Quell’opacità della Commissione nell’acquisto dei vaccini Pfizer

 

La Commissione europea e la multinazionale farmaceutica Pfizer hanno concluso un accordo per ridurre il numero di consegne dei vaccini contro il Covid pattuite nel terzo contratto di acquisto siglato tra le due parti nel 2021, durante la pandemia. L’accordo impegnava l'Europa ad acquistare 650 milioni di dosi nel 2022, e altri 450 milioni nel 2023. 1,1 miliardi di vaccini Pfizer (prodotti con la tedesca BioNTech) per un valore totale dunque di 21,5 miliardi di euro. Sull’accordo che riguarda 450 milioni di dosi nel 2023, dieci Stati membri, guidati dalla Polonia, hanno sollevato proteste, minacciando di venire meno al contratto. Non è chiaro l’impat to finanziario dell’accordo raggiunto tra Bruxelles e Pfizer. L’intesa, scrive la Commissione, prevede “una riduzione della quantità di dosi acquistate dagli Stati membri in virtù del contratto”. Le dosi “originariamente convenute nel contratto saranno convertite in ordini facoltativi dietro pagamento di una tariffa”. In pratica, ai Paesi resta la possibilità di decidere se ordinare o meno vaccini. Tuttavia, quelli che verranno ordinati, saranno più cari rispetto al prezzo fissato attualmente. E così la multinazionale ancora una volta cade in piedi, nonostante le polemiche sollevate anche da numerose testate straniere. “Lo scandalo dell’approvvigionamento di vaccini Covid-19 nella Ue continua a crescere nonostante l’assordante silenzio dei media” è così il titolo di un articolo a firma di Nick Corbishley, secondo il quale “sotto la presidente della Commissione von der Leyen, la tendenza delle istituzioni (e dei funzionari) europei a eludere la loro dovuta responsabilità - nascondendosi collettivamente dietro un baluardo di opacità che sfida la democrazia ha raggiunto proporzioni allarmanti”. Ricapitoliamo quanto accaduto. La Commissione europea ha rinegoziato il suo controverso contratto per il vaccino Covid- 19 con Pfizer-BioNTech. Quando di recente sono trapelate notizie sulla rinegoziazione del contratto, non è avvenuto grazie agli eurodeputati, ma grazie ai giornalisti del Financial Times e dell’agenzia di stampa Reuters. Ma poi la storia è rapidamente scomparsa. Il che probabilmente non è una sorpresa, visti gli scarsi risultati che la rinegoziazione otterrà, come documenta Martin Sonneborn, eurodeputato tedesco ed ex caporedattore della rivista satirica Titanic: “Se i loro rapporti sono corretti, la Commissione propone di sostituire l’attuale obbligo di pagamento di 10 miliardi di € di Pfizer con un obbligo di pagamento di 10 miliardi di € nei confronti di Pfizer. Un interessante gioco di parole” che in un altro gioco, carta vince e carta perde, farà sicuramente perdere soldi agli europei. La rinegoziazione si era resa necessaria perché molti governi membri europei si erano stancati di accumulare e pagare montagne semprepiù grandi di fiale di vaccino Covid-19 che quasi nessuno vuole più e chenon sarà mai usato. Eppure nuovi rifornimenti continuavano ad arrivare. Il governo tedesco, ad esempio, aveva accumulato più di 150 milioni di fiale inutilizzate nel suo magazzino centrale e stava persino pianificando di annullare o ridurre gli ordini aggiuntivi che aveva effettuato tramite la Commissione europea per il 2023 e il 2024. Molti stati dell’Europa orientale erano sulla stessa linea. Questo è stato sufficiente per riportare la Commissione, tra mille polemiche, al tavolo dei negoziati. Ma se il passato è il prologo, i dettagli più importanti della rinegoziazione non saranno mai resipubblici. Il 26 maggio la Commissione ha annunciato di aver raggiunto un

accordo con Pfizer per rivedere i termini del contratto di maggio 2021. Il nuovo accordo riduce le 450 milioni di dosi che dovevano ancora essere consegnate nel 2023 e le distribuisce nei prossimi quattro anni. Al prezzo di listino di 20 euro/ dose, ciò comporta un passivo (da contratto legale concluso nel 2021) di 10 miliardi di euro. Come ha notato Politico nel suo pezzo “Pfizer, l’Ue e l’inchio stro simpatico”, è come “se il massiccio accordo sul vaccino covid-19 di Pfizer con la Commissione europea fosse scritto con inchiostro che scompare: più passa il tempo, più i dettagli sembrano svanire”. La Commissione non sta rivelando il nuovo numero di dosi che i paesi membri devono acquistare, né alcuno dei termini finanziari del contratto modificato”. E’ la terza volta che si cerca di “aggiustare” il gigantesco contratto von der Leyen-Pfizer. Secondo il Financial Times, in futuro, saranno acquistati 70 milioni di fiale all’an no, con il periodo di consegna esteso al 2026. Pfizer è disposta ad annullare le unità che erano state originariamente ordinate ma la “spesa di cancellazione” è di € 10/dose, ma solo se l’Ue accetterà un prezzo più alto per le fiale da consegnare entro il 2026. Negli angoli bui dell'industria farmaceutica si parla di “tassa di flessibilità” secondo un nuovo sistema di tariffazione ancora sconosciuto, che prevede un prezzo più alto altrettanto “aggiustato” per ogni futuro vaccino “adattato”. E alla luce dell’attuale prezzo di vendita di Pfizer da 110 a 130 dollari per dose negli Stati Uniti, diventa perfino complicato calcolare in modo affidabile i guadagni di Pfizer, che Ft calcola in 280 milioni di banconote da 100 euro: la Commissione propone di rinunciare a 220 milioni di dosi Pfizer originariamente ordinate per una penale di 2,2 miliardi di euro e in cambio rinuncia a un nuovo ordine camuffato da rinegoziazione di 280 milioni di unità, per una somma compresa tra 5,6 e 28 miliardi di euro. Un apparente risultato della rinegoziazione è che Pfizer-BioNtech si è assicurata un quasi monopolio nell’Ue per la loro attività di vaccini estremamente redditizia. Secondo una fonte anonima citata dal FT, se Pfizer-BioNTech dovesse spedire circa 70 milioni di dosi all’anno nei prossimi anni, coprirebbe più o meno l’intero mercato. Ciò contravverrebbe sicuramente alle leggi antitrust dell’Ue. Ancora più preoccupante, la Commissione von der Leyen sta cercando di ritagliarsi un ruolo molto più ampio nell’assicurare appalti congiunti per i 27 Stati membri dell’Ue, non solo nel settore della sanità, ma anche dell’energia e delle armi. In relazione a quest’ultimo, simili irregolarità procedurali e opacità sono già in evidenza. La Commissione avrebbe infatti affidato l’approvazione dei progetti del Fondo europeo per la difesa da 8 miliardi di euro a una rete opaca di “esperti esterni” senza garantire nemmeno lontanamente che i conflitti di interesse saranno evitati e che il codice di condotta dell’Ue sarà rispettato. Secondo Politico, il difensore civico Emily O'Reilly ha sottolineato che i nomi di questi esperti non si trovavano da nessuna parte, il che è insolito per gli standard Ue e che, secondo lei, mina il controllo pubblico.

Raffaella Vitulano




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