La fine dell’unipolarismo in un quadro bellico e drammatico

 di Raffaella Vitulano


Lentamente, ma accelerati dal conflitto in Ucraina, si stanno aggiungendo al quadro globale alcuni lineamenti chiave delle nuove fondamenta del mondo multipolare. Venerdì scorso, dopo una riunione in videoconferenza, l’Unione economica eurasiatica (Eaeu) e la Cina hanno concordato di progettare il meccanismo per un sistema monetario e finanziario internazionale indipendente. L’Eaeu - composta da Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Bielorussia e Armenia - sta stabilendo accordi di libero scambio con altre nazioni eurasiatiche e si sta progressivamente interconnettendo con la Chinese Belt and Road Initiative (Bri). L’idea di tale meccanismo viene da Sergei Glazyev, il principale economista indipendente russo, ex consigliere del presidente Vladimir Putin e ministro per l’Integra zione e la Macroeconomia della Commissione economica dell’Eurasia, l’organi smo di regolamentazione dell’Eaeu. Glazyev gioca un ruolo centrale perché ha previsto la stretta finanziaria occidentale su Mosca anni luce prima di altri, valutando il fatto che poiché la Cina è una potenza eurasiatica tanto quanto la Russia, avrebbero dovuto coordinare le loro strategie per aggirare il sistema unipolare degli Stati Uniti. Il sistema eurasiatico sarà basato su “una nuova valuta internazionale”, molto probabilmente con riferimento allo yuan, calcolato come indice delle valute nazionali dei paesi partecipanti, nonché dei prezzi delle materie prime. La prima bozza sarà già discussa entro fine mese. Il valore della nuova valuta sarà calcolato come indice delle valute nazionali dei paesi partecipanti e dei prezzi delle materie prime. La Russia prevede anche di semplificare le relazioni commerciali con l’India. I paesi stanno valutando la possibilità di passare a scambi commerciali in rubli e rupie. I mercati finanziari globali sono stati gravemente scossi da un uso così massiccio di sanzioni finanziarie. Tanto più che il sistema eurasiatico è destinato a diventare una seria alternativa al dollaro Usa, dato che l’Eaeu potrebbe attrarre non solo le nazioni che hanno aderito alla Bri (il Kazakistan, ad esempio, è membro di entrambe) ma anche i principali attori della Shanghai Cooperation Organization (Sco) e Asean. I paesi dell’A sia occidentale - Iran, Iraq, Siria, Libano - saranno inevitabilmente interessati. Inoltre, molti paesi sono pronti a fare affari con Mosca. L’I ran, che sta vendendo non meno di 3 milioni di barili di petrolio al giorno anche adesso. L’India, terzo importatore di petrolio al mondo, sta per firmare un mega contratto per acquistare petrolio dalla Russia con uno sconto enorme e utilizzando un meccanismo rublo-rupia. Il ministro degli Esteri russo Lavrovlascia intendere che Russia e Iran stanno per firmare un accordo molto importante, che potrebbe probabilmente essere l’equivalente del partenariato strategico Iran-Cina. Anche l’Arabia Saudita sta valutando la possibilità di accettare il petroyuan cinese - e non il dollaro Usa per la vendita di petrolio alla Cina. Traduzione: Pechino ha detto a Riyadh che questo è il nuovo ritmo. La fine del petrodollaro è a portata di mano. Lo slancio verso un multipolarismo viene proprio dalle sanzioni finanziarie imposte dall’occidente alla Russia e di rimando anche alla Cina, contro la quale sarà solo questione di tempo prima che scattino sanzioni. Nel medio-lungo termine, la diffusione del nuovo sistema avviato dall’asse Pechino-Mosca si tradurrà nell’indebolimento del sistema di Bretton Woods, che anche i seri operatori/strateghi del mercato statunitense ammettono essere marcio dall’inter no. L’accusa al credito del dollaro Usa è che gli Stati Uniti hanno abusato del biglietto verde utilizzando la propria moneta come “ar ma” finanziaria invece di farla considerare una valuta globale affidabile. Il dollaro Usa dovrà pertanto affrontare mari tempestosi. Nel frattempo, anche la Russia ha un serio problema da affrontare. Lo scorso fine settimana, il ministro delle finanze Anton Siluanov ha confermato che metà delle riserve auree e straniere della Russia sono state congelate proprio dalle sanzioni unilaterali. Sconvolge che esperti finanziari russi abbiano collocato gran parte della ricchezza della nazione dove può essere facilmente accessibile e persino confiscata. Come hanno potuto Elvira Nabiulina, a capo della Banca Centrale russa - e il suo team lasciare che metà delle riserve estere e persino dell’oro fossero immagazzinati nelle banche e/o nei caveau occidentali? Sembra che almeno fino allo scorso giugno tutto l’oro russo fosse conservato nella Russia stessa. Allo stesso tempo sarebbe stato naturale mantenere titoli e depositi bancari negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, perché è lì che si verifica la maggior parte degli interventi sui mercati valutari mondiali. Fino a quando la Russia non rivelerà al mondo dove è stato messo il suo oro e perché, non riusciremo a capirlo. Qualcuno sussurra che sia nel nord della Siberia. Ma se sono “con gelate”, perché la Russia sta pagando gli interessi sul suo debito estero in scadenza? Tra gli esperti c’è chi pensa che forse la Russia “dovrebbe nominare un non filo-occidentale alla Banca centrale”.

Raffaella Vitulano




L’armageddon del dollaro Usa sullo stato di valuta di riserva 

Mentre il potere dell’esercito americano forzava la “Pax America” in tutto il mondo, la Federal Reserve e il Tesoro statunitensi svolgevano un ruolo fondamentale nella stabilizzazione dei mercati finanziari. Ma ora è in atto una trasformazione storica e la fine del dollaro Usa sembra essere inevitabile. Sia i fattori interni che quelli esterni stanno raccontando in modo spaventoso ma realistico la caduta irreversibile della società americana e del dollaro Usa. La stragrande maggioranza degli attuali economisti occidentali e altri esperti economici non sono stati in grado o disposti a comprendere o accettare una tale possibilità che l'attuale status di valuta di riserva internazionale potrebbe in qualche modo cadere, per non parlare del crollo. Lo schema congiuntosino-russo di de-dollarizzazione è stato lasciato quasi totalmente inosservato dai ricercatori occidentali. Quando questa nuova piattaforma verrà rilasciata, ovviamente nel 2022, avrà conseguenze e ramificazioni profonde e fondamentali, non solo nel mercato valutario ma nell’intero equilibrio di potere tra le grandi potenze.

Ra.Vi.

I numeri dell’economia Biden non rassicurano sul biglietto verde 

Il ruolo centrale del dollaro nei mercati finanziari mondiali ha riflesso sia la fiducia nella leadership americana che l’assenza di alternative ragionevoli. Questo ruolo ora deve affrontare rischi estesi e crescenti. L’indebitamento degli Stati Uniti è stato negli ultimi quattro anni a livelli molto allarmanti, il debito federale ha superato i 30 trilioni di dollari all'inizio del 2022; il disavanzo di bilancio federale supera ora il trilione per anno fiscale 2021 e si sta allargando. Lo squilibrio tra entrate e uscite è sbalorditivo, in particolare le spese militari sembrano schiaccianti. Il disavanzo commerciale degli Stati Uniti in beni e servizi è salito a un record di $ 859 miliardi. Le importazioni statunitensi sono aumentate del 20,5%. L’economia statunitense è cresciuta del 5,7% nel 2021, principalmente a causa dei massicci pacchetti di sostegno fiscale e monetario dell'amministrazione Biden (finanziamento del debito al 100%). L’indice dei prezzi al consumo negli Stati Uniti è aumentato del 7,5% a gennaio rispetto all’anno precedente, il più grande aumento in 12 mesi degli ultimi 40 anni. Dati che non fanno presagire nulla di buono.

Ra.Vi.

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