Il mondo ha “armato” il cibo Presto un “reset” anche in tavola

 di Raffaella Vitulano

La guerra in Ucraina rappresenta senza dubbio una minaccia incombente per l’approvvi gionamento mondiale di cibo. Per non parlare del fatto che nelle ultime settimane dozzine di stabilimenti americani di trasformazione alimentare e magazzini sono stati distrutti da incendi, incidenti aerei e altri inquietanti guasti. Concorda sulla crisi globale e in particolare quella alimentare il Ceo di Goya Foods, Bob Unanue, quando ricorda i diffusi aumenti: i prezzi dell’energia sono aumentati di uno sbalorditivo 11% a marzo rispetto al mese precedente e sono aumentati del 32% rispetto allo scorso anno. La benzina, in media, costa il 48% in più rispetto all’anno scorso dopo essere aumentata del 18,3% a marzo su base mensile, poiché la guerra russa in Ucraina ha alimentato un rapido aumento dei prezzi del petrolio. Anche i prezzi dei generi alimentari sono aumentati dell’8,8% nel corso dell’anno, con i maggiori aumenti di cereali e prodotti da forno (10%), pollame, pesce e carne (13,8%), frutta e verdura fresca (8,1%) e uova (11,2%). Il mondo ha dunque “armato il cibo”, dice con una chiara sintesi. E questo accade perché la Russia e l’Ucraina rappresentano circa il 29% delle esportazioni mondiali di grano, il 19% delle forniture mondiali di mais e l’80% delle esportazioni mondiali di olio di girasole. La Russia è inoltre uno dei maggiori esportatori mondiali dei principali gruppi di fertilizzanti. La pandemia, prima. Tensioni della catena di approvvigionamento. Eventi climatici. Le interruzioni convergenti. Tutto il combinato ha fatto salire alle stelle i prezzi dei generi alimentari e l’invasione russa dell'Ucraina, una delle sei regioni del granaio del mondo, rischia di far precipitare il sistema alimentare in una crisi globale. In un episodio di The McKinsey Podcast, si spiega come nel sistema alimentare global, i precedenti scenari di domanda e offerta erano per lo più codificati attorno a eventi meteorologici e altri eventi legati all’offerta. Negli ultimi due anni, la pandemia globale ha chiaramente messo alla prova, e in molti casi dimostrato, la resilienza del sistema alimentare. Ma ora ci troviamo in una situazione inimmaginabile: una guerra di questa portata in Europa, in un polo di approvvigionamento alimentare così critico, soprattutto quando si tratta di grano e fertilizzanti, come il Mar Nero. Naturalmente, non sappiamo quale sarà la durata e la portata di questo conflitto. Ma l’impatto non si ferma solo alla semina e alla raccolta. C’è l’inter ruzione della logistica che non sarà completamente assorbita da alternative come ferrovie e strade. E il problema dei fertilizzanti. È davvero difficile immaginare una stagione senza fertilizzanti. Uno scenario con interruzioni limitate avrebbe un impatto fino al 2024. Potremmo poi anche vedere peggiorare la situazione dei rifugiati, il che significherebbe meno manodopera disponibile nei luoghi in cui abbiamo bisogno di braccia per l’agricoltura. Potremmo assistere a un’escalation delle sanzioni che a un certo punto potrebbero includere anche alcune materie prime agricole. Cosa fare allora? Sul fronte dell’innovazione, è probabile che gli investitori e altri attori si concentrino maggiormente sull’agrotecnologia e sulla tecnologia alimentare attraverso le biosoluzioni, le proteine alternative, l’agricoltu ra verticale e molti altri segmenti. Ci sarà probabilmente un notevole cambiamento comportamentale in tutti gli attori chiave del sistema. Gli agricoltori probabilmente impiegheranno un uso più efficiente dei fertilizzanti, riducendo gli sprechi. I consumatori potrebbero esplorare cambiamenti nella dieta e carni alternative per il consumo. Nel luglio 2020, del resto, la Rockefeller Foundation aveva già pubblicato un documento intitolato “Re set the Table: Meeting the Moment to Transform the Us Food System”. Un documento che avrebbe delineato prospettive ad ampio raggio per il sistema alimentare globale. “Reimpostare la tavola”, insomma. E lo stesso le agende agricole dell’influen te Fondazione Rockefeller e quelle del World economic forum di Davos e dell’Onu convergono sul Grande Reset e sull’Agenda 2030. Nel suo recente rapporto, True Cost of Food: Measuring What Matters to Transform the Us Food System, la Rockefeller Foundation fa inoltre sapere di essere profondamente impegnata in uno sforzo coordinato per cambiare radicalmente il sistema di produzione dei generi alimentari e i parametri per calcolarne i costi reali. La creazione di un’agricoltura “so stenibile” durante la crisi Covid farebbe parte di un consenso globale mediato dall’Onu. Qualcosa su cui non veniamo informati e che tuttavia è destinato a modificare radicalmente il nostro accesso ad un cibo di qualità e negarci la possibilità di scegliere ciò che mangeremo. C’è da segnalare che tra i collaboratori del rapporto True cost of Food si annoverano professori di legge, economisti universitari, il World Wildlife Fund (Wwf) e la True Cost Foundation. Ma non è stata invitata neanche un’organiz zazione degli agricoltori. Viaggiamo senza freni verso un enorme cambiamento, dunque. Anche alimentare. C’è da ricordare, per quanto suoni ripetitivo, il fatto che Bill Gates - sì, sempre lui, abbiate pazienza, la storia la fanno ormai i multimiliardari d’America - è ora il principale proprietario terriero degli Stati Uniti, con le coltivazioni del Paese che quindi potrebbero passare giocoforza attraverso i suoi investimenti nella biotecnologia Crispr per creare cibo Ogm che l’uomo Windows programma di farci mangiare in futuro. Bill Gates prepara un Grande Reset alimentare soprattutto per azzerare le emissioni di Co2 e di metano ed introdurre alternative prodotte in laboratorio alle proteine della carne. Bill Gates, ne abbiamo scritto, ha co-finanziato una start-up che si occupa di carne sintetica, la Impossible Foods. Un nome che è tutto un programma e che produce carne sintetica coltivata in laboratorio tramite editing genetico, strategia necessaria per affrontare il cambiamento climatico. Gates ribadisce a piè sospinto che gli occidentali dovranno passare ad una dieta al 100% di carne sintetica. Niente più mucche, niente più emissioni di gas. Nel frattempo, gli stabilimenti della vecchia industria delcibo vanno in fiamme.

Raffaella Vitulano


È allarme pesticidi Glifosato sempre sott’accusa 

Allarme pesticidi, il cui uso ed esposizione sta assumendo dimensioni senza precedenti nella storia mondiale. Gli agrofarmaci sono ora pervasivi e sono in circolo in organismi e negli ambienti. Il glifosato, in particolare, un erbicida, è un fattore trainante nell’aumento del loro uso. Queste affermazioni compaiono nel documento del 2021 “Growing Agrichemical Ubiquity: New Questions for Environments and Health” (Community of Excellence in Global Health Equity). Gli autori affermano che, quando l’A genzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (Iarc) dell’Oms ha dichiarato il glifosato un “pro babile cancerogeno” nel 2015, il fragile consenso sulla sua sicurezza si è dissolto. Fanno notare che, nel 2020, l’Agenzia per la protezione ambientale degli Stati Uniti aveva tuttavia affermato che gli erbicidi a base di glifosato non rappresentano alcun rischio per la salute umana, apparentemente ignorando le nuove prove sul legame tra glifosato e linfoma non Hodgkin, nonché i suoi effetti non cancerogenici su fegato, reni e apparato gastrointestinale.

Ra.Vi.

Agricoltura (poco) sostenibile e riprogettazione dei sistemi alimentari 

Tra i 17 obiettivi sostenibili Onu da raggiungere entro il 2030, quello per la creazione di una “agricoltura sostenibile”, che rischia di distruggere una parte enorme della attuale produzione agricola Ue ed aumentare i prezzi globali del cibo. La Commissione Europea definisce il suo Green Deal per i generi alimentari con il gradevole slogan “Farm to Fork” (Dal campo alla tavola), sostenuto dall’onnipresente World Economic Forum di Klaus Schwab. In agenda la “ripro gettazione” dei nostri sistemi alimentari, che oggi rappresenterebbero quasi un terzo delle emissioni globali di gas serra,consumerebbero grandi quantità di risorse naturali, causando la perdita di biodiversità e con impatti negativi sulla salute. Eppure, non c’è nessuno studio scientifico - solo modelli informatici dubbi ma ben finanziati - che dimostri in modo indipendente che la Co2 stia mettendo in pericolo il nostro pianeta e sia la causa del riscaldamento globale. In progetto, nel suo documento del maggio 2020 sul Green Deal Farm to Fork, l’Ue ammette l’ intenzione di revocare l’attuale divieto in vigore sulla coltivazione di piante geneticamente modificate (gene-editing).

Ra.Vi.



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