blog della vera ragione del fallimento dei negoziati di Zelenskij a Washington: c’è una lotta sotterranea tra americani e britannici per il controllo delle ricchezze naturali e dei porti dell’Ucraina. In realtà, afferma il politologo ucraino, la vera ragione della controversia potrebbe essere che Zelenskij avrebbe già da tempo firmato un accordo in cui Kiev cede a Londra lo sfruttamento pr 100 anni dei minerali. Trump sapeva tutto e dunque ha sbaragliato il tavolo, considerando ormai Francia e Germania nemiche. Così che, ora, ci sarebbe una lotta per spostare l’Ucrai na dal fittizio controllo dell’asse franco-britannico, al controllo della nuova amministrazione Usa. “Dietro le quinte, si dice che qualcosa di simile a questo accordo tra Ucraina e Stati Uniti sia nella parte segreta dell’accordo centenario tra Ucraina e Gran Bretagna. A parere di Bortnik, gli Usa starebbero sfidando “Gran Bretagna
e Francia (Davos, ndr.), cercando in maniera nascosta di monopolizzare l’Ucraina”. Tutto questo parrebbe in parte confermato da alcune dichiarazioni di funzionari francesi, secondo i quali anche Parigi vorrebbe prender parte alla divisione del bottino. Berlino starebbe invece dalla parte Usa: voci riferiscono che in gioco ci sarebbe anche il ripristino del gasdotto North stream, fatto saltare nel settembre 2022. Se l’affare dovesse davvero andare in porto, i profitti Usa supererebbero non di poco quelli attesi dalle “terre rare”. Secondo la tedesca Bild, infatti, nelle ultime settimane l’inviato presidenziale Usa Richard Grenell si sarebbe recato più volte in Svizzera per negoziare la riapertura dell’im pianto, sulla base di un accordo che prevederebbe la presenza di investitori americani come intermediari per le forniture di gas russo attraverso Nord Stream 2, il cui ripristino dovrebbe servire anche per la fornitura di idrogeno verde dalla Finlandia alla Germania. A gettare acqua sul fuoco europeo interviene anche il generale Michael T. Flynn, ex comandante del controspionaggio militare Usa e ex National Security Advisor nella I Presidenza Trump: “Non fraintendetemi, non sono contro la guerra, ma contro la guerra stupida”, sostiene il generale, citando Albert Einstein: “La differenza tra la stupidità e il genio è che il genio ha i suoi limiti”. Il problema non è Zelensky o l’Ucraina, ma l’Europa.
“Che vuole, di fatto, la terza guerra mondiale” taglia corto Flynn. “Il motivo è semplice, lo abbiamo già ripetuto più e più volte: l’Euro pa sta implodendo, le sue élites al comando hanno fatto un disastro. Ed ora non vogliono pagare per i propri errori. In parallelo l’Ameri ca trumpiana sta completando finalmente il disegno di Roosevelt: la decolonizzazione dei poteri vetero coloniali europei - con tutto quello che ciò comporta per i privilegi delle élites europee - economicamente in bancarotta, militarmente molto deboli e politicamente gravemente frammentati. Stiamo entrando in acque molto pericolose. Qui servono teste strategiche fredde; non isteria mediatica”. Wolfgang Munchau, direttore di Eurointelligence e editorialista di UnHerd, è sulla stessa linea: “L’obiettivo finale dell’Occiden te non dovrebbe essere un cambio di regime in Russia”. Un modello molto migliore per l’attuale conflitto - aggiunge Munchau - sarebbe la guerra dei Trent’anni che infuriò nell’Europa centrale dal 1618 al 1648: quella guerra non si concluse con una gloriosa vittoria per nessuna delle parti coinvolte. Ma si concluse con uno dei più importanti trattati di pace di tutti i tempi: la Pace di Westfalia. Uno dei principi importanti che stabilì fu quello della non interferenza nelle politiche interne degli altri paesi. Gettò le fondamenta dello stato nazionale moderno e segnò l’inizio di un’età dell’oro della politica, dell’arte e della scienza europea. È pericoloso per l’Europa insistere, invece, sulla vittoria”.
“Politici, giornalisti e accademici ripetono a pappagallo senza senso che l’Europa farà tutto il necessario. Ma la solidarietà non è una strategia. Le sanzioni non sono una strategia”. Una strategia è qualcosa che è valutato, sottoposto a stress-test politico e che risponde a diversi scenari. Una strategia ha obiettivi primari, insieme a una definizione concordata di risultati di secondo livello. Una strategia ha anche una chiara via d’u scita tracciata. L’Europa, al momento, non ha nulla di tutto ciò. “Nella loro disperazione, però, gli europei stanno ora parlando di finanziare un aumento della spesa per la difesa tramite debito. Questo è economicamente folle. La spesa per la difesa dovrebbe essere finanziata tramite entrate correnti. Se provi a farlo tramite debito, i vigilanti obbligazionari ti prenderanno prima di Putin”.
Il professor Jeffrey Sachs ha ricordato che la decisione nel 1994 del presidente Clinton di firmare l’allargamento della Nato a est è “un progetto del governo statunitense iniziato più di 30 anni fa quando, nel 1997, Zbigniew Brzezinski scrisse The Grand Chessboard, La Grande Scacchiera”. Quando avvenne l’11 settembre, il presidente Putin promise tutto il suo sostegno agli Stati Uniti. Ma gli Stati Uniti annunciarono intorno al 20 settembre 2001 che avrebbero scatenato sette guerre in cinque anni (cit. generale Wesley Clark). “La Russia non aveva interessi o progetti territoriali in Ucraina. Ciò che la Russia stava negoziando nel 2010 era un contratto di locazione di 25 anni fino al 2042 per la base navale di Sebastopoli. Tutto qui. Non c’erano richieste russe per la Crimea o per il Donbass. L’intenzione di Putin era quella di costringere Zelensky a negoziare la neutralità, tenendo la Nato fuori dall’Ucraina. L’idea che Putin stia ricostruendo l’impero russo è propaganda infantile”. Il documento della Rand, “Extending Russia: Competing from Advantageous Ground” (2019), di pubblico dominio, chiede come gli Stati Uniti dovrebbero infastidire, antagonizzare e indebolire la Russia. “Questa non è nemmeno geopolitica infantile. Questo è semplicemente non pensare affatto”. Quando Zelensky disse qualche giorno dopo l'invasione russa che l’Ucraina era pronta per la neutralità, un accordo di pace era a portata di mano. Conosco i dettagli di questo perché ho parlato in dettaglio con i principali negoziatori e mediatori e ho imparato molto dalle dichiarazioni pubbliche di altri. Poco dopo l’inizio dei negoziati nel marzo 2022, qualcosa si bloccò. L’Ucraina si è allontanata, unilateralmente, da un quasi accordo, perché gli Stati Uniti e il Regno Unito glielo hanno chiesto. “ Michael von der Schulenberg e io - prosegue Sachs - ci siamo incontrati in Vaticano con un gruppo di esperti nella primavera del 2022 e abbiamo scritto un documento in cui spiegavamo che non può venire nulla di buono da una guerra continua. Il nostro gruppo ha sostenuto strenuamente, ma invano, che l’Ucraina dovrebbe negoziare immediatamente, perché i ritardi significheranno morti di massa, rischio di escalation nucleare e forse una perdita netta della guerra. Ho ripetuto agli ucraini il famoso adagio di Henry Kissinger, che essere un nemico degli Stati Uniti è pericoloso, ma essere un amico è fatale. Lasciate che lo ripeta all’Europa: essere un nemico degli Stati Uniti è pericoloso, ma essere un amico è fatale.
Raffaella Vitulano
Commenti
Posta un commento