Happy birthday, Mr. Henry Kissinger


Happy birthday, Henry Alfred. Cent’anni e non li dimostra. Dopo aver soffiato sulle candeline di una torta di cioccolato in un esclusivo club economico di New York, dal suo ufficio al 33° piano di un grattacielo di Manhattan, Kissinger dà ancora consigli a capi di stato, premier, dittatori e monarchi sulle cose del mondo e su come evitare il terzo conflitto mondiale. Ma non viene ascoltato come un tempo. Mai premio Nobel per la pace è stato accusato di crimini così infami. La sua statura politica spacca in due analisti e opinione pubblica. Dalla penna arrabbiata di Christopher Hitchens a quella di Oriana Fallaci, il buon Henry ha la schiena dritta per resistere a critiche anche molto pesanti e sopravvivere ai detrattori. E non smette di dispensare oracoli: l’accordo tra Ucraina e Russia si farà, con la Cina come principale fautore della pace, o quanto meno del cessate il fuoco, tra i due Paesi in guerra. Pronto a volare a Mosca per parlare con Putin, Kissinger non ha peli sulla lingua quando ammette che “la colpa non è solo della Russia”, ricordando che nel 2014 si era dichiarato contrario ai piani per far entrare Kiev nella Nato. “Da lì è iniziata una serie di eventi culminati nella guerra”.

Intervistato dal The Economist, Henry Kissinger ha avvertito che stiamo scivolando verso una terza guerra mondiale con Usa e Cina protagoniste: per evitarla abbiamo meno di dieci anni. Il problema di fondo sono gli Stati Uniti che vogliono indebolire la Cina mentre Pechino punta a sostituire Washington come guida dell’ordine mondiale. Non cita - non casualmente - Ucraina e Russia: i nodi sono altrove, Ucraina e Russia sono due pedine di una scacchiera molto più ampia: “Se gli Usa difendono Taiwan sarà guerra, è impossibile non parlare con Putin e Xi”.

L’ex segretario di Stato: “La Cina è entrata nei negoziati e il conflitto in Ucraina terminerà entro l’an no. L’intelligenza artificiale provocherà il riarmo quindi va limitata come è stato fatto con le testate nucleari”. Henry, del resto, ha fatto crescere ricche società di consulenza attraverso le sue relazioni in Cina e ha messo in guardia gli Stati Uniti dal trattare Pechino come un nuovo avversario in stile Guerra Fredda. Un uomo con grandi intuizioni e smisurate ambizioni, come il suo ego. Nel 1954 Henry Kissinger discute la tesi di dottorato ad Harvard sul Congresso di Vienna e “l’equilibrio delle potenze, la ricerca dell’ordine, che è poi la cifra di gran parte del suo lavoro, quel modello gli rimane in mente” spiega Gregory Alegi, docente di Storia e Politica degli Stati Uniti all’Università Luiss di Roma. Improbabile playboy nella Washington degli anni '70, Kissinger viveva in un minuscolo appartamento in Park Avenue a New York. Ma la metodologia del congresso di Vienna ancora appartiene al centenario preoccupato: “Entram be le parti si sono convinte che l’al tra rappresenti un pericolo strategico”, dice. “Siamo sulla strada del confronto tra grandi potenze”. Di questo passo senza uno sforzo diplomatico una terza guerra mondiale sarebbe inevitabile e il suo scoppio potrebbe avvenire al massimo entro 5-10 anni”.

L’ex numero uno della diplomazia Usa è stato definito a lungo da molti come un guerrafondaio per il ruolo di primo piano giocato nella guerra del Vietnam, ma oggi ritiene che l’obiettivo di evitare un conflitto tra le grandi potenze sia il fulcro del lavoro di tutta la sua vita, convinto che l’unico modo per prevenireun conflitto rovinoso sia la diplomazia ostinata, idealmente fortificata da valori condivisi. Braccio destro di Nixon e Ford, non ha mai smesso di occuparsi di politica, forse perché è il politico più pagato al mondo. Nel 2023 la rivista People With Money colloca Henry Kissinger in cima alla top 10 dei politici più pagati al mondo, con un fatturato che si aggira intorno ai 96 milioni di dollari. Figura divisiva, per i suoi detrattori Henry Kissinger è stato un imperialista che perseguiva la supremazia globale degli Stati Uniti con spietatezza e cinismo senza pari. Per i suoi sostenitori, un genio diplomatico e un pacificatore. Ai detrattori la Dottrina Kissinger sembra pericolosamente semplice: gli Stati Uniti si riservano il diritto di intervenire in qualsiasi parte del mondo in difesa dei propri interessi, anche cospirando contro governi democraticamente eletti (leggi Cile, Argentina, Indonesia, Pakistan). L’inter ventismo statunitense sotto Kissinger era così ampio che, nel 1976, un 33enne Joe Biden lo accusò di provare a promulgare “una Dottrina Monroe globale”. Di tutti i reati commessi da Kissinger, la campagna di bombardamenti in Indocina è forse la più schiacciante. In Kissinger's Shadow, lo storico vincitore del Premio Pulitzer Greg Grandin ha raccontato la portata della distruzione, con “un trilione di schegge - cuscinetti a sfera o dardi appuntiti come rasoi” sull'Indocina. In Laos, i piloti americani hanno schierato “una tonnellata di esplosivi per ogni cittadino”, che continua a mutilare e uccidere uomini, donne e bambini laotiani fino ad oggi. Azioni che rivelano “un’insensibile indifferenza alla vita umana e ai diritti umani”. La Realpolitik di Kissinger non aveva un centro morale. Non è un segreto - scrivono oggi molti analisti - che Kissinger abbia utilizzato la sua vasta conoscenza e la stretta relazione con i governi stranieri - per promuovere gli interessi di alcune delle più grandi società del mondo, tra cui American Express, Coca-Cola, Daewoo, Heinz, Ericsson, Fiat e Volvo. La Kissinger Associates è stato uno dei primi attori nell’ondata di privatizzazioni che ha avuto luogo dopo la fine della Guerra Fredda - nell’ex Unione Sovietica, nell’Europa orientale e in America Latina - contribuendo a creare una nuova classe oligarchica internazionale. Eppure, per ogni storico che professa la presunta malvagità di Kissinger, ce n’è un altro che esalta il suo genio diplomatico. Forse il rappresentante più illustre di questo secondo raggruppamento è Niall Ferguson, per il quale i crimini di Kissinger erano giustificati in nome della guerra santa contro il comunismo. In modo più convincente, i difensori di Kissinger si concentrano sui suoi risultati diplomatici, che sono difficili da contestare: la distensione con l'Unione Sovietica; la normalizzazione delle relazioni Usa-Cina; una tregua arabo- israeliana dopo la guerra dello Yom Kippur del 1973; gli accordi di pace di Parigi per porre fine alla guerra del Vietnam - tutti hanno portato più pace nel mondo e tutti sono stati ideati da Henry Alfred Kissinger. Immediatamente riconoscibile per i suoi spessi occhiali da libro e un tono monotono arguto che non ha mai perduto il suo nativo tedesco, è stato un arci-imperialista o un arci-pacificatore? In un certo senso, non era né l’uno né l’altro. Kissinger era sia un imperialista che un realista. In effetti, nel corso della sua carriera, Kissinger ha sostenuto un approccio basato su una valutazione ostinata di bilanciare gli interessi nazionali degli Stati Uniti con quelli di altre potenze. Il fatto che anche le parole di un peso massimo come Kissinger oggi passino inascoltate a Washington conferma semplicemente il fatto che era molto più un prodotto che un architetto dell’America moderna.

Raffaella Vitulano


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