L’America sconfigge la Germania per la terza volta in un secolo

 di Raffaella Vitulano

L'America sconfigge la Germania per la terza volta in un secolo ma incassa il gran rifiuto di Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, i cui leader si rifiutano di discutere con il presidente Biden su come contenere i prezzi del petrolio prendendosi la rivincita con chi non ha risposto ai loro tentativi di contatti da quando è salito al potere. Del resto, la diplomazia Usa non è quella dei tempi di Kissinger. Per più di una generazione i più importanti e preparati diplomatici statunitensi hanno messo in guardia il governo su quella che pensavano potesse rappresentare la vera minaccia: un’alleanza di Russia e Cina che domina l’Eurasia. Eppure le sanzioni economiche americane e il confronto militare stanno spingendo proprio in questa direzione invitando altri ad unirsi a Mosca e Pechino. E questo perché non sempre la politica riesce a giocare il proprio ruolo quando le lobbies fanno pressione. In America è quanto sta succedendo da quando tre settori - il Military- Industrial Complex (Mic); il settore dell’estrazione di rendite petrolifere e del gas, a cui si aggiunge l'estrazione mineraria (Ogam) e il settore simbiotico Finance, Insurance and Real Estate (Fire) - hanno conquistato la Nato: è la posizione critica di Michael Hudson, professore emerito di economia all’Università del Missouri- Kansas City, che denuncia come la politica statunitense attuata dalla Clinton e dalle successive amministrazioni ha fatto “assurgere l’Alleanza atlantica ad organismo di politica estera, fino al punto di dominare gli interessi economici interni”. Uno scollamento dalla realtà e dai cittadini, dato che “è più realistico considerare la politica economica ed estera degli Stati Uniti in termini di complesso militare-industriale, quello del petrolio e gas (e minerario) e di complesso bancario e immobiliare che in termini di politica di repubblicani e democratici”. Le fortune del Fire finanziario-immobiliare, del Mic militare e dell’Ogam energetico “sono aumentate vertiginosamente” negli ultimi due anni. “Questo è il motivo per cui né l’industria né l’a gricoltura svolgono oggi un ruolo dominante nella politicaestera degli Stati Uniti. La convergenza degliobiettivi politici dei tre gruppi dominanti d'America travolge gli interessi del lavoro e persino del capitale industriale”. E’ alla luce di questo che va considerato lo scontro con la Russia. L’obiettivo strategico più urgente degli Stati Uniti nel confronto della Nato con la Russia diventa così l’impennata dei prezzi del petrolio e del gas, soprattutto a scapito della Germania: “Il controverso gasdotto Nord Stream 2 tra Russia e Germania, preso di mira dalle sanzioni di Berlino e Washington dopo l’invasione russa dell'Ucraina, è morto e non può essere resuscitato” ha tagliato corto due giorni fa la sottosegretaria agli Esteri americana, Victoria Nuland. Oltre a creare profitti e guadagni sul mercato azionario per le compagnie petrolifere statunitensi, l’aumento dei prezzi dell'energia sottrarrà gran parte del vigore all’economia tedesca. “Questa sembra essere la terza volta in un secolo che gli Stati Uniti hanno sconfitto la Germania, aumentando ogni volta il loro controllo su un’economia tedesca sempre più dipendente dagli Stati Uniti per le importazioni e la leadership politica, con la Nato che rappresenta un efficace freno contro qualsiasi resistenza nazionalista interna”.

Ma anche se la compressione della Germania fosse obiettivo di Washington, tutto questo si ripercuote inevitabilmente in Europa. E altrove, ritorcendosi contro: “La più enorme conseguenza involontaria della politica estera statunitense è stata quella di riunire Russia e Cina, insieme a Iran, Asia centrale e altri paesi, lungo l’iniziativa Belt and Road”. Bel capolavoro di diplomazia. Hudson è netto: “Biden ha promesso dall’i nizio che le truppe statunitensi non sarebbero state coinvolte, ma ha chiesto per oltre un anno che la Germania impedisse al gasdotto North Stream 2 di rifornire la sua industria e le sue abitazioni con gas a basso prezzo”, in modo che Berlino ”si rivolgesse ai fornitori statunitensi a prezzi molto più alti”. E così, dopo un anno di pressioni a vari livelli sui politici tedeschi, la Germania non ha messo in funzione il super- gasdotto. “Uno degli obiettivi principali dell’odier na Nuova Guerra Fredda - sottolinea Hudson - è quello di monopolizzare il mercato del gas: già sotto Trump, la Merkel era stata costretta a promettere di spendere 1 miliardo di dollari per costruire nuove strutture portuali per le navi-cisterna statunitensi. Poi, l’avvicenda mento alla Casa Bianca e il ritiro della Cancelliera hanno congelato l’investimento portuale, lasciando la Germania senza alternative al gas russo”.

Ma il rincaro di benzina, riscaldamento e altriservizi danneggerà tutti, anche i cittadini statunitensi, riducendo il loro tenore di vita. Aumenteranno anche i prezzi dei generi alimentari, guidati dal grano. Al poker euroamericano si oppone la partita di scacchi di Mosca: “L’obiettivo a lungo termine della Russia è di strappare l’Eu ropa dal dominio della Nato e degli Stati Uniti e, nel frattempo, di creare con la Cina un nuovo ordine mondiale multipolare centrato su un’Eurasia economicamente integrata”. Al centro della partita con l’Ucraina, insomma, a ben riflettere ci siamo proprio noi europei mentre la Russia starà benissimo, sovrana e autosufficiente, mentre procederà il processo di de-dollarizzazione internazionale già avviato da Russia e Cina. Sullo sfondo, la creazione di un’alternativa all’Fmi e alla Banca mondiale. Mettendo di fatto la Russia, il paese più ricco di risorse naturali del mondo, nelle tasche di Pechino, le sanzioni produrranno grandi dividendi per una Cina affamata di risorse, inclusa la possibilità di dettare i termini delle relazioni bilaterali e garantire un maggiore accesso alla tecnologia militare russa. E’ improbabile tuttavia che Biden stesso abbia preso in considerazione la possibilità di un effetto boomerang di alcune decisioni che potrebbero biforcare l’econo mia globale, polarizzare la politica internazionale e rafforzare la Cina (che diventerà il banchiere di Russia) a spese dei reali interessi economici e geopolitici dell’America e degli americani. La guerra, che ha le caratteristiche di un lungo e pericoloso confronto tra Russia e Nato, aiuterà così Xi a perseguire il suo 'sogno cinese'.

Raffaella Vitulano





Una strategia già scritta nel piano della Rand Corporation 

Il piano strategico degli Stati uniti contro la Russia era già nel cassetto da tre anni, elaborato dalla Rand Corporation di Washington, ufficialmente finanziata dal Pentagono, da Esercito e Aeronautica Usa, dalle Agenzie di sicurezza nazionale (Cia e altre), da agenzie di altri paesi e potenti ong. Lo rivela il giornalista Manlio Di Nucci, citando il documento “Overextending and Unbalancing Russia”. Anzitutto - stabilisce il piano si deve attaccare la Russia sul lato della sua economia fortemente dipendente dall’export di gas e petrolio: a tale scopo vanno usate le sanzioni commerciali e finanziarie e, allo stesso tempo, si deve far sì che l’Europa diminuisca l’importazione di gas naturale russo, sostituendolo con gas naturale liquefatto statunitense. Quindi, incoraggiare le proteste interne e allo stesso tempo minare l’im magine della Russia all’e sterno. In campo militare i paesi europei Nato accrescano le proprie forze e riforniscano di armi la guerriglia ucraina fornendo “aiuti letali” in modo “calibrato per aumentare i costi per la Russia senza provocare un conflitto molto più ampio”.

Ra.Vi.

Nell’orizzonte della Russia rivoluzione colorata o colpo di Stato 

Germán Gorraiz López, analista politico, ricordala teoria esposta da Sherman Kent nel suo libro Strategic Intelligence for North American World Policy e pubblicato nel 1949 dove anticipava che “La guerra non è sempre convenzionale: anzi gran parte della guerra, lontana e vicina, è sempre stata combattuta con armi non convenzionali: armi politiche ed economiche” tra cui “il blocco, il congelamento dei fondi, il 'boicottaggio', l’em bargo e la lista nera da un lato; sovvenzioni, prestiti, trattati bilaterali, baratti e accordi commerciali dall'altro”. Questa dottrina si rifletterebbe nella recente attuazione di sanzioni contro la Russia per ottenere il soffocamento della sua economia che dovrebbe portare a un costo della vita insostenibile per la società russa. L’obiettivo sarebbe poi lanciare una rivoluzione colorata contro Vladimir Putin. In alternativa, il crollo del rublo e la prevedibile rovina economica a cui sarà destinata la Russia dopo l’imposizione delle sanzioni occidentali potrebbero indurre gli oligarchi a fomentare un complotto endogeno con l’obiettivo dichiarato del licenziamento politico del capo del Cremlino attraverso un colpo di stato incruento.

Ra.Vi.

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