In guerra le armi tacciono solo se c’è vera disponibilità a mediare

 di Raffaella Vitulano

Durante una guerra, le armi tacciono solo quando c’è reale volontà di ascoltare le rispettive posizioni in campo. Ascoltare non vuol dire assolutamente condividere o giustificare. Ascoltare vuol dire darsi una possibilità di mediazione, perché è questo che dovrebbe fare la politica, non spedire armi a mercenari o stranieri arruolati come Hemingway ai tempi della guerra in Spagna. Basta ascoltare il discorso del generale Bertolini, uno che di guerra se ne intende certo più di alcuni analisti televisivi che hanno abbandonato il carro del Covid per saltare sul carrarmato mediatico ed improvvisarsi esperti del nulla: “Gli aiuti militari che stiamo mandando all’Ucraina non saranno significativi nella guerra contro Putin. Però avranno un effetto: quello di “schierarci sempre di più” in questa contrapposizione. Col rischio che lo Zar passi dalle minacce nucleari a magari qualcos’altro. L’Al leanza atlantica e l’Europa dice Bertolini - dovrebbero mantenere se non equidistanza, una posizione più distaccata”. Gli aiuti necessari alla resistenza ucraina devono trovare strade compatibili con la pace e non con le armi. Occorrerebbe ricordare in queste ore profezie e consigli di chi la crisi ucraina l’ha davvero seguita negli anni.

Così Henry Kissinger, che nel 2014 spiegò al 'Washington Post' che la questione ucraina non deve diventare una resa dei conti: “Qualsiasi tentativo dell’Ucraina cattolica e di lingua ucraina di dominare l’altra Ucraina ortodossa e russofona condurrà necessariamente alla guerra civile e alla fine dell’unità nazionale. Considerare l’Ucraina come parte del confronto Est-Ovest, spingerla a far parte della Nato, equivarrebbe ad affossare per decenni ogni prospettiva di integrare la Russia e l’Occidente - e in particolare la Russia e l’Europa - in un sistema di cooperazione internazionale. Una saggia politica statunitense verso l’Ucraina avrebbe dovuto cercare il modo di favorire l’intesa tra le due parti del Paese. L’America avrebbe dovuto favorire la riconciliazione e non, come ha fatto, il dominio e la sopraffazione di una fazione sull’al tra”. Stesso tenore diplomatico da parte di George Kennan, lo statunitense che era presente al momento della nascita della Nato e che ispirò la dottrina Truman, quando nel 1998 il Senato Usa approvò l’ingresso nella Nato di Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca: “Sono stato particolarmente infastidito dai riferimenti alla Russia come ad un paese che muore dalla voglia di attaccare l’Europa occidentale... la democrazia russa è avanzata quanto se non più di quella dei paesi che abbiamo fatto entrare nella Nato. Si tratta di una decisione che mostra una mancanza totale di comprensione della storia russa e della storia sovietica. Ovviamente ci sarà una brutta reazione da parte della Russia, e a quel punto (gli espansionisti della Nato, ndr.) diranno 'Vedete, ve l'abbiamo sempre detto che i russi sono cattivi' - ma questo è semplicemente sbagliato”. E ancora, Sergio Romano, ambasciatore italiano presso la Nato e poi a Mosca tra il 1985 e il 1989: “È stato completamente irragionevole prospettare la possibilità dell’ingresso dell’U craina nella Nato. Perché la Nato è un’organizzazione politico-militare congegnata per fare la guerra”. Ora,“ se Washington punta all'ingresso dell’Ucraina nella Nato vuol dire che la guerra può essere portata alle frontiere della Russia. Questa è comunque la percezione di Mosca di cui noi si può non tener conto”. Infine, il nostrano Romano Prodi già nel 2015 affermò che “iso lare la Russia è un danno. Se vuoi che l’Ucraina non sia membro della Nato e dell’Ue, ma sia un paese amico dell’Europa e un ponte con la Russia, devi avere una politica coerente con questo obiettivo. Se l’obiettivo è portare l’Ucraina nella Nato, allora crei tensioni irreversibili”.

“Siate realisti. Sul fuoco si getta una coperta, lo si soffoca. Non benzina. Tra sconfiggere Putin ed evitare un conflitto mondiale, scelgo la seconda” è la riflessione di Toni Capuozzo: per ora l’azione militare russa è limitata: vi ricordate Aleppo? Vi ricordate Grozny? Se decidesse di conquistare Kiev senza pensarci troppo, Mosca potrebbe farlo sganciando bombe dai caccia”. In realtà, è l’opinione di Thierry Meyssan, controverso giornalista e attivista politico francese, “la Russia non fa guerra al popolo ucraino, ma a un piccolo gruppo di persone intrinseche al potere statunitense, gruppo che ha trasformato l’Ucraina a sua insaputa: gli Straussiani, meglio noti come neocon”, neoconservatori tra cui spiccherebbe Blinken, il ministro degli esteri di Biden. C’è poi chi, come Roberto Saviano, evidenzia le mafie gemelle di Ucraina e Russia e i traffici di droga, gas e oro tra le cause del conflitto tra Mosca e Kiev: “Guardare come si comportano i clan significa capire la guerra. Per decenni ciò che ha tenuto uniti i due Paesi è la criminalità organizzata, con proventi miliardari. Ciò che per decenni ha tenuto unite Ucraina e Russia è la mafia. E questa guerra è una guerra che ha la sua vocazione mafiosa dietro il mascheramento geopolitico del conflitto con la Nato con l’Europa. È così sempre: in Afghanistan, nella guerra in Jugoslavia, in Siria, in Congo. Identifica le mafie, osservale e scoverai i veri interessi”. Cos’è che ha permesso nei decenni passati che si creasse la grande alleanza politica russo-ucraina delegandola nelle mafie? La risposta è: il gas. Dmytro Firtash era l’intermediario tra il governo ucraino, Gazprom e il primo ministro ucraino (dal 2002 al 2007 e poi dal 2010 al 2014) Viktor Janukovyc. L’U craina era trattata come una colonia da cui estrarre grandi rendite senza pagare le tasse; i fondi venivano depositati in paradisi fiscali offshore. È Firtash stesso ad aver svelato che l’alleanza russo-ucraina si basava su un accordo mafioso, e questo lo sappiamo grazie ai preziosi documenti pubblicati da Wikileaks. L’inaspet tata insurrezione del popolo ucraino legato al desiderio europeista fece saltare il banco dell’accordo mafioso. L’Euro pa, sotto il ricatto del gas russo, lasciò sola l’Ucraina in questa nuova stagione di indipendenza ma soprattutto di liberazione dal potere mafioso. “Potrebbe esserci di più si chiede Saviano -, forse i cartelli ucraini si stanno sfilando dalla storica alleanza con le bratva di Mosca? La mafia ucraina è in scissione come il Paese? Ha deciso di non sottostare ai gruppi crimeani? Di sottrarsi al dominio delle famiglie di Donetsk? Questo è il vero tema da comprendere nelle prossime ore”.

Raffaella Vitulano




Così l’Occidente finanzia e sostiene la difesa degli Ucraini 

Dal 1991 al 2014, secondo il Servizio di ricerca del Congresso Usa, gli Stati uniti hanno fornito all’Ucrai na assistenza militare per 4 miliardi di dollari, cui si sono aggiunti oltre 2,5 miliardi dopo il 2014, più oltre un miliardo fornito dal Fondo fiduciario Nato. Agli investimenti militari Usa-Nato in Ucraina si aggiunge quello da 10 miliardi di dollari previsto dal piano di Erik Prince, fondatore della compagnia militare privata statunitense Blackwater, ora ridenominata Academy, che il giornalista Manlio Dinucci ritiene abbia fornito mercenari alla Cia, al Pentagono e al Dipartimento di stato per operazioni segrete (tra cui torture e assassini), guadagnando miliardi di dollari. Per il ministro russo della Difesa Shoigu, nella regione di Donetsk “ci sono compagnie militari private Usa che stanno preparando una provocazione con impiego di sostanze chimiche sconosciute”. In prima linea, pronto a fare strage dei russi, c’è il battaglione Azov, “che recluta neonazisti da tutta Europa sotto la sua bandiera che ricalca quella delle SS Das Reich, promosso a reggimento di forze speciali, addestrato e armato da Usa e Nato, distintosi per la sua ferocia negli attacchi alle popolazioni russe di Ucraina”.

Ra.Vi.

La guerra rovinerà ulteriormente le relazioni tra la Cina e l’Europa 

Il 2021 è stato un anno difficile per le relazioni Cina-Europa. Il 2022 sembra destinato ad essere ancora peggiore. Sebbene sia difficile prevedere come andrà a finire, questa guerra in corso genererà conseguenze di vasta portata per il panorama politico globale e le relazioni tra le grandi potenze. Le relazioni Cina-Europa non fanno eccezione. La Cina non vuole la guerra. E questo almeno a parole, dato che la sinergia economica e commerciale tra una potenza industriale come la Cina e una terra di risorse e giacimenti come la Russia è molto forte. Il governo di Pechino frena perché ha appena ospitato le Olimpiadi invernali e sta per ospitare i Giochi Paralimpici Invernali, ma anche perché è preoccupata per la potenziale interruzione della sua Belt and Road Initiative, che mira a collegare l’Asia con l’Africa e l’Europa via terra e reti marittime. Una posizione delicata, quella di Pechino. Se continua a offuscare la sua posizione e si limita a guardare da bordo campo, raccoglierà sicuramente l’amicizia fraterna dei russi, ma incontrerà anche occhi più sospettosi e ostili dall'Europa.

Ra.Vi.


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